Il conte pecoraio
Castello di Colloredo di Montalbano
Ippolito Nievo
La valle del Cornappo ed i suoi abitanti in un romanzo di Ippolito Nievo
Molti conoscono le «Confessioni di un Italiano» scritte da Ippolito Nievo,
romanzo, considerato dai critici dell’800, come il migliore dopo i «Promessi Sposi» di A. Manzoni.Ma non a tutti è noto che egli scrisse tra gli altri anche il «Conte Pecoraio».
È un romanzo non molto lungo , ma interessante, perchè lo sfondo su cui si snoda la vicenda , sono le prealpi Giulie che da Tarcento corrono verso Cividale.
Il poeta – scrittore visse parecchio tempo in Friuli, nel suo castello di Colloredo di Montalbano ed ebbe quindi modo di ammirare le bellezze che offre questa regione e di descriverle nel migliore dei modi in questo suo pur poco noto romanzo.La trama del romanzo che tratta le vicende di una famiglia nobile di Torlano, e di un ’altra a lei collaterale,ma decaduta non ci interessa qui, ma ci interessavano solo quei passi che, ad onta di quanti denigrano la nostra stirpe, sgorgano dalla penna dello scrittore, spontanei, pieni di gentilezza e nello stesso tempo come una conferma spassionata del confine degli Sloveni nel Friuli. Egli infatti incomincia:
Torlano
«Un bel paesino guarda nel mezzano Friuli lo sbocco di una di quelle terre che dividono il parlare italico dallo slavo. . . »
Questo paesino è Torlano,sopra Nimis, e lo scrittore approfitta per descriverci tutti i dintorni, le ridenti colline di Ramandolo, i monti sopra di esse, la valle del Torre con Crosis, la gola del Cornappo e il paese di Monteaperta.
Più avanti dice:
« . . . e sotto il patrocinio del campanile si ricovera anche la canonica, la quale sembra invitare da lontano le mendicanti resiane che scedono in autunno con
le gerle in spalla alla cerca annuale;povere, scalze, cappuccine, non votate alla povertà,ma contente di essa;che domandano un soldo per l ’amore di Dio, e anche negate, si accommiatano con sublime saluto: lodato sia Gesù Cristo!»
E parlandoci delle fatiche che compiono questi nostri montanari e montanare,
prosegue:
«… nè è raro nei giorni di mercato incontrarsi . . .in un carico di fieno che da lungo sembra avanzare, come un nuvolone sospinto dal vento tra la spaccatura della roccia ; e poi farglisi più accosto si schermono (distinguono) due gambe nerborute alternarsi smisuratamente sotto la vasta mole,finché, quando ti premi nella rupe a dargli il passo, ne scappa fuori un saluto di voce soave e femmina, e tra l ’erba odorosa e cadente d ’ogni lato riposi collo sguardo negli occhi umidi cerulei d ’una fanciulla di Schiavonia».
In altri passi lo scrittore ripete ancora che Torlano segna il confine tra Slavi e Italiani, e d’altrove, un personaggio del romanzo chiede alla protagonista, Maria, di ballare la
«Schiava».
Ippolito Nievo è forse l ’unico scrittore italiano che abbia posto come scenario di un romanzo questa zona,ed è l ’unico che abbia parlato degli Sloveni del Friuli. E perciò è doveroso che i nostri Sloveni sappiano di essere stati oggetto di studio di molti linguisti, anche argomento del romanzo di un celebre scrittore romantico italiano che, senza sentimento di parte, ha riconosciuto fin dove arriva l ’idioma italico,o dove comincia la stirpe laboriosa e paziente degli Sloveni.
Cara Olga, ecco i post che mi piacciono sempre leggere!!!
RispondiEliminaCiao e buona giornata con un forte forte abbraccio.
Tomaso
Sempre molto interessanti i tuoi post
RispondiEliminaIl mio più caro saluto
Giorgio
Ciao Olga... Non conoscevo questo libro, ma trovo molto interessante "Confessioni di un Italiano" una storia parallela alla vita dell'Italia...
RispondiEliminaUn abbraccio.
Boa tarde Olga, obrigado pela dica maravilhosa, parabéns pela matéria.
RispondiEliminaChe fantastico castello!
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