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20 gen 2024

METEO - NEVE a TARVISIO 19 Gennaio 2024, temperature in crollo in provin...

Irruzione di #gelo e #neve anche a #Tarvisio con il paesaggio che è tornato ad imbiancarsi il 19 Gennaio 2024. Le temperature sono previste in crollo neile prossime ore e prossimi giorni con valori anche inferiori a - 10 gradi nel weekend 20-21 Gennaio

weekend gelato in friuli


 Temperature in picchiata, fino ai 10 gradi sotto lo zero del monte Lussari, la neve che imbianca le montagne e il Carso e la bora che spazza il golfo di Trieste. Il maltempo, previsto, è arrivato in Friuli Venezia Giulia con la neve che ha raggiunto i 40 centimetri a Fusine, 30 a sella neve e i 13 a Piancavallo, ma la coltre bianca è arrivata pressoché ovunque a Cividale ma anche nelle valli e sul Carso. Gli impianti sciistici domani potrebbero essere tutti aperti per la prima volta quest’anno nella regione. Visto il crollo delle temperature, anche se sarebbe opportuno parlare di temperature rientrate nella media del periodo, il Comune di Udine in previsione anche della minima che potrebbe toccare i -4 gradi, ha attivato il piano antighiaccio che prevede la salatura di 48 chilometri di strade e 130 punti critici pedonali, una dozzine di persone saranno impegnate in questa attività. Numerosi, come sempre in queste condizioni, gli interventi dei Vigili del fuoco a Trieste dove la bora in raffica ha raggiunto e superato i 100 chilometri orari arrivando a 105. Un albero è caduto in Costiera causando rallentamenti e colpendo una macchina in transito per fortuna senza ferire il conducente.

da https://www.telefriuli.it/primo-piano/maltempo-neve-in-in-montagna-nelle-valli-e-sul-carso/

LA MIGLIOR CURA SI OFFRE A CASA


 Non è assolutamente dovuta al caso la riapertura dell’ambulatorio medico di Platischis. La dottoressa Jennifer Patriarca già frequentava assiduamente la zona per seguire i suoi assistiti. «Ero già presente in zona ogni 15 giorni – racconta la dottoressa Patriarca – andando casa per casa a visitare i miei pazienti a domicilio. Il problema, lassù, sono soprattutto gli anziani affetti da patologie croniche, che hanno bisogno di un monitoraggio sanitario, ma spesso non hanno mezzi di trasporto e hanno parenti che vivono lontani e non li possono portare in ambulatorio. Questo nonostante Platischis sia un paese dove tutti conoscono tutti, c’è una importante rete di solidarietà sociale spontanea e la gente è abituata ad aiutarsi nelle difficoltà. Ad esempio, c’è una signora che scende ogni giorno a Nimis, va in farmacia e fa le commissioni per tutti coloro che non possono provvedere da soli. E così mi è sembrato naturale e giusto mettermi in gioco con questa proposta dell’ambulatorio. E sorprendentemente, nei primi test che ho fatto di apertura dell’ambulatorio a Platischis con accesso libero e senza prenotazione, ho visto che vengono anche diverse persone del fondovalle, anche da Povoletto, che trovano comodo l’orario e il minor affollamento».

Dottoressa, però oggi scelte come la sua sono in controtendenza con gli orientamenti generali della sanità. Anche nelle Valli del Natisone si sta pensando di accentrare i medici in luogo centrale.

«È vero, io credo molto nella medicina di famiglia come era intesa una volta, fondata sullo stare vicina al paziente a casa. Che senso ha parlare di medicina del territorio sepoi i medici non sono sul territorio? Anche l’idea delle case della salute, che si prospettano, ha un senso ma fino ad un certo punto. Risponde alle esigenze di chi può muoversi, che ha l’auto. Ma l’anziano che non guida e che non può contare sul supporto di nessuno? Quando i medici di famiglia saranno “sepolti” in queste strutture centralizzate rimarrà scoperto chi in realtà ha più bisogno del medico di medicina generale, ovvero i malati cronici. E le cronicità vanno gestite a domicilio, altrimenti ci ritroveremo come hanno raccontato le cronache dei giorni scorsi con le sale dei pronto soccorso piene e lunghe code chilometriche fatte in prevalenza da malati cronici che hanno bisogno solo di una rassicurazione. Se il medico di famiglia non va più a domicilio, quando accade qualche evento acuto che preoccupa il paziente, chi ci va a casa? L’ambulanza che porta l’anziano al pronto soccorso e in ospedale».

Lei ha aperto da un anno circa a Nimis l’ambulatorio, ma ha una significativa esperienza di medicina del territorio… «Sì, durante la pandemia ho lavorato al distretto di Udine e ho visto i vantaggi di lavorare col paziente malato di Covid a domicilio rispetto alla ospedalizzazione. L’Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) di Udine è stata quella che ha avuto i più bassi tassi di ospedalizzazione dei pazienti durante il Covid e c’è un motivo: bisogna portare le medicine e l’assistenza a casa del paziente se non si vuole il paziente in ospedale».

Ma così non si creano delle domande improprie di salute che generano costi e sprechi?

«È normale che il paziente, di fronte a certi malesseri, necessiti di rassicurazioni di carattere medico e sanitario. La maggior parte delle telefonate che ricevo in ambulatorio riguardano non l’esigenza di una visita medica ma di rassicurazioni. Credo che il più efficace e meno dispendioso sistema per gestire questa necessità sia la creazione di una rete sociosanitaria che vede l’intervento di altre figure intermedie, come l’infermiere di comunità, ma sempre molto legate al territorio e orientate all’occorrenza all’intervento a domicilio. Il nostro lavoro per far funzionare bene la sanità è di spiegare al paziente che molte delle necessità che lui percepisce di accertamento diagnostico o di visita non sono necessarie. Ad esempio, molti, se provano dolore, chiedono subito risonanze magnetiche al ginocchio o alla spalla, malanni molto frequenti. Magari glielo ha suggerito il fisioterapista, o il vicino di casa, o l’hanno letto su internet. In realtà basterebbe una radiografia, molto meno costosa e più rapida nei risultati, per avere le stesse risposte. Manca una situazione di educazione sanitaria anche all’utilizzo delle risorse diagnostiche che abbiamo. L’educazione sanitaria è un compito del medico di famiglia. Spesso purtroppo non c’è il tempo. Ma per chi verrà sepolto in una medicina di gruppo aperta 10-12 ore al giorno e dovrà rispondere anche alle esigenze degli assistiti dei colleghi della medicina di gruppo, di tempo ce ne sarà ancora di meno o per nulla. Credo invece che sia importante la presenza del medico sul territorio, magari organizzando delle serate sanitarie in cui si approfondiscono delle tematiche di salute importanti per il cittadino e per parlare di prevenzione ».

Andrebbero dati maggiori incentivi ai medici che operano in zone più disagiate e periferiche?

«Ci sono già degli spiccioli che vengono dati e, per carità, sono utili, perché siamo liberi professionisti che non hanno uno stipendio fisso ma devono stare attenti all’equilibrio tra costi e ricavi. Ecco perché la specializzazione in medicina generale è spesso poco frequentata se non deserta. Gli incentivi dovrebbero esserci per l’apertura dello studio, premiando la gestione corretta del paziente e la diminuzione dell’ospedalizzazione e anche per l’acquisto di strumenti diagnostici. Io, per esempio, ho acquistato un ecografo e posso dare delle risposte rapide ai miei pazienti. Ma lo strumento costa ed è onerosa pure la formazione. Però io il paziente con sospetta colecistite non lo mando ad affollare il pronto soccorso ma gli do subito una risposta anche a casa sua, perché ho l’ecografo portatile. Anche alcuni problemi che normalmente portano all’ospedalizzazione possono essere risolti dal medico di famiglia a domicilio del paziente magari solo con il supporto di una ambulanza. La medicina più efficace si fa sul territorio e non sepolti dentro una medicina di gruppo». (Roberto Pensa)

dal Dom

IL CALICANTO

 foto di Daniele Riva


L’odore del calicanto

 

LUIGI FALLACARA

IL CALICANTO

Come potrò dimenticare l’odore
del calicanto nelle notti di febbraio,
la volatile gioia d’acuta verdezza
traboccante nel buio della strada deserta.

S’udiva l’amata respirare ansiosa
per sentire il fiore clemente di là dal giardino;
sì fonda tenerezza riempiva il fiato
che il petto aveva un affanno di felicità.

Guardavamo il cielo lontano,
i firmamenti ghiacciati di luce;
là era la culla dei venti forti,
nudo splendeva in seno a Sirio il raggio.

Ma in noi era solo un sentire
nei vivi desii l’aroma terreno
che aveva toccato, scendendo nel petto,
il fondo dei nostri amorosi sospiri.

https://cantosirene.blogspot.com/2013/01/

19 gen 2024

Gatta al capezzale dell’anziana che l’aveva adottata dopo un investimento



 La donna, residente nella provincia udinese, aveva accettato in casa l'animale reduce da un grave investimento a Gorizia: immediato l'affetto creatosi tra le due, e durato fino alla fine

Viene salvata dall’associazione Zampette Cormonesi dopo un investimento sullo stradone della Mainizza a Gorizia che l’aveva resa temporaneamente cieca, sorda e con problemi neurologici. Ma grazie alle cure ricevute si riprende e viene adottata da un’anziana residente in provincia di Udine, ricambiando immediatamente l’affetto ricevuto e standole vicina anche sul letto di morte, fino alla fine.

La protagonista di questa storia da libro Cuore è una gattina nera che è stata salvata da morte certa, riuscendo a ristabilirsi completamente grazie al lavoro dei volontari e all’amore che la signora friulana le aveva donato accogliendola in casa su suggerimento della nipote. Un sentimento corrisposto dalla micia, che è stata poi accanto alla sua padrona anche sul letto di morte, senza separarsi da lei. “Siamo sicuri di aver reso felici la nonna, la gatta e adesso i figli, dai quali è stata ora adottata – spiega l’associazione Zampette Cormonesi – la compagnia di un affettuoso animale può essere  volte più terapeutica di qualsiasi altra cura”.https://www.ilfriuli.it/cronaca/gatta-capezzale-anziana-udine-2024/

(foto da pagina facebook Zampette Cormonesi)

PROVERBIO FRIULANO


 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“San Bastian un’ore in man” Ovvero a San Sebastiano, il 20 gennaio, letteralmente “un’ora in mano” le giornate si sono allungate più o meno di un’ora.

18 gen 2024

Gnocchi di pane al formaggio.


 “Gnocs di pan cul formadi”, ovvero gnocchi di pane al formaggio.

di Roberto Zottar
La cucina del Friuli, basata sulle risorse del luogo, un tempo lasciava poco spazio alla varietà e a pietanze elaborate, fatta eccezione per le famiglie abbienti e per i giorni di festa. I cibi preparati con quello che c’era o quello che avanzava erano amati e odiati per le medesime ragioni: permettevano sì di sfamarsi in tempi di “magra”, ma erano gli stessi ogni santo giorno per chi non poteva permettersi altro. Certamente anche gli gnocchi di pane, piatto di recupero, suscitavano questi contrastanti sentimenti. In origine erano preparati solo con pane raffermo avanzato impastato con erbe, spinaci o rape, mentre oggi è consuetudine arricchirli con formaggio e salumi, ingredienti che un tempo caratterizzavano la pietanza solo nelle feste solenni. Gli gnocchi di pane sono molto diffusi, con nomi diversi, in tutto il Centro Europa. Si chiamano “Knödel” in Austria e in Baviera mentre nel resto della Germania sono chiamati anche “Klöße”. In Boemia sono “knedlìky”, preparati spesso anche mescolando pasta cruda da pane con pane raffermo e realizzati a forma di grosso cilindro, poi bollito in un canovaccio e serviti a fette, simili cioè nella forma agli austriaci “Serviettenknödel”. Dalla stessa radice di “Knödel”, “knot” cioè grumo, deriverebbe anche il termine delle più raffinate “quenelles” francesi. In Italia questi gnocchi sono presenti nel Nord est e sono conosciuti come “canederli” o “balotes” in trentino e nell’ampezzano, “gnòchi de pan” a Gorizia e Trieste, mentre in Carnia sono chiamati “chineglis”. Gianni Cosetti ne riporta una ricetta che impasta pane e testina di maiale affumicata. Oggi vi propongo i “gnocs di pan cul formadi”, ovvero i canederli al formaggio con la ricetta dell’amica Marina di Trento. Per realizzarli tagliate a piccoli dadini 300 g di pane raffermo e aggiungete 300 g di latte tiepido, anche se la quantità del latte dipende da quanto secco è il pane. Lasciate riposare mezz’ora. Sbattete un uovo intero con sale, pepe e noce moscata, versatelo sul pane ammorbidito e mescolate con le mani. Si devono sentire ancora i cubetti tra le dita, ma il tutto deve essere amalgamato bene. Aggiungete un cucchiaio di farina e 2-3 etti di formaggio Montasio tritato grossolanamente. Volendo anche una manciata di prezzemolo o di erba cipollina. Lasciate riposare ancora un momento, quindi con le mani inumidite formare gli gnocchi del diametro di 6 cm e disponeteli su un vassoio infarinato. Cuoceteli per 15’ in brodo che sobbolle. Serviteli in brodo o asciutti conditi con burro fuso e grana o sugo di arrosto o gulasch.
Buon Appetito!

17 gen 2024

IL 18 GENNAIO INIZIANO LE ISCRIZIONI, PORTE APERTE E RIUNIONE INFORMATIVA ALLA BILINGUE

 


IL 18 GENNAIO INIZIANO LE ISCRIZIONI, PORTE APERTE E RIUNIONE INFORMATIVA ALLA BILINGUE

In vista delle iscrizioni al prossimo anno scolastico 2024/2025, che si dovranno eff ettuare tra il 18 gennaio e il 10 febbraio – online sul nuovo portale Unica per le scuole secondarie e primarie, in forma cartacea presso le segreterie per le scuole dell’infanzia – l’Istituto comprensivo bilingue Paolo Petricig di San Pietro al Natisone offre ai genitori interessati all’iscrizione la possibilità di visitare la sede scolastica in Viale Azzida (ad eccezione degli spazi della scuola secondaria di primo grado):

– sezione primavera e scuola dell’infanzia: ancora oggi, 10, e domani, 11 gennaio, dalle 10.30 alle 11.30;

– scuola primaria: 11 e 12 gennaio dalle 10.30 alle 12.00 senza appuntamento e fino al 19 gennaio su appuntamento.

Per la sezione primavera e la scuola dell’infanzia è in programma anche una riunione informativa giovedì 18 gennaio alle 17.30.

Per maggiori informazioni: 0432 717208, info@icbilingue.edu.it

Il nuovo portale Unica del Ministero dell’Istruzione e del Merito è accessibile all’indirizzo: unica.istruzione.gov.it

dal https://novimatajur.it/event/il-18-gennaio-iniziano-le-iscrizioni-porte-aperte-e-riunione-informativa-alla-bilingue


16 gen 2024

NELL' ANNO NUOVO CON CORAGGIO


 Un paio di messe in stile sloveno alla vigilia di Natale a San Pietro abbiamo visto molti . C'era chi va al catechismo bilingue, e tanti altri tra la folla che riempiva la grande chiesa-.

I giovani sono stati i protagonisti della 60esima Giornata dell'Emigrante in occasione della Santissima Trinità a Čedad.

 Adoravano, cantavano, predicevano e recitavano. Ai giovani è affidato anche il compito di parlare a nome delle organizzazioni slovene della provincia di Udine

In questi due grandi raduni gli sloveni di Benečia, Rezia e Vaòcanale hanno raccolto coraggio e coraggio per la nuova vita e per il futuro. I bambini e i ragazzi che abbiamo visto a S.Pietro e Čividale sono la prova che il nostro lavoro non è vano, che la vita va avanti, che è nato qualcosa di nuovo e di bello, che l'immagine slovena dei nostri luoghi non è sbiadita.

Anche il progetto di sviluppo turistico del Veneto è trainato soprattutto da forze giovani.

Siamo consapevoli che la situazione è drammatica, che i problemi sono grandi, ma con coraggio e coraggio nel cuore, possiamo rimboccarci le maniche e affrontarli.

Ezio Gosgnach

dal Dom


GIOVANNI NAPOLEONE PELLIS

 


Figlio di Valentino e Maria Zoratti e ultimo di sette fratelli, P. nacque a Ciconicco di Fagagna (Udine) il 19 febbraio 1888. Ancor giovane manifestò la propensione all’arte e, nonostante il dissenso dei genitori, seguì il consiglio del pittore Leonardo Rigo che, riconoscendo in lui un certo talento, lo spinse a dedicarsi alla carriera artistica. Dopo aver seguito per qualche tempo a Udine le lezioni di Antonio Milanopulo, nel 1907 si iscrisse all’Accademia di belle arti di Venezia, dove frequentò i corsi liberi di pittura tenuti da Guglielmo Ciardi. Tra il 1909 e il 1913 partecipò a più riprese alle mostre di Ca’ Pesaro, organizzate con fine intelligenza critica da Nino Barbantini. Quell’esperienza rimase fondamentale per il giovane artista, che ebbe così modo di entrare in contatto con le novità delle avanguardie europee, portate in laguna da pittori e scultori che avevano viaggiato, condividendo quanto di nuovo si andava sperimentando nelle maggiori capitali del Nord Europa. Le opere di questi anni tradiscono, infatti, le suggestioni di certo postimpressionismo di marca oltralpina, mediate dall’esempio di Gino Rossi e tradotte nella ricerca di sintesi formale e nell’accensione “fauve” delle gamme cromatiche, come testimoniano il dipinto Paese natio o l’Autoritratto (entrambi a Venezia, Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro), realizzati nel 1911. Nel 1914 ottenne la borsa di studio Marangoni, grazie alla quale si trasferì a Roma, indicando Giulio Aristide Sartorio quale maestro prescelto per completare colà la propria formazione. L’entrata in guerra dell’Italia nel maggio 1915 interruppe il soggiorno nella capitale e costrinse P. a rientrare in Friuli per arruolarsi e recarsi al fronte anche senza prendere parte effettiva ai combattimenti. ... LEGGI 







IMMAGINI DAL WEB



15 gen 2024

Ci ha lasciato Elio Berra

 


Come molti nelle nostre vallate, ha trascorso diversi periodi all’estero, spinto dalle necessità della vita. Ma a Taipana/Tipana ha sempre fatto ritorno, perché della propria terra è sempre stato innamorato. Così tanto che, per quanto ha potuto, ha cercato di favorirne lo sviluppo e il riscatto.

Lunedì, 8 gennaio, dopo lunga malattia, a 75 anni è mancato Elio Berra. Difficile riassumere i tanti fronti in cui la sua vita è stata impegnata.

Elio era nato a Taipana, dove aveva sempre mantenuto la propria casa. Come caposquadra in ambito industriale aveva spesso trascorso lunghi periodi all’estero, soprattutto nei paesi dell’ex Unione sovietica. Da migrante aveva imparato il valore del lavoro, che crea rapporti al di là di nazionalità, lingua ed etnia. Il dialetto sloveno, la lingua madre di cui da bambino, a causa della propaganda nazionalista, si era vergognato, coi partner di lavoro di lingua russa lo aveva messo in una posizione di vantaggio. Spesso gli era stato più facile, infatti, instaurare rapporti e creare rispetto, a un livello non sempre possibile per i i suoi colleghi che parlavano solo italiano.

Rientrato definitivamente a Taipana, è stato presto coinvolto nella politica locale, allora ancora caratterizzata da pregiudizio etnico e più tardi gravata dalle regole dell’economia moderna, che vedevano territori montani come il suo al margine.

Berra era stato sindaco a metà degli anni Ottanta, e più tardi per tre mandati consecutivi, dal 1999 al 2014. È stato in quest’ultimo periodo che ha potuto concretizzare molti progetti, fino a festeggiare la caduta della barriera tra Est ed Ovest, con l’ingresso della Slovenia nell’area Schengen, il 21 dicembre 2007.

Nella ricerca di modalità con cui dare sostegno e nuova popolazione a un territorio che agli occhi di molti esterni sembrava solo destinato al declino, nella sua attività politica Berra ha mirato a rafforzare le relazioni di Taipana col retroterra della Repubblica di Slovenia, incentivando la partecipazione ad eventi culturali, feste paesane e ricorrenze religiose della popolazione residente da entrambe le parti del poi ex confine. L’ex confine avrebbe potuto diventare un’opportunità – e di certo la popolazione avrebbe potuto rendersi conto da sé del vantaggio rappresentato dal parlare non solo italiano, ma anche sloveno o dialetto sloveno. Ossia quello di essere gente di casa in due stati e due mondi allo stesso tempo. Questo vantaggio lo presentava anche da sindaco, col proprio esempio. Caldeggiava, infatti, i propri interlocutori che lo sapevano a parlargli nel dialetto sloveno della zona.

A Berra va, quindi, ascritto il merito di avere reso un valore il senso dell’identità locale di Taipana, in questo modo ma anche in molti altri.

Ricordiamo la promozione di diverse pubblicazioni, tra cui il volume bilingue «Taipana – Gente storia cultura », pubblicato nel 2002 dal Comune di Taipana, l’apposizione della segnaletica bilingue e l’incentivazione dell’insegnamento dello sloveno nei locali plessi scolastici. Purtroppo non ha visto realizzazione, per diversità di vedute con l’amministrazione di Lusevera/Bardo, il suo sforzo in favore dell’introduzione dell’insegnamento bilingue nella zona delle Valli del Torre e del Cornappo, nell’ambito dell’Istituto comprensivo di Tarcento e col sostegno dei genitori. Nel 2013, all’incontro annuale d’inizio anno tra gli sloveni della provincia di Udine e della Valle dell’Isonzo, gli era stato conferito il riconoscimento Gujonovo priznanje per la sua attività di collegamento, da sindaco di Taipana, tra Slovenia e Italia.

La sua voglia di fare comunità ha continuato a trovare espressione anche dopo la sua graduale uscita di scena dalla vita politica di Taipana, originata dalla sua visione critica rispetto allo statuto dell’Uti del Torre. Se un albero collassava sulla strada, era tra i primi a prendere la motosega per rimuoverlo. Finché aveva potuto, aveva cantato nel coro Naše vasi, uno dei simboli della Val Cornappo. Negli anni aveva imparato piuttosto bene il russo, tanto da essersi cimentato, poi, nella traduzione di testi del cantautore, attore, poeta e dissidente sovietico Vladimir Semënovič Vysotskij.

Lascia la moglie Vanda, le figlie Alessia e Barbara con Mario e la sorella Carla. I funerali sono stati celebrati giovedì, 11 gennaio, a Taipana. (Luciano Lister)

dal Dom

Ligabue, esposizione al Museo Revoltella di Trieste - TV Capodistria 11....

E' una mostra meravigliosa    
È stata aperta al Museo Revoltella la mostra di Antonio Ligabue, uno degli artisti italiani più importanti del Novecento. La mostra, prodotta da Arthemisia, è promossa e organizzata dal Comune di Trieste - Assessorato alle politiche della cultura e del turismo, con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismoFVG in collaborazione con il Comune di Gualtieri e Fondazione Museo Antonio Ligabue.
fino al 18 febbraio 2024

GENNAIO poesia di Rilke

 Poesia di Rainer Maria Rilke


Gennaio

Respirano lievi gli altissimi abeti
racchiusi nel manto di neve.
Più morbido e folto quel bianco splendore
riveste ogni ramo, via via.

Le candide strade si fanno più zitte:

le stanze raccolte, più intense.
Rintoccano l'ore. Ne viene
percosso ogni bimbo, tremando.
Di sovra gli alari, lo schianto di un ciocco
che in lampi e faville , rovina.
In niveo brillar di lustrini
il candido giorno là fuori s'accresce,
diviene sempiterno, infinito.


Rainer Maria Rilke, nome completo René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rilke (Praga, 4 dicembre 1875 – Montreux, 29 dicembre 1926), è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo austriaco di origine boema.

È considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo. Autore di opere sia in prosa che in poesia, è famoso soprattutto per le Elegie duinesi (iniziate durante un soggiorno a Duino), i Sonetti a Orfeo e I quaderni di Malte Laurids Brigge.

Rilke viene oggi riconosciuto come il maggior poeta tedesco dell’età moderna, come uno dei più grandi interpreti lirici della spiritualità moderna, ma la sua opera si ricollega più che altro al secolo precedente, ai simbolisti francesi (di cui tradusse anche diverse opere) e al clima decadente di fine Ottocento/inizio Novecento.

I temi di fondo delle opere di Rilke sono la religiosità, profondamente influenzata dall’ambiente cattolico della sua famiglia, ma che si modifica nelle opere seguenti ai viaggi in Russia in cui era venuto a contatto con l’anziano Tolstoj, cioè in Storie del buon Dio e nel Libro delle ore (in tedesco: Das Stundenbuch, 1899-1903).

Qui il Dio di Rilke appare panteistico e presente in tutte le cose, e la sua religiosità sembra più di tipo lirico-simbolico. Accanto a ciò l’altro grande elemento dell’uomo senza casa, presente anche in Franz Kafka, un uomo privo quindi delle certezze basilari sulla sua vita e che soffre profondamente per questa sua condizione.

A partire dal Libro delle immagini (Das Buch der Bilder, 1902 seconda edizione del 1906) la sua poesia prende una via nuova, sulla quale si sente l’influenza delle altre arti, pittura e scultura con le quali era venuto a contatto soprattutto nel suo soggiorno parigino; il poeta non vuole più parlare ma cerca una soggettività facendo parlare le cose, gli uomini, gli animali, ottenendo i suoi esiti più alti nelle Poesie Nuove (Neue Gedichte, 1907).

In seguito la produzione di Rilke sarà sempre più simbolica-profetica e filosofica, di non facile comprensione. Di particolare interesse per la sua poetica è il concetto di «spazio interno del mondo», quel «Weltinnenraum» che Rilke vede estendersi attraverso tutti gli esseri.

Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Rainer_Maria_Rilke

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"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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