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3 giu 2021

Parco Nazionale Triglav ai confini tra Italia e Austria

 

Foto di Melanie Erhard da Pixabay

Il parco

Il primo nucleo del Parco fu istituito nel 1924, quando l’Associazione musei della Slovenia e la Società alpinistica affittarono per vent’anni 1400 ettari della valle dei Sette Laghi. In piena seconda guerra mondiale, scaduto il contratto, nessuno pensò di rinnovarlo. Nel 1961 l’area fu tutelata da un Parco Nazionale che solo nel 1981 raggiunse l’attuale dimensione. L’area del Parco tutela il massiccio del Triglav, che con i suoi 2864 m è la montagna più alta delle Alpi Giulie e diverse valli per lo più orientate in direzione nord est e sud ovest. I fenomeni carsici sono estremamente diffusi, favoriti dalla natura calcarea delle rocce, facilmente aggredibili dall’erosione dell’acqua. I paesaggi dell’area protetta risentono quindi di questi fenomeni assumendo in quota aspetti lunari e ospitando nelle valli laghi (i più belli dei quali sono nella valle dei Sette Laghi), cascate, torrenti e scenografiche forre come quella di Vingtar, nei pressi di Bled o di Mlinarica in val Trenta. La creazione dell’area protetta non è stata tuttavia sufficiente ad arginare, in un recente passato, diversi impatti ambientali negativi quali la regimazione del torrente in val Trenta o l’inquinamento del fiume Koritnica con metalli pesanti.

La visita

Sono due i centri visita del Parco: a Bled, presso la sede del Parco, si possono avere informazioni sull’area e visitare la mostra sull’ambiente, la flora e la fauna dell’area protetta.
A Trenta invece, che a differenza di Bled, si trova all’interno del Parco, c’è l’ufficio informazioni e un museo sulla fauna e la flora dell’area e le guide alpine della zona.
Diverse le escursioni possibili nel Parco, grazie alla buona rete di sentieri che ospita diversi rifugi. Dal momento che sono possibili repentini cambiamenti delle condizioni meteorologiche, è consigliabile informarsi sulla situazione del tempo prima dell’escursione e vestirsi adeguatamente con scarponi e giacche a vento. Le cartine dei sentieri sono reperibili facilmente nei paesi dell’area. Anche la zona del lago di Bohinj offre facili e poco impegnative passeggiate. Tra le mete predilette dai visitatori, oltre alla salita al Triglav, una facile escursione alle cascate Savica, di 60 m di altezza, da cui si può proseguire per arrivare ai laghi di Triglav. 
Nel lago di Bohinj è possibile nuotare, andare in canoa (facilmente reperibile in loco) e pescare (bisogna però dotarsi della locale licenza, abbastanza cara).
Agenzie locali organizzano discese in rafting o in canoa sul fiume Sava Bohinjka o, nelle gole della Mostnica, discese in parapendio.

La natura

La vicinanza del mare garantisce situazioni climatiche particolari e la crescita di specie termofile accanto a quelle alpine. Più della metà del territorio del Parco è coperta da boschi: faggi nelle quote più basse, pino nero e larice nelle zone meno umide, nei versanti più caldi carpinelli, ornielli e sorbi montani. Nelle quote più alte boscaglie di pini mughi con qualche larice. Tra le specie alpine la stella alpina, il giglio rosso e la scarpetta di Venere, mentre tra gli endemismi sono da annoverare la rosa e la genziana del Triglav, l’iris di Bohinj e il bianco papavero delle Alpi Giulie.
Orsi e linci sono gli ospiti più illustri del Triglav, anche se vederli è praticamente impossibile. Tra gli ungulati stambecchi, reintrodotti dal 1964, camosci e caprioli (circa un migliaio di esemplari), qualche decina di cervi. Purtroppo nel Parco sono stati reintrodotti a scopi venatori i mufloni, mai vissuti nell’area, che possono causare problemi di competizione alimentare con gli erbivori presenti. Marmotte, ermellini, ghiri, tassi e donnole sono gli altri mammiferi più diffusi. Tra gli uccelli nidificanti l’aquila reale, la pernice bianca, il fagiano di monte, la coturnice e il picchio tridattilo. Tipici di queste zone alpine la vipera del corno e la lucertola di Horvath; diversi i coleotteri e le farfalle come l’apollon.

Da non perdere

  • Bled: castello dell’XI secolo con museo sulla storia del lago e ricca collezione di armature e cappella del XVI secolo, mostra naturalistica presso gli uffici del Parco nazionale.
  • Kranjska Gora: casa Liznjek, abitazione del XVIII secolo che ospita una collezione d’oggetti e arredamenti tipici di quest’area; chiesa dell’Assunzione del XVI secolo.
  • Ribcev Laz: chiesa di San Giovanni Battista del 1440 circa con affreschi del XV e XVI secolo; chiesa di Santo Spirito del XVIII secolo.
  • Stara Fucina: il Museo della cultura alpina ospita un’interessante collezione sulla produzione di latticini nella zona.
  • Bohinjska Districa: il Museo Tomaz Godec presenta la storia della lavorazione del ferro e della concia del cuoio nella valle, raccontando la storia del partigiano Godec, proprietario della conceria in cui è ospitato questo singolare museo.
  • Lungo la strada da Kranjska Gora a Bovec, aperta da maggio a ottobre, si possono vedere: la Cappella Russa, costruita sul luogo dove 400 prigionieri di guerra russi furono sepolti da una valanga e il monumento a Julius Kugy, scalatore locale.
  • Trenta: l’Alpinum Juliana, giardino botanico costruito nel 1926, raccoglie tutte le specie delle Alpi della Slovenia; Museo di Trenta sull’alpinismo in Slovenia e la flora e fauna locale.
  • Soca: chiesa di San Giuseppe del XVIII secolo.
  • https://piuturismo.it/parchi/nazionali/parco-nazionale-del-triglav-ai-confini-con-italia-e-austria/

Guida sul Kosovo




 🇽🇰 “Kosovo, itinerari turistici alla scoperta del Paese“, la prima guida monografica in italiano dedicata al Kosovo!

📚 Parla di questo giovane stato balcanico -dalla storia antichissima- della sua capitale e delle destinazioni imperdibili durante un viaggio nel Paese: è la prima guida turistica in italiano dedicata esclusivamente al Kosovo. È stata pubblicata da Odòs, libreria editrice di Udine che nella sua collana VersoEst ha realizzato numerose guide dedicate ai Balcani e, in generale, all’Europa dell’Est.
🌿 Remoto, sconosciuto, fuori rotta. Bisogna essere curiosi per mettersi in viaggio con destinazione Kosovo. Lo stato più giovane d’Europa, che nel 2008 ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza dalla Serbia (ed è oggi riconosciuto da un centinaio di nazioni, tra cui l’Italia), è la nuova frontiera del turismo d’avventura. Pristina, la giovane capitale, con i suoi 200.000 abitanti, è il centro culturale, economico e artistico più importante del Paese. Una città vibrante che durante tutto l’anno coinvolge i suoi abitanti e i suoi visitatori con numerosi festival musicali ed eventi culturali. Tutto il Kosovo, però, merita una visita: dai gioielli architettonici di Prizren all’immenso bazar di Gjakova, passando attraverso gli scenari mozzafiato della Valle di Rugova e i magnifici monasteri medievali, il Paese è una sorpresa continua. Del Kosovo si ricordano soprattutto le tristi vicende della guerra degli anni Novanta. I segni del drammatico passato sono ancora oggi visibili: lungo le strade, infatti, spuntano memoriali in ricordo delle vittime della pulizia etnica perpetrata dalle truppe di Milošević e le forze NATO sono ancora presenti a presidio dei monasteri ortodossi sparsi nel territorio. Del Kosovo turistico, invece, si sa poco, anzi, quasi nulla. Questa guida offre alcuni itinerari alla scoperta del Paese: grandi spazi, nonostante le dimensioni contenute, tesori culturali e una bellezza non gridata che si scopre a poco a poco. Il Kosovo è una terra di grande fascino, ancora selvaggia, che vale la pena visitare prima che tutti quanti se ne accorgano.
(Dalla nota introduttiva di Kosovo, itinerari turistici alla scoperta del Paese, Francesca Masotti, Odòs, 2021).

17 mag 2021

Ciclovia Alpe Adria Fvg1 Pontebba – Valbruna

 

Un bel tratto della Ciclovia Alpe Adria che congiunge Pontebba a Valbruna, tra gallerie, ponti e la cornice delle nostre montagne.

Avvicinamento:

Dal centro del paese di Pontebba, oltrepassato il ponte sul torrente Pontebbana dove si trova il cippo dell’ ex confine, si prosegue verso Nord per un centinaio di metri fino a trovare sulla sinistra le indicazioni per la pista ciclabile.

Itinerario:

La tratta Fvg1 della Ciclovia Alpe Adria da noi percorsa è quella che unisce Pontebba a Valbruna. I km totali, andata e ritorno, sono 34. L’ andata è sempre in costante ma leggera salita. Il fondo della ciclabile è asfaltato, tranne il breve tratto finale che attraversa la piana di Valbruna che è sterrato, ma con un buon fondo facilmente pedalabile. Si consiglia l’utilizzo di bici con il cambio.

Il primo tratto che congiunge Pontebba a San Leopoldo è una strada a basso traffico che si percorre in tranquillità (dapprima Via Verdi e poi Via Deposito) pur essendo in salita. Da San Leopoldo in poi inizia la ciclabile a doppia corsia su sede propria.

Si corre lungo la riva destra del fiume Fella godendo degli scorci panoramici sulle montagne circostanti. Si passa la vecchia stazione di Bagni di Lusnizza – Santa Caterina e ci si sposta sulla riva sinistra del Fella. Dopo un breve tratto a viabilità promisqua, si attraversa una prima galleria illuminata (è sempre consigliabile, comunque, assicurarsi di avere le luci funzionanti sulle bici per una maggiore sicurezza) e successivamente un’ altra all’altezza della vecchia stazione di Malborghetto: in quest’ ultima è possibile incrociare qualche macchina o trattore, quindi prestare attenzione.

Appena usciti dalla galleria, se si svolta a sinistra abbandonando la pista ciclabile, è possibile raggiungere brevemente un bellissimo parco giochi con area attrezzata per pic nic.

Proseguendo invece dritti sulla ciclabile, dopo un paio di km da Malborghetto si raggiunge Ugovizza sul un bel tratto aperto e pianeggiante. La vecchia stazione di Ugovizza è stata riconvertita in punto di ristoro (Bar Alla vecchia stazione) con un ampio spazio esterno dotato di giochi per i bambini.

Continuando a pedalare verso Nord si arriva in pochi minuti ad un incrocio e svoltando a destra si seguono le indicazioni per Valbruna. Si percorre un breve tratto su strada a basso traffico fino ad individuare sulla sinistra dei cartelli che indicano l’inizio della strada sterrata (trekking della piana). Si attraversa un bosco dove sono presenti alcune aree di sosta attrezzate per pic nic e, sempre seguendo le indicazioni, si arriva al paese di Valbruna.

Si rientra a Pontebba ripercorrendo lo stesso percorso dell’andata ma in discesa e la pedalata risulterà decisamente meno faticosa e più veloce.CONTINUA https://camminabimbi.com/2021/05/15/ciclovia-alpe-adria-fvg1-pontebba-valbruna/comment-page-1/?unapproved=145&moderation-hash=0d755b5265d751551141a3c3f5114320#comment-145

CONTINU

22 apr 2021

Nasce il ‘Cammino delle 44 chiesette votive’

 


Un nuovo impulso per il turismo slow


 Dieci tappe per 167 chilometri complessivi su sentieri, strade e carrarecce. Dieci tappe attraverso tutti i comuni delle Valli del Natisone che connettono le 44 caratteristiche chiesette votive delle frazioni. L’itinerario diventa una sorta di pellegrinaggio religioso, naturalistico e culturale, sulla falsa riga dei ‘cammini’ che, in altre parti, stanno avendo un seguito crescente: basti pensare al cammino delle Pievi in Carnia o all’ancora più famoso percorso della Via degli Dei sull’Appenino Tosco-Emiliano tra Bologna e Firenze. Il progetto, nato da un’idea della ProLoco Nediške Doline e realizzato grazie allo studio naturalistico ForEst, è stato presentato, via web, lo scorso 15 aprile.
“Abbiamo pensato di fare del Cammino delle 44 chiesette votive, seguendo l’interesse crescente per questi monumenti, un potenziale volano per il turismo delle Valli del Natisone”, ha spiegato introducendo la serata Nico Sinuello della Pro loco. “Il percorso infatti passa davanti alla porta di diverse realtà produttive del territorio”. L’obiettivo infatti è quello di sfruttare la domanda in forte crescita di turismo slow cui la riscoperta di questi peculiari monumenti religiosi delle frazioni delle valli risponde perfettamente. Hanno poi illustrato nel dettaglio il percorso delle dieci tappe Marco Pascolino e Angelo Sinuello.
Itinerario, ha spiegato Pascolino, che parte da Cividale per motivi logistici, visto che è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici. E che è stato studiato seguendo il criterio, ovviamente, di congiungere le chiesette, di toccare tutti i comuni delle Valli del Natisone, e di offrire, lungo il percorso, punti di ristoro e possibilità di pernottamento. L’obiettivo dunque è far sì che la mobilità lenta sia uno stimolo e un motore per le attività economiche del territorio, diverse delle quali, appunto, sono presenti sull’itinerario.
Angelo Sinuello ha quindi illustrato nel dettaglio le singole tappe del cammino (tutti i tracciati sono consultabili nel dettaglio sul sito www.nediskedoline.it). Realizzato – ha precisato – seguendo, per la segnaletica, le direttive della commissione Giulio Carnica sentieri. E utilizzando come fonte per l’individuazione dei 44 monumenti religiosi la pubblicazione “Chiesette votive da S. Pietro al Natisone a Prepotto” di Tarcisio Venuti. È stato quindi disegnato un percorso che ha una traccia principale di 122 km che diventano 167 con alcune varianti per gli escursionisti più caparbi. Il 50 per cento si snoda sui sentieri, il 29 per cento su strade asfaltate e il 21 per cento su carrarecce. Sfruttando quindi la ricca rete di percorsi già esistenti sul territorio. Il cammino delle 44 chiesette infatti, ha evidenziato Angelo Sinuello, presenta diversi collegamenti con altri percorsi tematici, fra questi l’Alpe Adria trail, il Cammino celeste, il Krivapete trail, fino anche ai sentieri delle rogazioni di San Marco. Le tappe, che hanno una lunghezza compresa fra i 7,5 e i 16,5 km, hanno generalmente una difficoltà facile o media, che diventa difficile solo in alcune varianti, e quindi sono adatte alle esigenze di un pubblico ampio di escursionisti. Già pronto anche il logo del nuovo cammino, realizzato con la collaborazione di Stefania Gentili, su cui compare la denominazione in italiano e sloveno ‘Nediške Doline – Valli del Natisone’.
Nel corso del dibattito, con gli interventi di Massimiliano Miani, presidente del Cai Val Natisone, Antonio Ruocco, presidente della sezione Cai di Cividale, e Pietro Boga, consigliere Cai FVG, è quindi emerso il ruolo fondamentale di Cai e Planinska družina Benečije e di altri privati per la manutenzione dei sentieri cui si spera il Cammino possa dare nuovo impulso.
Diverse le idee per i possibili sviluppi dell’iniziativa, dal riconoscimento per chi affronta tutte le tappe, alla realizzazione di mappe e brochure, agli eventi particolari da connettere con le festività dei patroni delle chiesette. Fino al ‘nodo’ dell’accesso allo spazio interno dei monumenti, oggi oggettivamente complicato, visto che la custodia degli edifici è affidata solo a privati cittadini volontari che, ovviamente, faticano a garantire un accesso continuativo alle strutture.

18 gen 2021

A Resia portano anche le favole


 Nel 2008 il Circolo culturale resiano Rozajanski dum affrontava il tema del turismo culturale, organizzando il convegno «Lingue e Turismo. Le varianti locali delle minoranze linguistiche come elementi di richiamo turistico». Già allora era ben chiaro come l’elemento linguistico potesse essere anche per la Val Resia un fattore d’attrazione turistica.

Lo scorso anno, invece, il Museo della gente della Val Resia ha presentato a una tavola rotonda le potenzialità che in tale ambito offre il patrimonio di narrativa orale. Durante questi momenti di confronto è emerso come questo segmento della cultura locale potrebbe stimolare idee di turismo nuove, sostenibili e coerenti con l’identità territoriale.

Oggi essere una destinazione turistica che funziona – che attrae, cioè, turisti – significa offrire un valore aggiunto che affascini e conquisti. Siamo convinti che la cultura locale in generale ed in particolare la lingua parlata e le sue varie espressioni, come ad esempio i racconti popolari, possano essere considerati come veri e propri «prodotti turistici», in grado di attrarre visitatori e fidelizzarli.

https://www.dom.it/v-rezijo-privabljajo-tudi-pravljice_a-resia-portano-anche-le-favole/?fbclid=IwAR2p0LVN3ckuzJyF_RRbPZpWhFZBTwsgq_OR33LwOSk-NQYrb0lzLR3Dm_c

6 set 2020

FORCA DI TERRAROSSA

 

foto di Valter Maestra

Forca di Terrarossa

La forca di Terrarossa è una poco marcata insellatura che separa la Cima di Terrarossa dalle Cime Gambon. La forcella è raggiungibile dal versante sud tramite la mulattiera della Cima di Terrarossa mentre a nord est precipita nel canalone dirupato della Huda Paliza.Dal polo turistico di Sella Nevea, raggiungibile da Chiusaforte attraverso la val Raccolana oppure da Tarvisio attraverso la Val Rio del Lago, risalire la stretta e ripida strada asfaltata che porta agli alpeggi del Montasio proseguendo fino al divieto di transito (m 1502, ampio parcheggio).
fonte http://www.sentierinatura.it/easyne2/LYT.aspx?Code=SentieriNatura&IDLYT=1970&ST=SQL&SQL=ID_Documento=1622

1 set 2020

Parco Prealpi Giulie






ALLA SCOPERTA DELLA RISERVA DELLA VAL ALBA 💢
𝗘𝘀𝗰𝘂𝗿𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗴𝘂𝗶𝗱𝗮𝘁𝗲 • Domenica 6 settembre
3 Escursioni #gratuite all'interno della più grande Riserva naturale regionale che si estende per quasi 3000 ettari interamente nel comune di Moggio Udinese.
Una straordinaria opportunità per scoprire le caratteristiche che rendono speciale quest'area protetta.
1️⃣ ESCURSIONE AL BIVACCO “G. BIANCHI”
Il Bivacco, presente sin dal 1973, è stato recentemente ristrutturato ed inaugurato nel 2018. Situato nella conca del Cjavâlz a quota 1712 m, è una struttura di appoggio per escursionisti ed alpinisti, sito nel cuore della Riserva, subito sotto le cime del Çuc dal Bôr e del monte Cjavâlz e lungo l'Alta Via del CAI di Moggio.
Dal parcheggio del Vuâlt, a circa 1050 m di quota si prosegue imboccando un sentiero sulla destra sino ad attraversare il torrente Alba. Si sale il costone in sinistra orografica del t. Alba attraversando un bel bosco di faggi e abeti sino ad incontrare la mulattiera che conduce al bivacco "G. Bianchi". Quest'ultima s'inerpica dapprima su un ripido pendio boscoso, il "Pàcol dai Çocs", poi, con tornanti, sale sino al "Clàp dal Cjavâlz". La mulattiera supera un breve tratto esposto, con un caratteristico scavo nella roccia ed in breve conduce all'aprica conca del Cjavâlz ove è posto il bivacco "G. Bianchi”.
• Itinerario: dal parcheggio a monte del bivio Masereit lungo i sentieri CAI n. 450, n. 450/A e n. 428 fino al bivacco G. Bianchi, poi rientro lungo il sentiero CAI n. 428 passando per il Rifugio Vuâlt.
• Ritrovo: bivio Masereit (a monte bivio per Virgulins) alle ore 7.30
• Durata: 4 ore
• Dislivello in salita: 750 mt
• Difficoltà: E (escursionistica)
• Quota: gratuita
• Guida: Andrea Sittaro
2️⃣ DA DORDOLLA AL RIFUGIO VUÂLT
Lasciate le auto nella piazzetta di Dordolla ci si inoltra nel caratteristico borgo che ha conservato ancora le caratteristiche originarie, con le abitazioni separate da stretti viottoli, percorribili solo a piedi. Superati gli stavoli de “La Frate” si prosegue in destra orografica nel vallone del rio di Val sino ad attraversare il rio. Il percorso segue in traverso il boscoso versante occidentale sotto le “Pàlis d’arint” sino a raggiungere la forcella Vuâlt a quota 1282 m. L’ampia sella testimonia l’antica origine glaciale e dà accesso alla Riserva naturale regionale della Val Alba. La mulattiera porta al ricovero montano del Vuâlt attraversando una bella faggeta montana, con alcuni scorci panoramici sulla conca e le cime del Cjavâlz e Çuc dal Bôr.
• Itinerario: da Dordolla al rifugio Vuâlt (sentiero CAI n. 425) e rientro
• Ritrovo: in piazza a Dordolla alle ore 8.00
• Durata: 3 ore
• Dislivello: 700 mt
• Difficoltà: E (escursionistica)
• Quota: gratuita
• Guida: Kaspar Nickles
3️⃣ SENTIERO DEL BOSCO DEL VUÂLT
Semplice escursione immersi nel bosco fino al Ricovero montano del Vuâlt, tappa obbligata per quanti vogliono conoscere l'autentica essenza della Riserva Naturale. L’edificio sorge a quota 1168 m alle pendici del monte Vuâlt ed offre un’ampia panoramica sulle principali cime della Riserva naturale: Cjavâlz, Çuc dal Bôr, Pisimoni, sino ad estendere la visuale sulle Prealpi Giulie, sui monti Lavara e Plauris. L’itinerario si sviluppa ad anello nella conca del Vuâlt e porta alla scoperta degli alberi e dei boschi, delle acque e delle principali caratteristiche geomorfologiche della Riserva Naturale.
• Itinerario: dal parcheggio a monte del bivio Masereit al ricovero montano del Vuâlt (sentieri CAI n. 450 e n. 450/A) e rientro
• Ritrovo: bivio Masereit (a monte bivio per Virgulins) alle ore 8.30
• Durata: 2 ore
• Dislivello: 150 mt
• Difficoltà: T (turistica)
• Quota: gratuita
• Guida: Laura Fagioli
⭕️ PER TUTTE LE ESCURSIONI:
In caso di maltempo le escursioni verranno rimandate a domenica 13 settembre.
Presso il rifugio Vuâlt ai partecipanti verrà offerto un cestino pranzo con prodotti locali a km 0, escluse le bevande che dovranno essere portate da casa, evitando il più possibile uso di plastiche monouso.
Equipaggiamento: Scarpe da trekking o scarponi obbligatori; Vestiti adatti alla stagione. Una giacca antipioggia in base al meteo; Bastoncini da trekking consigliati.
🛑 PRENOTAZIONI entro le ore 16.00 di venerdì 4 settembre – fino a esaurimento posti - telefonando al numero 0433 53534 oppure scrivendo a info@parcoprealpigiulie.it (all’atto della prenotazione indicare il nome, cognome, provenienza e recapito telefonico)
POSTI LIMITATI
Per tutte le info aggiuntive scrivere a: info@parcoprealpigiulie.it

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