Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga❤️
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Questo blog parla delle minoranze linguistiche del Friuli:SLOVENA,FRIULANA eTEDESCA,articoli dei giornali della minoranza slovena,degli usi,costumi,eventi e tanto altro.Buona lettura.OLga
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28 apr 2020
PROVERBIO FRIULANO DELLA SETTIMANA
da Vita nei campi
“San Marc e San Giorc’, / e jè ore di meti il sorc” A San Marco (25 aprile) e San Giorgio (il 23 aprile) è ora di seminare il granoturco, qui per ragioni di rima “sorc”.
“San Marc e San Giorc’, / e jè ore di meti il sorc” A San Marco (25 aprile) e San Giorgio (il 23 aprile) è ora di seminare il granoturco, qui per ragioni di rima “sorc”.
Sul sentiero della storia di LIvek/Luicco
articolo https://benecija-tanto-altro.blogspot.com/2020/04/ena-zlahtna-livska-storija-sul-sentiero.html
tradotto con traduttore
Questo è un invito a fare una passeggiata lungo il sentiero che apriremo a Livek questa primavera.
Questo è un sentiero temico sul percorso storico chiamato Livška storia. :è una storia vera.
La scuola ha anche la sua storia, che inizia nel 1877 con il primo insegnante di Livekj il vicario Joseph Sabladoski e il suo nipote Anton Klodic Sabladoski, autore del poema sul lago di Livek.
Il viaggio inizia e finisce a LivekC'è una mostra nella scuola con una storia sui 100 anni di sci a Livek.
Il viaggio inizia e termina a Livek, sulla scena della leggenda del lago, all'ombra di 500 anni del castagno e del del tiglio di Topolò, a Sv. Giacobbe e la pietra di confine sul confine storico tra la Repubblica di Venezia e la monarchia austro-ungarica. Il punto di riferimento è considerato un patrimonio storico unico. Raccontano la storia degli abitanti di Livek e dei benečijani, persone della stessa origine che hanno vissuto per secoli in una patria comune, la Schiavonia..
Da Livek il sentiero +vendita alla chiesa del cimitero di Sv. Peter a Peraty. Sopra la chiesa si trova un solitario albero autunnale di 200 anni in cima alla morena dell'ultimo ghiacciaio dell'Isonzo, con una vista unica sulle alte montagne sopra l'Isonzo e le colline veneziane di San. Martin davanti e sullo sfondo Castelmonte.
La storia di Livek è una media lungo la strada Altare Matajur e Jelenov che porta il turismo agricolo alle trincee attraverso le quali il sentiero conduce a Jevšček. Qui, la storia di Livek porta il visitatore a siti finora sconosciuti del fronte isontino. La strada per Matajur e la rete di sepoltura tra la strada e Jevšček furono costruite nel 1916 e nel 1917 dall'esercito italiano. Quando la fortuna della guerra voltò le spalle agli italiani, alla fine di ottobre del 1917, Erwin Rommel usò questi cerchi per la sua guerra lampo. La storia di Rommel sull'attacco e Matajur è raccontata al Museo privato della fattoria di Brgolic e dalla trincea ricostruita a margine di Jevšček.
Il più grande tesoro Livek è la casa di Neža che è un monumento etnologico unico. Racconta dei tempi in cui gli abitanti del paese vivevano tutte in cucine nere e sotto i tetti di paglia. Vedi abitanti di Jevšček, Mašer, Tarčmuna, Polava, Čeplètišće hanno vissuto in armonia. Avevano molto in comune; frutta, costumi, abitudini, parentela, stile di vita e pensiero. Erano e comune, ad esempio, il picchio, che ora è un simbolo del percorso Livska Storia. Composto da un mondo fantastico, un mondo di nani ... In soffitta sono appese le storie dei falsi di Livek .AJ evšček c'è il sentiero Livška Storia :altari e campi ebraici, Pikov e Plohov ritornano a Livek. Un po 'sopra l'escursionista può vedere un'opera straordinaria di vecchi scalpellini, un letto matrimoniale ecc.
Il viaggio dura dalle due alle tre ore. Un escursionista con un po 'di fantasia può facilmente adeguare la Livška Storia alla sua curiosità. Il percorso è un invito a riflettere sul destino di Livek, in parte è un luogo tra mondi alpini e marini, tra i bacini di Soča e Nadiža, tra Matajur e Kolovrat. Una nuova tappa, nuove rotonde, potrebbero essere aggiunte al percorso base ogni anno. I numerosi percorsi nascosti sono in attesa di essere cancellati e segnalati. Con KD Topolò stiamo programmando di organizzare nuove rotte sotto Sv.Martin tra Livek e Topolò La Fondazione Path of Peace ha annunciato la rotta Livek-Brieh-Livek Ravne-Kolovrat, spalla a spalla con Path of Peace a Kolovrat. (Katja Rosh
Luico[ o Luicco[9][10] (in sloveno: Livek) è un centro abitato della Slovenia, frazione del comune di Caporetto; esso comprende anche gli agglomerati di Golobi, Sturmi (Šturmi), Perati, Piki, Plohi, Avsa, Jevšček e Livške Ravne.
La località si trova a 7,3 chilometri a sud del capoluogo comunale e a 1,9 chilometri dal confine italiano, nell'alta valle del Isonzo nei pressi del crinale tra i monti Colovrat e Matajur
Luico[ o Luicco[9][10] (in sloveno: Livek) è un centro abitato della Slovenia, frazione del comune di Caporetto; esso comprende anche gli agglomerati di Golobi, Sturmi (Šturmi), Perati, Piki, Plohi, Avsa, Jevšček e Livške Ravne.
La località si trova a 7,3 chilometri a sud del capoluogo comunale e a 1,9 chilometri dal confine italiano, nell'alta valle del Isonzo nei pressi del crinale tra i monti Colovrat e Matajur
#unapiantaalgiorno
Restiamo nel "selvatico".. oggi dai monti prendiamo velocità e arriviamo dritti.. alle Risorgive! 💦
Sembra colza ma non è .. ebbene sì, oggi abbiamo con noi
Nome comune: ERUCASTRO FRIULANO
DOVE SI TROVA?
Torbiere e prati umidi della zona delle Risorgive.. ma.. attenzione: solo in FRIULI ! 🤩
I MAGICI ENDEMISMI ✨
Più volte ci siamo ritrovati a tessere le lodi della nostra Regione, per la varietà di ambienti e per la sua (se comparata con quella di altre regioni, soprattutto del nord) grande, residua, naturalità. Ed è vero: non ci sono Santi che tengano.
E ad ambienti diversi corrispondono, ovviamente, ecosistemi diversi.
La stra-ordinarietà delle Risorgive, un ambiente che muta improvvisamente rispetto all'arido contesto a monte (e in realtà anche a quello a valle, dove l'acqua non è più "diffusa" ma ormai già organizzata in rogge canali e fiumi..), e senza mezze misure, comporta per le piante la possibilità di trovare qui un habitat unico dove potersi "specializzare" (o, meglio, andare incontro a processi di SPECIAZIONE (https:// www.chimica-online.it/ biologia/speciazione.htm) e conservare.
Ecco che tra prati umidi e torbiere basse di queste zone incontriamo piante estremamente localizzate e assenti altrove in tutto il mondo: in botanica piante come queste vengono definite ENDEMISMI! 👨🏫
Tra queste, il nostro mitico Erucastro, o l'Armeria palustre, evolutesi e modificatesi in tale contesto a partire da antichi progenitori (preglaciali, probabilmente?). Qui esse sono rimaste, in questo verde salotto friulano, dove l'acqua non manca mai, e la loro presenza non sarebbe a rischio, se nel corso del '900 (sciagurato per quanto riguarda la conservazione della Natura, ma non possiamo dare eccessive colpe all'umano desiderio di ridurre la "miseria" economica..) non si fossero effettuati interventi di bonifica e riordino fondiario che hanno stravolto e modificato per sempre la quieta e pacifica casa di questi antichi abitanti del luogo.
Il valore intrinseco di questi esseri viventi è ora riconosciuto a livello nazionale e, probabilmente, internazionale ed esse godono di protezione assoluta, e questo ci conferma che non si conosce il reale valore di qualcosa fino a che non lo hai (quasi) perduto!
Resisti, erucastro (o, come si direbbe da queste parti, "Ten dûr"! 💪
NB: Se assomiglia tanto alla pianta di ieri (la Draba), credeteci, non è un "fake": entrambe appartengono alla grande famiglia delle Crucifere, note per le fioriture sempre simili tra loro e con 4 petali "in croce" (non perchè pochi, ma perchè disposti a croce!). I criteri distintivi diventano quindi forma delle foglie e altri caratteri morfologici, e importantissimo, l'ambiente di vegetazione!
#unapiantaalgiorno
#studioforest
Friuli Venezia Giulia Turismo
Sembra colza ma non è .. ebbene sì, oggi abbiamo con noi
💚 𝓔𝓻𝓾𝓬𝓪𝓼𝓽𝓻𝓾𝓶 𝓹𝓪𝓵𝓾𝓼𝓽𝓻𝓮
Nome comune: ERUCASTRO FRIULANO
DOVE SI TROVA?
Torbiere e prati umidi della zona delle Risorgive.. ma.. attenzione: solo in FRIULI ! 🤩
I MAGICI ENDEMISMI ✨
Più volte ci siamo ritrovati a tessere le lodi della nostra Regione, per la varietà di ambienti e per la sua (se comparata con quella di altre regioni, soprattutto del nord) grande, residua, naturalità. Ed è vero: non ci sono Santi che tengano.
E ad ambienti diversi corrispondono, ovviamente, ecosistemi diversi.
La stra-ordinarietà delle Risorgive, un ambiente che muta improvvisamente rispetto all'arido contesto a monte (e in realtà anche a quello a valle, dove l'acqua non è più "diffusa" ma ormai già organizzata in rogge canali e fiumi..), e senza mezze misure, comporta per le piante la possibilità di trovare qui un habitat unico dove potersi "specializzare" (o, meglio, andare incontro a processi di SPECIAZIONE (https://
Ecco che tra prati umidi e torbiere basse di queste zone incontriamo piante estremamente localizzate e assenti altrove in tutto il mondo: in botanica piante come queste vengono definite ENDEMISMI! 👨🏫
Tra queste, il nostro mitico Erucastro, o l'Armeria palustre, evolutesi e modificatesi in tale contesto a partire da antichi progenitori (preglaciali, probabilmente?). Qui esse sono rimaste, in questo verde salotto friulano, dove l'acqua non manca mai, e la loro presenza non sarebbe a rischio, se nel corso del '900 (sciagurato per quanto riguarda la conservazione della Natura, ma non possiamo dare eccessive colpe all'umano desiderio di ridurre la "miseria" economica..) non si fossero effettuati interventi di bonifica e riordino fondiario che hanno stravolto e modificato per sempre la quieta e pacifica casa di questi antichi abitanti del luogo.
Il valore intrinseco di questi esseri viventi è ora riconosciuto a livello nazionale e, probabilmente, internazionale ed esse godono di protezione assoluta, e questo ci conferma che non si conosce il reale valore di qualcosa fino a che non lo hai (quasi) perduto!
Resisti, erucastro (o, come si direbbe da queste parti, "Ten dûr"! 💪
NB: Se assomiglia tanto alla pianta di ieri (la Draba), credeteci, non è un "fake": entrambe appartengono alla grande famiglia delle Crucifere, note per le fioriture sempre simili tra loro e con 4 petali "in croce" (non perchè pochi, ma perchè disposti a croce!). I criteri distintivi diventano quindi forma delle foglie e altri caratteri morfologici, e importantissimo, l'ambiente di vegetazione!
#unapiantaalgiorno
#studioforest
Friuli Venezia Giulia Turismo
27 apr 2020
OGGI IN SLOVENIJA SI FESTEGGIA IL GIORNO DELLA RIVOLTA CONTRO L'OCCUPATORE
Il giorno della rivolta contro l’occupazione è una festa nazionale celebrata in Slovenia il 27 aprile. In questo giorno del 1941 fu fondato a Lubiana il Fronte anti-imperialista, in seguito il Fronte di liberazione del Popolo sloveno.
Una breve storia della Slovenia
La nazione centroeuropea della Slovenia è stata storicamente al crocevia di diverse culture. L’area che ora fa parte della Slovenia fu occupata da varie dinastie e imperi come il Sacro Romano Impero, l’Impero bizantino, l’Impero austriaco e altri. Fu solo agli inizi del 20esimo secolo che gli Sloveni fondarono uno stato con i croati e i serbi. A dicembre 1918, questo stato si è fuso con il Regno di Serbia. Durante la seconda guerra mondiale, la regione fu occupata da diverse potenze straniere come l’Italia, l’Ungheria e la Germania. Più tardi, divenne parte della Jugoslavia. È stato solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica che una nazione indipendente della Slovenia è emersa a giugno 1991.
Storia della bandiera della Slovenia
La bandiera tricolore di bianco-blu-rosso fu usata per la prima volta in 1848 dagli studenti guidati da Lovro Toman, un famoso nazionalista sloveno. La bandiera ha continuato ad essere utilizzata per tutto il secolo come l’unico simbolo che rappresenta tutti gli sloveni. Lievi cambiamenti furono apportati al design della bandiera durante e dopo la guerra mondiale. La bandiera moderna che vediamo oggi è stata adottata solo dopo l’indipendenza della Slovenia. Una stella rossa che era stata posta nel tricolore per significare il regime comunista fu rimossa. Invece della stella, la bandiera ora mostrava il nuovo stemma sloveno disegnato da Marko Pogačnik. La bandiera è stata ufficialmente adottata a giugno 27, 1991.
Disegno della bandiera nazionale della Slovenia
La bandiera del paese è un tricolore con tre bande orizzontali di bianco, blu e rosso in ordine della loro posizione dall’alto verso il basso. Le bande sono di dimensioni uguali. Lo stemma della Slovenia è anche presente sulla bandiera. È presente tra le bande gialle e blu verso il lato del paranco della bandiera. Il rapporto larghezza-lunghezza della bandiera è 1: 2.
Significato dei colori e dei simboli della bandiera
I colori della bandiera della Slovenia derivano dallo stemma del ducato di Carniola che raffigurava un’aquila blu su un campo bianco e una mezzaluna in rosso e oro. Questo stemma era in uso durante l’era medievale. Secondo alcune fonti, tuttavia, i colori della bandiera slovena sono il pan slavo. Lo stemma nella bandiera è specifico per il paese. Ha la forma di uno scudo. Ha uno sfondo blu. La vetta più alta del paese, il Monte Triglav, è descritta in bianco nel campo blu. I fiumi locali e il mare Adriatico sono rappresentati sotto forma di due linee ondulate blu che corrono sotto la montagna bianca. Sopra la montagna sul campo blu ci sono tre stelle presenti sotto forma di un triangolo invertito. Ognuna delle stelle ha sei punti. Queste stelle sono state derivate dai Conti di Celje (una potente dinastia che regnò in Slovenia nel 14 # fino al sec 15°).
Fedriga ha firmato la nuova ordinanza per il Fvg
Da domani via libera a take away, attività motoria all'interno del comune di residenza e manutenzioni per la nautica da diporto
26 aprile 2020
Da domani via libera a take away, attività motoria all'interno del comune di residenza e manutenzioni per la nautica da diporto
Il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ha firmato la nuova ordinanza che, a partire dalla mezzanotte di oggi e fino al 3 maggio prossimo, andrà a integrare quella attualmente in vigore (la numero 10 dello scorso 13 aprile).
L'ordinanza 11 introduce misure che andranno ad allentare alcune delle restrizioni precedentemente in essere: agli esercizi commerciali sarà consentita la possibilità di effettuare il servizio take away, ma con ordinazione precedente (telefonica/online); saranno permesse, inoltre, le prestazioni di carattere artigianale per la manutenzione di imbarcazioni da diporto; via libera anche alle attività motorie individuali nel comune di residenza, senza l'obbligo di mantenersi entro i 500 metri dal proprio domicilio.
Nello specifico, la vendita per asporto dovrà comunque garantire il contingentamento degli ingressi al fine di evitare assembramenti, l'utilizzo di mascherine o di coperture per naso e bocca, la disponibilità per i clienti di idonee soluzioni igienizzanti per le mani e la permanenza degli avventori all'interno dei locali solo per il tempo strettamente necessario alla consegna e al pagamento della merce. Allo stesso modo è consentito l'asporto in quegli esercizi di ristorazione (tipo drive-in) per i quali sia prevista l'ordinazione e la consegna al cliente direttamente dal veicolo. Gestore e addetti dovranno essere sempre muniti di mascherina e guanti. Rimane invece sospesa ogni forma di consumo sul posto di alimenti e bevande.
A partire dal 27 aprile sarà, inoltre, possibile effettuare, direttamente o avvalendosi dell'opera di artigiani, interventi di manutenzione a bordo di imbarcazioni da diporto all'ormeggio e attività di sistemazione delle darsene.
L'ordinanza impone, infine, l'utilizzo di guanti monouso negli esercizi di generi alimentari e la messa a disposizione di soluzioni idroalcoliche per i clienti all'ingresso degli stessi e nelle aree nelle quali ci sia la manipolazione dell'ortofrutta, del pane o di altri prodotti. L'obbligo di disporre di soluzioni idroalcoliche per le mani viene inoltre esteso a tutti gli altri esercizi commerciali la cui apertura è consentita dalle vigenti disposizioni nazionali e regionali.
https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/fedriga-ha-firmato-la-nuova-ordinanza-per-il-fvg/3/218915
26 apr 2020
Il disastro di Černobyl'
Sarcofago del reattore n° 4 della centrale nucleare di Černobyl' nell'agosto 2013 |
Il disastro di Černobyl' avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:46 del mattino, presso la centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina settentrionale (all'epoca parte dell'Unione Sovietica), a 3 km dalla città di Pryp"jat' e 18 km da quella di Černobyl', 16 km a sud del confine con la Bielorussia. È stato il più grave incidente nucleare mai verificatosi in una centrale nucleare, e uno dei due incidenti classificati come catastrofici con il livello 7 (massimo della scala INES) dall'IAEA, insieme all'incidente avvenuto nella centrale di Fukushima Dai-ichi nel marzo 2011.
Le cause furono indicate variamente in gravi mancanze da parte del personale, sia tecnico sia dirigenziale, in problemi relativi alla struttura e alla progettazione dell'impianto stesso e della sua errata gestione economica e amministrativa. Nel corso di un test definito "di sicurezza", il personale si rese responsabile della violazione di svariate norme di sicurezza e di buon senso, portando a un brusco e incontrollato aumento della potenza (e quindi della temperatura) del nocciolo del reattore n. 4 della centrale: si determinò la scissione dell'acqua di refrigerazione in idrogeno e ossigeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. Il contatto dell'idrogeno e della grafite incandescente delle barre di controllo con l'aria, a sua volta, innescò una fortissima esplosione, che provocò lo scoperchiamento del reattore e di conseguenza causò un vasto incendio.
Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente e rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336 000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, toccando anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America.[1]
Un rapporto del Chernobyl Forum redatto da agenzie dell'ONU (OMS, UNSCEAR, IAEA e altre) conta 65 morti accertati e più di 4 000 casi di tumore della tiroide fra quelli che avevano fra 0 e 18 anni al tempo del disastro, larga parte dei quali probabilmente attribuibili alle radiazioni. La maggior parte di questi casi è stata trattata con prognosi favorevoli. Al 2002 si erano contati 15 morti.[2]
I dati ufficiali sono contestati da associazioni antinucleariste internazionali, fra le quali Greenpeace, che presenta una stima fino a 6.000.000 di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro secondo il modello specifico adottato nell'analisi.[3] Il gruppo dei Verdi del parlamento europeo, pur concordando con il rapporto ufficiale ONU per quanto riguarda il numero dei morti accertati, se ne differenzia e lo contesta sulle morti presunte, che stima piuttosto in 30 000-60 000.[4] continua
La contaminazione in Italia
Le prime reazioni delle fonti ufficiali tesero a minimizzare il possibile impatto della nube radioattiva sul territorio italiano. Durante una conferenza stampa ai primi di maggio la rivista La Nuova Ecologia e la Lega per l'Ambiente resero invece noti dati che documentavano la presenza preoccupante di radionuclidi su molte aree del Paese. Nei giorni successivi le autorità vietarono perciò il consumo degli alimenti più a rischio come latte e insalata[59]. Il 10 maggio a Roma una grande manifestazione popolare a cui parteciparono più di 200.000 persone segnò il primo passo verso il referendum che l'anno successivo portò all'abbandono dell'energia nucleare in Italia.
L'incidente e soprattutto i ritardi da parte delle autorità italiane nel dare l'allarme in una situazione che vedeva già dalla metà degli anni settanta una crescente mobilitazione contro il nucleare rappresentarono un punto di svolta nella storia dell'ambientalismo italiano: per il referendum del 1987 vennero raccolte in pochi mesi oltre un milione di firme, l'associazione Legambiente e il WWF raddoppiarono i soci, mentre alle elezioni politiche del 1987 i Verdi ottennero quasi un milione di voti[60]. Ancora oggi sono riscontrabili nell'ambiente e nei sedimenti dei fiumi alcune tracce, innocue per la salute e per l'ambiente, degli elementi radioattivi depositati dalla nube.[61]
Mi ricordo che quel giorno ero a scuola di pomeriggio,io e la mia collega rimanemmo a fare ricreazione in cortile.Non si sapeva ancora nulla.Quando la notizia arrivò in Italia furono cancellate tutte le gite scolastiche,fu vietato mangiare frutta e verdura,si consigliava di mangiare carne macellata prima del disastro(i prosciuttifici fecero affari),le scarpe le lasciavamo fuori dalla porta ecc.
Ho conosciuto la moglie di un marito che era andato a fare il sarcofago di cemento,la ditta era del Friuli.Dopo un mese morì di cancro come tanti altri.
I numeri dei morti non li avremo mai a causa degli effetti a lungo termine dell'esposizione alle radiazioni.Ancora oggi le persone continuano ad ammalarsi.
In Italia furono attivati programmi per ospitare bambini ucraini, russi e bielorussi che permisero loro di vivere, almeno per alcune settimane all’anno, in un ambiente non contaminato, dove il loro organismo, normalmente esposto alle radiazioni, potesse disintossicarsi. Anche molte famiglie friulane li ospitarono.
Ho conosciuto la moglie di un marito che era andato a fare il sarcofago di cemento,la ditta era del Friuli.Dopo un mese morì di cancro come tanti altri.
I numeri dei morti non li avremo mai a causa degli effetti a lungo termine dell'esposizione alle radiazioni.Ancora oggi le persone continuano ad ammalarsi.
In Italia furono attivati programmi per ospitare bambini ucraini, russi e bielorussi che permisero loro di vivere, almeno per alcune settimane all’anno, in un ambiente non contaminato, dove il loro organismo, normalmente esposto alle radiazioni, potesse disintossicarsi. Anche molte famiglie friulane li ospitarono.
#unapiantaalgiorno
Se vicino casa hai a tiro un vecchio muro di pietre, aguzza bene lo sguardo.
Se sei fortunato noterai alcune allegre famigliole fiorite di
Se sei fortunato noterai alcune allegre famigliole fiorite di
💚𝓒𝔂𝓶𝓫𝓪𝓵𝓪𝓻𝓲𝓪 𝓶𝓾𝓻𝓪𝓵𝓲𝓼
Nome comune: CIOMBOLINO COMUNE, ma anche CIMBALARIA
DOVE SI TROVA?
Vive in ambienti urbani, spesso e volentieri abbarbicata tra le fessure di vecchi muri di pietra o mattone, ma non intonacati, altrimenti non avrebbe dove metter radici!
Vive in ambienti urbani, spesso e volentieri abbarbicata tra le fessure di vecchi muri di pietra o mattone, ma non intonacati, altrimenti non avrebbe dove metter radici!
PIANTE .. IN PARETE 🙉
Non deve sorprendere la capacità del simpaticissimo ciombolino e di molte altre piante di vivere in luoghi che ci sorprendono e che umanamente riterremmo "impossibili": tra le rocce, sulle rupi, tra le crepe dei muri... 🏚
Eppure questi straordinari esseri viventi fanno della frugalità e delle proprie scarse esigenze nutrizionali il loro punto di forza, andando ad occupare delle precise NICCHIE ECOLOGICHE all'interno dell'ecosistema. Chi potrebbe vivere in un luogo del genere, se non loro e pochi altri?
Ogni diversa specie di tali ambienti avrebbe il suo incredibile segreto per spiegarci come fa a resistere in siti così ostili.
Nel caso del ciombolino, la sua forza sta nel sapersi allungare lungo le superfici tramite i numerosi STOLONI emessi ai nodi (dei quali abbiamo già parlato QUI 👉 https://www.facebook.com/…/a.27616851172…/2838968126200438/…) , i quali radicheranno nelle minuscole fessure dei muri dando origine a nuove piantine 🌱
Ma non basta!
Per garantire la sopravvivenza della specie qui dove la FORZA DI GRAVITA' impietosamente regna sovrana, la piantina ha escogitato un astuto trucchetto: quando i suoi minuscoli frutti sono quasi maturi, essa volta le spalle alla luce, pronta ad abbandonarli nei minuscoli spazi tra una pietra e l'altra, o anche solo nelle minime crepe!
Il pochissimo materiale organico qui presente sarà sufficiente per far nascere nuove, potentissime cimbalarie! 💪
Ancora una volta il nostro giardino, o i "500 metri da casa" sono riusciti a regalarci nuove meraviglie! ✨
Non deve sorprendere la capacità del simpaticissimo ciombolino e di molte altre piante di vivere in luoghi che ci sorprendono e che umanamente riterremmo "impossibili": tra le rocce, sulle rupi, tra le crepe dei muri... 🏚
Eppure questi straordinari esseri viventi fanno della frugalità e delle proprie scarse esigenze nutrizionali il loro punto di forza, andando ad occupare delle precise NICCHIE ECOLOGICHE all'interno dell'ecosistema. Chi potrebbe vivere in un luogo del genere, se non loro e pochi altri?
Ogni diversa specie di tali ambienti avrebbe il suo incredibile segreto per spiegarci come fa a resistere in siti così ostili.
Nel caso del ciombolino, la sua forza sta nel sapersi allungare lungo le superfici tramite i numerosi STOLONI emessi ai nodi (dei quali abbiamo già parlato QUI 👉 https://www.facebook.com/…/a.27616851172…/2838968126200438/…) , i quali radicheranno nelle minuscole fessure dei muri dando origine a nuove piantine 🌱
Ma non basta!
Per garantire la sopravvivenza della specie qui dove la FORZA DI GRAVITA' impietosamente regna sovrana, la piantina ha escogitato un astuto trucchetto: quando i suoi minuscoli frutti sono quasi maturi, essa volta le spalle alla luce, pronta ad abbandonarli nei minuscoli spazi tra una pietra e l'altra, o anche solo nelle minime crepe!
Il pochissimo materiale organico qui presente sarà sufficiente per far nascere nuove, potentissime cimbalarie! 💪
Ancora una volta il nostro giardino, o i "500 metri da casa" sono riusciti a regalarci nuove meraviglie! ✨
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Neve – Umberto Saba Neve che turbini in alto e avvolgi le cose di un tacito manto. Neve che cadi dall’alto e noi copri coprici ancora,all...
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Fino all’indipendenza, raggiunta nel 1991, questo giorno veniva definito “Giorno del Fronte di Liberazione” ( Dan osvobodilne fronte-OF )....