Dunque lunedì 4 maggio dovrebbe essere il giorno d’inizio per un graduale ritorno alla normalità. Meglio, alla nuova normalità della convivenza con il coronavirus del Covid-19, considerato che il vaccino «risolutore » appare ancora una chimera.
Quale sarà, allora, questa nuova normalità e cosa ci riserverà? Abbiamo chiesto ai sindaci del territorio della provincia di Udine nel quale è tutelata la comunità di lingua slovena come immaginano i prossimi mesi e anni, quali saranno le sfide da affrontare nelle valli di Benecia, Resia e Valcanale. Alcune idee e alcune soluzioni sono emerse. Altre arriveranno.
Proviamo anche noi a dare un contributo di speranza, perché pure questo è il compito di una testata, con una forte ispirazione ideale e un grande radicamento nel territorio, che vuol dare voce a una comunità particolare in forte affanno demografico, sociale ed economico ben prima dell’attuale crisi sanitaria.
Molti spunti di riflessione lì abbiamo già forniti nei precedenti numeri con gli interventi del nostro direttore, mons. Marino Qualizza, di Riccardo Ruttar, Mario Canciani, Igor Jelen e Zdravko Likar. Continuiamo questa volta partendo dalla costatazione che nell’emergenza delle scorse settimane i nostri paesi hanno evidenziato punti di forza nell’isolamento e nella bassa densità della popolazione. Questa esperienza testimonia come improvvisamente uno svantaggio può trasformarsi in vantaggio. Abbiamo sentito tanti dei rinchiusi negli appartamenti di città e paesoni di pianura agognare la vecchia casa valligiana dei genitori o dei nonni e pensare seriamente di trasferirvisi in pianta stabile.
Per Stefano Boeri, tra gli architetti urbanisti più stimati e ascoltati a livello mondiale, in seguito alla pandemia «già si prevede una grande spinta verso l’abbandono delle zone più densamente abitate ». In Italia, ha aggiunto, «ci sono 2300 comuni in stato di abbandono. Se le 14 aree metropolitane adottassero questi centri, con vantaggi fiscali e incentivi… E già ci sono luoghi meravigliosi dove ti danno la casa a un euro, in Liguria e lungo la dorsale appenninica».
Immediata c’è un’altra opportunità, che viene evidenziata dagli esperti di turismo, secondo i quali borghi alpini autentici, seconde case, attività sportive in solitaria, esperienze a contatto con la natura saranno le tendenze turistiche per l’estate alle porte. Bisognerà, infatti, passare anche le vacanze con le mascherine ed evitando assembramenti, condizione che pone come meta ideale la montagna. Non quella di grido, delle località alla moda, bensì quella vera, quella più tranquilla e autentica.
«Le regole relative al distanziamento sociale porteranno gli ospiti a preferire luoghi all’aperto, ma senza affollamento – riporta il documento previsionale dell’Osservatorio italiano di turismo montano –. Si tratterà soprattutto di un turismo di prossimità, infraregionale ». Che la montagna sia di questi tempi la meta più salubre e sicura lo ha detto nei giorni scorsi anche Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità.
È l’altra faccia della medaglia nell’emergenza coronavirus. Del resto la saggezza popolare ci spiega che «non tutti i mali vengono per nuocere» o, detto alla beneciana, «vsaka škoda ‘an nuc». A patto che le occasioni si sappiano (e vogliano) cogliere. Un ruolo importante potranno svolgerlo anche le organizzazioni slovene, se sapranno essere incisive, anche impegnandosi un po’ aldilà dalla loro principale sfera di interesse, cioè andando oltre il campo linguistico e culturale. Pensiamo soprattutto ai rapporti con il Posočje, la contermine alta valle dell’Isonzo, dove stanno già lavorando intensamente per il dopo emergenza (ne scriviamo a pagina 12). Naturalmente con l’auspicio che nei prossimi giorni arrivino buone notizie circa la riapertura del confine.
Ezio Gosgnach
Cara Olga, attendo l'inizio per rendermi conto se è veramente un inizio buono.
RispondiEliminaCiao e buon primo maggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Olga, io devo rimangare a casa, ma sono stanca.
RispondiEliminabuon primo maggio Tomaso!
RispondiElimina