“Siamo partiti dal problema della perdita della memoria orale della nostra gente, che non si può fermare fino a che non rimane scritta da qualche parte. È sicuramente sempre in evoluzione, e rappresenta la cultura più profonda del nostro territorio.” Questo il punto da cui ha preso avvio – nelle parole del sindaco di Stregna, Luca Postregna – il progetto ‘Poti do vasi’, realizzato dal Comune di Stregna (con partners i Comuni di Prepotto, San Leonardo e Savogna) e finanziato dall’articolo 19 della legge regionale 26/2007 sull’uso della lingua slovena nella Pubblica amministrazione. Il punto di arrivo del progetto, che in realtà potrà essere integrato ancora nel corso del tempo, è stata la presentazione conclusiva che si è tenuta sabato 18 dicembre nell’agriturismo ‘La casa delle rondini’ a Dughe.
Il progetto ‘Poti do vasi’ ha sviluppato un tema legato alla toponomastica e ai nomi di famiglia che rappresenta, per Stregna, la continuità con quanto l’amministrazione comunale sta realizzando a partire dal 2015, concentrandosi sulla valorizzazione paesaggistica del territorio.
A svolgere il lavoro di ricerca sono stati Susanna Loszach, Matia Simoncig e Sara Simoncig. La prima si è concentrata sul tema dei microtoponimi a Prepotto, San Leonardo e Savogna. Circa 800 quelli riscontrati, ma che – è stato chiarito – hanno integrato il lavoro di chi in passato si è già cimentato in questa disciplina.
Dopo aver spiegato l’importanza della toponomastica per potersi orientare sul territorio, ma anche per fornire la propria posizione (un esempio è Skrbina, microtoponimo che si trova tra Dus e Iellina, in comune di Savogna, che indica una zona di passaggio accidentato) e fissare le conoscenze geofisiche e agronomiche del territorio (ad esempio Huda dolina, vicina al valico di Livek, che ha una pessima esposizione solare), Susanna ha spiegato che “raccogliere microtoponimi potrebbe sembrare un’operazione nostalgica, ma non lo è, un singolo nome può aiutarci a ricostruire momenti storici non espressamente documentati, che ci ricordano che facciamo parte della grande Storia, che è stata fondamentale per il nostro sviluppo.” Anche qui un esempio: Pod uarda, presso Iainich, in comune di San Leonardo, ha origini longobarde.
Il progetto ‘Poti do vasi’ propone quindi – ecco un primo possibile sviluppo concreto – di “completare la sentieristica delle aree coinvolte attraverso la raccolta di microtoponimi della tradizione locale, perché questi riescono a dettagliare i territori attraversati da questa viabilità meglio delle abituali fonti cartografiche”.
La trascrizione delle informazioni, secondo i criteri della lingua slovena, è stata seguita da Sara Simoncig. “Una fase a volte semplice, se il microtoponimo era trasparente, in altri casi è stata una scoperta, un posto per dove magari ero passata e che non avevo notato, altre volte ancora ho dovuto richiedere ulteriori informazioni”, ha spiegato facendo l’esempio di Poklon, che in italiano vuol dire ‘inchino’. L’aiuto dell’informatore è stato essenziale, perché il nome definiva un luogo in cui si fermava una processione.
Matia Simoncig è partito, per raccontare la ricerca sui nomi di casa nel comune di Stregna, dalla domanda “Čiga’ si ti?”, cioè “Di chi sei, a quale famiglia appartieni?”. Attraverso interviste dirette agli abitanti o a persone originarie del luogo sono stati raccolti 470 nomi di famiglia, anche se alcuni si ripetono: quelli univoci sono 252. Sempre a Stregna sono stati poi raccolti 511 microtoponimi, dei quali 417 univoci.
Una volta ottenuti i dati, è stata fatta un’analisi sul significato dei nomi di famiglia, che sono stati suddivisi in gruppi. A Stregna la maggior parte dei nomi di casa si riferiscono a un nome proprio (Drejcova, Beponova družina), altri a un luogo di origine o a una posizione geografica (Hlasčanova družina, Dortih), altri ancora, meno frequenti, ad animali, piante o a mestieri.
La ricerca è valorizzata dalla stampa di 16 tabelle con i nomi di famiglia di Stregna e di 180 tabelline con i microtoponimi dei quattro Comuni.
In conclusione parole di apprezzamento per l’iniziativa sono state espresse dal consigliere regionale Igor Gabrovec: “Un modo eccellente di investire i fondi della legge 26, è stata valorizzata l’importanza delle radici di questo territorio”. Un plauso anche dalla senatrice Tatiana Rojc: “È stato scritto un capitolo importante sulla memoria dei luoghi e delle genti che lo abitano, dando un’indicazione su quanto si può ancora fare per lo sviluppo futuro di queste terre.”
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