di Adriano Del Fabro
Oltre a farsi alimento, il maiale diventava pure farmaco. Dai tempi del Medioevo e dell’utilizzo del lardo per alleviare le sofferenze dei malati di lebbra e di Herpes zooster, la porcoterapia si è diffusa nella pratica medica tradizionale friulana. A molte parti dell’animale venivano assegnate, a ragione o a torto, capacità curative. Per questo, un angolo del camarìn era trattato, dalla nonna di casa, con l’attenzione che si dedica a una vera e propria porzione di farmacia.
Le verruche, fino a qualche anno fa, erano comunissimi sulle mani della gente di campagna. In generale si usava sfregarle con cotenna di maiale maschio. La terapia veniva integrata con l’atto magico di gettarla poi dietro la schiena o seppellirla, per interrompere, in tal modo, ogni rapporto tra persona malata e malattia. La stessa cura veniva suggerita per la borsite mentre, sempre con la cotenna, si sfregavano le gengive sofferenti dei bambini alla loro prima dentizione.
Sulle ferite, si applicava un impiastro fatto con lardo macinato, foglie di millefoglio e di cicuta rossa. Sui patarecci, la mastite e le contusioni cutanee, invece, si applicava una fettina di lardo. Le distorsioni si ungevano con il lardo rancido.
Per la tosse da tubercolosi polmonare, si preparavano delle foglie di salvia su cui si appoggiava una fettina di lardo con un po’ di sale, da inghiottire ogni mattina. Foglie e lardo si distendevano sui polmoni, risanandoli.
Il lardo pestato si applicava sulle schiene doloranti, sulle scottature e si frizionavano le parti colpite dalla parotite epidermica.
Per le scottature solari, si consigliava di sciogliere un po’ di calce spenta in un po’ d’acqua e mescolarvi dello strutto sino a ottenere un unguento da spalmare su una pezzuola di lino e applicare sulle parti “bruciate”.
I traumi interni si potevano risolvere ingerendo mezzo litro di strutto.
Per trattare la rogna, si spalmavano le parti colpite con un unguento a base di strutto e zolfo. Era famosa, inoltre, la cura con il midollo stagionato delle ossa di maiale per gli ematomi, le contusioni e le distorsioni. Si utilizzava sotto forma di unguento da spalmare sulle parti doloranti. Si poteva anche frizionare la parte con del lardo pestato miscelato con un trito di foglie di prezzemolo. In alcuni paesi si credeva che bere il sangue di maiale servisse a curare l’anemia.
Nel Medio Friuli, per trattare i calli, si adoperava il lubrificante delle ruote (grasso di maiale cottosi con gli sfregamenti). La cistifellea si applicava sui paterecci, mentre con lo scroto ci si sfregavano le distorsioni. Sulle stesse si poteva stendere del lardo pestato e miscelato con un trito di foglie di tasso-barbasso. Per far uscire le spine dalla pelle, si consigliava un’applicazione fatta di strutto e felce quercina (o farfaro) pestata finemente. Con lo strutto, si ungevano pure le emorroidi
Non conoscevo i poteri curativi del maiale.
RispondiEliminaInteressanti.
Un tempo quando non c'erano altri rimedi usavano parti di maiale!
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