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23 lug 2022

A Topolò sulla strada della verità per Giulio, tutte le lingue di Helena Janeczek

 


La vicenda di Giulio Regeni è arcinota. La tortura e l’uccisione subite dal ricercatore di Fiumicello in Egitto sono avvenute più di sei anni fa. Un tempo ormai lontano, che pure non è servito ad avere giustizia per quel delitto. Un tempo lontano in cui però – grazie soprattutto ai suoi genitori, Paola Deffendi e Claudio Regeni – la memoria di questa triste storia e il desiderio di verità e giustizia processuale su di essa non si sono mai assopite. A questo, anche, è servito l’incontro di sabato 9 luglio alla Stazione di Topolò, durante il quale è intervenuto anche Pif, regista, attore, autore e conduttore sia televisivo che radiofonico, ormai ospite fisso della Postaja. Un incontro che, grazie all’ironia e alla leggerezza di Pif, e al garbo dei genitori, è servito anche ad avere un ritratto particolare di Giulio, dal fatto che avesse il difetto di essere ‘rognoso’, come ha detto sua madre, quindi puntiglioso, al fatto che usasse spesso il dialetto del proprio paese, anche quando doveva comunicare da lontano.

Venendo agli aspetti più legati alla vicenda, la madre ha ricordato che “fin dall’inizio ci siamo trovati a dover difendere l’immagine di Giulio, non tanto per dire se era un bravo ragazzo o meno, quanto perché una certa parte della stampa aveva creato una figura su di lui che non corrispondeva alla realtà, attribuendogli attività e funzioni non sue”.
“Quando ci chiedono dove troviamo la forza, il coraggio per fare quello che facciamo, per andare avanti dopo tanti anni – ha aggiunto poi il padre – rispondiamo che è qualcosa che ci viene spontaneo, perché quanto è stato fatto a Giulio è un oltraggio inaccettabile che nessuno dovrebbe subire e che non auguriamo a nessuno.”
Non è mancato l’accenno a come i governi italiani di questi ultimi anni abbiano affrontato la vicenda. “Abbiamo ricevuto tante promesse e attestazioni di comprensione – ha affermato Claudio Regeni – ma alla fine la politica si è arresa alle questioni pratiche, economiche. Nei rapporti tra Stati, come vengono trattati i diritti civili è qualcosa che non viene mai preso in considerazione.” L’eccezione, hanno ammesso i genitori di Giulio, è stata l’azione del presidente della Camera, Roberto Fico.
Ma si arriverà mai alla verità? Il padre ha fatto sapere che non si è lontani: “La verità è stata scritta, anche dalle istituzioni, e abbiamo i nomi delle quattro persone che sono state quelle più implicate nell’inseguimento, nelle torture e nell’uccisione di Giulio. Anche se in questo momento a causa di cavilli legali il processo non sta andando avanti.”
Infine, cosa puà fare una singola persona, chiunque, per dimostrare la sua vicinanza ai coniugi Regeni? Ha risposto la madre: “Chi ha delle idee, che non vuol dire fare un film su Giulio, un suo ritratto o una canzone, ma idee, per starci vicino e per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica, è ben accetto. Se riusciamo, insieme, ad aprire un varco nelle paure delle istituzioni, se riusciamo a farlo con Giulio, lo faremo per le tante tragedie sulle quali è calato un velo di omertà.”

* * *

Helena Janeczek, nata a Monaco di Baviera da genitori polacchi di origine ebraica, è diventata un nome di rilievo della letteratura italiana (vive in Italia dal 1983) grazie al libro ‘La ragazza con la Leica’, che nel 2018 ha ottenuto il premio Strega e il premio Bagutta. È una biografia romanzata della fotoreporter Gerda Taro, uccisa durante la guerra civile spagnola degli anni ’30, vista attraverso i punti di vista e i ricordi di alcuni personaggi a lei molto vicini. Il libro diventerà un film diretto dalla regista milanese Alina Marrazzi, che a Topolò, dove è già venuta spesso per la Postaja, ha incontrato la scrittrice, dialogando con lei e con la curatrice degli eventi letterari, Antonella Bukovaz.
Il tema da cui sono partite le tre protagoniste dell’incontro è stato però quello delle “lingue che ci abitano”: per Helena sono il tedesco, l’inglese, il russo, il francese, l’italiano, in forma minore il polacco e l’yiddish. Nei suoi libri usa spesso degli intarsi linguistici diversi dall’italiano. “L’uso delle lingue altre è qualcosa con cui sono cresciuta, il non avere una lingua sola, una lingua madre… L’uso che faccio delle lingue straniere nei miei libri non è sempre uguale, ha a che fare con il rapporto di appartenenza o non appartenenza con le lingue, ha spesso a che fare anche con il rapporto tra lingua e potere (se puoi scegliere di cambiare lingua o nome, anche se sei in posizione di subalternità, è un atto di affermazione, se avviene invece per imposizione è un atto di potere, di violenza). Le lingue dicono sui rapporti tra le persone, che possono essere anche affettivi” ha spiegato la scrittrice, per la quale è comunque importante che, al di là della comprensione, qualcosa della parola arrivi al lettore anche attraverso il suono “che dice anche di come le parole, per quanto astratte, abbiano a che fare con una risonanza, hanno un potere evocativo.”
Helena Janeczek ha poi parlato del suo impegno per la causa dell’attivista Alaa Abdel Fattah – incarcerato perché oppositore del governo egiziano e che da parecchie settimane è in sciopero della fame per denunciare le condizioni disumane della sua detenzione – ma anche di un suo libro (‘Lezioni di tenebra’) in cui alla fine degli anni Novanta raccontò di un viaggio con sua madre ad Auschwitz, al cui lager la genitrice era sopravvissuta.

https://novimatajur.it/cultura/a-topolo-sulla-strada-della-verita-per-giulio-tutte-le-lingue-di-helena-janeczek.html

Sabato-cucina


 Gli spaghetti alla Nerano in versione friulana

di Roberto Zottar
Oggi vi parlerò di un piatto “foresto”, apparentemente povero che con solo quattro ingredienti, spaghetti, zucchine, formaggio e basilico, ha raggiunto l’immortalità con l’uso virtuoso di sapori semplici e una cucina che ha come elemento centrale la bontà degli ingredienti. La grande cucina infatti non è ricca o povera, ma è buona. Ci sono piatti che, nati per caso e oggi magari nobilitati ex post, sono diventiiconici e, in questo caso, anche rappresentativi dell’estate: sto parlando degli spaghetti alla Nerano. In origine forse preparati solo con quello che era rimasto in cucina: delle zucchine cotte la mattina, fritte a rondelle per fare la scapece, e avanzi di formaggi locali. Il piatto, molto cremoso, è denso di sensazioni primarie, da leggere per sottrazione, per rari indizi, ma è anche abilmente strutturato nei profumi e nel gusto ed è in grado di raccontare qualcosa anche dopo averlo assaggiato all’infinito. La ricetta è nata negli anni Cinquanta nella Trattoria Mariagrazia di Nerano, sulla Costiera Amalfitana proprio davanti a Capri. Il piatto, subito molto apprezzato, diventa un emblema del locale e molti ristoranti provano poi a copiarlo. Confesso che anni fa sono andato proprio a Nerano per assaggiare l’originale! Il formaggio usato oggi è il provolone del monaco, un caciocavallo a pasta filata, ma credo che in origine c’erano solo del pecorino e della caciotta locale. Volendo riprodurre in Friuli il piatto, senza commettere un vero peccato mortale, credo possiamo usare un mix grattugiato di pecorino, provolone e montasio stagionato. Tagliate quindi a rondelle sottili 7 etti di zucchine nostrane piccole e chiare e friggetele in padella in olio. Quando sono appena dorate, adagiatele su carta assorbente e conditele con abbondante basilico spezzato a mano, salate e lasciare riposare. Cuocete al dente 4 etti di spaghetti e tenete da parte un bicchiere di acqua di cottura. Imbiondite due spicchi d’aglio in 6 cucchiai d’extravergine, levateli, versate 2/3 delle zucchine e mezzo bicchiere dell’acqua di cottura. Versate gli spaghetti e mantecate molto bene. Questa mantecatura è il segreto della cremosità del piatto che al palato sembra quasi avere del tuorlo, come se fosse una carbonara di zucchine. A fuoco spento aggiungete due etti del mix di formaggi, abbondante pepe nero e, se serve, ancora acqua di cottura per avere la giusta cremosità tipo “cacio e pepe”. Servite decorando con le altre zucchine e molte foglie di basilico che daranno un profumo stupefacente al piatto!
Eresia per eresia, una foglia di menta non stona!
Buon appetito!
da vita nei campi



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Incendio in Val Resia, l'elicottero raccoglie l'acqua per domare le fiamme

22 lug 2022

Inaugurazione mostra Un architetto cosmopolita in patria, Raimondo D’Aronco in Friuli


Verrà inaugurata VENERDì 22 LUGLIO ALLE ORE 18 presso il Salone del Parlamento del Castello la mostra “Un architetto cosmopolita in patria, Raimondo D’Aronco in Friuli”.

In occasione dei novant’anni della morte di Raimondo D’Aronco, la città di Udine rende omaggio all’architetto con un’esposizione che ne racconta linguaggio e percorso creativo soffermandosi sulle opere friulane, realizzate e non, progetti a volte dimenticati a fronte di una valorizzazione dell’esperienza in Turchia.
Alcune sale della Galleria d’Arte Antica e del Museo Friulano della Fotografia, ospiteranno una mostra realizzata dal Comune di Udine, Civici Musei con il sostegno della Fondazione Friuli e il patrocinio dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Udine, a cura di Diana Barillari e Silvia Bianco.

La maggior parte dei disegni esposti sono conservati nell’archivio D’Aronco delle Gallerie del Progetto, un fondo molto prezioso che raccoglie la gran parte dei lavori dell’architetto, ma che non può prescindere dalla collaborazione con altri enti conservatori di disegni daronchiani.
È presentato inoltre il mobilio dello studio D’Aronco recentemente donato al Comune dalla famiglia D’Aronco Chizzola...continua

https://www.eventifvg.it/evento/inaugurazione-mostra-un-architetto-cosmopolita-in-patria-raimondo-daronco-in-friuli/

Travolta da un albero, muore volontaria impegnata nella lotta agli incendi


Nulla da fare per Elena Lo Duca, capogruppo 56enne della Protezione civile di Prepotto, che stava coordinando le operazioni. "Si è sacrificata per il bene della comunità"

Travolta da un albero, muore volontaria impegnata nella lotta agli incendi

Il Friuli Venezia Giulia conta la prima vittima tra gli uomini e le donne impiegate contro gli incendi che stanno devastando la regione.

Elena Lo Ducacapogruppo 56enne della Protezione civile di Prepotto, è morta dopo essere stata investita da un albero che stava andando a fuoco.

La tragedia è avvenuta nella frazione di Cialla, durante le operazioni per spegnere un rogo esploso nel territorio comunale. Lo Duca stava facendo una ricognizione ai limiti del bosco quando un arbusto è improvvisamente precipitato, travolgendola.

Sul posto sono immediatamente accorsi i sanitari, anche con l'elisoccorso, con il supporto dei Vigili del fuoco. Inutili, purtroppo, gli sforzi per salvare la vita alla volontaria friulana, nata pochi giorni dopo la scossa del maggio 1976 e morta durante un'altra tragedia che sta stravolgendo la nostra regione.

Lascia il marito e una figlia. Proprio lo scorso dicembre, era stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella per i meriti conseguiti come Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato di Cividale.

La notizia ha destato profondo cordoglio. La Protezione civile regionale ha listato a lutto i suoi profili social.

Il Questore di Udine Manuela De Bernardin, esprime cordoglio e vicinanza ai familiari della vittima: “Tutta la Polizia di Stato è addolorata per la tragica scomparsa dell’Assistente Capo Coordinatore Elena Lo Duca. Elena, poliziotta, moglie, madre e volontaria della Protezione Civile, una vita spesa con entusiasmo e impegno per gli altri, si è sacrificata per il bene della comunità".

Massima vicinanza e cordoglio sono stati espressi dal governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga e dal vicegovernatore con delega alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, ai familiari della coordinatrice del Gruppo comunale di Protezione civile di Prepotto che questo pomeriggio ha perso tragicamente la vita mentre era impegnata in attività di supporto nella bonifica di un'area interessata da un rogo.

Il vicepresidente ha raggiunto immediatamente il luogo della disgrazia insieme al sindaco di Prepotto, Mariaclara Forti, per testimoniare la sua vicinanza ai parenti della vittima, all'amministrazione municipale e ai colleghi del Gruppo comunale di Protezione civile.

Il cordoglio e vicinanza sono stati espressi dal governatore e dal vicegovernatore della Regione anche agli agenti della Polizia di Stato. La vittima, Elena Lo Duca, 56 anni, di Prepotto, era infatti assistente capo coordinatore in forza al Commissariato di pubblica sicurezza della Polizia di Stato di Cividale del Friuli.

"Una tragedia che ci tocca da vicino in queste giornate travagliate per il Friuli Venezia Giulia e tante aree del Paese. Il nostro cordoglio e la vicinanza va alla famiglia, alla Protezione civile di Prepotto e alla comunità dei volontari della regione. A loro va ancora il nostro ringraziamento, come ai Vigili del Fuoco anche della vicina repubblica di Slovenia, a tutti i volontari e alle istituzioni locali che si stanno così fortemente mobilitando", così la presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani.

"Esprimo il mio profondo cordoglio e la vicinanza alla famiglia della volontaria della Protezione Civile, Elena Lo Duca, scomparsa nel corso delle operazioni di spegnimento e bonifica di un'area interessata da un incendio nel comune di Prepotto in provincia di Udine. Un drammatico episodio che racconta del ruolo prezioso che svolge la nostra Protezione Civile nella gestione delle emergenze, fino all'estremo sacrificio". Lo dichiara il capogruppo al Senato di Fratelli d'Italia, Luca Ciriani.

"Una tragedia che colpisce la grande famiglia del volontariato con cui siamo perennemente in debito". Queste le prime parole di Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. "In giorni d'emergenza come questi, la generosità dei volontari, il loro altruismo e la loro disponibilità - ha proseguito Zanin - costituiscono risorse preziose e alleati insostituibili. Pensare che uno di loro possa aver perso la vita durante il proprio turno di servizio, nell'intento di aiutare gli altri, lascia ancor di più senza parole".

"Proprio per questo motivo, non vorremmo mai imbatterci in drammi simili - ha concluso il presidente dell'Assemblea legislativa Fvg - che ci spingono a riflettere anche sul tema della sicurezza sul lavoro. Un argomento, considerate le vicende di varia entità registrate sul territorio regionale, su cui dobbiamo attuare provvedimenti tempestivi. Ora, però, il pensiero va a questa donna, ai suoi parenti e alla Protezione civile, ai quali esprimo le più sentite condoglianze da parte mia e del Consiglio regionale".

"Come gli infermieri e i medici sono stati gli eroi durante la pandemia, i Vigili del Fuoco e i volontari anti-incendio sono a pieno titolo gli eroi di questa estate segnata da roghi devastanti, come quello che da giorni sta colpendo il Carso e altre zone del Fvg",  scrive il deputato di Forza Italia Roberto Novelli. "Uomini e donne giustamente amati dalla popolazione per la loro fondamentale presenza a difesa del territorio e dei cittadini. Purtroppo ci accorgiamo dell’importanza di questi servitori dello Stato solo nel momento dell’emergenza e non in condizioni di normalità quando, come pure per i professionisti della sanità, non si è fatto abbastanza per incrementare gli organici e garantire l’apertura di tutte le caserme. O ancor peggio quando, come accaduto oggi a Cialla, una volontaria della Protezione civile regionale ha perso la vita durante le operazioni di spegnimento è morta, colpita da un albero. Alla sua famiglia e alla comunità umana della Protezione civile il mio cordoglio e la mia vicinanza”.

“Un esercito che, assieme a Protezione civile, Forestale e altri soggetti, sta cercando di domare le fiamme che stanno devastando una parte consistente della nostra regione, così come della confinante Slovenia. Una regione, la nostra con una vasta estensione boschiva, e conseguentemente a rischio di propagazione di incendi. Eppure, alcuni distaccamenti, come quello della mia Cividale. continuano ad essere chiusi, privando il territorio di un presidio di sicurezza di grande importanza. In questi anni, sia da parlamentare di opposizione che di maggioranza, ho sollecitato il governo a potenziare l’organico e riaprire le caserme. Continuerò a farlo anche in questo scampolo di legislatura: vogliamo continuare a ritenerli eroi ogni giorno, non solo in momenti drammatici come questo. Così come sostenere il mondo del volontariato, oggi tragicamente colpito”, conclude Novelli.

"Esprimiamo profondo dolore per la morte di Elena Lo Duca, volontaria antincendio boschivo della Protezione Civile. Siamo profondamente commossi, toccati e riconoscenti per il suo generoso impegno fino all'estremo. In un momento tanto drammatico per la nostra regione per i numerosi incendi, questa tragedia che deriva dall'instancabile servizio alla comunità ci unisce. Esprimiamo vicinanza alla famiglia di questa esemplare cittadina”, così si è espresso Furio Honsell di Open Sinistra Fvg.

"La tragica notizia della morte della volontaria della Protezione civile di Prepotto, Elena Lo Duca, ci colpisce e ci addolora. La generosità di persone come lei è qualcosa di impagabile e prezioso, ma pensare a tragedie come queste gela il sangue. Esprimiamo il nostro cordoglio e la vicinanza alla sua famiglia". Lo afferma il consigliere regionale Franco Iacop (Pd). "In questi momenti di inquietudine e forte preoccupazione per le famiglie e cittadini che vivono nei territori del Carso, colpiti dagli incendi, il pensiero va anche ai volontari della Protezione civile ai Vigili del fuoco italiani e sloveni, agli agenti del corpo forestale regionale che grazie al loro grande lavoro stanno cercando di contenere i roghi. Non smetteremo mai di ringraziare queste persone che mettono la sicurezza di tutti noi prima della loro incolumità".

Il Gruppo consiliare del MoVimento 5 Stelle esprime “profondo cordoglio per la morte di una volontaria antincendio boschivo della Protezione Civile”, impegnata nelle operazioni di spegnimento dell’incendio che ha interessato la zona di Prepotto. “Una morte che fa male per il modo in cui è avvenuta – aggiungono i consiglieri M5S -. In una circostanza così dolorosa, non possiamo che esprimere vicinanza alla famiglia della vittima”.

“Esprimiamo il nostro cordoglio per la morte di Elena Lo Duca e vicinanza alla sua famiglia: una tragedia che colpisce l’intera comunità regionale”. Lo afferma il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Giuseppe Nicoli, appresa la notizia della scomparsa della coordinatrice comunale della Protezione civile di Prepotto.

“In questi giorni drammatici in cui il Fvg è colpito dagli incendi – aggiunge Nicoli – non possiamo che essere infinitamente grati ai volontari della Protezione civile, ai vigili del fuoco e a tutte le altre forze in campo. Un impegno senza sosta che Elena Lo Duca dimostrava in modo esemplare: la sua perdita ci tocca nel profondo e il suo esempio resterà vivo nella comunità di questa regione”.https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/travolta-da-un-albero-muore-volontaria-impegnata-nella-lotta-agli-incendi/2/269432


Ko je zaradi suše prišla vojska - Quando la siccità chiamò l’Esercito

 

Non solo in questo periodo il problema della siccità condiziona più che mai il nostro vivere quotidiano. In passato, questa criticità la si doveva affrontare comunque. Si sfruttavano le sorgenti dell’acqua per usi domestici, ma queste non erano a portata di mano e, dopo aver agganciato al bilanciere/povierak, due secchi, o cindierji in rame, come era in uso, ci si recava alla sorgente più vicina per l’approvvigionamento del prezioso dono della natura.

Se per le persone l’acqua era un bene indispensabile, lo era anche per gli animali. E tutte le famiglie avevano in stalla uno o più capi di bestiame. Oltre alle mucche, pecore, capre e altro.

Verso la fine dell’Ottocento, nei pressi dell’abitato di Cravero, una di queste sorgenti è stata sfruttata per costruire una fontana, entrata poi in funzione nel 1891.

Come si è detto, anche gli animali domestici necessitavano, forse più dell’uomo, di avere a disposizione una congrua quantità di acqua. Infatti la prima sezione della fontana era destinata all’abbeveraggio gli animali, la terza al lavaggio degli indumenti e la seconda al risciacquo degli stessi. Era uno spettacolo, anzi, un rito spontaneo, vedere le mucche ben allineate al margine della vasca, deglutire l’acqua fresca che sgorgava da quella fonte. Purtroppo, questa «poesia» ha avuto termine con il terremoto del 1976 che ha sconvolto le viscere della terra, di conseguenza anche le vene, nelle quali scorreva l’acqua, facendole prendere un’altra direzione.

Quanto fin qui raccontato, nulla ha a che fare con la siccità che a Cravero ha fatto la sua comparsa in diversi periodi estivi tra il 1965 ed il 1970. La rete idrica era precaria, i tubi interrati venivano da lontano, dalle falde del monte Hum per intenderci, e la fornitura di acqua alle fontane del paese non era tra le migliori, tanto che questo disagio è stato portato all’attenzione dei vertici amministrativi da Giorgio Predan, in quel periodo consigliere comunale di S. Leonardo.

Nei dibattiti in ambito amministrativo, si giunse alla decisione di razionare l’uso dell’acqua, e questo lo si poteva fare solo chiudendo i rubinetti in uscita dal deposito, nelle ore notturne che fornivano l’acqua alle fontane. Per attuare questo provvedimento, lo stesso Predan diede la disponibilità per chiudere, alle 22 di ogni sera, i rubinetti delle vasche. Questo avveniva con l’aiuto di una persona del paese che reggeva una torcia elettrica. I rubinetti venivano riaperti alle sei del mattino successivo, in quanto Predan doveva recarsi al lavoro a Ipplis. L’operazione doveva effettuarsi in tempi strettissimi.

Questo fu un provvedimento tampone. Il flusso dell’acqua non era sufficiente per le esigenze della comunità, per cui l’amministrazione comunale, su suggerimento dello stesso Predan, coinvolse anche l’Esercito, che fornì con delle autobotti un’ulteriore quantità di acqua.

In quel periodo non c’era ancora la strada interpoderale, ma solo una mulattiera. Un piccolo mezzo, un gippone per dirla in breve, poteva avvicinarsi al deposito e da lì, con un tubo flessibile, si poteva scaricare l’acqua nelle vasche.

Si direbbe: tutto bene ciò che finisce bene, ma si è sfiorata la tragedia quando quel mezzo militare, con a bordo l’autista ed il capo macchina, in fase di ritorno alla propria unità a Cividale, nell’affrontare il tornante tra Cravero e Potcravero, causa un’errata manovra, o non conoscenza del territorio, finì in bilico sul muraglione.

Fortuna volle che la cisterna a bordo era vuota e questo fatto fu determinante per vedere illesi gli occupanti dell’automezzo. (Bepo Qualizza)

21 lug 2022

Passo Tanamea 2

giovedì luoghi

proverbio

 


Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei Vita Nei Campi
“A Sante Prasede la blave cu la sede” ovvero per il giorno di Santa Prassede (il 21 luglio) la pannocchia del mais mostra la seta, quesi filamenti che fuoriescono dalle bratee.

20 lug 2022

Najhujša šuša v 30 letih / La peggiore siccità in 30 anni


L’ anno 2022 si sta prospettando come il più siccitoso degli ultimi 30 anni almeno per quanto riguarda le Valli del Natisone. Dal primo gennaio al 12 luglio sono caduti solamente 392 mm di pioggia (392 litri per metro quadro).

Se confrontiamo con l’anno 2021, quando per lo stesso periodo erano caduti 1167 mm, mancano all’appello 775 mm, fondamentali soprattutto per il settore agricolo. Patiscono particolarmente le coltivazioni di ortaggi e i frutteti, il mais, le patate e le zucche, l’erba non cresce.

La situazione si è aggravata anche per lo scarso apporto di neve in montagna – il 31 maggio 2021 alla stazione meteo di Triglav Kredarica (2515 m) la coltre nevosa misurava 480 cm, lo stesso giorno 31 maggio 2022 cm 42 – questa è tutta acqua che manca a sorgenti e falde freatiche.

Secondo le previsioni metereologiche a lungo termine, anche i mesi di luglio e agosto saranno molto caldi e con poche precipitazioni.

Negli ultimi 30 anni la media annua di pioggia a fondovalle nella Valle del Natisone si è assestata su 2000 mm con un estremo massimo nel 2014 di 3012 mm e minimo nel 2006con 1366. Nel 2006, anno molto siccitoso, però dal primo gennaio al 12 luglio erano caduti già 625 mm. Un quantitativo molto superiore a quello di quest’anno.

Se questo è un evento straordinario non lo possiamo affermare, la speranza è quella di un ritorno alla normalità anche se purtroppo la tendenza indica un aumento delle temperature ed il verificarsi di situazioni climatiche estreme.

Recentemente l’Università di Udine ha pubblicato alcune indicazioni sulla modifica della tipologia di coltivazioni agricole orientandosi verso colture che utilizzano meno acqua.

In ogni caso l’enorme quantitativo di pioggia che mediamente cade all’anno, 2000 mm. (2000 litri per metro quadro) circa, non dovrebbe essere disperso e bisogna prevedere la realizzazione di invasi per la raccolta e conservazione dell’acqua.

Intanto si cerca di correre ai ripari. Lo scorso 8 luglio il sindaco di San Pietro al Natisone, Mariano Zufferli, ha emesso un’ ordinanza per limitare l’uso dell’acqua «ai soli usi idropotabili e dell’igiene della persona» e ne vieta l’utilizzo «per annaffiature, trattamenti, getti ornamentali e comunque tutti gli usi impropri». (U. D.)

Benečiji grozi najhujša suša v zadnjih 30 letih. Med 1. januarjem in 12. julijem so v Nediških dolinah izmerili le 392 milimetrov dežja, ko ga je v istem obdobju lanskega leta padlo 1197 milimetrov.

Zaradi suše so prizadete predvsem nenamakane površine z vrtninami, poljščinami (koruza, krompir, buče) in sadovnjaki, močno prizadeto je travinje. Tudi julij in avgust naj bi bila po dolgoročnih napovedih vroča in suha. Strokovnjaki poudarjajo, da je v spopadanju z vremenskimi spremembami potencial za kmetijstvo v raznolikosti zasaditev in v novih, proti vremenskim stresom odpornih sortah.

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Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

Nuove ricerche e strade per lo strok, l’aglio di Resia

  Radicato nella tradizione agricola della vallata, l’aglio di Resia/Rozajanski strok è, oggi, il prodotto agricolo locale maggiormente cono...

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