È da diversi anni che ho la fortuna di essere invitato, per un amichevole convivio, ai compleanni di un caro amico di famiglia, mons. Marino Qualizza. Più che sacerdote, studioso, teologo, professore, giornalista, e via elencando fino a direttore responsabile di questo quindicinale Dom, mons. Marino è una persona eccezionale per una illimitata serie di ragioni, ma è soprattutto un amico che si fa volere bene. Non solo da me, ma da chiunque lo accosti.
La sua umanità si arricchisce di quella profonda spiritualità che non gli viene solo dai suoi studi, bensì dalla fede profonda tradotta. Va al sodo.
Nelle sue prediche, nelle conversazioni, nei ragionamenti, negli atteggiamenti non c’è alcuna presunzione. In lui c’è il senso della fratellanza, quella proclamata da Papa Francesco nella sua ultima enciclica, «Fratelli tutti»; quella che ti stende la mano per stringetela.
Mons. Qualizza avrebbe molte ragioni per ergersi sui gradini più elevati delle personalità di rilievo, meritevoli di plauso e di osanna. L’essere uno di noi, però, lo rende un simbolo, un punto di riferimento, uno che sa spronare e incoraggiare, unendo l’afflato della fede all’impegno culturale e civile, al fine di salvaguardare la nostra lingua e la fede religiosa, quali costituenti della nostra identità individuale e di gruppo.
Lo dico soprattutto per noi Sloveni della Benečija, reduci da oltre 150 anni di pressioni snazionalizzatrici – per usare un eufemismo –, emarginati, all’estrema periferia di uno Stato impegnato a rieducarci ad una malintesa italianità. Sulla scia di mons. Ivan Trinko, mons. Marino rimane uno degli ultimi Čedarmaci, i sacerdoti della Slavia che hanno speso la vita per mantenere vive e vitali la lingua, la cultura, le tradizioni della gente slovena, valori indissolubilmente legati alla fede religiosa dei padri. Non è stato muto nei suoi tanti anni di vita e men che meno lo è ora, quando, sfidando i limiti di un corpo ribelle, non rifiuta la sua presenza per testimoniare ancora con maggiore forza il valore dell’identità etnico-linguistica e religiosa del nostro gruppo, numericamente minoritario, ma per nulla inferiore alla maggioranza che ne minaccia l’estinzione.
Ha parlato molto, mons. Qualizza, ma soprattutto ha scritto molto. E perché almeno parte delle sue parole non venga dimenticata, in occasione del suo ottantesimo compleanno, la cooperativa «Most» ne ha raccolte parecchie in un libro: «Benečija naš dom». Nel volume rientra solo una piccola parte di quanto ha scritto, limitandosi, come si evince dal titolo, al «Naš dom», dove «dom» non è tanto la testata giornalistica quanto «dom» come casa nostra, patria, famiglia, memoria, tradizione, lingua, fede, cultura e quant’altro uno di noi possa dire di sé.
È un libro di 320 pagine che raccoglie una parte degli articoli di fondo del periodo 2003-2020 del quindicinale Dom, di cui mons. Qualizza è direttore responsabile da quasi 40 anni, salvo una breve interruzione. Cosa è stato il Dom per la Benečija e la sua gente in tutti questi anni? Un costate invito, uno stimolo a rendersi conto del valore intrinseco dell’appartenenza a questo particolare gruppo etnolinguistico che può vantare un passato storico di eccezionale fierezza e che ha il diritto-dovere di riacquistare riconoscimento e dignità troppo a lungo conculcate.
Ne ha provate di tutti i colori un combattente come mons. Qualizza, mai aggressivo o irruento,ma persuasivo e convincente per equilibrio e saggezza. Lui, teologo, insegnante,
personaggio noto ai massimi livelli culturali non manca, da oltre trent’anni, di percorrere la strada da Udine a Cras di Drenchia, l’estremo angolo del confine orientale, per celebrare la santa messa nella lingua della nostra cultura millenaria. Vessillo di coerenza sotto il Kolovrat, simbolo di fratellanza e di pace sul luogo dove si è consumato il tragico destino delle insane «inutili stragi» di due guerre mondiali. Pochi fedeli ad ascoltare le sue parole, ma una testimonianza vera e sincera che si ripete nelle celebrazioni ripetute nella chiesa di Špietar /S. Pietro al Natisone. È qui che sabato 10 ottobre è stato presentato il libro. A darne il senso riporto alcune proposizioni scritte da Giorgio Banchig nella prefazione.
«Leggere gli editoriali, che mons. Marino Qualizza ha scritto per il periodico Dom come direttore responsabile, significa rivedere in flashback gli avvenimenti, le conquiste, le crisi, i successi, le sofferenze, il declino e la voglia di riscatto che la comunità slovena della provincia di Udine ha vissuto in questi ultimi decenni. L’equilibrio di giudizio, l’esperienza accumulata come sacerdote, teologo e docente, le prove fisiche e le ostilità subite, ma soprattutto l’amore per la nostra terra e la nostra gente, il radicamento nella nostra cultura slovena, la preoccupazione per la salvaguardia della nostra lingua e del nostro patrimonio spirituale sono stati i presupposti e la fonte di ispirazione dei suoi scritti. Due volte al mese mons. Qualizza si rivolge alla sua gente che considera come una famiglia composta da credenti e non, ma uniti dalle comuni radici cristiane e culturali la cui linfa alimenta ancora questo “piccolo resto d’Israele” che si batte da oltre un secolo e mezzo per opporsi al processo di assimilazione e omologazione».
E mons. Marino è ancora qui a stimolarci, nei suoi 80 anni, giovane più di tanti di noi, che magari sperperiamo nell’indifferenza il patrimonio accumulato in mille anni di vita nelle valli e sui monti della nostra Benečija.
Riccardo Ruttar
Zadruga Most je izdala knjigo »Benečija naš dom«, v kateri je odgovorni urednik petnajstdnevnika Dom msgr. Marino Qualizza zbral veliko uvodniku, ki jih je za Dom napisal od leta 2003 do začetka letošnjega leeta. Knjiga je izšla ob 80. rojstnem dnevu beneškoslovenskega duhovnika (slavil ga bo 6. otuberja 2020).»Kadar prebiramo uvodnike, ki jih je msgr. Marino Qualizza kot odgovorni urednik napisal za štirinajstdnevnik Dom, se nam kot flashback razkrivajo dogodki, pridobitve, krize, uspehi, trpljenje, zaton in želja po osvobajanju, ki jih je slovenska skupnost iz videnske pokrajine doživljala v zadnjih desetletjih. Uravnovešenost njegove presoje, izkušnje, ki si jih je nabral kot duhovnik, teolog in profesor, doživete telesne preizkušnje in prestane sovražnosti, zlasti pa njegova ljubezen do naše zemlje in naših ljudi, ukoreninjenost v našo slovensko kulturo, skrb za ohranjanje našega jezika in naše duhovne dediščine, vse to je bilo osnova in vir navdihnjenja za njegovo pisanje. Dvakrat mesečno ponuja msgr. Qualizza bralcem Doma razmišljanje, komentarje, spodbude, kritike in nasvete o najrazličnejših vidikih v celoviti razčlenjenosti življenja in v številčnosti idejnih stališč naše skupnosti. Nagovarja svoje ljudi kot družino vernih in nevernih članov, ki jih združujejo skupne krščanske in kulturne korenine,« je v uvodu k knjigi pod naslovom Bogata in trpeča duša Benečije napisal Giorgio Banchig.
olga, grazie per la storia di il tuo amico.
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