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Questo blog parla delle minoranze linguistiche del Friuli:SLOVENA,FRIULANA eTEDESCA,articoli dei giornali della minoranza slovena,degli usi,costumi,eventi e tanto altro.Buona lettura.OLga

antifascista

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9 mar 2021

LA FAVOLA DEL CANE, DEL GATTO E DEL TOPO

favola della Val Resia/Rezija

Sapete perché i cani non possono vedere i gatti
ed i gatti non possono vedere i topi?

C’era una volta un cane che non aveva padrone e c’era una gattina, anche lei sola, senza padrone.
Un giorno si incontrarono e la gattina gli chiese:
“Come va? Sei sempre solo!”
“Si, – lui le disse – anche tu sei sola?”
“Non ho nessuno” – rispose.
“Se è così – continuò il cane –  possiamo stare insieme!”


Il cane e la gattina per un po’ stettero insieme.
Quando la gattina prendeva qualcosa lo dava al cane e anche il cane quando prendeva qualcosa lo dava alla gattina.
Insieme stavano bene e avevano fiducia l’uno dell’altro.
Un giorno il cane le disse:
“Così non possiamo stare, dobbiamo fare le carte per sposarci”.
Decisero così di fare le carte necessarie per sposarsi.
Poco dopo però il cane ricevette la cartolina per andare a fare il soldato e disse alla gattina:
“Tieni tu le carte, nascondile bene, e quando tornerò, ci sposeremo!”
“Si!!, si!!, tengo io le carte e vedrai che nessuno le troverà!”
La gattina si recò in un solaio dove nessuno andava.
Cercò un posto sicuro. Fece un buco dove mise le carte e lo coprì bene.
Quando il cane tornò a casa disse alla gattina:
“Ora finalmente possiamo sposarci, vai a prendere le nostre carte che, sono certo, avrai ben nascoste e messe al sicuro!”
Quando la gattina andò nel posto dove aveva nascosto le carte, vide che erano tutte mangiucchiate.
La gattina tornò dal cane e disse: “Guarda!!! le carte sono tutte mangiucchiate!”
“Ma come, avevi detto che le avresti messe al sicuro!” – rispose il cane tutto arrabbiato.
“Le ho messe al sicuro, più che potevo, ma il topo le ha mangiate” – disse la gattina desolata e preoccupata.
“Allora sai cosa ti dico? D’ora in poi non sopporterò più alcun gatto!” – disse il cane.
“Tu….?! Anch’io diventerò nemica dei topi; quando li vedrò li mangerò!” – disse la gattina.
 
Per questo ancora oggi il cane non può vedere il gatto ed il gatto non può vedere il topo.

 fonte http://rezija.com/it/circolo-culturale-resiano-rozajanski-dum/lingua/favole/

Se ti interessa leggi la favola in lingua resiana

Vi è piaciuta,a me molto!

8 mar 2021

La scritta ‘chiuso’ sempre più spesso sulle porte di trattorie e ristoranti delle Valli

 


Sale e pepe, locale d’eccellenza delle Valli del Natisone, “si prende una lunga pausa”, affidando a poche righe sul proprio profilo facebook la comunicazione della scelta evidentemente sofferta, giunta al termine di un anno particolarmente difficile per i ristoratori. La “lunga pausa” della trattoria di Stregna non è però un caso isolato. Lo scorso anno ha chiuso i battenti anche ‘La Posta’ a Clodig di Grimacco.

In epoca pre-covid, nel 2019, aveva già cessato la propria attività lo storico albergo ristorante ‘Al Vescovo’ di Pulfero. Ancora prima lo stesso destino è toccato al ristorante ‘Alle querce’ di San Pietro al Natisone e alla trattoria ‘Alla fontana’ di Oculis.
Motivazioni diverse e certamente personali alla base di queste scelte. È difficile però non scorgere un filo conduttore comune quantomeno negli effetti, quello cioè di un territorio che continua a soffrire la marginalizzazione, la progressiva riduzione dei servizi essenziali, il calo demografico strutturale che rende difficile il ricambio generazionale. Cui si è aggiunta la pandemia con le misure restrittive sugli assembramenti che hanno colpito maggiormente i ristoratori rispetto ad altre categorie e che hanno dato un’accelerazione alla spirale già in atto.
Eppure prima del covid – e in misura quasi sorprendente anche durante la scorsa estate di tregua – i segnali per un rilancio dei territori a ridosso del confine c’erano: pernottamenti e presenze in aumento, investimenti anche nel campo dell’accoglienza e della ristorazione, pure di realtà già strutturate che hanno deciso di ampliare nelle valli la loro offerta (anche di imprenditori sloveni dell’alta valle dell’Isonzo). L’auspicio per tutti è che si possa finalmente elaborare strategie e pianificazioni che siano in grado di invertire la tendenza. In modo da non disperdere quanto questi ristoratori hanno seminato nel tempo, avviando con successo non solo un’attività economica tout court, ma una vera e propria innovazione culturale che ha saputo valorizzare con gli strumenti contemporanei i prodotti e la cucina tipica e unica della secolare tradizione valligiana.

'L'8 marzo non sia una ricorrenza ma un impegno'


 "Il miglior augurio a tutte le donne del mondo è che questa non sia solo una ricorrenza ma un impegno. Un impegno a moltiplicare gli sforzi affinché una donna non debba lavorare il doppio per veder ripagate la propria fatica e le proprie capacità, perché non debba impegnarsi il doppio per veder  riconosciuti ruoli e opportunità, nella società e anche in politica. Il Pd e le forze progressiste ora possono e devono dare un segnale chiaro: approvando la legge sulla parità salariale e sulla doppia preferenza di genere anche in Friuli Venezia Giulia. Nell'utilizzo delle risorse europee sia sempre centrale l'obiettivo del superamento del divario di genere". Lo dichiara il segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli, alla vigilia dell'8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna.

https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/-l-8-marzo-non-sia-una-ricorrenza-ma-un-impegno-/3/237820



8 marzo

 

La Giornata internazionale dei diritti della donna ricorre l'8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo.[1][2] Viene associata alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne istituita il 17 dicembre 1999 e che cade ogni anno il 25 novembre.

Questa celebrazione si tiene negli Stati Uniti d'America a partire dal 1909. In alcuni paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922.[3][4] Specialmente in passato e ancora oggi dall'Unione donne italiane e nell'accezione comune viene chiamata Festa della donna[5][6][7] anche se sarebbe più corretto Giornata internazionale della donna, poiché la motivazione non è la festa ma la riflessione.

Fonti ONU invitano a operare affinché nel mondo si possa raggiungere una effettiva parità di genere entro il 2030.[8]Nel settembre del 1944, si creò a Roma l'UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l'UDI a prendere l'iniziativa di celebrare, l'8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell'Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce tra febbraio e marzo, secondo un'idea di Teresa Noce,[30] di Rita Montagnana e di Teresa Mattei.[31]Nei primi anni cinquanta, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell'Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l'ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico».[32] Nel 1959 le senatrici Luisa Balboni, comunista, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni, socialiste, presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l'iniziativa cadde nel vuoto.

Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell'opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista. da wikipedia

7 mar 2021

Donne friulane

 Per l'8 marzo tutti si ricordano di donne famose,io invece voglio parlarvi di quelle non hanno fatto cose grandi ,ma che hanno contribuito a fare la storia della Slavia friulana.Le donne della Benecia restavano per mesi o anni da sole e si dedicavano al duro lavoro nei campi ,nella stalla ,accudivano i figli ed aspettavano che i mariti  rientrassero dall'estero.Lavoravano giorno  e notte,salivano sulle montagne con le loro pesanti gerle che riempivano di fieno,legna ed altro.Erano donne forti ,di poche parole,combattevano tutti i giorni per sopravvivere, la storia della Benecia è stata scritta anche da loro.


immagine personale

6 mar 2021

Web sul blog: Firmate la petizione: “Tutti hanno diritto alla pr...

Web sul blog: Firmate la petizione: “Tutti hanno diritto alla pr...: Invito a firmare questa petizione popolare e a diffonderla sul web. "Il COVID-19 si diffonde a macchia d’olio. Le soluzioni devono dif...

Covid-19, superfarmaco israeliano

 


Anche in questo trentanovesimo aggiornamento settimanale il dott. Mario Canciani, allergo-pneumologo, fornisce notizie pratiche sull’infezione da Coronavirus, basate sulle domande che gli vengono poste più spesso. Il report non vuole sostituire il ruolo del curante, né quelle della sanità regionale, le cui indicazioni invitia sempre a rispettare. Per chi lo desiderasse, giovedì  il dott. Canciani sarà presente su UdineseTV, canale 110, alle ore 21.00. Si parla anche di asma e di malattie allergiche. Poiché non si possono fare delle domande in diretta, chi avesse dei quesiti, può mandarli a: studio@mariocanciani.com

COS’È IL SUPER FARMACO ISRAELIANO?
I colleghi di Tel Aviv hanno segnalato che, facendo respirare per una volta al giorno per 5 giorni un farmaco a base di Esosoni arricchiti con la proteina CD14 – la quale inibirebbe la tempesta citochinica, quella che causa i maggiori problemi al nostro organismo, dovuta a una iperisposta del sistema immunitario – si aveva un’ottima risposta clinica. Lo studio ha riguardato 36 pazienti di età compresa tra 37 e 77 anni in condizioni critiche. A parte un paziente, che ha richiesto un tempo superiore, tutti sono stati dimessi in 3-5 giorni. I vantaggi del farmaco sono costituiti dalla praticità di somministrazione, dal non causare effetti collaterali e dal costare pochissimo.

COSA S’INTENDE PER “SCIENZA PARTECIPATA” E QUAL È IL SUO LEGAME CON IL CORONAVIRUS?
Dall’esplosione della pandemia si sono registrati – oltre agli eventi negativi legati alla malattia – alcuni positivi: maggior accesso alle informazioni scientifiche, maggior numero di pubblicazioni e in tempi più rapidi, messa a punto di nuovi vaccini con nuove metodiche che saranno applicate anche ad altri farmaci come  quelli antitumorali, collaborazione da parte di persone volonterose che  hanno messo a disposizione gratuitamente il loro tempo per diffondere dati che sono utili ai ricercatori. Da qui è nato il termine di “scienza partecipata”, che speriamo prosegua anche in futuro e faccia aprire un nuovo capitolo per lo studio delle malattie.

PERCHÉ SI PARLA DI PREVISIONI EPIDEMICHE?
Come ci siamo abituati a prevedere il tempo mettendo in comune tutte le informazioni metereologiche tra le varie nazioni, così l’Università di Harvard ha proposto di creare un servizio mondiale per prevedere l’arrivo di nuove epidemie. Il progetto è semplice e si basa sull’esame di piccole quantità di sangue che vengono raccolte periodicamente, sulle quali si eseguono delle ricerche su batteri e virus per capire se in un luogo vi siano un’aumentata circolazione di patogeni, la sua entità, l’area di diffusione e la reazione dell’organismo. Confrontando i dati dei vari Stati, si dovrebbe riuscire a prevedere la diffusione di nuove malattie, di lanciare un’allerta precoce ai primi segnali di contagio anomali, di avere dati sulla risposta immunitaria e della differenza tra ammalati e asintomatici.

QUALI SONO GLI EFFETTI SOCIALI POSITIVI DEL LOCKDOWN?
Due studi, uno scozzese ed uno australiano, hanno evidenziato che per una discreta percentuale di persone – 50 e 70% rispettivamente – il lockdown ha permesso di fare più attività fisica, di scoprire tante cose che erano trascurate, di stare di più in famiglia. In entrambi gli studi è stata sottolineata la variabile tempo, con maggiore disponibilità per sé stessi e per la famiglia. Hanno tratto maggiore beneficio le donne, i giovani, i coniugati o conviventi, chi aveva un lavoro stabile e non aveva problemi di salute. Lo studio scozzese ha anche evidenziato che al termine del lockdown metà delle persone manteneva le abitudini acquisite durante le restrizioni.

continua QUI https://www.dom.it/covid-19-superfarmaco-israeliano_covid-19-izraelsko-superzdravilo/

PRIMAVERA

 

PRIMAVERA


Oggi sento un'aria diversa,

è la nuova stagione che avanza:

odo trilli d'uccelli ovunque,

vedo gemme che aspettan il tepore

per aprirsi in tutto il loro splendore.

Il cielo è d'un colore azzurro intenso,

nel prato l'erba è più verde, le pratoline

e le prime violette mi fanno l'occhiolino.

Presto api, mosche e farfalle voleranno

sui primi fiori colorati per annunciare

che è arrivata la primavera che porta

nuova vita alla natura e a tutti i nostri cuor.

olga

5 mar 2021

5 marzo 1922 nasce Pier Paolo Pasolini


 Alla mia nazione

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico

ma nazione vivente, ma nazione europea:

e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,

governanti impiegati di agrari, prefetti codini,

avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,

funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,

una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!

Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci

pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,

tra case coloniali scrostate ormai come chiese.

Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,

proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.

E solo perché sei cattolica, non puoi pensare

che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.

Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

da https://libreriamo.it/libri/pier-paolo-pasolini-poesie-piu-belle/poesie/pier-paolo-pasolini-poesie-piu-belle

TINA MODOTTI

 

da wikipedia

«Ogni volta che si usano le parole "arte" o "artista" in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro.»

(Introduzione di Tina Modotti alla sua mostra del 1929)

Creatura nomade per antonomasia, Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, figlia di una cucitrice e di un carpentiere, nasce in Italia sul finire del XIX secolo ed esprime nel suo breve e luminoso percorso biografico – costellato di viaggi, passioni pubbliche e private, separazioni laceranti – gran parte delle inquietudini culturali e politiche che marcano l’apertura del Novecento.

Già la prima infanzia viene segnata da un breve percorso migratorio, quando per il lavoro del padre a soli due anni viene portata temporaneamente nella vicina Austria, a Klagenfurt. Ben più consistente sarà poi il viaggio negli Stati Uniti, dove nel 1913 si ricongiunge ancora adolescente alla famiglia nel frattempo emigrata; si trasferisce in seguito da San Francisco a Los Angeles e, nel 1923, dalla California al Messico. Espulsa sei anni dopo con il pretesto ufficiale di aver partecipato a un attentato al presidente, Ortiz Rubio, viaggia su una nave diretta a Rotterdam ottenendo asilo politico a Berlino; vola a Mosca, dove la sua attività per il Comintern la porta a Parigi; poi tra il 1935 e il 1939, con Soccorso Rosso Internazionale, partecipa alle convulse vicende della guerra civile in Spagna. Dopo un breve rientro alla volta della Francia torna in Messico, sua patria d’adozione, e lì vi muore nel 1942, a soli quarantacinque anni.
Considerando i due soggiorni, «la permanenza quasi decennale in Messico […] fu, nella sua esistenza adulta, il periodo più lungo trascorso in un solo paese»[1]. In questa terra, che attraverso giganti della pittura muraria come Diego Rivera e David Siqueiros rielabora nuove tendenze artistiche anche grazie al processo di rottura innescato dalla Revolución armada, Tina matura il suo impegno verso la fotografia, l’attività per la quale verrà in primo luogo ricordata, in una fusione costante tra tensione estetica e impegno politico. Vicina sin da bambina a questa forma di espressione artistica (lo zio Pietro Modotti aveva uno studio), in età adulta perfeziona le basi tecniche con Edward Weston, maestro e per alcuni anni compagno di vita, e radicalizza poi il suo stile di pari passo con la crescente militanza. Alle scelte già condivise con quest’ultimo, infatti, cioè l’abbandono della fotografia “pittorica”, dagli effetti sfumati e dai contorni imprecisi per prediligere invece i tratti ben marcati degli oggetti e dei luoghi della vita reale, aggiunge un decisivo allargamento della gamma dei possibili soggetti. Immortala non solo gli emblemi della Rivoluzione, ancora così profondamente incisi nella memoria collettiva messicana, come cartucciere, falci, chitarre, murales, sombreros; ma anche mani che lavorano, donne con bambini (celebri quelle di Tehuantepec), tessuti, fiori.
Arte e politica costituiscono per molti anni un binomio inscindibile. Figlia di un operaio con simpatie verso il socialismo, lavoratrice in filanda nella prima giovinezza in Italia e poi in una fabbrica di moda nel primo periodo californiano, si sensibilizza ancor più al conflitto sociale proprio in questi anni. Ricordata essenzialmente per la breve carriera da attrice nell’industria cinematografica di Hollywood – si ricordi ad esempio il film The Tiger’s Coat (1920), o I Can Explain (1922) -, a detta della biografia storica di Letizia Argenteri – una delle più recenti e documentate – la fase californiana non è stata infatti sufficientemente compresa nella sua valenza cruciale, cioè quella di formazione politica, nella quale Tina prende contatto con le organizzazioni operaie in seno alla comunità italiana e con l’attività dei patronati [2].
Iscritta nel 1927 al Partito Comunista messicano, partecipa con Frida Kahlo e Diego Rivera al Fronte Unico per Sacco e Vanzetti, alla campagna Manos fuera de Nicaragua contro l’occupazione statunitense e traduce per il giornale «El Machete», denunciando le violenze del fascismo italiano e attirandosi così la qualifica di “persona non grata” nel suo paese d’origine.
Recenti riletture del percorso biografico della Modotti tendono a decostruire il mito(riproposto anche da figure del calibro di Octavio Paz) della femme fatale che vive guidata dalla passione per i suoi amanti e che da questi viene condizionata anche nei comportamenti pubblici. Studiose come Argenteri ipotizzano anzi il contrario, cioè che a partire dal periodo messicano la scelta dei suoi compagni di vita fu sempre dettata dal suo orientamento politico e ideologico e a questo funzionale. 

casa natale in via Pracchiuso Udine
da wikipedia


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