Un rovente muro d’orto
EUGENIO MONTALE
MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
(da Ossi di seppia, Gobetti, 1925)
Spulciando l’archivio delle poesie pubblicate mi ha meravigliato l’assenza di "Meriggiare pallido e assorto” di Eugenio Montale, testo che ben si addice a celebrare l’arrivo astronomico dell’estate con il solstizio alle 5.32 di oggi.
C’è tutto Montale: c’è l’isolamento della muraglia, invalicabile addirittura, visti quei pezzi di vetro posti alla sua sommità per impedire lo scavalcamento – offendicula si indicano con termine legale e sono leciti, anche se molto meno diffusi di un tempo; c’è la convinzione che la vita sia un “travaglio”, e non a caso il poeta sottolinea l’aridità del luogo, tra serpi e rovi, tra formiche rosse e il sole a picco. Rimane tuttavia il baluginare della speranza, quel mare di Liguria che luccica lontano, intravisto tra il fogliame.
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ANTONIN SLAVICEK, "MURO DEL GIARDINO"
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Celebriamo l'inizio del solstizio d'estate...
RispondiEliminaAbbracci Olga.
Buona estate, Olga!
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