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16 dic 2023

UNA VOLTA...


 Muschi e presepi

di Angelo Floramo
Si usciva di casa prima che facesse buio. Il tempo più propizio era quello della domenica, dopo la funzione del mattino. I protagonisti non potevano che essere i bambini. La ricerca del muschio aveva in sé qualcosa di epico e di misterioso. I boschi e le fratte che circondavano i campi, ormai intirizziti dal gelo, rappresentavano una riserva inesauribile di tutto quello che poteva servire a mettere insieme il Presepe, la cui tradizione francescana compie in questi giorni i suoi ottocento anni di vita. Qualcuno se ne sarà ricordato? La casa contadina non poteva prepararsi meglio durante le settimane dell’Avvento, se non ricostruendo un piccolo microcosmo a sua immagine e somiglianza in cui raccontare il prodigio della nascita di un dio fattosi uomo dentro alla cornice consueta e povera della propria quotidianità, con le sue pecore e le sue galline, le vacche e i profili delle piccole case dal tetto di legno, lo stagno e la stalla, il lavoro dei pastori e dei contadini, l’anima umile e operosa delle botteghe. “Gjesubambin”, pronunciato così, come se fosse una parola sola, un’entità prodigiosa e incantata, incarnava, al di là di ogni interpretazione liturgica e teologica, il senso dell’attesa così connaturato alla civiltà contadina da rappresentarne l’anima stessa, quella più sacrale e profonda, precristiana, intimamente pagana, e dunque campagnola, perché proprio questo vuole dire il termine “pagano”. L’attesa della luce, il lento giro dell’anno, la danza delle stagioni, il rinnovamento del tempo. Le bande di ragazzini sguinzagliati ben oltre il portone del cortile rientravano dopo qualche ora. Ciascuno di loro aveva il suo posto segreto, gelosamente custodito, al quale attingere quel tappeto profumato e verde che avrebbe accolto le rozze statuine di gesso. Nel sacco ci stava anca qualche corteccia, radici contorte e rami di pungitopo, che sotto la guida sapiente dei più grandi avrebbero regalato un lampo di vero al teatro della natività. Per allestire il tutto bisognava che fossero già passati gli spiriti prodigiosi che introducevano il tempo del Natale: San Nicolò o Sante Lussie (Santa Lucia) a seconda della geografia e della tradizione. Ad opera compiuta bisognava tenere a bada i piccolini, che difficilmente resistevano alla tentazione di giocare con i protagonisti, sfalsando equilibri e prospettive. Gjesubambin era l’unica statuina ad essere esclusa dalla scena. Va da sé, l’avrebbe presa tutta solo alla fine. Quando finalmente il tempo dell’attesa si sarebbe compiuto.
da Vita nei campi Angelo Floramo

dal web

La nascita del presepe

Il primo ad istituire il presepe fu, infatti, San Francesco d’Assisi nel 1233: desideroso di celebrare al meglio la nascita di Gesù, decise di raffigurarla con una rappresentazione dal vivo, utilizzando attori e canti.

L’idea del santo fu talmente ben accolta che, fra il 1290 ed il 1292, Arnolfo di Cambio, artista toscano, scolpì un presepe a tutto tondo, cosa che spinse molti altri scultori a cimentarsi in opere simili.

15 dic 2023

Nuove favole per Resia

 


Nove pravljice iz Rezije
Nuove favole per Resia


ole Namor, Catia Quaglia in Luigia Negro/Iole Namor, Catia Quaglia e Luigia Negro

Tra gli aspetti che caratterizzano la Val Resia, accanto alla tradizionale musica, alla danza e al mestiere dell’arrotino, figura l ricco patrimonio orale, in particolar modo i racconti. Vi sono fiabe di re, principi e principesse. Non mancano racconti sul Dujak, l’essere selvatico, la Dujačesa, sua compagna, e la Dujačesica, la loro piccola. Abitano nei boschi e si esprimono con un proprio linguaggio, sconosciuto all’uomo. Tra i protagonisti delle fiabe vi sono anche esseri selvatici come la Gärdinica, il cui nome deriva dall’aggettivo «gärd», in italiano «brutto».

Altri esseri leggendari sono Dardej e Löl Kutleć. Dardej è ancora oggi menzionato per aver aiutato gli stolvizzani a non perdere i pascoli del monte Sart /Särt, mentre Löl Kutleć è noto per la sua forza e ricorda un noto personaggio della tradizione slovena, Martin Karpan.

I protagonisti più presenti nelle favole di animali sono la volpe/lisïca ed il lupo/uk. Nella trasmissione della narrativa orale è molto importante anche il modo in cui essa avviene. Molti narratori, infatti, si distinguevano per la propria grande capacità narrativa. Oggigiorno i modi del narrare sono cambiati e molto spesso, soprattutto ai bambini, i racconti vengono letti. Proprio per questo negli ultimi anni vi è una particolare attenzione alla loro stampa e questo vale anche per i racconti di Resia.

A Cividale, nell’ex-chiesa di Santa Maria dei Battuti, sabato, 18 novembre è stato presentato il libro «Nove pravice z Rezije – Ta Ladinina lisica/ Nuove favole di Resia – La volpe di Ladina». Il volume, la cui autrice è Catia Quaglia Bïderlinawa di Stolvizza/ Solbica, è stato realizzato dal Circolo di cultura/Kulturno društvo Ivan Trinko in collaborazione con il Museo della Gente della Val Resia/Muzeo od tih rozajanskih judi. Come spiegato dalla stessa autrice e da Luigia Negro, presidente del Museo, il libro propone nuove favole con protagonista la volpe, a 50 anni dalla prima pubblicazione del volume «Zverinice iz Rezije», curato dal defunto accademico sloveno Milko Matičetov.

Alla bella serata, inserita tra gli eventi organizzati dallo stesso Circolo di cultura/Kulturno društvo «Ivan Trinko», si sono esibiti una rappresentanza del coro spontaneo femminile e alcuni suonatori del Gruppo folkloristico Val Resia, che hanno eseguito alcuni canti in dialetto resiano e suonato le catatteristiche melodie della vallata ai piedi del Canin. (Sandro Quaglia)

dal Dom

14 dic 2023

DICEMBRE NELLA STANZA


 


Dicembre nella stanza

vuota mi inoltra. Duole
agli occhi quel riflesso
di sole che si insinua
dalle persiane. Sole
sul bianco soffitto
due mosche immote stanno.
Ma la vita continua
dicono. Il raggio fruga
inquieto l’ombra, sfiora
il letto intatto. Dentro
lo specchio c’è una fuga
di oggetti che ti ignorano.
Rigermina, all’inganno
del raggio, una precaria
estate. Ed ebbre, adesso
le mosche in una danza
d’amore e morte vanno.
La vita è così varia.
D’oro per un momento
palpitano nell’aria;
poi giù sul pavimento
scendono a capofitto
come la mia speranza.
 SIRO ANGELI
dal web


13 dic 2023

SANTA LUCIA


 

50 ANNI DI SACERDOZIO DI DON RENZO CALLIGARO


 LUSEVERA (ALTA VAL DEL TORRE -UD): per i 50 anni di sacerdozio di don Renzo Calligaro, un grande Uomo che ha saputo alzare la voce per salvare le radici profonde che determinano queste nostre splendide valli della Benečija. Ha varcato la soglia delle nostre case e delle nostre chiese con il desiderio di far rinascere nella comunità la coscienza della dignità delle sue radici e della sua appartenenza. Non una volta la sua fede nella giustizia è vacillata. Ho avuto il privilegio e l'onore di pronunciare l'orazione in onore di don Renzo, e ho voluto sottolineare la specificità del dialetto locale che molti ancora non vogliono riconoscere come parlata dialettale di una lingua europea standardizzata che si parla nelle nostre valli. Don Renzo Calligaro ha dato valore alla parola, alla preghiera, al canto liturgico che oggi ha accompagnato una sentitissima cerimonia.

V BARDU smo danes počastili pol stoletja mašniškega posvečenja velikega človeka, gospoda Renza Calligara, ki ima velike zasluge za ohranjanje slovenske besede v Terski dolini, slovenskega liturgičnega petja in slovenske molitve. V svojem slavnostnem nagovoru sem poudarila pomen maternega jezika, ki mu nekateri še danes nočejo priznati dostojanstva jezikovne pripadnosti slovenskemu svetu in ki je za Benečane ne samo del njihove zgodovine, ampak potrditev vrednot pripadnosti in korenin, za kar si je gospod Calligaro prizadeval do danes med svojim delom v Benečiji.

Serata porte aperte alla bilingue di San Pietro al Natisone

 

Serata di porte aperte e riunioni informative alla scuola bilingue Paolo Petricig

In vista delle iscrizioni al prossimo anno scolastico, che inizieranno a gennaio, l’Istituto comprensivo bilingue Paolo Petricig di San Pietro al Natisone organizza la “Serata a porte aperte” venerdì 15 dicembre dalle 18.00 alle 20.00. Sono invitati a partecipare i genitori dei bambini che nel prossimo anno scolastico frequenteranno la sezione primavera, il primo anno della scuola dell’infanzia, la prima classe della scuola primaria o della scuola secondaria di 1° grado.

Nella stessa serata, alle 18.00, presso la sede scolastica in Viale Azzida 9 si terranno anche le riunioni informative per gli interessati all’iscrizione del proprio figlio alla scuola bilingue.

Per la sezione primavera e per la scuola dell’infanzia ci sarà un’ulteriore riunione giovedì 18 gennaio 2024 alle 17.30.

Sarà inoltre possibile visitare i singoli plessi scolastici nelle seguenti giornate:

  • la sezione primavera e la scuola dell’infanzia il 9, il 10 e l’11 gennaio dalle 10.30 alle 11.30 su appuntamento;
  • la scuola primaria il 12 e il 13 gennaio dalle 10.30 alle 12.00 senza appuntamento e dall’8 al 19 gennaio su appuntamento;
  • la scuola secondaria di primo grado durante la serata di porte aperte, il 15 dicembre alle 18.00

Rifugio plan dei ciclamini

 


Un Rifugio di Libri” edizione natalizia.

Cari piccoli amici del rifugio, vi aspettiamo domenica per la lettura animata natalizia del nuovo libro di Alessandro Montagnana illustrator and author “La magia del Natale”. 🎄
🥳A seguire realizzeremo insieme un lavoretto di Natale, una sorpresa meravigliosa affinché possiate sorprendere con i migliori auguri tutte le vostre famiglie!
📒Per i vostri genitori sarà anche l’occasione per aiutare Babbo Natale a completare il suo grande lavoro: in vendita da noi troverete tutti i libri di Alessandro Montagnana, che rimarrà in nostra compagnia tutto il giorno per dediche e firmacopie.
Evento GRATUITO adatto a bambini da 2 a 10 anni.
Tutte le reazioni:
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LA MESSA NON E' FINITA


 I nostri amici friulani, e noi con loro, aspettavamo il regalo di Natale della Conferenza episcopale italiana, ma siamo rimasti a mani vuote perché la generosità non alberga neanche nei vertici della Chiesa italiana. Con la votazione del 16 novembre scorso, ivescovi italiani hanno gettato nel cestino ventianni di lavoro per la traduzione in friulano del Messale romano, preceduti da altrettanti per latraduzione della Bibbia, che ha unito le forze di pre Checo Placereani e pre Antoni Bellina,assieme alla consulenza biblico-teologica di una apposita commissione. Un lavoro di grande impegno e di uguale passione, dettato dall’amore alla lingua friulana che doveva avere il suo posto nella liturgia. Tutto questo è risultato inutile dinanzi alla insensibilità culturale e umana di troppi vescovi.

Noi Sloveni del Friuli ci teniamo alla nostra lingua, ma ci teniamo anche ai diritti dei nostri amici Friulani, che da anni combattono per avere riconosciuti i loro diritti anche in chiesa. Siamo due popoli che devono lottare quotidianamente per i loro diritti e anche per questo ci sentiamo fratelli e portatori degli stessi destini.

Ora, ciò che suscita incredulità è la differenzadel comportamento dello Stato e della Chiesa. Il primo ha riconosciuto il diritto costituzionaledelle lingue minoritarie, sloveno e friulano, einvece la Chiesa ha chiuso la porta. Incredibile!Sarebbe stato più verosimile il contrario. È proprio vero ciò che diceva il cardinale Martini: la Chiesa è indietro di duecento anni! E li dimostra tutti. I numeri della votazione sono impietosi. Avevano diritto di voto 226, ma erano presenti 202, ne mancavano 24. Era richiesta una maggioranza qualificata dei 2/3, stabilita in 151. Hanno votato in 173, quindi altri 53 in meno. A favore 114, contrari 50 e 9 astenuti. Il bello o piuttosto il brutto che il numero dei 2/3 era calcolato sulla totalità, un assurdo, ma così dicono le regole che si sono imposte. Il voto degli assenti è ritenuto contrario, non si sa con quale logica.

Si dà il caso che i vescovi hanno criticato spesso i parlamentari italiani per il loro assenteismo, ma sembra che nel frattempo abbiano imparato la lezione. Si assentano, certamente per nobili motivi. 

Adesso bisogna rimboccarsi le maniche e continuare nel lavoro, uniti, Friulani

e Sloveni, perché siamo tutti nella stessa barca,minacciata da onde impetuose o, al contrario, relegata in un porto abbandonato, quasi non avesse nessun valore. Friulani e Sloveni ci sentiamo tanto più amici e fratelli perchéportatori di valori storici, culturali e religiosiche nessuna votazione potrà cancellare. Non so se è il caso, ma forse è da rispolverare il motto friulano: Di bessòi. Magari con qualche aiuto dall’alto.

Marino Qualizza

DAL DOM

12 dic 2023

CACTUS DI NATALE

 


SCHLUMBERGERA: CACTUS DI NATALE

di Alessandro Squizzato
Schlumbergera.. questo nome sicuramente a molti di voi non dice nulla. Se invece vi dicessi cactus di Natale? La Schlumbergera è il nome del cactus di Natale che di certo molti di voi hanno acquistato e acquistano in questo periodo.
E’ un genere a dire il vero che comprende diverse specie. Ci sono quelle più arbustive e quelle che crescono più “a cascata”. Ci sono Schlumbergera con rami piatti e sottili con spine sulle estremità, altre con rami più carnosi e tondi, divisi in segmenti. Rami.. avete sentito proprio bene, non sono foglie.
L’aspetto che le accomuna tutte è la bellezza dei fiori.
I fiori del cactus di Natale sono lunghi e doppi. Il fiore principale spicca in lunghezza da una coroncina molto più corta e termina con un pistillo pronunciato. I colori vanno dal bianco candido, al fucsia acceso ad un rosso aranciato. La fioritura dura alcune settimane e avviene nella nostre Regioni tra novembre e dicembre. Questo per effetto della riduzione delle ore di luce naturale e della temperatura più bassa.
E’ una cactacea originaria di ambienti piuttosto umidi (foreste pluviali), a differenza dei classici cactus che prediligono ambienti secchi e asciutti. Posizionatela in un luogo molto luminoso ma, a mio parere, evitate il sole diretto, soprattutto quello caldo dell’estate, perché gli steli potrebbero andare incontro a scottature.
Annaffiatela quando il terreno è quasi del tutto asciutto. Se lo fate asciugare troppo ve ne accorgete facilmente perché gli steli della Schlumbergera si disidratano abbastanza velocemente. Nessuna paura, dopo l’apporto idrico i rami torneranno alla loro consistenza naturale.
Come substrato di allevamento è ottimo quello per piante cactacee. Utilizzate un buon concime per piante grasse soprattutto ad ottobre e fate attenzione a mantenere buono il livello d’umidità nel terreno. Limitate al massimo la luce artificiale durante le ore serali. Seguendo questi consigli, avrete abbondantissime fioriture.
Se volete propagare la Schlumbergera vi basterà prelevare sezioni di gambo con un 2-3 segmenti e metterli in un vasetto con del terriccio per piante grasse, interrandole un paio di centimetri.
Posizionatele in un luogo riparato e fornite poca acqua ogni tanto per mantenere buona l’umidità del terreno. Dopo poche settimane avrete delle nuove piantine di cactus di Natale. Ovviamente questa operazione va fatta a primavera inoltrata, il caldo della nuova stagione vi aiuterà ad accelerare il procedimento.
da vita nei campi

11 dic 2023

RICORRENZE

L ussari/Višarje

 Giornata Internazionale della Montagna

🏔🌏
Oggi, 11 dicembre, ricorre la Giornata Internazionale delle Montagne! 🏞️
Anche il Parco naturale delle Prealpi Giulie celebra le maestose vette che rendono unico il nostro territorio.
Le nostre montagne sono testimoni silenziose di avventure e custodi di una biodiversità straordinaria. ✨ Ogni cima, incorniciata dalla maestosità della natura circostante, offre panorami spettacolari e avventure mozzafiato. 🌄
In foto: Cresta del Monte Plauris e panorama circostante - ph Alessandro Benzoni

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Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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Proverbio friulano

  Il proverbio friulano della settimana di Vita nei campi fb “Mai / salte fûr el cai” ovvero a maggio escono le chiocciole che segue l’altro...

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