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19 lug 2021

Genti di frontiera: storie e identità diverse tra Friuli e Venezia Giulia

 



Viaggiare i Balcani propone dal 18 al 21 agosto un viaggio tra l’Adriatico e le Alpi, in quel Friuli Venezia Giulia terra di genti di frontiera

Informazioni: Viaggiare i Balcani 

Frontiere culturali, linguistiche, militari, politiche … mentali: da Palmanova e Gradisca d’Isonzo, poste sulla linea del duro scontro tra Venezia e Vienna, alla Trieste asburgica delle tante nazioni; dall’ospedale psichiatrico “basagliano” fino alle città “gemelle” di Gorizia e Nova Gorica, unite e divise. Friuli e Venezia Giulia sono da secoli terre di frontiera ricche di elementi diversi, che spesso coesistono in armonia, si mescolano e si combinano per formare qualcosa di nuovo.

Nella prima metà del ‘900, la Storia e gli uomini hanno trasformato queste frontiere sfumate in confini, netti e taglienti: “o questo o quello”, mettendo in crisi identità e modi di vita plurali, che attingevano sia dall’uno che dall’altro. Sono state tracciate linee che hanno separato e cambiato esistenze, destini. Ma anche laddove i confini sembravano mannaie, questo territorio è riuscito ad ammorbidire nel tempo ciò che appariva duro ed immutabile, con un lavoro paziente che oggi vede protagoniste le nuove generazioni. Così, queste terre ritornano ad essere luogo d’incontro e condivisione: dalla frontiera armata tra Serenissima ed Impero alla frontiera mentale che separa i cosiddetti “normali” dagli “ammalati”, luoghi e incontri di questo viaggio ci conducono in un mondo ricchissimo, esempio di come potrà essere la nuova Europa: divisa e conflittuale o capace di accogliere ed elaborare culture, tradizioni, idee, punti di vista, stati d’animo…

Ci attendono incroci inattesi e temi poco o nulla conosciuti. Ancora una volta tra l’Adriatico e le Alpi, tra il sasso del Carso e la natura dolce della costa.

 

PROGRAMMA DI VIAGGIO

MERCOLEDI’ 18 AGOSTO - TRENTO – MESTRE – PALMANOVA – GRADISCA D’ISONZO – GRADO

Partenza da Trento alle 5.30. Sosta a Rovereto e a Mestre Stazione FFSS alle 8.00 per la raccolta dei partecipanti. Dedichiamo il mattino alla frontiera militare, toccando i centri di Palmanova (patrimonio dell’umanità UNESCO) e Gradisca d’Isonzo: piazzeforti d’importanza fondamentale nel ripetuto scontro tra Repubblica di Venezia ed Impero asburgico, ma anche parte del complesso sistema di difesa italiano contro il blocco dei Paesi socialisti durante la Guerra fredda.

Dopo il pranzo libero, visitiamo Grado, città costiera carica di storia, protagonista di fitti rapporti con Aquileia e Venezia, divenuta spiaggia austriaca per eccellenza nell’ultimo scorcio del ‘800, unica di sabbia nei territori asburgici. Qui esploriamo il particolare legame tra l’Adriatico ed il mondo viennese, ma anche quello privilegiato tra l’Istria e la città, tanto da divenire la nuova casa di pescatori e agricoltori istriani con l’Esodo del Secondo dopoguerra. Cena e pernottamento ad Aquileia in hotel 3*.

GIOVEDI’ 19 AGOSTO - GRADO – TRIESTE

Approfittiamo della nostra presenza a Grado e trascorriamo il mattino in città per un po’ di relax: la spiaggia o il passeggio nel vecchio borgo dei pescatori o sul lungomare che guarda l’Istria ci offrono la possibilità di trascorrere ore serene e piacevoli.

Dopo il pranzo libero ci spostiamo a Trieste, dove visitiamo il cuore storico abbracciando un punto di vista particolare: è l’anima slovena quella che scopriamo, venendo a contatto con questa comunità solida e numerosa che ha vissuto un ‘900 complicato. La scoperta del suo sviluppo sociale, economico e culturale passa attraverso la visita di siti emblematici – come il Narodni Dom, nato come riferimento per la comunità e dato alle fiamme dalle squadre fasciste nel 1920 – e tenendo conto della pluralità di genti, lingue, culture e religioni che dal ‘700 fanno di Trieste una città cosmopolita … e di frontiera. Cena e pernottamento alle porte di Trieste in hotel 3*.

VENERDI’ 20 AGOSTO - TRIESTE – MUGGIA – GORIZIA

Dopo la colazione, seguiamo il nostro filo tematico con la visita all’ex Ospedale psichiatrico, inaugurato nel 1908 nel Parco di San Giacomo. Qui tocchiamo il turbamento di identità di frontiera in una regione di frontiera, che in 40 anni conosce ben 6 diverse bandiere: da quella dell’Impero asburgico a quella dell’Italia repubblicana, passando per il Regno sabaudo, il Terzo Reich, la nuova Jugoslavia socialista ed il Governo Militare Alleato. Ma è anche l’occasione per parlare di discipline di frontiera, quali la psicanalisi e la psichiatria, che qui hanno avuto esponenti eminenti nelle figure di Edoardo Weiss e Franco Basaglia.

Dopo il pranzo libero giungiamo a Muggia – lembo d’Istria italiana – e più precisamente sul confine di Stato che un tempo divideva Italia e Jugoslavia, mentre oggi ci separa dalla Slovenia. Esploriamo i dintorni e ragioniamo sulla definizione del confine nel 1954, sul piccolo Esodo dei Muggesani, sui controlli dei graničari (poliziotti di confine) jugoslavi e sulla scomparsa del confine in tempi recenti. Cena e pernottamento in hotel 3* a Gorizia.

SABATO 21 AGOSTO - GORIZIA – MESTRE – TRENTO

Dopo la colazione ci accoglie Gorizia-Nova Gorica, Capitale Europea della Cultura 2025. Centro culturale di rilievo nel periodo asburgico, Gorizia ed il suo territorio sono stati protagonisti di un felice abbraccio di lingue e culture – italiane, friulane, slovene e tedesche – che nel corso del ‘900 è stato messo a dura prova. La cosiddetta Nizza austriaca è così divenuta la città maledetta della Grande Guerra e poi la città contesa tra sloveni e italiani al termine della Seconda Guerra Mondiale.

Da tempo Gorizia attende che il suo notevole patrimonio di storia, cultura, architettura e vita politica e sociale venga scoperto e valorizzato, mentre la linea di confine che la divide dalla Nova Gorica jugoslava sta progressivamente (ma faticosamente) sbiadendo. In bilico lungo la linea di confine – dove un tempo passava la Cortina di Ferro – puntiamo così l’attenzione su Piazza della Transalpina, simbolo (zoppicante) della caduta del confine tra le due città, pronta ad essere ridisegnata per assumere il ruolo che merita. Dopo il pranzo organizzato e l’incontro con un protagonista della vita politica e culturale della città, rientriamo sostando a Mestre FFSS e a Rovereto per la discesa dei partecipanti, con arrivo a Trento in serata.https://www.balcanicaucaso.org/Transeuropa/Genti-di-frontiera-storie-e-identita-diverse-tra-Friuli-e-Venezia-Giulia?fbclid=IwAR14v3QlrkEqt-hCyO_QBiUCj9p3MBeCfsxdzXMuA39R5fETJivl6Nhtkv0

17 lug 2021

Web sul blog: Gli incendi devastano la Siberia

Web sul blog: Gli incendi devastano la Siberia: Articolo da  East Journal Bruciano ettari di foresta nella Taiga siberiana, dove un’ondata di caldo estremo ha portato siccità e temperatur...

Aleš Debeljak


ales-debeljak-1
Aleš Debeljak è nato a Ljubljana nel 1961. Si laurea in Filosofia e Letterature Comparate all’Università di Ljubljana. Nel 1993 acquisice il Ph.D. in Sociologia presso la Maxwell School dell’Università di Syracuse, nello Stato di New York. Pubblica per molte riviste e collane letterarie in diversi paesi del mondo. Le sue opere sono state tradotte in moltissimi stati, tra cui la Francia, la Spagna, l’Austria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, la Croazia, la Finlandia, la Lituania, la Yuogoslavia, la Polonia, l’Inghilterra, gli U.S.A. e il Giappone. Per la sua attività di ricercatore e di poeta ha vinto numerosi premi letterari ed è stato insignito di illustri titoli onorifici e accademici in tutto il mondo, tra i quali ricordiamo la nomina ad Ambasciatore delle Scienze della Repubblica di Slovenia, l’incarico di Senior Fulbright Fellow all’Università Berkeley, nello Stato della California, e il premio letterario Chiqyu vinto a Tokyo, nel 2000. Dal 1999 riveste il ruolo di Professore Associato nella Scuola di Scienze Sociali dell’Università di Ljubljana. È a buon diritto considerato una delle figure di punta dell’intelligentija slovena contemporanea. In Italia ha pubblicato "Momenti d’angoscia" (Minute strahu), trad. di Tea Štoka, commento di Charles Simic, Napoli, Fulvio Pagano Ed., 1992.
Quello che tu hai piantato nel mio midollo, il lo traduco in un linguaggio
Che ancora non ho dominato: la cadenza di un grido che raggiunge
La profondità del cuore, il tuono di un treno sotterraneo,
navate di una chiesa priva di altare, divinità che mormorano nel bacino. Tu:
tu rosa da una conchiglia come scultura fragile dalla fornace
di un soffiatore di vetro. Mi hai insegnato lo spasimo e l’umiltà
prima del vangelo di un profeta interrogativo. E la libertà
di una cerva che salta attraverso i prati di un paradiso assopito.
Non posso raggiungerli senza di te. Posso sentire il crepitio delle castagne
sulle terrazze del mio villaggio. L’asfalto si sta raffreddando. Non mi interessa.
Preferirei piuttosto tremare di piacere, come una casa al limitare del suo restauro,
quando tu canti una nuova melodia. Nell’ora più buia del giorno mi indichi
l’alfabeto del vento e il fato e i semi. Leggo le macchie nella cantina della storia.
So che la mia casa sarà qui, dove tu delimiti il selvaggio giardino.
(da: “Interpretazioni dell’amore”)
Angelo Floramo

Capricci della Ste: DIAMOND PAINTING - SEGNALIBRO

Capricci della Ste: DIAMOND PAINTING - SEGNALIBRO: Come sapete mi piace moltissimo leggere e sono una vera cultrice dei libri, nel senso che li tratto con un "doveroso rispetto" e d...

modi di dire

 Hlaua ke malo na posluša,na jè ta od kuša (La testa che poco ascolta è come quella del caprone) Vrata ot paklà so simpre odperte(Le porte dell’inferno sono sempre aperte) Za mjete znance, ne posoje soute(Per avere amici, non prestare soldi) Reče krive, ne rasto tej pokrive(Le cose storte, crescono come le ortiche) raccolta di Adriano Noacco (fonte archivio Novi Matajur) dialetto sloveno di Taipana/Tipana


Meja: allo SMO una scultura interattiva presenta la storia del confine


 Il museo contemporaneo SMO di San Pietro al Natisone presenta sabato 17 luglio alle 11 una nuova installazione scultorea che si aggiunge alla collezione di opere interattive permanenti. Meja, confine, è una video installazione tridimensionale di grandi dimensioni (circa 4 mq ) che mostra la trasformazione nel tempo, dal VI sec ad oggi, del confine orientale d’Italia. Realizzata, grazie al contributo della Regione FVG, dallo studio italo-spagnolo Out Of Format, l’installazione, ideata da Donatella Ruttar, è stata portata a termine nell’anno della pandemia. Il tecnico elettronico multimediale è Valerio Bergnach.

Il lavoro di ricerca effettuato da Giorgio Banchig (che ha messo a confronto tante fonti spesso contradditorie o lacunose) ha ricostruito nel dettaglio i tracciati di confine nell’arco di 1400 anni, per poterli mostrare su un grande plastico del territorio regionale. L’installazione consiste infatti in due videoproiezioni sincronizzate: la prima è su un modello topografico tridimensionale del territorio, sul quale sono proiettati gli spostamenti dei confini che si sono succeduti nel corso degli anni e vengono evidenziati alcuni punti di interesse, luoghi significativi o accadimenti rilevanti. La maquette riproduce l’orografia del territorio. Sono riconoscibili infatti le cime delle montagne, le valli e i fiumi che le percorrono, il mare e la costa.  Una seconda videoproiezione sulla parete frontale fornisce invece al visitatore dettagli, approfondimenti e suggestioni legati alla fase storica attivata dall’utente. Toccando delle monete di diverse epoche storiche si innesca la partenza del contenuto video sia sul modello topografico che sulla parete frontale. L’ambiente sonoro ed i suoni concreti che lo formano, sincronizzati con il racconto delle immagini, contribuiscono ad accrescere il carattere immersivo dell’esperienza.
Meja, che occupa uno spazio centrale accogliendo il visitatore, arricchisce quindi il museo di un nuovo tavolo di contenuti, uno strumento unico e utilissimo per comprendere la storia d’Europa e la multiculturalità del Friuli Venezia Giulia. L’installazione è dedicata a tutti coloro che vogliono conoscere il confine e sciogliere il gelo che aveva trasformato un territorio, una storia, in una dimensione off-limits.

15 lug 2021

La ‘questione di Trieste’ nel dopoguerra raccontata con i documenti degli archivi jugoslavi

 


 Un argomento su cui esiste una vasta letteratura e che è stato sviscerato da storici e, non di rado ancora oggi, strumentalizzato dalla politica. Eppure il libro di Federico Tenca Montini, ‘La Jugoslavia e la questione di Trieste 1945 – 1954’ (ed. il Mulino), ha un merito unico: la divulgazione – con rigore storico – dei documenti della parte, allora, jugoslava, oggi conservati nelle capitali degli stati nati dopo la dissoluzione della Federazione, a Lubiana, Belgrado e Zagabria.

Il volume, uscito ad ottobre 2020 e di recente tradotto anche in croato, ora che le norme e la situazione epidemiologica lo consentono, è stato presentato a Udine alla Caserma Osoppo lo scorso 30 giugno, a Gorizia al Kulturni dom il 3 luglio e a Cividale nel salone della Somsi il successivo 7 luglio. Gli incontri sono stati organizzati dalle rispettive sezioni Anpi di Udine, Gorizia e Cividale. A Udine Tenca Montini ha dialogato con Carlo Baldassi (Anpi ‘Città di Udine’) e Andrea Zannini (Istituto friulano per la storia del Movimento di liberazione). A Gorizia con Jože Pirjevec, docente di Storia contemporanea e autore della prefazione del libro, che però non ha potuto partecipare all’evento di Cividale.
Grazie al lungo lavoro di ricerca negli archivi – fra palazzi governativi, caserme dismesse e addirittura cantine private – Tenca Montini analizzando carteggi, note e corrispondenza diplomatiche, individua tre momenti chiave che hanno caratterizzato la definizione attuale del confine orientale dell’Italia: la fine della guerra e la corsa a Trieste dei partigiani jugoslavi, la cacciata del partito comunista Jugoslavo dal Cominform che succede di pochi mesi le elezioni politiche in Italia nel 1948 e la Nota bipartita di inglesi e americani dell’8 ottobre 1953 con cui gli alleati annunciavano la cessione della zona A del Territorio libero di Trieste (che comprendeva la città e il porto) all’Italia. Preludio a quello che solo un anno dopo (il 5 ottobre 1954) fu l’accordo raggiunto con il Memorandum di Londra che sancì, di fatto, la fine della questione di Trieste.

La questione di Trieste e la Slavia Friulana
Nel libro, Tenca Montini – ne ha parlato a Cividale – accenna anche alle vicende che, fra il 1945 e il 1946, interessarono le vallate a ridosso del confine della ex provincia di Udine. La Jugoslavia, che aveva respinto ‘da sola’ l’invasione nazifascista, a fine guerra avanzava rivendicazioni territoriali nei confronti dell’Italia sconfitta. Vennero quindi organizzati alcuni sopralluoghi nei territori di confine della ‘Commissione interalleata’ al fine di individuare quale fosse la lingua parlata dalle popolazioni autoctone. Visite in cui ciascuna delle due parti tentò di influenzare l’opinione dei commissari. Nel libro sono citate le visite a Savogna e Lusevera in cui ‘le autorità locali’ sostennero contro ogni evidenza che non ci fossero abitanti di lingua slovena. Circostanza poi smentita dai fatti durante le visite, visto che i commissari russi riuscirono a scambiare qualche parola con gli abitanti del posto inferendo che fossero sloveni stante l’affinità fra le due lingue.
In ogni caso la Jugoslavia abbandonò presto le pretese sul Friuli: ha sostenuto Tenca Montini che con ogni probabilità almeno alcune di queste fossero solo un tentativo di ‘rilancio’ per aggiudicarsi la posta che consideravano più preziosa, quella di Trieste. La situazione in quella zona venne momentaneamente congelata con l’Istituzione del Territorio Libero, diviso in zona A con amministrazione angloamericana e zona B sotto l’influenza jugoslava.

La rottura fra Tito e Stalin

CONTINUA QUI https://novimatajur.it/attualita/la-questione-di-trieste-nel-dopoguerra-raccontata-con-i-documenti-degli-archivi-jugoslavi.html?fbclid=IwAR3SaTiZzLl-SExnP0tYryU0yqXVAEn_pM9YcdMtJmJBTtCx99ln5EFHyHw

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