di Giuseppe Nacci
Le Risorgive del Timavo erano ancora là dove le avevo lasciate, durante una lontana gita scolastica sul Carso, ai tempi del Liceo.
Anche adesso, trent’anni dopo, quelle Risorgive scorrevano placide e tranquille, emergendo con un debole gorgoglio dalle voragini del Carso, per percorrere le ultime centinaia di metri prima di sfociare nell’Adriatico.
Da quello stretto Sperone roccioso, da cui cominciava il Carso, lo sguardo avrebbe potuto proseguire ad Oriente fino a Monte Nero, in Slovenia, e da lì spingersi ancora più ad Est, verso la Croazia, la Bosnia e la Serbia, fino a Belgrado, nel cuore della ex-Jugoslavia, per poi proseguire fin quasi alla fine di quelle terre.
Dalla Penisola Balcanica, scavalcando lo Stretto dei Dardanelli davanti a Istambul, lo sguardo avrebbe potuto proseguire lungo tutta l’Anatolia della moderna Turchia, lungo tutto il Caucaso e i grandi altopiani dell’Asia Centrale, del Turkmenistan, del Kazakistan e dell’Afghanistan, fino ai deserti cinesi del Takla-Makan e del Gobi: un ponte di terre che collega ancora oggi l’Europa al Medio-Oriente, all’Asia Centrale, fino all’Indocina e all’Estremo Oriente.
A Sud della Turchia, lo sguardo avrebbe potuto proseguire fino alla Mesopotamia, alla Siria, alla Palestina e alle Piramidi d’Egitto, e poi giù, fino al cuore dell’Africa Nera …
Da quello stretto Altopiano di roccia carsica su cui mi trovavo, ben in vista sulle Risorgive del Timavo, erano passati i Greci, i Fenici, i Celti, i Romani …
Ma altri popoli, di lingue e culture più antiche e misteriose erano passati prima di loro su quello stesso Sperone di roccia su cui mi trovavo, perchè per migliaia di anni quel posto era anche stato un importante luogo di culto dedicato al “Dio del Sole”, e questo ben prima che iniziasse la Storia conosciuta.
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