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9 dic 2023

Angeli in festa per l’affresco ritrovato

 

Angeli in festa per l’affresco ritrovato



Grande festa a Prossenicco/ Prosnid domenica, 19 novembre, nella chiesa di San Leonardo. Come in ogni piccolo paese, anche i prosseniccani sono molto legati alla propria chiesa, sia quelli più osservanti, sia quelli che lo sono meno. E dopo mesi di pianificazione, ricerca e lavoro, è stato finalmente completato e restituito alla comunità il restaurato affresco della lunetta presbiteriale della chiesa di San Leonardo.

Il terremoto che nel 1976 aveva distrutto tante zone del Friuli aveva molto danneggiato il dipinto dell’Adorazione dell’Agnello, realizzato da Giacomo Monai. A distanza di oltre quarant’anni, anche grazie a una buona documentazione fotografica, è stato possibile integrarlo con un nuovo affresco.

L’opera, realizzata dalla restauratrice ed artista Tamara Zambon, è stata inaugurata con una Messa presieduta dall’amministratore parrocchiale, don Federico Saracino. Insieme a lui ha concelebrato il diacono Diego Mansutti. Ricordiamo che, fino a quando la salute glielo ha permesso, il diacono Mansutti è sempre stato attivo per la comunità di Prossenicco, dove si è recato a celebrare la liturgia della Parola per diversi anni

Il momento di fede è stato reso particolarmente suggestivo anche dai canti del coro di Prossenicco, che canta anche brani del repertorio liturgico tradizionale sloveno.

La giornata è stata resa speciale, inoltre, dal concerto dell’orchestra Giovani archi veneti, diretta da Lucia Visentin.

Il ritorno della lunetta presbiteriale a come appariva prima del terremoto del 1976 è stato frutto dell’iniziativa e dell’impegno del dott. Andrea Francescotto, che per oltre due anni si è impegnato nella ricerca del materiale iconografico necessario e nell’espletazione delle incombenze burocratiche.

I lavori di restauro sono stati finanziati dalla Parrocchia di Prossenicco con un contributo della Fondazione Friuli e di CiviBank.

Per l’inaugurazione della ritrovata lunetta presbiteriale sono intervenute a Prossenicco diverse autorità, tra cui il sindaco di Taipana/Tipana, Alan Cecutti. La giornata, a cui ha partecipato un gran numero di fedeli, si è conclusa con un rinfresco all’ostello Onair. (Luciano Lister)

dal  Dom

7 dic 2023

Museo Etnografico Lusevera - Etnografski Muzej Bardo


Museo Etnografico Lusevera - Etnografski Muzej Bardo

 Lunedì 4 e martedì 5 dicembre abbiamo incontrato le studentesse e gli studenti del corso di Laurea Magistrale in Scienze del Patrimonio Audiovisivo e dell'Educazione ai Media dell'Università di Udine per presentare loro il nostro progetto relativo al patrimonio fotografico e audiovisivo delle Valli del Torre e del Natisone, nell'ambito del partenariato con l'università stessa. Nelle cinque ore complessive del nostro intervento insieme alla docente titolare dell'insegnamento in Metodologia della ricerca storica, la professoressa Laura Casella, abbiamo indagato innanzitutto sulle metodologie per intervistare i cineamatori e i testimoni per poi successivamente concentrarci sul riuso dei filmati di famiglia all'interno del cinema di found footage, in particolare approfondendo alcune opere del cineasta viennese Gustav Deutsch (1952-2019) quali "Schule des Sehns I. Adria Urlaubsfilme 1954-1968" (1989), noto anche come "Adria", e "So leben wir. Botschaften an die Familie" (2017). Abbiamo anche colto l'occasione per smontare, con le parole di Jan Baudouin de Courtenay (1845-1929), il fatto che il dialetto di Uccea sia una strana via di mezzo tra il russo e altre lingue non meglio identificate

😉
Ringraziamo la professoressa e l'ateneo per l'opportunità, oltre che la Regione per la concessione dei finanziamenti per lo svolgimento del progetto.
@universitadiudine
@dams_uniud
da fb

La cicerchia

 


La Cicerchia, che ha pure un nome in friulano!

di Cristina Micheloni
La cicerchia (Lathyrus sativus L), legume dalla tradizione antichissima ed oggi PAT, ovvero prodotto agroalimentare tradizionale italiano. Originarie del Medio Oriente, chiamate lathiros dai greci e cicerula dai romani, in varie aree della penisola assumono nomi come pisello d’erba o veccia indiana ed hanno pure un paio di nomi friulani (così ci dice Enos Costantini!): bisòcje o lintôse. Il fatto che abbiano un nome friulano significa che di certo venivano consumate e verosimilmente anche coltivate pure in questa terra, sempre prima dell’avvento del fagiolo.
Cicerchia fa rima con miseria perchè si coltivava laddove le altre colture non ce la facevano proprio, sia per terreni poveri che per estrema siccità. Per contro, fa rima pure con sicurezza, perchè comunque andasse l’annata qualcosa si portava a casa per riempire le scodelle (sotto forma di zuppa) o i piatti (sotto forma di polenta).
Proprio nelle annate molto magre, quando toccava mangiare tante e quasi solo cicerchie ogni giorno, diventava un problema il loro contenuto di ODAP (acido β-N-Oxalyl-L-α,β-diaminopropionico), neurotossina responsabile del latirismo, che però si riduce con il lungo ammollo e l’altrettanto lunga cottura.
La pianta è simile a quella del cece, ma, appunto, assai più spartana: terreni maghi e sassosi, nessuna irrigazione e nemmeno fertilizzazione, con le malerbe se la può cavare… è più resistente di loro! Per contro, su terreni fertili e ricchi rischia di venir soverchiata da tutte le altre piante presenti, su terreni proni al ristagno parimenti soffre.
In prospettiva di cambiamento climatico e annate siccitose ritorna interessante, perchè anche praticamente senza precipitazioni nè irrigazioni può arrivare a produrre fino a 2,5 ton/ha! Che è vero possono non è essere una leccornia (dipende sempre dai gusti, ma in Umbria è pure Presidio Slowfood) ma sono comunque ottima proteina e abbondanti sali minerali quali calcio e fosforo.
Poi molto sta nel cucinarla nel modo giusto: zuppe soprattutto! Più semplice da gestire in cucina se decorticata.
Si semina in autunno o a febbraio/marzo, considerate che sotto gli 0°C la pianta soffre, quindi se siete in montagna privilegiate le semine primaverili, a file distanti 40 cm e con distanze di 25cm lungo la fila. Se siete dei raffinati o le malerbe sono troppo abbondanti, potete sarchiarla un paio di volte, strategico il primo passaggio appena la piantina si è consolidata! Dopo una bella fioritura la raccolta, del legume secco, può avvenire manualmente ma anche meccanicamente con la falciatura verso fine luglio, seguita dopo un paio di giorni dalla raccolta dell’intera massa , dopo un altro paio di giorni dalla trebbiatura.
Ma che ha la cicerchia a che vedere col Natale? In Centro Italia le cicerchie vengono tradizionalmente usate per “pavimentare” le stradine del presepe. Sono infatti piatte e chiare, spesso bianche e fanno un bel effetto “marmorino”.
da Vita nei campi

6 dic 2023

CUSTODI DEI NOSTRI BOSCHI

 




Un rapace notturno e un insetto diventeranno delle speciali «guardie forestali» per monitorare la salute dei boschi della Slavia Friulana, del Carso e della valle dell’Isonzo e la loro capacità di essere grandi generatori e polmoni di biodiversità. L’Allocco degli Urali e la Rosalia sono stati infatti «ingaggiati» dal progetto Interreg Italia-Slovenia E-Nat2Care, al quale prende parte l’Università di Udine con altri 5 partner italiani (il Parco regionale delle Prealpi Giulie) e sloveni (l’Università del Litorale di Capodistria, il parco naturale Škocjanske jame, l’Istituto nazionale per la biologia della Slovenia) e che prevede una spesa complessiva di 741 mila euro.

Gli obiettivi del progetto sono molto ampi e articolati: in Val di Resia e nel resto del territorio del Parco regionale delle Prealpi Giulie riguarderanno soprattutto il monitoraggio delle acque di fiumi, laghi e torrenti come indicatori di biodiversità, mentre nelle Valli del Natisone e del Torre si guarderà soprattutto all’importanza dei boschi nella difesa e valorizzazione della ricchezza della natura. L’obiettivo è quello di trovare degli indicatori naturali della salute del territorio che possano essere poi monitorati su entrambi i versanti del confine.

Perché l’Allocco degli Urali e la Rosalia? «Entrambi abitano e prosperano nei boschi a più alto livello di naturalità – spiega il prof. Stefano Filacorda, coordinatore del dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine –, nel quale prospera e si diffonde la biodiversità. Proprio l’habitat preferito dell’Allocco e della Rosalia». Attenzione, però, a non equivocare. Il bosco di cui si parla non è quello abbandonato, impenetrabile perché soffocato da rovi. «Lo sviluppo dei rovi si genera dal taglio indiscriminato del bosco – spiega Filacorda –. La presenza di luce che segue al disboscamento favorisce la crescita incontrollata al suolo di svariate specie arboree che soffocano il sottobosco».

Il bosco che tutela la biodiversità ha invece caratteristiche del tutto diverse: «È una foresta secolare, dove vi è la presenza di alberi da alto fusto, con grandi quantità di legno marcescente al suolo (derivato dalla naturale caduta di rami e di alberi) che garantisce il nutrimento e la sopravvivenza di innumerevoli specie animali e vegetali e, trattenendo l’umidità, contribuisce anche a contrastare il cambiamento climatico».

Il disboscamento incontrollato, gli incendi (come quelli che hanno interessato negli anni scorsi il Carso e il Canal del Ferro) e la crescita della temperatura sono i principali nemici di questo bosco virtuoso. Osservando la diffusione dell’Allocco degli Urali e della Rosalia si potrà così avere un indicatore molto valido dello stato di salute dei boschi. «Le Valli del Natisone e del Torre partono da una straordinaria situazione di ricchezza della biodiversità – spiega il prof. Filacorda –. In una regione già ricchissima di specie animali e vegetali come il Friuli-Venezia Giulia, presentano una grandissima varietà di ambienti e sono quindi un vero e proprio santuario della biodiversità. E lo dimostra il fatto che l’ambito del monte Mia e del Monte Vogu sono zone di elezione per l’Allocco degli Urali, indice di una biodiversità strutturale. Molto importante è la presenza delle faggete, perché le esplosioni di faggiola che producono favoriscono la riproduzione e la crescita dei micromammiferi che sono il principale nutrimento per l’Allocco, favorito anche dalla presenza di piante secolari molto alte, dove può nidificare».


Rosalia alpina

È un coleottero della famiglia Cerambycidae, detta anche Cerambice del faggio, caratterizzato dalla sua colorazione nera e blu e per i ciuffi neri presenti sui segmenti delle antenne. La lunghezza del corpo può raggiungere i 4 centimetri. Il suo habitat naturale è quello delle foreste di faggio fino ad una altitudine di 1600 metri. La sua larva preferisce le parti legnose esposte al sole , dove scava gallerie nella zona superficiale del legno. Lo sviluppo della larva richiede ben tre anni, per cui essa predilige alberi di grossa dimensione abbattuti al suolo da poco, ceppi o parti morte d piante sane. Gli esemplari adulti compaiono e sono osservabili ad inizio estate, in giugno-luglio, preferibilmente su tronchi di faggio, visto che si mimetizzano molto bene con la sua corteccia. La direttiva europea Habitat la indica come specie che richiede una protezione rigorosa e la designazione di zone speciali di conservazione, visto che soffre nelle zone antropizzate.

Allocco degli Urali

È un rapace notturno della famiglia Strigidae. Si caratterizza per le grandi dimensioni (può infatti pesare più del doppio degli altri esemplari della sua categoria e misura fino a 50 cm di altezza). La colorazione dell’ala inferiore e della coda ricorda quella dei giovani falchi. Le Valli del Natisone sono l’unica area in cui è certificata la presenza stabile dell’Allocco (solo qualche avvistamento sporadico in Veneto), arrivato qui dalle Alpi dinariche tra Croazia e Bosnia. Il suo areale di presenza è molto più settentrionale, in una fascia compresa tra Scandinavia, Russia settentrionale e Siberia (di qui la denominazione “degli Urali”), fino a Corea e Giappone settentrionale. L’Allocco non fa un suo nido, ma approfitta di cavità presenti in grossi alberi, oppure occupa nidi lasciati da altri uccelli ma perfino tane di tassi o lepri. Nidifica in febbraio, e per farlo si sposta nella zona più a sud del proprio areale (le Valli del Natisone sono quindi in una zona ottimale per la riproduzione). Maschio e femmina, una volta accoppiati, stanno insieme tutta la vita e producono in media 2-3 piccoli l’anno, che rimangono nel nido circa tre mesi. (Roberto Pensa)

dal Dom

Frase del giorno

immagine da fb
 LA FRASE DEL GIORNO

La neve è una poesia. Una poesia che cade dalle nuvole in fiocchi bianchi e leggeri. Questa poesia arriva dalle labbra del cielo, dalla mano di Dio. .
MAXENCE FERMINE, Neve


GNOCCHI DI GRIES (semolino)

 I gnòchi de Gries - semolino


di Roberto Zottar
Il freddo è arrivato e quindi anche l’esigenza di cibi corroboranti, caldi, in grado di soddisfare un bisogno emotivo di dar tepore al corpo, ristoro all’anima e che ci facciano sentire coccolati e protetti. Tra i “comfort food” che più riescono in tutto ciò un posto particolare è occupato dal brodo, evocativo del calore familiare e della tradizione contadina. Il brodo, con alterne fortune, accompagna tutte le culture umane con aspetti talvolta insoliti e tra questi la nascita e lo sviluppo dei ristoranti. In gran parte oscura è la nascita del ristorante, come quella dell’acqua calda si potrebbe dire, ma abbiamo alcuni indizi su un fenomeno che al giorno d’oggi pare essere, se non esclusivo, almeno prevalentemente francese, comparso nei XVIII e XIX secolo e che ha le sue origini strettamente legate al brodo di carne, dal quale trae anche il suo nome dai locali pubblici che lo servivano a Parigi e che montavano l’insegna “bouillons restaurant”, cioè ‘brodi ristoratori’. Nella nostra regione è tradizione accompagnare il brodo con ciò che un tempo si chiamavano “guarnizioni”, cioè pastina, tajadei, pasta butàda, gnoccheti di pane, fegato, milza o anche di semolino. Gli gnocchi di semolino in brodo sono un piatto di indubbia eredità mitteleuropea tanto che abbiamo adottato il nome tedesco del semolino, Grieß [gri:s], anche se alcuni lo ‘storpiamo’ e lo pronunciamo come si scrive, cioè [gries]. Come per molti piatti di tradizione anche per “i gnochi de gries” ci sono più ricette. Maria Stelvio suggeriva di cucinare prima il semolino nel latte per aggiungervi poi burro e uova. Io preferisco perpetuare la ricetta della nonna che per ogni uovo metteva burro pari al suo peso e semolino in quantità doppia. Montate quindi bene 60 g di burro con una frusta, aggiungete un tuorlo e poi 120 g di semolino. Amalgamate l’albume a neve e completate con sale e un pizzico di noce moscata e fate riposare. Formate gli gnocchi con due cucchiaini, cuoceteli in acqua salata o direttamente nel brodo per 15’, spegnete il fuoco e fateli riposare coperti per altri 15’. Serviteli in brodo caldo con una spolverata di parmigiano e erba cipollina tritata.
Buon appetito!

4 dic 2023

Udine città dove si vive meglio

 


La provincia di Udine è quella in cui si vive meglio in Italia. Il verdetto è collegato alla 34ª edizione dell’indagine del Sole 24 Ore sui territori più vivibili. Scalate 11 posizioni rispetto all’anno scorso, la provincia di Udine sale per la prima volta sul podio, dopo essersi piazzata nella top ten solo tre volte dal 1990 ad oggi: 2016, 2020 e 2021.

La classifica vede al 12esimo posto Trieste (che perde 5 posizioni), al 14esimo Pordenone (che ne guadagna 12) e al 28esimo Gorizia, che arretra di 9 caselle. A livello nazionale si posizionano al secondo e terzo posto Bologna e Trento. A chiudere la classifica sono invece Napoli, Caltanissetta e Foggia.

La classifica è stata stilata prendendo in esame 90 indicatori in ciascuna delle 107 province italiane. A premiare quella di Udine sono alcune particolari performance: il primo posto per qualità della vita delle donne (tra tasso di occupazione femminile, percentuale di amministratrici donne, livello di gap occupazione di genere e speranza di vita a 85,4 anni) e l’ottavo per Qualità della vita dei bambini; il record di palestre, piscine e centri per il benessere fisico; il 4° posto nella categoria «Giustizia e sicurezza» per la limitata frequenza di incendi, delitti informatici e furti di autovetture. Eccelle anche per la bassa incidenza di famiglie con Isee sotto i 7mila euro e di imprese in fallimento.

Trieste è prima in Italia nella categoria ‘Cultura e tempo libero’, seconda sia per indice di sportività che alla voce ‘affari e lavoro’. La provincia di Pordenone è terza sia nella categoria ‘giustizia e sicurezza’ sia in quella ‘ecosistema urbano’, che misura la performance ambientale.

https://www.ilfriuli.it/cronaca/udine-regina-ditalia-e-il-posto-dove-si-vive-meglio/

3 dic 2023

PER UNA CULTURA DEI GRANDI ALBERI

 



di Dario Di Gallo
Dai viaggi che ho avuto modo di svolgere nel corso degli anni nei paesi Europei e nella Scandinavia sono rimasto molto colpito dalla diffusa presenza di alberi dalle grandi se non grandissime dimensioni riscontrabili sia nelle aree naturali che nelle aree rurali od urbane. Nelle splendide foreste Francesi, paese europeo con la più alta quota per abitante di aree forestali, ho potuto ammirare formazioni a latifoglie, composte da querce, faggi, aceri e frassini, che sembravano i paesaggi della celeberrima saga del “Signore degli anelli” e ricordo pure, in un modestissimo paese del Nord della Germania, dove, nella piazza principale a fianco della chiesa, un frassino dalla forma e dimensioni portentose mi ha tolto il fiato per la sua bellezza.
Certamente nella cultura generale dei paesi del Centro-Nord Europa il concetto di “Natura” nella accezione più vasta del termine, riveste un ruolo molto più importante che nei paesi di cultura Mediterranea come il nostro, dove la visione condivisa è quella antropocentrica, di una natura asservita alle necessità dell’uomo, in antitesi con la visione dell’uomo centro europeo che vede nella natura la matrice della vita dell’uomo, ribaltando così la prospettiva in modo radicale.
In questi ultimi anni però la crisi climatica ha minato nel profondo questa visione utilitaristica dell’ambiente diffondendo, in particolare nelle giovani generazioni, una nuova coscienza dei beni naturali, coscienza che il Corpo Forestale Regionale mira a diffondere svolgendo una diffusa azione di divulgazione dei preziosi valori naturalistici del nostro territorio.
Questo ci permette di tornare ai “grandi alberi” della nostra regione dicendoci che saremo noi a creare le condizioni perché i nostri attuali alberi adulti possano diventare un giorno alberi monumentali, i testimoni, da lasciare alle generazioni future, del nostro tempo e della nostra cultura.
da vita nei campi
Tutte le reazi

4 concerti di Avvento

 


Anche quest’anno l’associazione don Eugenio Blanchini, in collaborazione dell’Unione dei cori parrocchiali di Trieste e Gorizia, ha organizzato una serie di concerti nelle Valli del Torre. A ogni appuntamento un coro accompagnerà la celebrazione della Santa Messa e al termine proporrà alcuni avanti del proprio repertorio. Si inizierà domenica 26 novembre a Canebola con il coro F. B. Sedej di San Floriano del Collio. Gli altri appuntamenti si terranno domenica 3 dicembre alle 11 a Cergneu, domenica 10 dicembre alle 11 a Maserolis e domenica 17 dicembre alle 14.30 a Porzus.

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"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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  Il proverbio friulano della settimana di Vita nei campi fb “Mai / salte fûr el cai” ovvero a maggio escono le chiocciole che segue l’altro...

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