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11 nov 2023

SAN MARTINO A LUSEVERA (BARDO)

 


A Lusevera si festeggiano i 280 anni dell’organo Nacchini!

Il Museo Etnografico sarà APERTO con i seguenti orari: 10:00-12:30 e 13:30-15:30.
Un finanziamento della Fondazione Friuli sul bando Restauri ha consentito alla Parrocchia San Giorgio Martire di Lusevera di realizzare un importante lavoro di manutenzione del prezioso organo storico della chiesa di Lusevera, opera del fabbricatore barocco della Dalmazia Pietro Nacchini. Lo strumento si trova ottimamente restaurato tanto in sede di sonorità che di meccanica grazie all’intervento della ditta Renzo Grosso di Bertiolo. L’organo di Lusevera è una realizzazione relativamente precoce di Nacchini, l’ottantaquattresima opera, del 1743: la scritta originale è visibile tutt’oggi sull’assicella sopra la tastiera. Da quanto si può dedurre dalle scritte all’interno dell’organo, questo fu fabbricato per la località di Farra d’Isonzo, quindi trasferito a Cormons. Agli inizi del ventesimo secolo fu acquistato dalla Parrocchia di Lusevera e qui inaugurato nel 1933.
Domenica 12 novembre, alle ore 15:30 in occasione della festa di San Martino, il maestro David Bandelj terrà un breve concerto di musica barocca che farà apprezzare il tono delicato, nobile ed elegantemente vocale dell’organo Nacchini. A seguire si esibirà il quartetto d’archi Immenso formato da giovani talenti provenienti da Italia e Slovenia.


SAN MARTINO


 

San Martino

 


Il padre, un ufficiale dell'esercito dell'
Impero Romano, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Con la famiglia il giovane Martino si spostò a Pavia, dove trascorse la sua infanzia e dove, contro la volontà dei suoi genitori, cominciò a frequentare le comunità cristiane. A quindici anni, in quanto figlio di un ufficiale, dovette entrare nell'esercito e venne quindi inviato in Gallia.

La tradizione del taglio del mantello Quando Martino era ancora un militare, ebbe la visione che divenne l'episodio più narrato della sua vita e quello più usato dall'iconografia e dalla aneddotica. Si trovava alle porte della città di Amiens con i suoi soldati quando incontrò un mendicante seminudo. D'impulso tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Quella notte sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi. Il termine latino per "mantello corto", cappella, venne esteso alle persone incaricate di conservare il mantello di san Martino, i cappellani, e da questi venne applicato all'oratorio reale, che non era una chiesa, chiamato cappella. (wikipedia)


Nel periodo di S.Martino 11-12 novembre le giornata sono solitamente tiepide e soleggiate tanto da meritarsi la definizione di"estate di S.Martino".I primi giorni di novembre si fanno i primi assaggi dalle botti e si stappa il vino novello.Il tutto accompagnato da castagne e dolci tipici. 
In questa giornata la Chiesa fa delle liturgie per il Ringraziamento.


IN FRIULI

L’11 di novembre, giorno di celebrazione del santo, segnava infatti la fine dei contratti agrari dei coloni (cumiât, disdete), che si ritrovavano a lasciare la terra in affitto, traslocare e cambiare casa (fâ Sanmartìn). All’amarezza di questo finire si contrappone però il momento di ringraziamento a Dio per i prodotti della terra e il primo godimento di questi: polenta con farina novella, tacchino, anatra, castagne, zucche, rape e soprattutto vino ne sono l’esempio, tanto da far pensare ad un “piccolo martedì grasso”.  Un S. Martino dionisiaco dunque, soprattutto nelle zone della Slavia , dove al santo viene attribuito il potere di trasformare il mosto in vino.
Sull’Ostermann (La vita in Friuli) si legge che alcuni proprietari non vogliono lasciar assaggiare i loro vini prima di San Martino, e spillano le botti soltanto in quel giorno. Una leggenda racconta che San Martino, inseguito dai nemici, si ricoverò da un povero contadino, che lo nascose in cantina dentro una botte vuota. Entrati i nemici, lo cercarono dappertutto, e trovando le botti piene di vino, tanto ne bevvero che si ubriacarono; il santo poté fuggire, compensando il contadino col lasciargli tutte le botti piene. La popolarità del santo è legata anche alla diffusione dei racconti popolari che lo vedono protagonista. Uno di questi racconta di come S. Martino si aggirasse per il Friuli, alla ricerca del modo migliore per far raffreddare la minestra e, dopo molto peregrinare, di come giunse a Resiutta. Qui, invece di raffreddare le zuppe allungandole con l’acqua, soffiandoci sopra o cambiandogli contenitore, ci mettevano dei bocconi di pane dentro e li mangiavano. S. Martino ne fu conquistato e decise di rimanere a Resiutta, dove, non a caso, è il patrono.
Molti sono i proverbi che lo vedono protagonista:
- A San Martin-ogni most l’è vin; 
- A Sant Martin il gran al va a mulin; 
-Ocjis, cjastinis e vin a son plats di Sant Martin;
- Astât di Sant Martin, trê dîs e un freghenìn.
Quest’ultimo proverbio indica la cosiddetta “estate di san Martino” o “istât dei vecios”, quando cioè dopo i primi freddi il tempo dà una tregua in attesa della definitiva morsa invernale.



Festeggiamenti di San Martino in Slovenia (Martinovanje)

Il periodo intorno alla Festa di San Martino è il periodo in cui i contadini svolgono gli ultimi lavori autunnali e iniziano a prepararsi per l’inverno. Specialmente in campagna è anche il periodo in cui avvengono celebrazioni rituali tradizionalmente intrecciate con la vita rurale. 

Per la Festa di San Martino, cioè l’11 novembre, si rievoca l’onomastico di San Martino, il santo che secondo la leggenda trasforma l’acqua in vino. Ogni anno, in omaggio alla Festa di San Martino, si svolgono per l’intera settimana numerose celebrazioni tradizionali in onore di San Martino. Il santo è festeggiato in tutta la Slovenia, sia in paesi sia in città. 

Proprio in questo periodo il vino matura e le celebrazioni di solito comprendono la benedizione della trasformazione del mosto “torbido” e “peccaminoso” in vino puro. Le feste in onore di San Martino di regola abbondano di gioia, musica, specialità gastronomiche locali e ovviamente – vino. 

Sebbene le feste siano organizzate dappertutto, l’esperienza più genuina la si vive nelle cantine, nelle rivendite di vino sfuso e nei casotti tra i vigneti
fonte:web


Dal web

9 nov 2023

Novembre di MARINO MORETTI

 


A tratti versa qualche goccia il cielo,

qualche piccola lacrima smarrita
e la selva si scuote irrigidita
in un subito brivido di gelo.

Il colchico nei luoghi più deserti
poggia pensoso, e sotto i pioppi lunghi
sorgono, nel silenzio umido, i funghi,
che tengono sempre i loro ombrelli aperti;
e nei giardini taciti e negli orti
nascon, quasi piangendo, i fiori estremi,
i crisantemi per i nostri morti.


DOPO LA NEBBIA

 


Dopo la nebbia

Giuseppe Ungaretti

DOPO LA NEBBIA DI GIUSEPPE UNGARETTI

Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle.
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo

8 nov 2023

Animali selvatici, danni anche in vigna

 



È sempre maggiore il disagio che gli animali selvatici provocano a chi si occupa di agricoltura nelle zone della Slavia. Saranno gli inverni meno rigidi, saranno gli sbalzi climatici e le ripercussioni che generano sul territorio, fatto è che la fauna selvatica prolifera e si spinge verso le zone abitate in cerca di cibo. E a farne spese sempre più ingenti è anche chi di terra cerca di vivere.

A spiegarlo è Luisa Capitan, dall’azienda agricola Le rubide di Cergneu Inferiore/Dolenjena. «A parte la produzione di patate, ridotta al minimo in due notti dai cinghiali, abbiamo dovuto provvedere a installare reti per proteggere la produzione di mele».

Alla tenuta di Vallombrosa, che Alessandro e Marco, i fratelli di Luisa, seguono insieme al padre Giacomo a Cergneu Superiore/Černjeja, il problema ha interessato in modo pesante anche le vigne. I cinghiali e i caprioli sono arrivati a staccare l’uva dalle viti.

«I cinghiali, infatti, andavano a mangiare l’uva, strattonandola», racconta Luisa. Questo, ovviamente, ha comportato diversi danni alle viti stesse. In diversi casi parti delle pianta state staccate dagli animali. «E così il danno non si presenta solo per quest’anno, ma anche per il prossimo », nota Luisa. Il danno è tanto più grave nelle viti più giovani, meno resistenti davanti a un animale che cerca di mangiare l’uva.

I fratelli Capitan hanno dovuto correre ai ripari e recintare i vigneti con diversi tipi di rete. «Non si tratta solo di qualche vite, ma di diverse centinaia di metri». In qualche modo, la posa delle reti è stata facilitata dal fatto che gli animali fossero, in qualche modo «organizzati”» I cinghiali, infatti, nel consumare l’uva seguivano l’andamento della maturazione.

«Il fatto che i cinghiali seguissero quest’andamento e staccassero l’uva quasi per ordine ha consentito ad Alessandro e Marco di spostare la recinzione più avanti, seguendo la maturazione », spiega Luisa. Ovviamente anche gli uccelli fanno in genere danno alle viti, ma il livello riscontrato coi cinghiali quest’anno è stato notevole. Il problema, poi, non è certo limitato alla sola zona di Nimis. Racconti analoghi arrivano anche da quella di Tarcento, ad esempio.

Questi eventi si collocano in un’annata in cui la produzione di vino, oltretutto, non è stata particolarmente alta. La situazione metorologica e le malattie da essa favorite, con gli sbalzi in primavera e in estate, ci ha messo del proprio.

L’azione degli animali, ha, quindi, causato ulteriori perdite a diverse aziende agricole della zona. In alcune è arrivata ad attaccare anche la soia.

Da Cergneu, Luisa Capitan ricorda che il problema degli animali era già stato preso in esame anni fa dalla Comunità montana. «A suo tempo sono stati stanziati fondi per l’installazione di reti a protezione delle colture, anche attraverso le risorse destinate alle zone in cui la comunità slovena è presente in provincia di Udine».

La problematica, intanto, persiste, sebbene i cacciatori cerchino di contenerla attraverso il piano degli abbattimenti. (Luciano Lister)

7 nov 2023

proverbio friulano

 

  • A baste miezore par imparâ a fâ i siôrs.  Basta mezz’ora per imparare a fare i ricchi

6 nov 2023

L'iniziativa di una preghiera silenziosa di 15 minuti è stata data dal vescovo di Trieste, dal presidente della comunità islamica e da un rabbino

 Una grande folla di persone, stimate dal questore in 1.500, si è radunata a mezzogiorno presso il molo Audace di Trieste e si è unita alla preghiera silenziosa dei rappresentanti delle diverse fedi. Insieme – in silenzio – hanno chiesto la fine della guerra in Medio Oriente, che ha già causato migliaia di vittime. Il molo Audace era probabilmente più affollato di oggi, 5 novembre, solo alla Barcolana.

L'iniziativa per un momento comune di incontro per la pace è venuta dalle fila della comunità islamica triestina, più precisamente dal suo presidente Omar Akram, che ha ripetuto al termine del silenzio quasi surreale: "Gli attacchi contro le vittime civili sono sempre degni di condanna, non ci sono eccezioni. I bambini sono tutti uguali e non meritano di morire."

La sua proposta è stata appoggiata con fiducia da Enrico Trevisi, vescovo di Trieste, convinto sostenitore della cooperazione tra le diverse comunità cittadine e combattente contro le ingiustizie (come ha dimostrato anche in questi giorni, quando ha pubblicamente chiesto che i migranti che arrivano a Trieste attraverso la rotta balcanica ricevere condizioni più umane). "È bello che abbiamo espresso la nostra convinzione che Dio non vuole alcuna guerra", ha dichiarato il vescovo dopo un silenzio di 15 minuti. “Non dobbiamo permettere che l’odio prevalga. Dio chiede questo ai credenti di diverse denominazioni. Lasciamo che la nostra fratellanza sia contagiosa”.

Akram e Trevisi hanno invitato alla preghiera comune anche altri rappresentanti delle comunità religiose cittadine (sul molo si è unito a loro, ad esempio, il pastore anglicano, in particolare il rabbino e il leader religioso della comunità ebraica triestina ha detto sul molo che ognuno può simpatizzare con la propria parte, ma è importante dimostrare a Trieste e all’Europa che sappiamo convivere nonostante le nostre differenze.

Aurora boreale in Slovenia


 Aurora boreale in Slovenia!

😮
Un evento astronomico eccezionale! Dopo un episodio simile la scorsa primavera, stasera l'aurora boreale, di colore rosso, è apparsa nuovamente ieri sui cieli della Slovenia (Prekmurje), in particolar modo nell'est del paese.
Foto da Neurje.si



Mareggiate, frane e allagamenti: milioni di danni per il maltempo

 


Allagamenti, frane, alberi abbattuti e strade interrotte. Anche l’ultimo colpo di coda dell’ondata di maltempo che ha sferzato per quattro giorni la nostra regione ha causato i suoi danni, dal mare all’alta pianura. La prima ad accorgersene questa mattina è stata Grado, sott’acqua per l’alta marea, così come Trieste, dove il mare ha superato l’altezza delle Rive.

Muggia e Barcola hanno avuto gravi danni, con selciato divelto e danni ai lungomari. Mangiati diversi chilometri di spiaggia sia a Grado che a Lignano, con importanti costi di ripristino ancora da quantificare.

La pioggia praticamente ovunque si è assestata sui cinquanta sessanta millimetri, quindi con precipitazioni intense, fortunatamente meno pesanti di quelle dei giorni scorsi, ma che comunque hanno causato disagi.

A Clauzetto il grande versante franoso lungo la strada provinciale 22 continua a muoversi, tenuto sotto controllo dai geologi e della Protezione Civile. A Tarcento invece è stata parzialmente isolata la frazione di Sedilis per una frana al bivio di Plan di Paluz.

Le previsioni per i prossimi giorni parlano comunque di altra pioggia, ma meno intensa e più autunnale.

https://www.ilfriuli.it/cronaca/mareggiate-frane-e-allagamenti-milioni-di-danni-per-il-maltempo/

5 nov 2023

Proverbio friulano

 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei Vita Nei Campi
“San Just o ch’al juste o ch’al disjuste” ovvero San Giusto (il 3 novembre) o aggiusta o ammalora, qui ovviamente riferito all’andamento meteorologico.

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Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

evidenzia

Buon sabato

Alta Val Torre/Terska dolina  

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