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27 ott 2021

Cambiamento climatico


Nei Vosgi diminuito di 7 volte il numero delle valanghe e accorciata la stagione valanghiva

[27 Ottobre 2021]

Le zone montane sono particolarmente colpite dal riscaldamento globale, ma gli impatti sulle valanghe sono ancora poco conosciuti. Lo studio “Upslope migration of snow avalanches in a warming climate”, pubblicato su PNAS da un team di ricercatori francesi di INRAE, Météo France, CNRS e delle un iversità di Grenoble Alpes, Genève e Haute-Alsace si è occupato dell’evoluzione dell’attività valanghiva  risalendo per quasi due secoli e mezzo nelle montagne dei Vosgi e mettendo insieme analisi delle fonti storiche e modellistica statistica e climatologia. I risultati dello studio dimostrano «Un aumento di quota delle valanghe che ora si verificano principalmente alle quote più elevate del massiccio». Questo aumento ha comportato una diminuzione di 7 volte del numero di valanghe, un accorciamento della stagione delle valanghe e una riduzione delle loro dimensioni rispetto alla fine della “Piccola Era Glaciale”.

I ricercatori francesi sottolineano che «E’ ormai assodato che il cambiamento climatico colpisce soprattutto le zone di montagna. Gli impatti sulla criosfera (neve, ghiaccio, permafrost) sono molto importanti e ben descritti per l’evoluzione dei ghiacciai e del manto nevoso. Tuttavia, le evoluzioni dell’attività valanghiva in risposta ai cambiamenti climatici sono ancora poco conosciute, a causa della mancanza di serie di osservazioni valanghive di durata sufficientemente lunga e di tecniche statistiche in grado di tenere conto dei numerosi bias insiti nelle poche serie esistenti. Questo è stato ricordato in particolare di recente nel rapporto speciale dell’IPCC sull’oceano e la criosfera, che include un capitolo specificamente dedicato alle aree montane. Il tema del rischio è cruciale data la pericolosità delle valanghe per l’uomo e le infrastrutture (edifici, reti di trasporto e comunicazione, ecc.)».

Per colmare queste lacune nella conoscenza,  il team di ricerca ha studiato l’evoluzione dell’attività valanghiva tra la fine del XVIII secolo e il 2014 nelle montagne dei Vosgi. Gli scienziati hanno utilizzato un approccio multidisciplinare innovativo che combina l’analisi del corpus delle fonti storiche (archivi scritti, documenti iconografici, testimonianze, ecc.), modelli statistici e climatologia e, grazie a questo lavoro, hanno potuto dimostrare che «L’aumento della temperatura di + 1,5° C nelle montagne dei Vosgi tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX secolo (fine di quella che viene chiamata la “Piccola Era Glaciale”) ha portato a una riduzione di 7 volte del numero medio di valanghe per inverno a livello del massiccio. La dimensione media delle valanghe è stata notevolmente ridotta – l’ultima valanga di dimensioni eccezionali è avvenuta nel 1952 – così come la durata della stagione durante la quale si sono verificate le valanghe (riduzione di 23 giorni in media)». L’analisi dell’evoluzione del manto nevoso ha dimostrato che  «Questi cambiamenti sono legati ad una netta riduzione, al termine della “Piccola Era Glaciale”, del manto nevoso alle basse e medie quote del massiccio. Di conseguenza, le valanghe sono ormai quasi scomparse da queste altitudini nelle montagne dei Vosgi. Oggi si verificano principalmente alle quote più elevate (zone di attivazione con quota minima intorno ai 1.200 m), anche se l’attività valanghiva è ancora un potenziale rischio in questo massiccio».

I ricercatori francesi concludono: «Questo studio suggerisce che nel tempo, in molte catene montuose, l’attività valanghiva sarà gradualmente limitata a quote sempre più elevate e che questo movimento sarà probabilmente accompagnato da una riduzione media della loro dimensione e durata della stagione in cui si verificano come futuri il riscaldamento riduce il manto nevoso. Più in generale, questi risultati mostrano che i massicci di media montagna possono fungere da sentinelle degli impatti del riscaldamento globale e quindi aiutare a progettare strategie di adattamento efficaci per tutte le aree montane».

https://greenreport.it/news/clima/cambiamento-climatico-in-montagna-le-valange-partono-de-sempre-piu-in-alto/
 

CASA/DOM di Ivan Trinko poesia

CASA/DOM 

Lassù,sulla cima maestosa

i monti nostri mi compaiono,Sloveni,

lì dietro,in piano,gorgogliano le acque,

ed in rigoglio vedo arbusti e campi.

La strirpe lì gioisce delle sue radici

in una primavera in fiore vivon lì

i miei fratelli e la fortuna lor soride

chè Madre Gloria fa di lor figli solerti.

O dole stirpe! Gioisci di quest'alba limpida,

ecco che il sol soave spunta,

inviato da Colui che ogni cosa smuove.

Secoli interi passati sconosciuti;

m or le nubi cedono al sereno,

son giunti tempi provvidi,è ora.

Ivan Trinko 


TRINKO Ivan – Zamejski, fautore della conservazione delle peculiarità etniche e culturali della Slavia Veneta, poeta, scrittore, traduttore, linguista, pittore, compositore, professore di filosofia, “padre degli sloveni della Benecia,” nato il 25 gennaio 1863 a Tercimonte nella famiglia  “pri Piernovih”, ivi morto il 26 giugno 1954.

Quarto di due figli e tre figlie (di cui Terezija fu religiosa a Brescia e vi morì). Il padre Anton (1826-1905), piccolo possidente, la madre Marija Golob (1828-1904), casalinga (vedi genealogia in Trinkov koledar 1973).

Frequentò la scuola in lingua italiana a Iellina sotto Tercimonte, sua maestra fu Roza Koren (1870-73), nativa delle Valli; su consiglio del cappellano Valentin Domenis il padre lo iscrisse alle elementari di Cividale (1873-75); già alla fine del primo anno si distinse tanto da meritarsi una medaglia d’oro. Dopo le elementari entrò nel Seminario Arcivescovile di Udine (1875), articolato in un ginnasio-liceo classico e in un seminario vero e proprio. Studente modello saltò la prima classe del liceo diplomandosi nel 1882. Compì gli studi seminariali in quattro anni e celebrò la Prima messa il 21 giugno 1886 a Tercimonte. Per l’occasione gli dedicarono e stamparono tre poesie. Già prima della consacrazione aveva prestato il servizio militare di leva di durata ridotta a Padova, poi rimase al Seminario di Udine sino al pensionamento nel 1942, poiché i suoi superiori gli avevano chiesto di proseguire gli studi e di ricoprire una cattedra d’insegnamento al Ginnasio arcivescovile.

Fu così che Trinko divenne prefetto seminariale, dedicandosi pure per tre anni agli studi di filosofia e delle lingue russa, polacca e ceca... continua https://www.kries.it/kd-ivan-trinko-2/mons-ivan-trinko/biografia/ivan-trinko-it/?lang=it

disegno a matita di Trinko
da https://www.kries.it/kd-ivan-trinko-2/mons-ivan-trinko/?lang=it


BENECIA

24 ott 2021

BUON POMERIGGIO DOMENICALE

 BUON POMERIGGIO



Oggi è domenica e leggo i miei giornale preferiti!

Il Matajur, oggi Novi Matajur ,è il giornale  che hanno diretto per 23 i miei genitori.Il 3 ottobre abbiamo festeggiato i suoi 70 anni.Oggi è diretto da Miha Obit,direttore e traduttore.

LUNGA VITA AL NOVI MATAJUR!

22 ott 2021

STORIE DI TEMPI PASSATI



Il nonno di mio marito di Villanova dei Monti -Zavarh (1862-1942) era un'impresario edile .Dopo il terremoto (tres anno 1895) di Lubiana andò a lavorare in  Slovenia (allora Austria) per la ricostruzione della città.Prendeva lavori in appalto ed assumeva operai del luogo.Lavorò anche a Mokronog dove capitò un fatto increscioso  che racconterò alla fine.
Rientrò a Zavarh e fu fatto sindaco di Bardo-Lusevera dal 1916 al 1924 , si abbonò al giornale sloveno "Goriška Straža " (Guardia di Gorizia )scritto in lingua cragnolina. Fu così che in casa impararono nuove parole slovene,perchè il nonno  leggeva  le notizie.

Il fattaaccio

A Mokronog successe che un sabato , giornata di paga, i salari  erano stati rubati e il nonno dovette chiudere l'impresa e ritornarsene a Zavarh.
Dopo tanti anni , d'inverno arrivò a piedi da Njivica, un suo vecchio operaio un po' malandato . Gli erano morte le bestie nella stalla (acquistate con i soldi del furto ),la moglie e una figlia .L'uomo disperato e preso dal rimorso, era andato da un frate a confessare il furto. Il religioso gli consigliò di andare  a Zavarh , di restituire ciò  che gli era rimasto e di chiedere perdono .
Sembra una storia inventata , ma è successa veramente al nonno di mio marito.
Una volta esistevano questi episodi  in cui la fede invogliava a  restituire e chiedere perdono. Oggi , purtroppo ,questi fatti sono molto rari !

MAHJUBIN HAKIMI RIP


 La ragazza nella foto si chiamava Mahjubin Hakimi, afghana, 18 anni.

Pochi giorni fa i talebani l’hanno barbaramente uccisa, decapitandola. Dopodiché sono andati dai genitori a minacciarli di morte se avessero parlato.
La “colpa” di questa giovane donna? Non si rassegnava a smettere di giocare a pallavolo, di fare sport, di continuare ad allenarsi, come impongono i talebani alle donne.
Militava nella Nazionale Juniores di volley, sognava di diventare una giocatrice professionista, voleva andare in bicicletta, voleva vivere.
Mahjubin Hakimi è morta per fare quello che qui da noi consideriamo scontato.
È morta sfidando un potere maschile mostruoso.
È morta difendendo un suo diritto, certo, ma in qualche modo stava difendendo i diritti di milioni di donne perseguitate nell’Afghanistan dei talebani.
Che la storia di questa ragazza coraggiosa arrivi lontanissimo, come una pietra di inciampo della brutalità che gli uomini possono avere nei confronti delle donne, non solo in Afghanistan.
R.i.p. Mahjubin.

Haiku

 


HAIKU

Notti insonni
pensieri ricorrenti
ed è già alba.
*
La luce sale
sole all'orizzonte
è già giorno
*

Ottobre mese
di nebbie e ricordi
di chi non c'è più

L'organizzazione Gladio e l' etnocidio della Benečija non devono essere mai dimenticati!


traduzione sommaria dell'articolo postato sotto

 Sono passati 30 anni  dall'etnocidio degli sloveni della Benecia, della Carnia,del Friuli  e  di Resia . Si tratta di storiche terre slovene nelle quali sono conservati elementi preistorici di etnogenetici sloveni.Per questo motivo negli ultimi due secoli, le reti  dei globalisti internazionali  europei, hanno creato  nuovi progetti  per la distruzione di antichi popoli soggetti a forti  assimilazioni. Sono passati 150 anni dal  plebiscito della Benecia (ottobre 1866), 70 anni dalla fondazione dell'organizzazione post fascista "O" (gennaio 1946) e 60 anni dall'istituzione dell'organizzazione fascista Gladio (ottobre 1956).L'inizio della distruzione di una tradizione antica degli sloveni della Benecia ha avuto inizio con l'arrivo di Napoleone e l'occupazione francese della Repubblica di Venezia nel 1797.
Napoleone cancellò la tradizione preistorica altamente organizzata  dell'organizzazione socio-politica dei villaggi sloveni e il loro autogoverno (dvanajstije), che nella Slavia era sopravvissuta fino ad allora.Dopo la caduta della Repubblica di Venezia e la partenza di Napoleone, i territori della Benecia  nel 1814 passarono sotto  gli Asburgo, che hanno continuato con la politica  di occupazione degli sloveni della Slavia.
Di questo fatto anche l' Italia appena formata (1861) ,per il il desiderio di una maggiore espansione nel territorio sloveno, nel 1866, approfittò della situazione momentanea e agli sloveni  benecani,resiani e friulani promise l'autonomia a condizione di aderire all'Italia. A tal fine, l'Italia in collaborazione con Vienna organizzò il plebiscito nell' ottobre 1866 nella  Benecia,Resia e Friuli dove gli sloveni optarono per l'annessione all'Italia.Gli Sloveni a causa della politica degli Asburgo,votarono in maggioranza per l'annessione all'Italia. Dopo meno di un mese l'Italia  mostrò il suo vero volto di ipocrisia e il genocidio dei territori sloveni di nuova acquisizione. 
 Il 22 NOVEMBRE 1866, "Il Giornale di Udine" pubblicò la citazione, "dobbiamo sterminare, distruggere gli sloveni".Subito dopo, il governo italiano iniziò con le deportazioni di massa e la migrazione degli sloveni. Poi seguì la guerra italiano-africana negli anni 1895-96, quando l'Italia mobilitò massicciamente ragazzi sloveni maggiorenni e uomini della Slavia,del Friuli nella guerra abissina (prima guerra ).
Nelle province slovene occidentali hanno iniziato a stabilirsi uomini del sud Italia molto brutali con le ragazze slovene. Tali fatti sono avvenuti quindi nella prima guerra mondiale, quando gli uomini erano mobilitati  in prima linea sul fronte dell'Isonzo e in Tirolo.  In guerra morirono  decine di migliaia uomini. Nelle terre slovene occidentali (Benecia, Resia, Carnia e Friuli),iniziò l' assimilazione fascista.
Sotto il fascismo vennero effettuate espulsioni di massa degli sloveni della Benecia e del Friuli.
Nella  II guerra mondiale,molti uomini andarono sul fronte russo, dove  furono mobilitati tanti sloveni della Slavia.
Furono fatti arrivare molti ragazzi asud Italia per sposarsi con le ragazze slovene. Le conseguenze di questo genocidio erano già visibili allora con l'italianizzazione ,in pochi decenni è cambiata quasi interamente la lingua parlata  con l'introduzione di elementi linguistici meridionali.Con la capitolazione dell'Italia l'8/9/1943 e la caduta del fascismo non finì il terrore genocida.Nel Friuli gli ex fascisti formarono l' organizzazione militare Osoppo, che si proclamava per partigiana, ma operava solo contro gli sloveni e forzatamente  ha portato all'italianizzazione delle terre slovene.
Il lavoro è continuato anche dopo la fine della guerra e si rinforzò per le nuove tendenze di demarcazione dei confini.  Nel gennaio 1946 è stata rinominata come organizzazione segreta paramilitare "O". L'organizzazione "O" aveva 15 battaglioni, subito dopo la  sua formazione ha intrapreso il conteggio, l'organizzazione e la programmazione di tutti i documenti sospettati  di essere filo-sloveni.
Iniziarono le deportazioni di massa, le incarcerazioni e le esecuzioni contro la popolazione slovena indigena.Nelle terre slovene la Gladio non perseguitava i comunisti e certamente non quelli che erano fiduciari dell'UDBA jugoslava.
Nei confronti della popolazione slovena è stato effettuato lo stesso terrore come fece il fascismo sotto Mussolini.  La Gladio è stata infatti inibita la forza dei comunisti italiani situati in Italia, ma lo scopo principale della Gladio era l'eliminazione degli antichi, sloveni in Benecia, Carnia e Friuli.L'organizzazione "O" era formata in gran parte da fascisti noti per stupri, rapimenti, espulsioni, uccisioni e roghi. Nello stesso tempo  ricevevano tre stipendi mensili per i  loro favori nelle organizzazioni terroristiche, mentre la gente comune dopo la guerra non  aveva  da mangiare.Gli sloveni  indigeni attraverso la Gladio  furono inviati in Francia, Belgio e Germania come manodopera per i lavori difficili e pericolosi nelle miniere.  In cambio  ottennero  il diritto a una certa quantità di carbone per le necessità della popolazione .
 La Gladio ha spostato dalla Benecia, Friuli e Carnia  oltre 60.000 persone slovene. (questa cifra non comprende  Gorizia e Trieste).  La pressione dell' assimilazione italiana sull'identità nazionale fino ad oggi non è terminata.I risultati di ciò sono che decine di paesi e borghi della Benecia  si sono completamente svuotati. In Carnia non  si sentono più  parole slovene, nonostante il fatto che gli italiani fino alla Prima Guerra Mondiale in Carnia erano inesistenti. Lo stesso vale per quasi tutto il Friuli, gli  Sloveni non  ci sono più, o anche quelli che  ci sono per lo più sono italianizzati .

tradotto sommariamente  dal'articolo di Rok Melink in fb


ORGANIZACIJA GLADIO IN ZAMOLČANI RODOMOR V BENEŠKI SLOVENIJI
Naj se nikoli ne pozabi!
Letos minevajo kar tri okrogle obletnice povezane z rodomorom beneških, karnijskih, furlanskih in rezijanskih Slovencev. Gre za zgodovinske slovenske dežele, v katerih so najvidneje ohranjeni prazgodovinski elementi slovenske etnogeneze.

Tudi zato so bile v zadnjih dveh stoletjih, ko so se s strani mednarodnih globalističnih mrež v Evropi ustvarjali novi načrti uničevanja starodavnih narodov, izpostavljene hudim raznarodovalnim pretresom. 150 let mineva od usodnega Beneškega plebiscita(oktober 1866), 70 let od ustanovitve postfašistične organizacije “O” (januar 1946) in 60 let od ustanovitve teroristične fašistične organizacije Gladio (oktober 1956). Za uvod se bom ustavil pri vseh treh na kratko, malo več pa se na koncu posvetil Gladio-tu, italijanski in obenem globalni prostozidarski tajni genocidni organizaciji. Ta je bila od njenega nastanka, 4. oktobra 1956 pa skozi obdobje do leta 1990, ko je delovala v polnem razmahu, pred javnostjo skrbno zamolčana. Vse do danes se skrbno zamolčuje in tepta spomin nanjo tudi v uradnih stikih za javnost v Sloveniji, ki je popolnoma okupirana in obglavljena po tujih prostozidarskih mrežah. Slovenci v Beneški Sloveniji pa se še danes bojijo ža samo besedne omembe Gladio-ta.
Začetek uničevanja prazgodovinskega izročila Beneških Slovencev se je začel s prihodom Napoleona oziroma francoske okupacije Beneške republike leta 1797. Napoleon je unkinil prazgodovinsko izročilo visoko urejene družbenopolitične ureditve slovenskih vasi in njihovo avtonomno samoupravo(dvanajstije), ki se je v Benečiji ohranila vse do tedaj. Po padcu Beneške republike in odhodu Napoleona so oblast v Beneški Sloveniji leta 1814 prevzeli Habsburžani, ki so nadaljevali z okupatorsko politiko do Beneških Slovencev. To je zelo dobro izkoristila tudi novonastala država Italija (*1861), ki je v želji po še večji ekspanziji na slovenska ozemlja, leta 1866 izkoristila trenutno situacijo in Beneškim, Rezijskim in Furlanskim Slovencem obljubila, da jim povrne njihovo zgodovinsko avtonomno samoupravo, pod pogojem, da se priključijo novi državi, Italiji. V ta namen je Italija v navezi z Dunajem organizirala oktobra 1866 plebiscit v slovenskih deželah Benečiji, Reziji in Furlaniji, kjer so se Slovenci odločali za priključitev k Italiji. Slovenci so zaradi mačehovske politike habsburžanov, italijanskim obljubam nasedli in v popolni večini glasovali za priključitev k Italiji. Že slab mesec po plebiscitu je Italija pokazala svoj hinavski in genocidni obraz na novopridobljenih slovenskih ozemljih. 22. novembra 1866 je bil v italijanskem časopisnem dnevniku “Il giornale di Udine” objavljen citat, “da je Slovence potrebno iztrebit, uničit!”.
Takoj zatem je italijanska oblast začela z množičnimi izgoni in preseljevanjem Slovencev. Sledile so italijansko afriške vojne v letih 1895-96, ko je Italija množično mobilizirala v vojno slovenske fante in može iz Benečije in Furlanije na afiška bojišča ( I. abesinska vojna). V zahodne slovenske dežele pa pričela množično naseljevati prišleke iz italijanskega juga, ki so nasilno poročevali slovenska dekleta. Vrh takšnega početja se je odvijal nato v prvi svetovni vojni, ko je Italija masovno mobilizirala slovenske moške v prve bojne linije na soško in tirolsko bojišče. Več desettisoče jih je padlo. Po prvi vojni je prišlo s strani Belgrada in Rima do zahrbtne in krivične Rapalske pogodbe L. 1920, ki je Slovence hudo oškodovala. V zahodnih slovenskih deželah (Benečija, Rezija, Karnija in Furlanija) pa se je začel brutalen fašistični raznarodovalni pohod. Naša dekleta pa so bila zopet prisilno kompromitirana z oženjanjem italijanskih prišlekov in ploditvijo sovražnikov.
Pod fašizmom je Italija izvajala množične izgone beneških in furlanskih slovencev. Tudi mojo rodbino iz vasice Melinki pri Ligu v Benečiji so leta 1928 izgnali. Italijanska fašistična oblast nam je zaplenila celotno domačijo z vso posestjo vred. V tistem času v razmahu italijanskega fašističnega terorja so bile na tak način številne slovenske vasi dodobra izpraznjene, zlasti v Benečiji, Karniji in Furlaniji. Po drugi vojni je Italija povrnila “jugoslovanski oblasti”, ne pa oškodovancem, tista protipravno zasežena imetja, ki so po novi razmejitvi ostala na tej strani meje. Nova jugoslovanska oblast, ki je kot prvo, poskrbela za krivično razmejitev in osvobojena zahodnoslovenska ozemlja zopet prodala Italiji, pa obenem tudi vrnjenih imetji s strani Italije na tej strani meje povečini ni vračala oškodovancem oziroma upravičencem, ampak svojim zaupnikom, lizunom, ki so se prilizovali novi okupatorski oblasti. Ti so si na tak sramoten način zlahka prilaščali hiše, posestva in druga imetja izgnanih in pobitih. Tudi moja družina v Melinkih ni dobila nič nazaj, kljub temu, da je bil moj dedek partizan, prvoborec. Po vojni je meddrugim odklonil častno odlikovanje, spomenico prvoborca in je ni hotel prevzet, ker se z novim režimom ni strinjal. Moja družina tako ni dobila nazaj ne zaplenjene domačije(v kateri smo živeli vso zgodovino), ne kakršnekoli denarne odškodnine s strani Italije, saj je denar, ki ga je Italija po vojni nakazala SFRJ za slovenske žrtve fašizma, povečini končal v Beogradu.
Predno zaključim z obdobjem II. Svet. vojne, naj omenim še Rusko fronto, kamor so Italijani zopet množično mobilizirali cvet slovenskega moštva iz omenjenih zahodnih slovenskih dežel. Tudi ta manjko so Italijani načrtno planirali za novo invazijo italijanskih južnjakov v naše kraje in njihovo poročevanje s Slovenkami. Posledice takšnega genocida so se že takrat kazale v totalnem poitaljančenju furlanske Slovenščine, ki se je v nekaj desetletjih spremenila v skoraj povsem italijanski dialekt, z vmešanimi južnoitalijanskimi jezikovnimi elementi. S kapitulacijo Italije 8. 9. 1943 in “padcem” fašizma pa se še zdaleč ni zaključil italijanski genocidni teror. Zloglasna fašistična organizacija X. MAS, ki je izvajala teror na Primorskem in zahodnih slovenskih ozemljih, se je samo preklopila pod nemško komando in svoje delo še pospešeno nadaljevala, obenem pa se je na furlanskem iz bivših fašistov formirala vojaška organizacija “Osoppo”, ki se je razglašala za partizane, delovala pa je izključno proti Slovencem in nasilno izvajala italijanizacijo zahodnih slovenskih dežel. Delovala je neprekinjeno tudi po koncu vojne in se še okrepila zaradi novih razmejitvenih teženj. Januarja 1946 se je preimenovala v tajno paravojaško organizacijo “O”. To je ponazarjalo prvo črko imena Osoppo.
“O”
Organizacijo “O” je sestavljalo kar petnajst bataljonov. Že takoj po nastanku se je “O” lotila preštevanja, urejanja in razporejanja kartotek vseh, ki so bili osumljeni slovenofilstva. Pričeli so se zopet množični izgoni, zapori in poboji nad avtohtonim slovenskim prebivalstvom. Prostovoljci v “O” so bili povečini že prekaljeni fašistični kriminalci, znani po posilstvih, ugrabitvah, izgonih, požigih in pobojih. Obenem pa so bili plačanci. Dobivali so po tri mesečne plače za “zasluge” pri delovanju te teroristične organizacije, medtem ko navadno ljudstvo po vojni ni imelo kaj jesti. Naši ljudje so 1. maja 1949 v odgovor na italijansko nasilje ustanovili “Demokratično fronto Slovencev za Benečijo” – DFS, s sedežem v Čedadu. Okupatorji iz Italije, pripadniki “O”, so njen sedež požgali v noči iz 23. na 24. marec 1950. Italijani so kot prostozidarska tvorba imeli pri svojem početju vselej podporo s strani prostozidarskih združb, tako z zahoda, kot z vzhoda in Balkana.
GLADIO
Oktobra 1956 je iz organizacije “O” nastala še okrutnejša in prav tako tajna organizacija Gladio. Ustanovitev Gladia sta 4. oktobra 1956 podpisali italijanska vlada, zveza NATO, ameriška obveščevalna C.I.A. in angleška obveščevalna MI6. V njegovo delovanje je bilo vpleteno močno prostozidarsko ozadje, od ameriških in angleških lož, do italijanske fašistične P2 z Licijem Gellijem na čelu in vse italijanske obveščevalne in protiobveščevalne službe. Uradno se danes v skromni literaturi, ki obstaja v zvezi s tem navaja, češ, da so Gladio ustanovili zaradi bojazni pred vdorom Stalinovih čet čez vzhodno italijansko mejo in nevarnostjo zmage komunistične partije v Italiji. Izgovor glede vdora Sovjetov v Italijo je zelo, zelo smešen. Kot prvo, Italija na vzhodni meji sploh ni mejila na Stalina, oziroma Kominform, ampak na Slovenijo, ki je bila pod okupacijo SFRJ. SFRJ pa je takrat bila že davno izključena iz Stalinovega Kominforma (informacijski biro komunističnih partiji) in v globokem sporu s Sovjeti, obenem pa v velikem prijateljstvu z Italijo že po tradicijonalni prostozidarski navezi Rim-Beograd in Rim-Zagreb. Še toliko bolj pa po Videmskem sporazumu leta 1955. Italija je tudi dobro vedela, da Beograd nima nikakršnega namena, da bi Jugoslavija hotela osvoboditi zahodna slovenska ozemlja ali kakorkoli hotela napasti Italijo. Tudi mirovni razmejitveni sporazumi so bili že zaključeni, seveda izključno v škodo Slovencev.
Kot drugo, v FJK (Furlaniji julijski krajini) je Gladio masovno preganjal navadne slovenske ljudi. V slovenskih deželah Gladio ni preganjal komunistov, sploh pa ne tistih, ki so bili vidni zaupniki jugoslovanske UDBE. Nad slovenskim prebivalstvom je izvajal enak teror, kot fašisti pod Mussolinijem. Gladio je sicer res zaviral tudi moč italijanskih komunistov znotraj Italije, ampak glavni namen Gladia je bil izkoreninjenje evropskih staroselcev, Slovencev, ki so prav v Benečiji, Karniji, Reziji in Furlaniji najvidneje ohranili našo svetlo prazgodovinsko kulturo, bogato vaško izročilo, tako družbenopolitično, kot duhovno. Zato je Gladiu držala podržko vsa globalistična prostozidarska mašinerija. Motil jih je ta prazgodovinski element visoko razvite vaške srenje, ki se je v Evropi najvidneje ohranil prav v teh Zahodnoslovenskih deželah.
Poleg pobojev, teroriziranja in divjega poitaljančevanja, je Gladio organizirano, zlasti iz Beneške Slovenije, Furlanije in Karnije, masovno izseljeval slovenske družine in jih transportiral v belgijska, francoska in nemška rudarska območja. Italija pa je to množično izseljevanje prikazovala kot izvoz svoje odvečne delovne sile. Po drugi strani pa je Italija na izpraznjena slovenska območja naseljevala italijanske južnjake in druge. Za slovenske staroselce, ki jih je potom Gladia prodala Franciji, Belgiji in Nemčiji, kot delovno silo za težavno in nevarno delo v rudnikih, je od omenjenih držav v zameno dobila pravico za določene količine premoga za potrebe italijanskega prebivalstva. Gladio je iz Benečije, Furlanije in Karnije izselil preko 60.000 slovenskih ljudi. Ta številka ne zajema še tistih iz Goriške in Tržaške. Italijanski raznarodovalni pritisk nad slovenstvom pa vse do danes ne odneha. Rezultati tega so, da je na desetine slovenskih vasi in zaselkov v Benečiji popolnoma izpraznjenih in se praznijo še preostale. Da v Karniji ne slišiš več slovenske besede, kljub temu, da Italijanov vse do prve vojne v Karniji praktično ni bilo. Isto velja za skoraj celotno Furlanijo. Slovencev ni več, oziroma še tisti, ki so, so povečini poitalijančeni. Na nekoč prelepih poljih, sadovnjakih, vinogradih in senožetih širom po furlanski nižini, ki so bili last slovenskih domorodcev, danes stojijo ogabne industrijske cone in trgovski centri. Italija uničuje avtohton in zdrav slovenski element, ki Italije prav nič ne ogroža, obenem pa vsakodnevno masovno sprejema nevarne, primitivne in nedelavne migrante iz Afrike, Bližnjega vzhoda in drugod in jim nudi vse, kot bi bili njeni sinovi.
NE DOPUSTIMO IZUMRTJA BENEŠKIH SLOVENCEV IN NAŠEGA STARODAVNEGA IZROČILA!!!

21 ott 2021

Gorizia-Nova Gorica 2025

 Incontro  Sergio Mattarella  Borut Pahor


Gorizia-Nova Gorica 2025: gesti storici che aprono le porte ad un nuovo percorso di amicizia e collaborazione!

"Borut Pahor e Sergio Mattarella passeranno alla storia come i due presidenti che hanno saputo stringersi la mano esprimendo condivisione nei luoghi che per tutto il secolo scorso avevano simboleggiato scontro, divisione e dolore. A Basovizza presso i due monumenti un anno fa e a Gorizia-Nova Gorica oggi. Hanno contribuito in modo decisivo a spegnere le fiamme della furia fascista che avvolsero il Narodni dom nel 1920 e che oggi viene restituito alla comunità che lo aveva sognato, costruito e perso. Assieme davanti al monumento dei quattro fucilati antifascisti sloveni hanno stemperato le pallottole che nel 1930 stroncarono quattro giovani vite, confermando la nobiltà del diritto di opporsi e combattere contro i soprusi del potere autoritario. Sulla foiba di Basovizza si sono inchinati alla memoria e al dolore di quanti hanno subito la violenza brutale e sempre ingiustificabile della resa dei conti tra vecchi e nuovi nemici. Non potevano quindi che essere Gorizia e Nova Gorica, nella piazza che veniva divisa da rete e filo spinato e che oggi ricongiunge le due città, la sede ideale per concludere un percorso e restituire alle nuove generazioni la storia ripulita dai rancori. Mattarella e Pahor hanno così oggi dato il via alla doppia e unica Capitale europea della cultura 2025, dimostrando con il loro personale esempio che con sincera amicizia e con stima reciproca il futuro è all'insegna di lunghi orizzonti e porte sempre aperte. Un percorso che la minoranza slovena in Italia e quella italiana in Slovenia hanno sempre sostenuto con passione e convinzione." sostiene il consigliere regionale SSk ed esponente della minoranza slovena Igor Gabrovec, questo pomeriggio presente alle celebrazioni sulla piazza Transalpina a Gorizia.

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