Janoš Ježovnik (Dom, 15. 10. 2018)
pubblicato su SLOVIT
Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga❤️
1810- 1851 |
ballo resiano foto da http://www.mismotu.it/2009/11 |
gruppo folcloristico dal mio archivio |
Stolvizza/Solbica |
La Val Resia è situata nella parte nord-orientale della regione Friuli-Venezia Giulia. È una valle pre-alpina che si estende in direzione ovest-est per 20 km. Ad est la valle è chiusa da un massiccio montuoso, del quale il Monte Canin (2587 m) rappresenta il punto più alto. Tale massiccio segna il confine fra l'Italia e la Slovenia. La valle si raggiunge seguendo la SS13 Pontebbana in direzione di Tarvisio oppure dal casello Carnia-Tolmezzo dell'autostrada A23 in direzione di Tarvisio arrivando dopo 10 km circa a Resiutta e seguendo il bivio per la Val Resia.
La valle è suddivisa in 5 principali frazioni che sono, da ovest a est, San Giorgio, Prato, Gniva, Oseacco e Stolvizza; vi sono inoltre le borgate di Lipovaz, Crisaze, Gost, Lischiaze, Coritis e in una adiacente valle più a sud, Uccea.
L'aspetto più importante della valle, oltre all'indiscussa importanza linguistico-culturale, è il profilo naturalistico. Immersa com'è in una conca verde su cui vegliano i picchi del Canin, innevati per buona parte dell'anno; merita una visita sia per un contatto diretto con la popolazione dei borghi, sia per le piacevoli escursioni in una delle più suggestive vallate alpine. Vi è ubicata la stazione meteorologica di Resia.
Le origini di Resia sono legate all'insediamento della sua popolazione nella vallata, che si fa risalire al VII secolo. I resiani sono i discendenti di quelle popolazioni di ceppo slavo che giunsero in Italia al seguito degli Avari e dei Longobardi e che, abbandonando il nomadismo, qui presero dimora. Un tempo isolata tra i monti Musi a sud e l'imponente massiccio del Canin ad est e a nord, Resia rappresenta per la cultura un'isola linguistica e di tradizioni estremamente importante. La singolare Lingua, il Resiano riconosciuta dall'Unesco che vi si parla è stato ed è tuttora oggetto di molti studi, si custodiscono così e si tramandano tradizioni (costumi, canti, balli, cerimonie) di grande interesse.
La comunità di Resia è oggi in gran parte raggruppata nelle frazioni di Prato, San Giorgio, Oseacco, Gniva, Lischiazze, Stolvizza e Uccea. Dal punto di vista storico, essendo stata soggetta alla giurisdizione dell'Abbazia di Moggio, ne seguì le vicende nel corso dei secoli. Rivestì una certa importanza sotto il dominio veneziano per la difesa delle selle di Carnizza e di Guarda che permettono di raggiungere la valle dall'Isonzo in Slovenia. A questo scopo vi fu nella vallata la presenza di una guarnigione militare con fortificazioni a Stolvizza e a San Giorgio.
Nel 1976 il comune fu devastato dal terremoto del Friuli, che provocò enormi crolli e danni.
I resiani sono una popolazione appartenente al gruppo linguistico slavofono. Mancano reperti archeologici certi, o d'altra natura, tali da offrire un'indicazione sulla datazione dell'insediamento slavo nella valle. Resia è citata nel testamento del conte Cacellino che verso l'XI secolo lasciava a Federico, Patriarca di Aquileia, i beni allodiali del Friuli e della Carinzia, nei cui confini era compreso anche il sartum montem. Al riguardo, è stato osservato come il significato medievale di mons si riferisca ad una malga esistente sul Monte Sart e quindi della possibilità che esistesse a fondo valle un insediamento di carattere stabile. È quindi accettato il VI secolo-VII secolo anche per i Resiani quale riferimento più generale agli stanziamenti di quelle popolazioni appartenenti al ramo meridionale degli Slavi nell'arco Alpino e Prealpino Orientale.
Invece, rinvenimenti archeologici romani e preromani nella vicina Resiutta vi testimoniano la presenza di un insediamento antecedente al VI secolo, mentre si fa menzione di un documento secondo il quale a Prato, nel 1098, esisteva una cappella dedicata alla Madonna. Dopo il loro insediamento, i Resiani seguirono le vicende storiche legate al Friuli, fino ai nostri giorni.
I Resiani, secondo il linguista polacco Baudouin de Courtenay, che li studiò a fondo nella seconda metà dell'800, "dovevano provenire da diverse tribù con diversi dialetti" e offriva la seguente classificazione dei principali, sottolineando l'importanza di questo fatto anche sotto il profilo etnografico: 1) di Lipovaz - San Giorgio; 2) di Gniva; 3) di Stolvizza; 4) di Oseacco 5) di Uccea. Resta d'indubbio interesse, sotto il profilo demografico e antropologico, la tipologia della popolazione resiana suggerita dalle varietà delle parlate e che, comunque, testimoniano per Resia la presenza di una situazione di accentuato isolamento e di forti localismi interni. Tale situazione di isolamento è stata confermata, fino a tempi recentissimi, dalle recenti indagini storico-demografiche eseguite sui registri di matrimonio per il periodo 1745 - 1905 (G. Rotta, 1987, 1988).
Si hanno ancora notizie su una suddivisione nei quattro territori di Gniva, Oseacco, San Giorgio e Stolvizza, definiti vuoi ora come pertinenze vuoi come ville o come comuni. Il Loschi cita il documento nel quale si elencano i quattro vassalli di Resia che nel 1336 prestarono giuramento di fedeltà all'Abate Ghiberto della vicina Moggio Udinese. Tale distinzione la ritroviamo nella descrizione della carta geografica del 1672 nella quale il Cancelliere di Moggio, Bernardino Nodaro, dava una descrizione dei confini delle quattro pertinenze. Quattro Comuni le ritroviamo aggregate a quella di San Giorgio, indicata nella descrizione della carta viaria di Resia del 1808 come capo-luogo. Da quadri d'insieme del Catasto del 1851, rileviamo ancora una suddivisione in territori. L'espansione degli insediamenti e delle aree di pertinenza resiane all'interno della valle fu caratterizzata da numerose liti che scoppiarono non solo fra gli stessi Comuni resiani, ma anche con gli abitanti della vicina Resiutta che vantavano diritti di pascolo sulle pendici del Monte Canin e in Planinizza, a ridosso dei Monti Musi, di cui si hanno notizie fin dalla seconda metà del XIV secolo.
Recenti indagini antropologico fisiche eseguite sulle popolazioni resiane (Corrain e Capitanio, 1987) hanno consentito, attraverso l'esame della distribuzione di diversi fenotipi ematologici, di accertare le caratteristiche genetiche delle quattro popolazioni anche attraverso confronti con le altre popolazioni, in particolare quelle dell'Europa centro orientale che risultarono negativi. Dai risultati dell'indagine è invece emerso come un'inattesa omogeneità interna consente di considerare valida la proposta di un comportamento medio della valle agli effetti dei vari confronti con l'esterno. Per questi confronti gli abitanti della valle vanno a costituire un isolato genetico quasi da manuale. Ciò non toglie che si verifichino, all'interno della valle, diversità distributive anche significative: a conferma d'una divisione in 4 gruppi di località su basi storiche e demografiche. I due autori, rilevavano inoltre di come "si fanno tuttora sentire gli effetti delle poche famiglie iniziali fondatrici...". Grazie all'interdisciplinarità dell'osservazione della realtà resiana, lo scenario oggi più verosimile sull'origine dello stanziamento è quello di poche famiglie iniziali, forse una ventina, alcune, probabilmente, già fra loro imparentate, che si distribuirono nei vari villaggi della valle. L'isolamento successivo ha mantenuto nei secoli il patrimonio genetico dei fondatori. Si tratta di una situazione genetica ormai rarissima a trovarsi in Europa. Resia, come si è accennato, molto probabilmente nel VI secolo-VII secolo era già abitata. In tal senso, un forte indizio ce lo offre ancora una volta la genetica; la presenza solo nella popolazione di Oseacco del raro complesso, in Europa, ccDee. Un'elevata incidenza di tale complesso è stata rilevata anche nella vicina Resiutta. Al riguardo, suggeriscono gli autori: "quasi tutta la gente è venuta da là o là si è fermata, se pure non si tratti di un più antico substrato".
Grazie alle leggi 482/99 e 38/01 approvate dal Parlamento italiano e ratificate dell'allora Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, sulla tutela delle lingue minoritarie, oggi è possibile insegnare a scrivere e leggere in resiano nelle scuole dell'obbligo, permettendo così di mantenere le scuole a Resia, altrimenti sarebbero state trasferite a Moggio Udinese. Programmi Interreg 2007-2013 (finanziati dalla comunità Europea), prevedono, al di qua e al di là del confine (Slovenia-Italia), progetti transfrontalieri che stanno incidendo in maniera significativa nello sviluppo della Val di Resia. Volendo attuare progetti comuni con gli enti oltre confine, si è sentita la necessità che gli operatori del Parco delle Prealpi Giulie e delle associazioni che operano in valle imparassero anche la lingua slovena.
https://it.wikipedia.org/wiki/Resia
val Resia/Rezija |
aglio di Resia/Rezija immagine dal web |
Karjë nih šekolöw Rezija jë bila ta-pod abacïjo to tu-w Mužacë. Iso abacïjo jë jo zdëlel naredit patriarka Swatobor, ki an jë znen bojë po jïmano Federico, lëta 1085 dopo, ki grof Kocelj jë bil šinkal patriarkatu tu-w Akwileji rad, ki an mël tu-w Mužacë, ito ki jë nešnji din abacïja, ano pa wso zëmjo, ki an mël, pa Rezijo.
Una cartolina del 1915 edita dalla Northern Pacific Railway per celebrare la festa della mamma |
La festa della mamma è una ricorrenza civile in alcuni Paesi del mondo, celebrata in onore della figura della madre, della maternità e dell'influenza sociale delle madri.
Non esiste un unico giorno dell'anno in grado di accomunare tutti gli Stati in cui l'evento è festeggiato: in quasi due terzi di questi Paesi la festa è celebrata nel mese di maggio, mentre circa un quarto di essi la festeggia a marzo.
In Italia la festa cade la seconda domenica di maggio[1].
In gran parte degli Stati europei, negli Stati Uniti, in Giappone, in Australia e in numerosi altri Paesi la festa cade nella seconda domenica di maggio; a San Marino si festeggia il 15 marzo[2]; in Spagna e Portogallo la prima domenica di maggio; nei paesi balcanici l'8 marzo; in molti paesi arabi la festa cade invece nel giorno dell'equinozio di primavera. Per un elenco completo delle date in cui ricorre la festa, si veda il paragrafo festa della mamma nel mondo.
Ci sono diverse antiche celebrazioni che in qualche maniera possono essere paragonate alla festa della mamma, ma non sono correlate alla celebrazione moderna. Ad esempio, in Italia fu celebrata il 24 dicembre 1933 la Giornata nazionale della Madre e del Fanciullo, nel quadro della politica della famiglia del governo fascista. Nell'occasione vennero premiate le madri più prolifiche d'Italia. La data era stata scelta in connessione con il Natale. Questa celebrazione, però, non può essere vista come l'inizio della festa della mamma in Italia, perché fu una celebrazione una tantum e perché gli intendimenti erano in parte diversi.
Nei capitoli seguenti si dà invece notizia delle possibili origini della festa attuale.
La festa della mamma come la si intende oggi è nata invece a metà degli anni cinquanta in due diverse occasioni, una legata a motivi di promozione commerciale e l'altra invece a motivi religiosi.
La prima risale al 1956, quando Raul Zaccari, senatore e sindaco di Bordighera, in collaborazione con Giacomo Pallanca, presidente dell'Ente Fiera del Fiore e della Pianta Ornamentale di Bordighera-Vallecrosia, prese l'iniziativa di celebrare la festa della mamma a Bordighera, al Teatro Zeni; successivamente la festa si svolse al Palazzo del Parco.
La seconda risale all'anno successivo e ne fu protagonista don Otello Migliosi parroco di Tordibetto di Assisi, in Umbria, il 12 maggio 1957. L'idea di don Otello Migliosi fu quella di celebrare la mamma non già nella sua veste sociale o biologica ma nel suo forte valore religioso, cristiano anzitutto ma anche interconfessionale, come terreno di incontro e di dialogo delle varie culture tra loro: il suo tentativo è stato ricordato, in due contributi, anche dal quotidiano vaticano.[3] Da allora, ogni anno, la parrocchia di Tordibetto celebra ufficialmente la Festa con importanti manifestazioni a carattere religioso e culturale. Sempre a Tordibetto è localizzato, unico in Italia, un "Parco della Mamma", progettato dall'architetto assisano Enrico Marcucci intorno ai resti dell'antica chiesa di Santa Maria di Vico, con al centro una statua della maternità, opera dello scultore Enrico Manfrini.
Il 18 dicembre 1958 Raul Zaccari - insieme ai senatori Bellisario, Baldini, Restagno, Piasenti, Benedetti e Zannini - presentò al Senato della Repubblica un disegno di legge tendente a ottenere l'istituzione della festa della mamma.[4] L'iniziativa suscitò un dibattito in Senato, che si prolungò anche nell'anno successivo: alcuni senatori ritenevano inopportuno che sentimenti così intimi fossero oggetto di norma di legge e temevano che la celebrazione della festa potesse risolversi in una fiera di vanità.[5]
La festa comunque prese ugualmente campo in tutta Italia, e, secondo alcune fonti, fu celebrata inizialmente l'8 maggio (in concomitanza con la Festa della Madonna del Rosario di Pompei) e in un successivo momento la data fu spostata alla seconda domenica di maggio[6]. Secondo altre fonti, invece, la festa fu sempre celebrata, come anche attualmente si fa, nella seconda domenica di maggio[7].
In questa occasione, i bambini offrono regali alle loro madri, come disegni o altri lavoretti, che molto spesso hanno realizzato a scuola; comune è anche l'usanza di recitare poesie dedicate alla mamma, anch'esse studiate a scuola[8].
Negli Stati Uniti nel maggio 1870, Julia Ward Howe, attivista pacifista e abolizionista, propose di fatto l'istituzione del Mother's Day for Peace (Giornata della madre per la pace), come momento di riflessione contro la guerra, ma l'iniziativa non ebbe successo.
Anna Jarvis celebrò la festa moderna Mother's Day (Giornata della madre) per la prima volta nel 1908, sotto forma di un memoriale in onore di sua madre, un'attivista a favore della pace. La celebrazione di Jarvis si diffuse e divenne molto popolare, tanto che fu ufficializzata dal presidente Woodrow Wilson nel 1914, quando il Congresso deliberò di festeggiarla la seconda domenica di maggio, come espressione pubblica di amore e gratitudine per le madri. Con l'andare del tempo questa festività si è evoluta in una festa commerciale, il cui volume di affari è superato solo dalle festività natalizie.
La festa venne introdotta nel 1917 in Svizzera, nel 1918 in Finlandia, nel 1919 in Norvegia e in Svezia, nel 1923 in Germania e nel 1924 in Austria. Successivamente molti altri Paesi introdussero anch'essi la ricorrenza.
Silvia Romano è libera! Dopo 18 mesi di prigionia nelle mani degli islamisti somali di al-Shabaab, la cooperate milanese è stata liberata grazie al lavoro di servizi segreti italiani e all'importante collaborazione dell'intelligence turca e somala, come ha annunciato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un tweet. Era stata rapita il 20 novembre 2018 a Chakama, in Kenya, a 80 chilometri da Malindi. Ora si trova a Mogadiscio, in Somalia, da dove dovrebbe rientrare domani a Ciampino.
"Sto bene e non vedo l'ora di tornare in Italia.... sono stata forte e ho resistito...". Sono alcune delle prime parole pronunciate dalla ragazza che, secondo quanto si apprende, sta bene fisicamente e di umore.
La notizia della liberazione è stata festeggiata anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un tweet: La notizia della liberazione di Silvia Romano è motivo di grande gioia per tutti gli italiani. Invio un saluto di affettuosa solidarietà a Silvia e ai suoi familiari, che hanno patito tanti mesi di attesa angosciosa. Desidero esprimere riconoscenza e congratulazioni agli uomini dello Stato che si sono costantemente impegnati, con determinazione e pazienza, tra tante difficoltà, per la sua liberazione. Bentornata, Silvia!
https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/silvia-romano-e-libera/3/219744
Oggi in Italia è la festa della mamma
Mamma,parola sulla bocca di ognuno
bimbo ed anziano che sia.
Quando il giorno sta per finire
e la luce si affievolisce,
i miei pensieri ritornano indietro,
quando io e te parlavamo come sorelle.
Quanto tempo è passato da quel dì,
quando tu, mamma, in silenzio
te ne andasti senza far rumore.
La tua troppo breve esistenza
è stata difficile, dura,coerente ed onesta.
Oggi ,dopo tanti anni,
capisco più di allora i tuoi insegnamenti.
In una poesia mi hai raccomandato
di mantenere la mente sana e il cuore puro,
sì cara madre, queste parole sono il tuo testamento
che non sarà mai dimenticato.