A Lusevera si festeggiano i 280 anni dell’organo Nacchini!
qualche piccola lacrima smarrita
e la selva si scuote irrigidita
in un subito brivido di gelo.
Il colchico nei luoghi più deserti
poggia pensoso, e sotto i pioppi lunghi
sorgono, nel silenzio umido, i funghi,
che tengono sempre i loro ombrelli aperti;
e nei giardini taciti e negli orti
nascon, quasi piangendo, i fiori estremi,
i crisantemi per i nostri morti.
DOPO LA NEBBIA DI GIUSEPPE UNGARETTI
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle.
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo
A spiegarlo è Luisa Capitan, dall’azienda agricola Le rubide di Cergneu Inferiore/Dolenjena. «A parte la produzione di patate, ridotta al minimo in due notti dai cinghiali, abbiamo dovuto provvedere a installare reti per proteggere la produzione di mele».
Alla tenuta di Vallombrosa, che Alessandro e Marco, i fratelli di Luisa, seguono insieme al padre Giacomo a Cergneu Superiore/Černjeja, il problema ha interessato in modo pesante anche le vigne. I cinghiali e i caprioli sono arrivati a staccare l’uva dalle viti.
«I cinghiali, infatti, andavano a mangiare l’uva, strattonandola», racconta Luisa. Questo, ovviamente, ha comportato diversi danni alle viti stesse. In diversi casi parti delle pianta state staccate dagli animali. «E così il danno non si presenta solo per quest’anno, ma anche per il prossimo », nota Luisa. Il danno è tanto più grave nelle viti più giovani, meno resistenti davanti a un animale che cerca di mangiare l’uva.
I fratelli Capitan hanno dovuto correre ai ripari e recintare i vigneti con diversi tipi di rete. «Non si tratta solo di qualche vite, ma di diverse centinaia di metri». In qualche modo, la posa delle reti è stata facilitata dal fatto che gli animali fossero, in qualche modo «organizzati”» I cinghiali, infatti, nel consumare l’uva seguivano l’andamento della maturazione.
«Il fatto che i cinghiali seguissero quest’andamento e staccassero l’uva quasi per ordine ha consentito ad Alessandro e Marco di spostare la recinzione più avanti, seguendo la maturazione », spiega Luisa. Ovviamente anche gli uccelli fanno in genere danno alle viti, ma il livello riscontrato coi cinghiali quest’anno è stato notevole. Il problema, poi, non è certo limitato alla sola zona di Nimis. Racconti analoghi arrivano anche da quella di Tarcento, ad esempio.
Questi eventi si collocano in un’annata in cui la produzione di vino, oltretutto, non è stata particolarmente alta. La situazione metorologica e le malattie da essa favorite, con gli sbalzi in primavera e in estate, ci ha messo del proprio.
L’azione degli animali, ha, quindi, causato ulteriori perdite a diverse aziende agricole della zona. In alcune è arrivata ad attaccare anche la soia.
Da Cergneu, Luisa Capitan ricorda che il problema degli animali era già stato preso in esame anni fa dalla Comunità montana. «A suo tempo sono stati stanziati fondi per l’installazione di reti a protezione delle colture, anche attraverso le risorse destinate alle zone in cui la comunità slovena è presente in provincia di Udine».
La problematica, intanto, persiste, sebbene i cacciatori cerchino di contenerla attraverso il piano degli abbattimenti. (Luciano Lister)
Una grande folla di persone, stimate dal questore in 1.500, si è radunata a mezzogiorno presso il molo Audace di Trieste e si è unita alla preghiera silenziosa dei rappresentanti delle diverse fedi. Insieme – in silenzio – hanno chiesto la fine della guerra in Medio Oriente, che ha già causato migliaia di vittime. Il molo Audace era probabilmente più affollato di oggi, 5 novembre, solo alla Barcolana.
L'iniziativa per un momento comune di incontro per la pace è venuta dalle fila della comunità islamica triestina, più precisamente dal suo presidente Omar Akram, che ha ripetuto al termine del silenzio quasi surreale: "Gli attacchi contro le vittime civili sono sempre degni di condanna, non ci sono eccezioni. I bambini sono tutti uguali e non meritano di morire."
La sua proposta è stata appoggiata con fiducia da Enrico Trevisi, vescovo di Trieste, convinto sostenitore della cooperazione tra le diverse comunità cittadine e combattente contro le ingiustizie (come ha dimostrato anche in questi giorni, quando ha pubblicamente chiesto che i migranti che arrivano a Trieste attraverso la rotta balcanica ricevere condizioni più umane). "È bello che abbiamo espresso la nostra convinzione che Dio non vuole alcuna guerra", ha dichiarato il vescovo dopo un silenzio di 15 minuti. “Non dobbiamo permettere che l’odio prevalga. Dio chiede questo ai credenti di diverse denominazioni. Lasciamo che la nostra fratellanza sia contagiosa”.
Akram e Trevisi hanno invitato alla preghiera comune anche altri rappresentanti delle comunità religiose cittadine (sul molo si è unito a loro, ad esempio, il pastore anglicano, in particolare il rabbino e il leader religioso della comunità ebraica triestina ha detto sul molo che ognuno può simpatizzare con la propria parte, ma è importante dimostrare a Trieste e all’Europa che sappiamo convivere nonostante le nostre differenze.
Muggia e Barcola hanno avuto gravi danni, con selciato divelto e danni ai lungomari. Mangiati diversi chilometri di spiaggia sia a Grado che a Lignano, con importanti costi di ripristino ancora da quantificare.
La pioggia praticamente ovunque si è assestata sui cinquanta sessanta millimetri, quindi con precipitazioni intense, fortunatamente meno pesanti di quelle dei giorni scorsi, ma che comunque hanno causato disagi.
A Clauzetto il grande versante franoso lungo la strada provinciale 22 continua a muoversi, tenuto sotto controllo dai geologi e della Protezione Civile. A Tarcento invece è stata parzialmente isolata la frazione di Sedilis per una frana al bivio di Plan di Paluz.
Le previsioni per i prossimi giorni parlano comunque di altra pioggia, ma meno intensa e più autunnale.
https://www.ilfriuli.it/cronaca/mareggiate-frane-e-allagamenti-milioni-di-danni-per-il-maltempo/
Il proverbio friulano della settimana
Alta Val Torre/Terska dolina