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Questo blog parla delle minoranze linguistiche del Friuli:SLOVENA,FRIULANA eTEDESCA,articoli dei giornali della minoranza slovena,degli usi,costumi,eventi e tanto altro.Buona lettura.OLga

antifascista

antifascista

12 gen 2022

Tampone o vaccino?


 

Ma che freddo che fa...


 

foto di ForEst

Questa mattina faceva molto freddo:-4

Era talmente freddo che, al mattino, quando parlavamo tra noi operai, le parole, non appena uscivano dalla bocca, si congelavano nell’aria tanto da non udire il minimo rumore.(Mauro Corona)

Proverbio friulano

 




A lavà il cjaf al mus si bute vie la aghe e si infastidis le bestie.

Cosa vuol dire?

"Se si lava la testa all'asino si spreca l'acqua e si rischia di infastidire l'animale". Difficilmente si riesce a far cambiare opinione ad un testardo.

da Detti e proverbi

11 gen 2022

La giulugne/brina

dal web


di Angelo Floramo
Il paesaggio che la campagna invernale friulana regala nelle mattinate di gennaio e di febbraio ha tutto lo splendore di un incanto, conservando il profilo delle fiabe raccontate attorno al fuoco, capaci di evocare spiriti e prodigi a involarsi nella cappa fuligginosa del camino. I prati e i campi biancheggiano sotto una scintillante carezza di gelo che trasporta in una dimensione straniante, in bilico tra il sogno e la visione. Le stoppie graffiano la terra, i gelsi sembrano ancora più curvi e nodosi di sempre, quasi fossero irreali processioni di anime penitenti avvolte dalla bruma. La lingua italiana chiama questo fenomeno “brina”, ma in friulano il vocabolo assume una connotazione più forte, quasi ancestrale e profondamente pagana: “giulugne”. Il suo nome deriva da quello di Jule, il dio dell’inverno gelato venerato dai popoli germanici e rimbalzato fin qui tra il V e il VI secolo da sotto le tende di pelle dei Goti o forse rotolato giù dalle rocche di pietra dei Longobardi cantati da Paolo Diacono, quelli che elessero la nostra terra come il loro primo ducato. Concedersi una passeggiata lungo i sentieri che delimitano i poderi, di primo mattino, quando dai fossi riluce il riflesso del ghiaccio e l’erba rinsecchita crocchia sotto le scarpe è un’esperienza di rara bellezza, che andrebbe assaporata con calma. Solo così si possono interiorizzare quei paesaggi che si sono sedimentati nel nostro immaginario collettivo, ereditati dai nostri antenati contadini. Loro, in questo tempo apparentemente sospeso, sapevano bene quanto la terra fosse generosa di piccoli tesori sotto quella coperta di vetro. L’orto malgrado l’alito gelato della bora, regala le rotondità biancastre dei cavolfiori, i cavoli cappucci, le verze, i cardi e le rape, capaci di assicurare alla tavola, anche in mesi di magra, certe soddisfazioni non certo trascurabili perfino per i golosi. Non è un caso che in numerose raccolte statutarie friulane redatte nel Medioevo il furto di questi ortaggi, che garantivano la sopravvivenza della comunità nei mesi più freddi dell’anno, veniva severamente sanzionato. Foglie, radici, gambi si facevano bollire e quindi venivano conservati in recipienti a strati alternati con sale e lievito oppure si mangiavano cotti sotto forma di zuppe e minestre, lasciate sobbollire per ore sul fuoco e poi “ministrate”, ovvero servite nella logica dell’accoglienza e della condivisione. Oggi come allora da quelle pentole si diffonde quell’odore di terra che sa di caldo, di buono, di casa.
da Vita nei campi fb


Angelo Floramo insegna Storia e Letteratura al Magrini Marchetti di Gemona ed è ancora convinto che malgrado tutto sia il mestiere più bello del mondo. Medievista per formazione, ha pubblicato molti saggi e articoli specialistici, collabora con diverse riviste nazionali ed estere; dal 2012 collabora con la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli in veste di consulente scientifico.

Per Bottega Errante Edizioni ha pubblicato Balkan Circus (Ediciclo-Bottega Errante, due edizioni, finalista al premio “Albatros di Letteratura di viaggio”); Guarneriana Segreta (finalista al premio Latisana Nordest) e L’osteria dei passi perduti (4 edizioni), La veglia di Ljuba (2 edizioni), Come papaveri rossi.https://www.bottegaerranteedizioni.it/?team=angelo-floramo

Microtoponimi e nomi di famiglia, così si (ri)scopre la nostra cultura più profonda


 “Siamo partiti dal problema della perdita della memoria orale della nostra gente, che non si può fermare fino a che non rimane scritta da qualche parte. È sicuramente sempre in evoluzione, e rappresenta la cultura più profonda del nostro territorio.” Questo il punto da cui ha preso avvio – nelle parole del sindaco di Stregna, Luca Postregna – il progetto ‘Poti do vasi’, realizzato dal Comune di Stregna (con partners i Comuni di Prepotto, San Leonardo e Savogna) e finanziato dall’articolo 19 della legge regionale 26/2007 sull’uso della lingua slovena nella Pubblica amministrazione. Il punto di arrivo del progetto, che in realtà potrà essere integrato ancora nel corso del tempo, è stata la presentazione conclusiva che si è tenuta sabato 18 dicembre nell’agriturismo ‘La casa delle rondini’ a Dughe.

Il progetto ‘Poti do vasi’ ha sviluppato un tema legato alla toponomastica e ai nomi di famiglia che rappresenta, per Stregna, la continuità con quanto l’amministrazione comunale sta realizzando a partire dal 2015, concentrandosi sulla valorizzazione paesaggistica del territorio.
A svolgere il lavoro di ricerca sono stati Susanna Loszach, Matia Simoncig e Sara Simoncig. La prima si è concentrata sul tema dei microtoponimi a Prepotto, San Leonardo e Savogna. Circa 800 quelli riscontrati, ma che – è stato chiarito – hanno integrato il lavoro di chi in passato si è già cimentato in questa disciplina.

Dopo aver spiegato l’importanza della toponomastica per potersi orientare sul territorio, ma anche per fornire la propria posizione (un esempio è Skrbina, microtoponimo che si trova tra Dus e Iellina, in comune di Savogna, che indica una zona di passaggio accidentato) e fissare le conoscenze geofisiche e agronomiche del territorio (ad esempio Huda dolina, vicina al valico di Livek, che ha una pessima esposizione solare), Susanna ha spiegato che “raccogliere microtoponimi potrebbe sembrare un’operazione nostalgica, ma non lo è, un singolo nome può aiutarci a ricostruire momenti storici non espressamente documentati, che ci ricordano che facciamo parte della grande Storia, che è stata fondamentale per il nostro sviluppo.” Anche qui un esempio: Pod uarda, presso Iainich, in comune di San Leonardo, ha origini longobarde.
Il progetto ‘Poti do vasi’ propone quindi – ecco un primo possibile sviluppo concreto – di “completare la sentieristica delle aree coinvolte attraverso la raccolta di microtoponimi della tradizione locale, perché questi riescono a dettagliare i territori attraversati da questa viabilità meglio delle abituali fonti cartografiche”.

La trascrizione delle informazioni, secondo i criteri della lingua slovena, è stata seguita da Sara Simoncig. “Una fase a volte semplice, se il microtoponimo era trasparente, in altri casi è stata una scoperta, un posto per dove magari ero passata e che non avevo notato, altre volte ancora ho dovuto richiedere ulteriori informazioni”, ha spiegato facendo l’esempio di Poklon, che in italiano vuol dire ‘inchino’. L’aiuto dell’informatore è stato essenziale, perché il nome definiva un luogo in cui si fermava una processione.

Matia Simoncig è partito, per raccontare la ricerca sui nomi di casa nel comune di Stregna, dalla domanda “Čiga’ si ti?”, cioè “Di chi sei, a quale famiglia appartieni?”. Attraverso interviste dirette agli abitanti o a persone originarie del luogo sono stati raccolti 470 nomi di famiglia, anche se alcuni si ripetono: quelli univoci sono 252. Sempre a Stregna sono stati poi raccolti 511 microtoponimi, dei quali 417 univoci.
Una volta ottenuti i dati, è stata fatta un’analisi sul significato dei nomi di famiglia, che sono stati suddivisi in gruppi. A Stregna la maggior parte dei nomi di casa si riferiscono a un nome proprio (Drejcova, Beponova družina), altri a un luogo di origine o a una posizione geografica (Hlasčanova družina, Dortih), altri ancora, meno frequenti, ad animali, piante o a mestieri.
La ricerca è valorizzata dalla stampa di 16 tabelle con i nomi di famiglia di Stregna e di 180 tabelline con i microtoponimi dei quattro Comuni.

In conclusione parole di apprezzamento per l’iniziativa sono state espresse dal consigliere regionale Igor Gabrovec: “Un modo eccellente di investire i fondi della legge 26, è stata valorizzata l’importanza delle radici di questo territorio”. Un plauso anche dalla senatrice Tatiana Rojc: “È stato scritto un capitolo importante sulla memoria dei luoghi e delle genti che lo abitano, dando un’indicazione su quanto si può ancora fare per lo sviluppo futuro di queste terre.”

https://novimatajur.it/cultura/microtoponimi-e-nomi-di-famiglia-cosi-si-riscopre-la-nostra-cultura-piu-profonda.html

Buona giornata


 

10 gen 2022

Le Valli del Natisone: un particolare angolo di Friuli




 "Dai documenti emerge che il Popolo della Slavia aveva saputo crearsi un governo proprio, democratico e parlamentare, che deliberava nei suoi Arrenghi intorno a tutti gli interessi amministrativi, economici, politici e giudiziari della Regione, che fino all'ultimo diede saggio di forte organamento, di sapienza civile, e che è degno di figurare nella storia gloriosa dei Comuni italiani."



In queste parole dell'avvocato Carlo Podrecca sono sintetizzati gli oltre mille anni di storia della Slavia Friulana, una piccola regione situata all'estremo est dell'Italia, nelle Valli del Natisone in provincia di Udine.


Slavia "friulana" perchè da sempre legata alla storia politica del Friuli ma nello stesso tempo ponte lanciato culturalmente sul mondo slavo e particolarmente verso le regioni dell'attuale Slovenia.

"Amate la vostra lingua, cantate con essa i canti dell'anima, della fede nella casa di Dio, come con quella lingua cantate nelle case, nelle piazze, nelle osterie i vostri dolci, melanconici canti dell'amore, del dolore, della gioia.


Trovate nella vostra fede, nella vostra cultura, nella vostra storia, la volontà di salvare le vostre radici, la vostra anima".

Queste parole di Mons. Alfredo Battisti, arcivescovo di Udine, sono il programma di questo sito delle Valli del Natisone.

Proverbio friulano

 


Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
Oggi nello spazio del 1 proverbio vogliamo fare una verifica sull’allungarsi dei giorni secondo il proverbio “A Nadâl un pît di gjal, prin dal àn un pît di cjan a le Pifanie un pît di strie". Facendo data al 21 dicembre, convenzionalmente il giorno più corto dell’ anno, il “pît di gjal” al 25 dicembre vale 33 secondi, al primo dell’anno il “pît di cian” 4 minuti e 55 secondi mentre il "pît di strie" del 6 gennaio è “lungo” 10 minuti e 24 secondi.

9 gen 2022

Al di là della linea immaginaria-Čez namisljeno črto

fto dal Novi Matajur -Topolò

 EL CIELO NO TIENE FRONTERA

sta scritto proprio lì

dove inizia la camminata

che da Topolò conduce a Livek


El cielo no tenta frontera

neppure quando ti gridavano STOJ!

e  sentieri rimasti erano solo quelli calpestati

dalle guardie del confine.


El cielo tendrà frontera

nemmeno quando alti muri si innalzeranno

nelle teste vuote di chi ancora oggi

vuole urlare agli altri STOJ!


EL CIELO NO TIENE FRONTERA

piše na skali tam

kjer začne Pohod 

ki peje od Topoluovega do Livka


El cielo no tenia frontera

an kar stražniki so uekali:STOJ!

an stazice so ble samuo tiste ki so jih oni

prehodil gor an dol po meji


El cielo no tendrà frontera

tudi kar novi ziduovi se bojo gradili

v praznih glavah ljudi ki bi šele 

napri tadi uekali:STOJ!

Margherita Trusgnach

Margherita Trusgnach nata il 27.3.1963 residente a Grimacco frazione Seuza 37 (UD) Benečija. Socia attiva di numerosi circoli culturali sloveni delle Valli del Natisone e socio fondatore del circolo culturale trasfrontaliero PoBeRe. Tra le varie attività culturali segue anche l’organizzazione delle serate di poesie in modo particolare “V nebu luna plava/La luna nuota nel cielo” del circolo culturale Rečan che si svolge ogni settembre e alle quali partecipano poeti e scrittori della minoranza slovena (anche nelle varie forme dialettali) e della minoranza friulana. Ha partecipato per diversi anni al concorso dialettale di prosa “Nas domači jizik/la nostra lingua madre” indetto dal comune di San Pietro al Natisone e ad alcune serate di poesia trasfrontaliera. Dopo aver letto soprattutto poesie di altri autori della minoranza slovena, ha iniziato a scrivere da se nel dialetto della Rečanska Dolina (Benecija)dal web

La presenza di ibridi di lupo nel tarvisano

 


Le considerazioni di Legambiente FVG

La presenza nel tarvisiano di un ibrido di lupo proveniente dalla Slovenia che sembra aver figliato 7 cuccioli, pone interrogativi sulla complessiva gestione della biodiversità in questa importante area transfrontaliera.

Il cane e il lupo rappresentano la forma addomesticata e selvatica della stessa specie e le poche differenze si riscontrano prevalentemente a livello genetico e solo attraverso accurate analisi. Ma il colore nero ed altre differenze morfologiche riscontrabili a occhio nudo, sono indicatori sentinella della  presenza di lupi melanici frutto di ibridazione con il cane.

Nel caso soprarichiamato una task force, richiesta e coordinata dalla regione e autorizzata dal Ministero, doveva essere attivata appena avuta la notizia della presenza del presunto ibrido che sembra risalire al 2020. L’inazione delle autorità preposte rende ora più complessa e costosa l’identificazione e l’intervento tramite le modalità consentite quali ad esempio, la cattura con sterilizzazione e il rilascio.

In futuro, un supporto importante nella gestione del lupo, può venire dalle esperienze maturate in questi anni nei numerosi progetti Europei realizzati sugli Appennini e sulle Alpi (Wofnet, Ibriwolf, Medwolf, WolfAlps. Progetti che hanno messo a punto metodiche per la gestione coordinata della specie, per una  migliore coesistenza fra il lupo e le attività umane, per il controllo e la gestione dell’ibridazione. Tutto questo  richiederà  anche un coordinamento più stringente, anche normativo,  con le autorità di oltreconfine  nella gestione dei grandi carnivori ma anche una corretta informazione alla popolazione (le scuole, i giovani) per promuovere la conoscenza della biodiversità locale, evitare i comportamenti sbagliati nella relazione con la fauna selvatica, ad esempio la ricerca di contatto e di alimentazione a maggior ragione se questi sono grandi predatori oppure lo scarso controllo dei cani, affinché non si trasformino in cani vaganti che aumentano i rischi di contatto e ibridazione con il lupo.

Legambiente da tempo segnala l'importanza della riserva naturale statale biogenetica della Foresta di Tarvisio, una delle foreste più ricche di biodiversità in Italia, e l'urgenza di una gestione appropriata che può essere favorita dalla costituzione di una nuova e più ampia area protetta che coniughi la gestione forestale sostenibile, la tutela attiva della biodiversità e il coinvolgimento delle comunità locali attraverso il mantenimento degli usi civici e la realizzazione di pratiche di turismo sostenibile nelle aree consentite.

Con riferimento all’aggressione ad un abitante di Santa Caterina da parte di un “presunto” lupo o ibrido, condividiamo la nota dei Carabinieri forestali che afferma che in Italia, “tutte le segnalazioni di aggressione nei confronti di uomini si sono rivelate infondate”.

https://www.legambientefvg.it/component/content/article/2-uncategorised/2557-la-presenza-di-ibridi-di-lupo-nel-tarvisiano?Itemid=101

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