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28 lug 2020

Il resiano non fa parte del russo


10Russi a StolvizzaMercoledì, 14 giugno, due ricercatori dell’Istituto di slavistica dell’Accademia Russa delle Scienze hanno fatto visita a Resia. La dottoressa Marija Jasinskaja ed il dottor Gleb Pilipenko hanno chiesto di incontrare, a Stolvizza/Solbica, i due rappresentanti del Circolo culturale resiano «Rozajanski Dum» che, oltre a far conoscere loro il caratteristico paesino della vallata con la tipica architettura resiana, gli hanno fatto visitare anche il Museo della Gente della Val Resia di prossima apertura e il Museo dell’Arrotino.
Nella sede operativa del circolo i due scienziati hanno voluto sapere, ai fini della loro ricerca, quali fossero le principali tradizioni resiane del passato e quali siano, invece, quelle ancora oggi mantenute dalla popolazione. Considerati anche gli ultimi articoli comparsi sui quotidiani locali, che accomunano il resiano al russo, con questi due studiosi si è tenuto, tra l’altro, un momento di confronto sull’origine del dialetto resiano. I due ricercatori, che coi due resiani hanno comunicato in sloveno, affermano che: «Kar se tiče izvora rezijanskega narečja, misliva, da je to očitno, da je slovenskega izvora». Per chi non riuscisse a capire questa frase in sloveno, provvediamo anche alla traduzione in italiano, sottolineando come i due russi abbiano affermato che: «Per quanto riguarda l’origine del dialetto resiano, pensiamo che sia evidente, che è di origine slovena».
Le ricerche portate avanti dagli studiosi russi a Resia, e non solo, hanno una lunga tradizione. Già nel 1841, come ben documentato, fece visita a Resia Izmail I. Sreznevskij, che mise in stretta analogia i resiani ed i loro vicini, ad est ed a sud-est chiamati all’epoca slovenji (oggi sloveni), esclusi i friulani. Spiegò che sono «di stessa razza» e «consanguinei» ovvero, riferendosi alla popolazione, di stessa stirpe.
Successivamente, nel 1873, Jan I. N. Baudouin De Courtenay visitò Resia e con le sue ricerche pubblicò diversi studi tra cui Resia e i resiani, nel quale riporta quanto segue: «La tradizione da me riportata di una più stretta parentela della lingua resiana colla russa o delle parlate resiane colle parlate russe è contraddetta in pieno dallo stato reale delle cose. …».
La stessa dott.sa Jasinskaja è già stata in valle nel 2013 come membro del gruppo, in visita a Resia, composto da tutte le commissioni degli stati slavi che curano la stesura dell’Atlas delle lingue slave (Ola). Il gruppo era guidato dal linguista e professore Matej Šekli dell’Accademia Slovena delle Scienze e delle Arti – che ben conosce la realtà resiana soprattutto dal punto di vista linguistico.
In tale occasione, sul giornale Näš Glas/La nostra voce (Anno IX Numero 2 – Novembre 2013) fu pubblicato: «Ogni lingua slava ha sull’Atlas più punti di riferimento linguistico. Per lo sloveno sono individuate diverse località all’interno della Slovenia ma anche oltre i confini dove si parlano, appunto, dialetti sloveni. Tra questi, Stolvizza è il punto più occidentale e anche il primo delle centinaia di località prese in considerazione in tutta l’area slava».
Marija Jasinskaja e Gleb Pilipenko hanno, tra l’altro, espresso piacere rispetto all’idea di poter pubblicare anche nei prossimi numeri del Dom una sintesi delle ricerche da loro condotte dalle valli del Natisone alla Val Canale e incentrate su tradizioni, usi e costumi presenti tra gli sloveni della provincia di Udine. (Sandro Quaglia)

27 lug 2020

Vite dai margini al centro - Z roba družbe v ospredje

La sede del Museo della Gente della Val Resia a Stolvizza/Sedež Muzeja rezijanskih ljudi na Solbici
Venerdì, 10 luglio, all’osteria Alla speranza di San Giorgio/Bila, gli enti aderenti nel comune di Resia, tra cui l’Associazione culturale Museo della Gente della Val Resia, hanno ufficialmente firmato il Patto di comunità nell’ambito del progetto Education in square marginality (Em2).
A fare da capofila al progetto Erasmus+, insieme a sette partner tra enti di formazione per adulti e associazioni di categoria da Italia, Slovenia, Ungheria e Lettonia, è Cramârs, la cooperativa per la formazione professionale, lo sviluppo locale e l’innovazione sociale che ha sede a Tolmezzo e opera nell’Alto Friuli.
Finanziato dalla Comunità europea, questo progetto si pone l’obiettivo di aiutare concretamente i soggetti che rientrano nella casistica di Em2 – Marginalità al quadrato – la condizione di disagio di chi vive in territori periferici. Nato nel settembre del 2019, dopo la battuta d’arresto per l’emergenza sanitaria Covid-19 Em2 è pronto a ripartire grazie alla collaborazione di enti pubblici e privati che, con la firma del Patto di comunità, s’impegnano a coinvolgere i giovani non impegnati nello studio o nel lavoro e gli adulti poco qualificati alla ricerca di occupazione, e a offrire loro un aiuto per superare la propria condizione di marginalità.
Indirizzate a percorsi personalizzati, queste persone attivano le proprie conoscenze e mettono a frutto capacità e attitudini. Si tratta di un progetto innovativo di grande valore sociale, tramite cui i contesti montani possono sperimentare nuove forme di collaborazione e sostegno nella comunità, che si assume la responsabilità degli abitanti più deboli. Compreso il Comune di Resia, sono undici i comuni montani che Cramârs ha coinvolto. Per tutti si prevede di giungere alla firma del Patto di comunità entro agosto. Si tratta di comunità disposte ad accogliere nel proprio contesto individui in condizioni di difficoltà e ad accompagnarli in un percorso di crescita motivazionale, professionale e di qualità della vita. In tutto sono stati coinvolti 32 aziende e 30 soggetti, che hanno ricevuto dagli orientatori della cooperativa un bilancio delle proprie competenze trasversali e nascoste, che valorizza la persona nel suo complesso. Per sei mesi, nell’ambito del progetto, il Museo della Gente della Val Resia potrà beneficiare di un tirocinante. (Sandro Quaglia)
V okviru evropskega projekta z naslovom »Em2 – Education in square marginality« so v petek, 10. julija, v gostilni Alla speranza v Bili  nekatere ustanove podpisale Pakt za skupnost. Projekt »Em2 – Education in square marginality«, ki podpira obrobna območja, izvaja zadruga Cramârs iz Tolmeča. Pobuda spada med projekte Erasmus+. Sofinancira jo Evropska unija; partnerji so še Italija, Slovenija, Madžarska in Latvija.
Naslov projekta opozarja na dvojno obrobnost, ki jo nekateri doživljajo v obrobnih krajih. Da bi izboljšal tamkajšnjo življenje, projekt predlaga Pakt za skupnost. Ustanove podpisnice si bodo skupaj prizadevale, da bi vključile mlade, ki trenutno ne hodijo v šolo ali univerzo in so brezposelni ter malo kvalificirane odrasle, ki iščejo zaposlitev.
Pri projektu zadruge Cramârs sodeluje 11 občin. Skupno je vključenih 32 podjetij in 30 subjektov. Podpisnik Pakta za skupnost je tudi Muzej rezijanskih ljudi, ki bo šest mesecev razpolagal s pripravnikom.

19 lug 2020

Insieme al Centro estivo bilingue - Poletno sonce za beneške otroke


Anche quest’anno, per tre settimane, l’Istituto comprensivo statale con insegnamento bilingue sloveno-italiano «Paolo Petricig» di San Pietro al Natisone/Špietar ha organizzato il centro estivo «Poletno sonce». Fino al 24 luglio, l’iniziativa rappresenta un’importante momento di aggregazione e acquisizione di nuove competenze da parte dei bambini, che negli ultimi mesi anche in ambito scolastico hanno avuto ben poche occasioni di ritrovo a causa delle misure restrittive ai fini del contenimento della pandemia di Covid-19.
Tudi lietos potieka v hramu dvojezične šuole v Špietru center Poletno sonce, ki ga vsako lieto parpravljajo, de bi se otroci ukvarjal’ z liepimi dejavnostmi in srečal’ čez poletje, predvsem lietos, kàr, zaradi koronavirusa, nieso imel’ veliko možnosti za stike med sabo. Polietni center traja tri tiedne in bo šu naprej do 24. luja. Potieka vsak dan dopudan od 7:30 do 12:30. Vsako jutro ob 8:30 vsi otroci vseh skupin, z razdaljo med sabo, imajo telovadbo do 9. ure, imajo tudi pietje. Potlé vsaka skupina gre naprej s svojo dnevno dejavnostjo.
Otroci so razdeljeni v štirih skupinah, se pravi armenih, modrih, ardečih in zelenih, ki štiejejo vsaka po deset otruok in se ukvarja z različnimi dejavnostmi, na primer armena skupina – nam je arzložila Emma Golles – je šla na sprehod do Nadiže, otroci so tam pobral’ kamenčke, listke, al’ druge stvari in potlé so na papirju s telimi naravnimi rečmi oblikoval’ škratace. Med drugim so tudi sadil’ in mogoče do konca poletnega centra bojoimiel’tudi svoje sončnice.Učiteljica Claudia Salamant za otroke zelene skupine si je izmislila lepo zgodbico o strašilu.
V skupinah so otroci iz različnih razredu in tuole veliko pomaga za medosebne odnose med njimi, kier imajo parložnost, de govorijo tudi s starejšimi učenci. Vsaki petek je predvidna, nimar po skupinah – adna proti drugi –, adna enaka aktivnost. Parvi petek so otroci imiel’ lov na zaklad, drugi pa športni dan, to kier bi tieli takuo postaviti nieke sorte povezave med skupinami.
Na centru sodelujejo kot prostovolci tudi učitelji osnovne šuole Claudia, Ivana, Sabina, Matej in Matjaž, tako de imajo možnost, de končno videjo otroke po tarkaj miescu zaparte šuole. Svojo pomoč dajeta tudi Emma Golles in Mattia Cendou, pa še mladi iz višje šuole, in sicer Amelia Boscutti, Anton Brevini, Fanika Coren, Nicolò Sibau in Peter Tull. (Veronica Galli)
Anche quest’anno, per tre settimane, l’Istituto comprensivo statale con insegnamento bilingue sloveno-italiano «Paolo Petricig» di San Pietro al Natisone/Špietar ha organizzato il centro estivo «Poletno sonce». Fino al 24 luglio, l’iniziativa rappresenta un’importante momento di aggregazione e acquisizione di nuove competenze da parte dei bambini, che negli ultimi mesi anche in ambito scolastico hanno avuto ben poche occasioni di ritrovo a causa delle misure restrittive ai fini del contenimento della pandemia di Covid-19.

Un’area sportiva anche per la scuola - Novo športno igrišče tudi za šolo


L’area sportiva di Taipana/Športno igrišče v Tipani

A Taipana/Tipana proseguono gli interventi e le iniziative sul territorio. A cura dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco, Alan Cecutti, di recente nel capoluogo comunale sono stati ultimati i lavori di ripristino dell’area sportiva da basket e pallavolo.
L’ex latteria di Platischis/Bivša mlekarna v Plestiščah
Oltre che a vantaggio degli amanti dello sport sul territorio di Taipana, l’intervento è di grande utilità e interesse anche per la componente giovane, in particolar modo per gli alunni del vicino plesso scolastico, con le scuole d’infanzia e primaria attive in seno all’Istituto comprensivo di Tarcento.
Il Comune di Taipana ha proceduto, inoltre, al rinnovo del contratto di locazione con la Società agricola di Platischis relativamente alla struttura dell’ex Latteria di Platischis/Plestišča. Lo stabile era stato concesso in locazione alla Società agricola già a marzo 2014. Il contratto era scaduto all’inizio di aprile di quest’anno e la Società agricola ha confermato al Comune la volontà di procedere al rinnovo del contratto già in essere.
Un’altra novità è la chiusura, sul territorio comunale, di metà carreggiata stradale della Strada provinciale 38 dal 30 giugno al 31 ottobre 2020, disposta sempre dall’amministrazione comunale.
La relativa richiesta è giunta da parte dell’impresa Site Spa di Bologna ed interessa il traffico veicolare e pedonale, al fine di poter eseguire lavori di scavo per conto della ditta Openfiber, per un intervento inerente la realizzazione delle infrastrutture a banda ultralarga sul territorio regionale. Soprattutto nel periodo di applicazione delle misure più restrittive di contenimento della pandemia di Covid-19 l’opinione pubblica ha potuto constatare quanto le infrastrutture internet siano al giorno d’oggi importanti; un intervento di questo tipo non potrà fare altro che migliorare la situazione.
Nel periodo di chiusura della strada dovrà, comunque, essere garantito il normale transito dei mezzi di trasporto. (Luciano Lister)
V Tipani se je pred kratkim končala obnova športnega igrišča, s košarkarskim in odbojkarskim igriščem vred. Zaključek obnovitvenih del bo razveselil tako športnike kot učence bližnjega tipajskega šolskega poslopja, ki deluje v okviru Večstopenjskega zavoda Čenta.
Občina Tipana z županom Alanom Cecuttijem na čelu je pred kratkim tudi obnovila najemno pogodbo za bivško plestiško mlekarno s Kmečko družbo Plestišča. Občina Tipana in Kmečka družba Plestišča sta pogodbo sklenila že leta 2014. Potem, ko je aprila letos zapadla, je Kmečka družba Občini Tipana sporočila, da bi jo rada obnovila.
Občina Tipana je tudi sprejela sklep, da bo polovica cestišča na pokrajinski cesti št. 38 neprevozna in neprehodna od 30. junija do 31. oktobra 2020. Tako naj bi podjetje Site Spa iz Bolonje lahko izvajala dela za podjetje Openfiber, ki v deželi Furlaniji-Julijski krajini postavi optično vlakno.

16 lug 2020

Ora toccherà alla Benečija - Ali pride zdaj na vrsto Benečija?



Traduci con il traduttore
Za nami je zgodovinski dan 13. julija, ko sta predsednika Italije in Slovenije prisostvovala podpisu protokola o nameri za prenos tržaškega Narodnega doma na slovensko narodno skupnost v Italiji, v Bazovici opravila spravno dejanje s počastitvijo prvih ustreljenih Slovencev, ki so se zoperstavili fašizmu, in se poklonila italijanskim žrtvam povojnih pobojev jugoslovanskega komunističnega režima. Pisatelju Borisu Pahorju sta predsednika Slovenije in Italije podelila najvišji državni odlikovanji.
Ti dogodki »se bodo s svetlimi črkami zapisali v našo stvarnost, kot odraz skupnega sodelovanja med različnimi jezikovnimi komponentami Trsta in dveh sosednjih držav. Slovenci in Italijani smo v tem prostoru poklicani, da sobivamo in sodelujemo. K temu sta prav tako poklicani Slovenija in Italija, za kateri predstavlja visoka raven zaščite jezikovnih manjšin glavno osnovo za uspešno in perspektivno sodelovanje v sklopu skupnega evropskega prostora,« je poudarjeno v sporočilu za tisk Sveta slovenskih organizacij.
Zares je 13. julij 2020 prelomen datum v odnosih med Italijani in Slovenci.
Do zgodovinskega dogodka je prišlo po zaslugi slovenske narodne skupnosti v Italiji, v prvi vrsti krovnih organizacij SSO in SKGZ, katerima je uspelo spodbuditi vse najvišje slovenske in italijanske instance – predsednika, vladi, ministrstva … –, da se je zadeva premaknila z mrtve točke in je to pripeljalo do zaželenega rezultata. S tem je naša skupnost dokazala, da z združenimi močmi lahko doseže najbolj ambiciozne cilje, ki si jih sama zastavi.
To je razveseljivo tudi za nas, Slovence v Benečiji, Reziji in Kanalski dolini, ki se bojujemo za preživetje, saj menimo, da bi se dalo nekaj narediti tudi za nas, če je to uspelo za Narodni dom.
Znani razglas o anihilaciji Slovencev videnske pokrajine – »te Slovane je treba uničiti«, je bil objavljen 22. novembra 1866, torej 54 let pred požigom tržaškega Narodnega doma, ki velja za začetek napada na tamkajšnje Slovence. V Benečiji se je »napad« začel pol stoletja prej in zdaj gre »delo« proti koncu.
Marino Qualizza in uredništvo

15 lug 2020

Gran Monte, il rifugio apre il ricovero - Nad Viškoršo letos le zavetišče

Dal santuario della Beata Vergine di Castelmonte lo segnala anche il rettore, padre Gianpaolo Campagnolo. Negli ultimi tre anni è stato registrato un aumento esponenziale dei pellegrini sul Cammino celeste, che collega i santuari di Barbana e Lussari passando per un lungo tratto a ridosso del confine con la Slovenia.
La sesta tappa collega Montemaggiore/Brezje al rifugio del Gran Monte sopra Monteaperta/Viškorša. Ivano Carloni, che a Monteaperta è l’anima delle penne nere, spiega: «Avremmo dovuto aprire il 15 giugno, ma non lo abbiamo fatto a causa del Covid-19. Al momento non c’è nessuna prenotazione, mentre l’anno scorso in questo periodo ce n’erano già un’ottantina». Anche se il rifugio è chiuso, tuttavia nello stesso locale rimane aperto il bivacco. Secondo Carloni è ben attrezzato: «Dispone d’ingresso, bagno aperto con acqua corrente, lavabo e water, ma non doccia. Non c’è l’acqua calda, perché è stata chiusa. Ha anche un soggiorno con tavolo e alcuni posti a sedere nonché una cucina, dove c’è la stufa con il fornello a gas». La bombola va acquistata e portata su senza collegamento stradale; quello che spesso manca è un corrispettivo nella cassetta delle offerte per la fruizione del gas. I posti letto sono otto, precisa Carloni: «Bisogna portarsi da mangiare e da bere, nonché sacco a pelo, sacco lenzuolo o qualcosa di personale, per non andare a dormire, come ha fatto qualcuno, con gli scarponi, magari bagnati. Qualche ospite ha già lasciato le coperte bagnate, o diversi rifiuti di vetro e plastica, che poi vanno portati giù».
Circa una volta a settimana qualcuno sale al rifugio per controllare la situazione; a inizio luglio si procederà al taglio dell’erba sul prato antistante. «Quest’anno non si svolgerà la tradizionale festa del locale gruppo alpini, che si occupa del rifugio, di solito organizzata ogni secondo fine settimana di agosto», nota Carloni. «Da vent’anni la gestione del rifugio è sempre stata a cura del gruppo alpini di Monteaperta, probabilmente proseguiremo anche negli anni successivi, se troveremo un nostro alpino disposto a seguirlo come ho fatto io per vent’anni. Non fosse che sono stati fatti degli investimenti con un impianto fotovoltaico nuovo che ho pagato io stesso, e che per questo investimento non è ancora stato erogato il contributo promesso dalla Regione, quest’anno non sarei salito. Avevamo il diritto di prelazione e abbiamo chiesto ancora per un anno la gestione. Se troveremo tra i nostri soci qualcuno disposto ad andare su lo terremo, altrimenti lo restituiremo al Comune di Taipana, che procederà con qualche bando».
Su internet da alcuni giorni stanno venendo segnalate le realtà ricettive aperte e quelle chiuse in zona. A Lusevera, ad esempio, la trattoria Alle sorgenti è chiusa, anche se voci ne annunciano l’apertura ai primi di luglio. L’albergo Ai ciclamini, invece, è in ristrutturazione da gennaio e, quindi, chiuso. Lungo la strada per Tanamea/Ta na meji si trova la struttura Allegra, con quattro bungalow e 12 posti letto e servizio di ristorante.
Volendo i camminatori lungo il Cammino celeste possono scegliere di non fermarsi a Montemaggiore, tagliando da Prossenicco per arrivare a Monteaperta. Qui possono pernottare alla locanda Dall’orso e salire al rifugio il giorno dopo. (Luciano Lister)
Koča na grebenu Stola, v kraju Špik nad Viškoršo in ob Nebeški poti, odpre letos romarjem in turistom le zavetišče. Gostinske ponudbe tako ne bo. Turisti in romarji bodo morali peljati s sabo hrano in vse potrebno za prenočitev.
Pandemija novega koronavirusa je močno vplivala na letošnjo poletno turistično sezono, tako da je do zdaj v primerjavi s prejšnjimi leti prišlo manj turistov in romarjev. Tako nam je povedal domačin Ivano Carloni, ki kot predstavnik domače sekcije vsedržavnega združenja alpincev kočo upravlja že dvajset let.
V okolici Nebeške poti ponujajo prenočišče in tople jedi v Brezjah ali blizu kraja Ta na meji.

https://www.dom.it/nad-viskorso-letos-le-zavetisce_gran-monte-il-rifugio-apre-il-ricovero/

10 lug 2020

A Castelmonte lo sloveno è benvenuto

A Castelmonte/Stara gora/Madone di Mont la pandemia di Covid-19 ha sensibilmente ridotto il flusso di pellegrini, ma la situazione è in evoluzione continua. A dirlo è padre Gianantonio Campagnolo, che al santuario della Beata Vergine di Castelmonte è rettore da tre anni. Originario della provincia di Vicenza, è giunto al borgo mariano di Prepotto dopo avere conseguito la laurea in pedagogia a Bologna e un’esperienza pregressa al santuario come diacono. A 27 anni, infatti, vi aveva già prestato servizio per sette mesi, da animatore liturgico.
Castelmonte esce da un periodo difficile. Il nuovo coronavirus ha colpito particolarmente il borgo e la comunità dei frati. Come avete vissuto il periodo della pandemia al santuario?
«È stato uno shock. Nessuno di noi si aspettava una prova così importante e inedita. Noi che amiamo la vita comunitaria e abbiamo scelto di vivere insieme, siamo stati costretti a vivere da reclusi. Appena compreso che il rischio era alto, abbiamo subito cominciato a stare attenti e lontani l’uno dall’altro; coi primi sintomi abbiamo iniziato a stare in camera anche per pregare. È stato un rovesciamento della nostra scelta di vita, ovviamente dettato dall’urgenza sanitaria ».
Con l’allentamento delle misure restrittive, pur con le dovute precauzioni sono ripresi la celebrazione dei riti religiosi e i pellegrinaggi. Quali modalità seguite a Castelmonte?
«Ci atteniamo alle regole della Conferenza episcopale italiana e alle disposizioni dell’arcivescovo di Udine. Anzitutto sono state sanificate la chiesa, con la navata principale e i transetti, e la cripta, dove si scende per visitare gli ex voto o accendere un cero alla Beata Vergine Maria. L’intervento è avvenuto col contributo della sindaco di Prepotto, Mariaclara Forti, che ha seguito i rapporti con il reparto dell’esercito presente a Remanzacco e la Protezione civile. Sono stati sanificati anche i luoghi del borgo che potevano essere “contaminati’’. Va detto che da diversi giorni non frequentavamo più la chiesa, con un conseguente probabile decadimento della viralità. Al momento in chiesa e nella cripta, dotati di percorso d’entrata e d’uscita, sono ammessi al massimo 130 fedeli in totale, ovviamente tutti con la mascherina e distanziati di almeno un metro. Alle porte della chiesa c’è il liquido igienizzante, che ogni fedele è tenuto ad usare prima di sedere sul banco; su ogni banco può sedere un solo fedele. Nel momento dell’Eucarestia i fedeli si dispongono in fila unica centrale, sempre mantenendo un metro di distanza l’uno dall’altro. Una volta davanti al sacerdote ricevono sulle mani l’Eucarestia, che consumano davanti al ministro. Per la riconciliazione abbiamo dovuto chiudere i confessionali, visto che gli attuali non garantiscono distanziamento sociale e ossigenazione adeguati. Ne sono attivi solo due, uno nella sala del rosario e uno nella sala di San Francesco, di fronte all’entrata del santuario. Naturalmente sacerdote e fedele penitente entrano con la mascherina; dopo ogni confessione il sacerdote ha il proprio prodotto igienizzante e pulisce la sedia e i luoghi toccati dal fedele».
Sono in programma eventi particolari per il periodo estivo?
«Navighiamo a vista. Sabato, 4 luglio, giungerà in pellegrinaggio l’arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzocato, coi seminaristi diocesani. Sarà un momento per stare insieme e pregare per le nostre diocesi e le vocazioni, dopodiché non abbiamo un grosso numero di pellegrinaggi. La maggior parte dei pellegrinaggi programmati è stata disdetta. Il motivo è dato dall’assenza dei pullman, che per ora non possono essere usati. I parroci, così, si trovano in difficoltà nell’organizzare pellegrinaggi. A ogni modo confidiamo in un’evoluzione positiva della pandemia, che permetta un allentamento delle misure di prevenzione e l’arrivo dei pullman. Ai pellegrinaggi comunitari la potenza della preghiera ha un sapore diverso».
Castelmonte è situato nel comune trilingue di Prepotto, dove si parlano italiano, friulano e sloveno. Per secoli il clero proveniente dalla Slavia vi ha prestato servizio per le necessità dei fedeli che non provenivano solo dalla pianura friulana, ma anche dalle zone della Slavia e dell’odierna Slovenia, in cui si parlano sloveno e sue varianti. Come sono presenti le diverse lingue al santuario?
«C’è una presenza di sloveni che giunge a Castelmonte, ultimamente molto ridotta per la chiusura dei confini a causa della pandemia, durata circa tre mesi. Paradossalmente al momento salgono a Castelmonte più austriaci e tedeschi. Tuttavia rimane uno zoccolo duro sloveno, composto soprattutto da chi parla sloveno nella circostante Slavia friulana. Questi fedeli, che sono saliti anche di recente, vengono e cantano le litanie in sloveno, anche nei giorni feriali. A livello generale, comunque, il flusso complessivo di pellegrini è ridotto. Piano piano siamo in ripresa, ma il calo è di circa il 60%, anche perché c’è tanta paura».
Nei mesi scorsi sul territorio comunale di Prepotto all’ingresso dei paesi sono stati installati cartelli toponomastici in italiano e sloveno nelle frazioni della Val Judrio e in italiano e friulano nelle frazioni di pianura. Castelmonte, come Cialla/Çale/Čela e altre località cui è storicamente legato, si trova al crocevia spirituale del trilinguismo del territorio. Cartelli toponomastici riportanti Castelmonte/Stara gora/Madone di Mont renderebbero meglio l’idea di un intreccio culturale vissuto nel quotidiano?
«Il 40-50% dei fedeli in salita al santuario proviene dal Veneto, ma una parte della popolazione qui a Castelmonte e nelle frazioni limitrofe parla le lingue del territorio. Noi rispettiamo il passato e se si tratta di un bel segno per dare voce al legame storico di Castelmonte con le lingue slovena e friulana, ben venga. Tra l’altro, qualche tempo fa la responsabile del coro di Cosizza ha chiesto informazioni circa la possibilità di celebrare la Santa Messa in sloveno e questo mi fa piacere. Siamo aperti alla possibilità. Bella la proposta di una celebrazione eucaristica annuale in lingua slovena».
Quanto è consistente il flusso di pellegrini e visitatori dalla Slavia e dalla Slovenia?
«Da tre anni assistiamo a un calo di pellegrini a livello generale, che coinvolge anche le zone circostanti, territorio di riferimento del santuario, compreso Prepotto. Credo, comunque, che il fenomeno vada contestualizzato in un quadro più ampio. Stiamo vivendo un momento di forte secolarizzazione, tra l’altro con un calo di vocazioni sacerdotali. Ogni tanto rileggo i numeri del bollettino del santuario di venti o venticinque anni fa – e il tenore spirituale era certamente molto più forte. Il fenomeno di secolarizzazione ha coinvolto anche la Slavia friulana con la Val Judrio. Anche da qui, ad esempio, salgono pochi giovani; ne giungono di più da Udine e dalla Bassa friulana».
Che legame intrattengono il santuario di Castelmonte e la Val Judrio?
«Soprattutto un legame di tipo pastorale. I superiori continuano a credere che il servizio parrocchiale completi il servizio religioso nel santuario, che appartiene all’arcidiocesi di Udine. Noi Frati cappuccini siamo qui dal 1913; da circa trent’anni curiamo anche il servizio alla parrocchia di Prepotto. Il legame con la Val Judrio passa soprattutto attraverso il servizio pastorale alla parrocchia, ora svolto da padre Andrea Cereser. A Cialla, Codromaz, Cladrecis, Berda e in tutti i paesi della vallata curiamo la visita agli anziani e celebriamo i sacramenti». (Luciano Lister)

https://www.dom.it/na-stari-gori-je-slovenscina-dobrodosla_a-castelmonte-lo-sloveno-e-benvenuto/

6 lug 2020

Un ginocchio sul collo anche per noi


«Le vite dei neri contano – Black Lives Matter». Certamente contano. Non solo quelle dei neri, s’intende; ma bisogna vedere quanto contano e per chi. Valgono ora e valevano quando, per quasi tre secoli, ad iniziare dal XVI, la tratta degli schiavi africani ne fece strage a milioni nelle stive delle navi e nelle piantagioni americane. Erano bianchi, europei ed ex europei alla conquista del continente americano a sfruttare una manodopera a nullo o basso costo per costruirsi il cosiddetto sviluppo. Ci riempiamo la bocca a dire «America »! La esaltiamo come esempio di civiltà e libertà guardando la mastodontica statua con la fiaccola alzata verso il cielo nella Manhattan dei grattaceli, quando si proclama come simbolo della «Libertà che illumina il mondo – Liberty Enlightening
the World». A visitare la vicinissima isoletta Ellis Island, – che «accolse», si fa per dire, una dozzina di milioni di immigrati desiderosi di realizzare l’American dream / sogno americano scegliendo accuratamente gli abili al lavoro, scartando e rispedendo a casa gli inabili – la detta illuminazione libertaria vi passava sopra, illuminandola di scarsa e flebile sua luce.
Quante generazioni di neri si erano succedute dalla guerra di secessione americana che li avrebbe liberati dalla schiavitù, ma, si sa, la luce si riflette sul «bianco», si perde sul nero… anche la luce della vera libertà.
Parrebbe che il razzismo faccia parte del genoma umano considerando quanto questa caratteristica sia influente sul comportamento del nostro genere. Quello di distinguere, discriminare il simile in base alle sue caratteristiche fisiche, linguistiche, culturali, di provenienza o di censo. Il «nero», purtroppo per lui, è troppo visibile, non può confondersi nel gruppo se non in quello dei suoi simili, e da singolo o come gruppo, anche oggi «conta» solo nella sua inveterata veste di schiavo. Per constatarlo dobbiamo guardare all’America di Trump? Al ginocchio del poliziotto piantato sulla carotide e sulla giugulare di George Perry Floyd, padre di cinque figli? Aveva tentato di spacciare una banconota falsa di 20 dollari. Col poco fiato che gli rimaneva chiamava sua madre come un bambino e chiedeva solo di poter respirare. Erano in tre gli agenti bianchi a tenerlo a bada e armati. Inutile chiederci come si sarebbero comportati se a terra ci fosse stato un bianco come loro.
«Le vite dei neri contano?» Contano, sì, anche da noi. «Un euro e mezzo all’ora per stare nei campi fino al crollo fisico», scriveva mercoledì scorso (24.6.) su Repubblica il giornalista Michele Serra sotto il titolo emblematico: «In quale secolo siamo? Maltrattamenti, segregazione, razzismo».
Siamo in Italia, regrediti a secoli in cui si disputava se i neri avessero l’anima. Ma siamo oggi, nell’Italia dell’immigrazione clandestina raccolta in furgoni come fossero cani randagi, robot da usare come attrezzi usa& getta in campi di pomodori. Peggio della schiavitù sudista americana, suggerisce Serra, infatti là uno schiavo valeva, contava – come schiavo, s’intende – e non era economicamente conveniente strapazzarlo troppo; come non lo si fa coll’asino.
Una società come la nostra, che dichiara nei primi articoli della sua legge costitutiva di repubblica democratica fondata sul lavoro, nel 2020 può permettersi di ignorare, tollerare, a volte favorire situazioni disumane portate all’estremo. È più crudele e diabolico sfruttare fino ad esaurimento la debolezza contrattuale di persone che, per essere rifiutate, discriminate, ignorate non hanno voce, con quel ginocchio sul collo che, invece di durare otto minuti dura giorni, mesi, anni e per qualcuno il tempo di una fucilata o di un incidente. È subdolo, oggi, il razzismo; cerca ragioni giuridiche per camuffarlo e grida: Prima noi! «America first» di Trump, che fa eco al fatidico «Deutschland Uber Alles». Prima i bianchi; prima gli italiani… Prima «io», il pronome più in voga, il più evidente e rafforzato dal potere, dalla razza egemone, dalla forza del dollaro, euro, sterlina, yen, yuan o franco che sia. Un euro e mezzo all’ora, e taci, lavora… e paga cara la carretta che ti porta nei campi e la baracca fatiscente in cui puoi riposare.
Un ginocchio sul collo, d’altronde, l’abbiamo avuto anche noi, sloveni, discriminati e vilipesi, considerati barbari ed incivili per aver resistito all’assimilazione forzata dai primordi dello Stato in cui fummo fagocitati, visti più come prede che come parte di una nazione che si diceva al massimo grado della civilizzazione sociale e culturale.
Varrà qualcosa la rabbia scatenata dei discriminati neri che reclamano il diritto alla vita e di aver riconosciuto non solo a parole il diritto di esserci, di avere la dignità di cittadino, di vedersi riconoscere senza infingimenti il proprio valore? Nella storia il ginocchio piegato fa pensare a Canossa, al re Enrico IV per tre giorni carponi davanti al castello di Matilde per rimediare alla scomunica papale, al penitente che si batte il petto riconoscendo la propria colpa. Oggi vale come protesta, come solidale gesto di ribellione ad uno strapotere ingiusto e disumano, che svuota in sé quella luce di uguaglianza e libertà che dovrebbe giungere sul serio dalla fiaccola di Manhattan.
Riccardo Ruttar

9 giu 2020

Di nuovo nei nostri musei - Spet v naših muzejih


Come in tutta Italia, anche in Friuli-Venezia Giulia, nella fase 2 di contenimento della pandemia da Covid-19 si stanno progressivamente riaprendo al pubblico anche musei e mostre.
Già da lunedì, 18 maggio, a Prato di Resia/Ravanca è aperto al pubblico il centro visite del Parco naturale delle Prealpi Giulie. Da lunedì, 3 giugno, riapre invece il Museo della gente della Val Resia. Sebbene si trovi ancora in fase di allestimento, alla casa Buttolo Ploc di Stolvizza/Solbica ha organizzato la mostra Od puvjala dardu Kärsta/Od rojstva do Krsta/Dalla nascita al Battesimo.
L’esposizione ricorda le tradizioni e le usanze che in Val Resia erano legate a corteggiamento, fidanzamento, matrimonio, nascita e battesimo, fino alla purificazione delle puerpere. In particolare tratta il ruolo delle levatrici, che non solo aiutavano la partoriente. Molto spesso, quando si temeva per la vita del neonato, erano loro stesse a battezzarlo.
L’oggettistica aiuterà il visitatore a immergersi nel passato, ma le varie tematiche affrontate saranno corredate anche da alcuni racconti tratti dal ricco patrimonio narrativo, perlopiù di tradizione orale, che la Val Resia conserva. Per centinaia di anni per i resiani la trasmissione del sapere, della cultura e della storia è avvenuta tramite i racconti. Descrivendo fatti, indicando luoghi e fornendo spesso le soluzioni a piccoli o grandi problemi della vita, essi sono ancora oggetto di studio da parte di molti ricercatori e studiosi. Indicativamente martedì, 9 giugno, a Stolvizza riaprirà anche il Museo dell’arrotino, che ha da poco perso uno dei suoi soci più anziani. Il 10 maggio, infatti, è venuto a mancare Avelino Negro Öjska, che aveva desiderato raggiungere il suo paese natale per trascorrere gli ultimi giorni della sua vita. Anche per questo concittadino i funerali, viste le normative vigenti dettate dalla gravità della situazione conseguente al covid-19, si sono svolti con ridotta partecipazione di pubblico. A tal proposito, la sindaca, Anna Micelli, attraverso un comunicato, ha fatto sapere alla comunità di essere dispiaciuta di non dare, in questo momento, il giusto saluto, come da tradizione, a tutti i nostri defunti, ma ha programmato, non appena le condizioni lo permetteranno, di organizzare una significativa cerimonia per ricordare i concittadini che ci hanno lasciato in questo periodo.
Pur attenendosi a prescrizioni, distanziamento e uso dei dispositivi di protezione individuale, l’attività turistica della Val Resia è ufficialmente ripresa. Numerosi sono i camminatori che hanno già ricominciato a frequentare i sentieri, soprattutto quelli gestiti dall’Associazione ViviStolvizza, che si è già impegnata anche a rendere il paese accogliente per i visitatori.
Anche nei nostri paesi, in ottemperanza alle norme igienico-sanitarie al momento in vigore, in tutti i locali aperti al pubblico sono state predisposte alcune misure di prevenzione individuali e collettive, per garantire la massima protezione tanto ai visitatori quanto al personale addetto. (Sandro Quaglia)

Po sproščanju ukrepov proti širjenju novega koronavirusa tudi v Reziji postopoma odprejo muzeje in razstave. Že od ponedeljka, 18. maja, so na Ravanci spet odprli center za obiske Naravnega parka Julijskih Predalp. Od ponedeljka, 3. junija, bo na Solbici spet odprt Muzej rezijanskih ljudi; od torka, 9. junija, naj bi ponovno odprli tudi Muzej brusača. Že 10. maja je na žalost rezijansko skupnost za vedno zapustil Avelino Negro Öjska, član Muzeja, ki je sodil med najstarejše.
Med drugim je v Reziji spet mogoče hoditi po stezah, ki jih vzdržuje društvo ViviStolvizza.

8 giu 2020

Il cuore ti porta anche tra i rovi

Valli del Natisone
Va dove ti porta il cuore, il famoso romanzo di Susanna Tamaro, rientra nei miei ricordi di letture lontane un quarto di secolo, ma quel titolo risuona ancora come un motto, come un invito non alla riflessione quanto alla riscoperta dell’emozione. Credo che in molti, nella lunga quarantena, costretti all’autosegregazione da coronavirus, abbiano riflettuto, sì, sul pericolo incombente, sulle sue cause e i suoi effetti devastanti sugli individui e sulle società in generale, ma si siano anche lasciate andare più in profondità nella propria esperienza di vita emotiva.
Abbiamo visto manifesti colorati sui balconi con gli auspici di una vittoria più desiderata che effettivamente creduta: «Andrà tutto bene!», suoni e canti dai tetti e dai balconi, orchestre improbabili coi suoni raccolti dai luoghi di quarantena più diversi ricondotti, come in un imbuto, dalla magia cibernetica, nel piccolo palco delle Tv casalinghe. Novità che in sé nascondono problematiche ancora tutte da scoprire per il vivere sociale dell’uomo di oggi.
La vita relegata in casa, purtroppo, ha da sempre le sue problematiche, ma esse tendono ad esasperarsi quando lo spazio vitale delle famiglie si riduce a qualche decina di metri quadrati nell’inurbamento parossistico dei complessi condominiali, quando l’abitazione, non trovando spazio a terra, si protende sempre più in alto, una sopra ed a fianco dell’altra, in alveari sempre più ampi.
Dati statistici indicano che già prima del coronavirus giacevano nei tribunali italiani 5 milioni di cause di cui almeno un milione erano collegate alle problematiche delle convivenze condominiali. Se durate la quarantena era difficile procedere nelle denunce, si può comunque ipotizzare che essa abbia esasperato la situazione.
Di certo non tutti nelle aree urbane e densamente abitate dispongono di spazi aperti, di giardini, di aree verdi e quant’altro, e, limitati come sono, quasi agli arresti domiciliari per un lungo periodo possono più facilmente raggiungere alti gradi di esasperazione. Ci sono anche i fortunati, tra cui mi reputo anch’io, che dispongono di una casa con ampio giardino, cosa che permette di poter godere di luce, aria, sole e spazio oltre le mura di casa, senza incorrere nei pericoli di contagio negli ascensori, nelle scale e nei luoghi comuni condivisi con decine e decine di coinquilini.
Tuttavia nonostante ciò, è qui che anche la mia mente va oltre, «va dove mi porta il cuore». E vado nostalgicamente al paesino, alla casa, al mondo «illuminato d’immenso» in cui sono nato. È vero, quel mondo era povero, mancante di quanto oggi il benessere cittadino mi può offrire, tuttavia dotato di un potere di imprinting, che ha fissato quasi di istinto un forte legame con esso. E lo riscopro
come una forza emotiva che invita al ritorno. Quel mondo che ho lasciato fisicamente ancora bambino è stato e rimane soggetto e oggetto pensieri, di cure, di preoccupazione, di impegno di studio e di lavoro. E penso quanto idealmente e concretamente possa valere oggi quel mio mondo, in piccola parte ancor mio, sebbene solo per un lembo di prato divenuto bosco e un antico orto oggi coperto di rovi.
Fu un mondo vivente e vitale per la gente che vi abitava, legata al pezzo di terra che offriva il poco che poteva a furor di fatica e sudore, ma difeso con strenua caparbietà per ogni sua parte.
Appunti storici ricordano quanto gli avvocati cividalesi guadagnassero sulle cause che i valligiani intentavano magari per la proprietà di un castagno, per un metro di terreno sul lato della casa perché ricadente nello spazio dello sgocciolio della gronda. Purtroppo non c’erano più le Banche di Antro e Merso dei tempi della Repubblica di Venezia cui il valligiano potesse appellarsi. Allora giudici e avvocati erano di casa e, conoscendo i propri concittadini sapevano rendere una giustizia più sicura, celere e di poco costo. Ma tant’è, oggi le valli slovene, sebbene i centri principali abbiano seguito in parte i modelli costruttivi cittadini, hanno da offrire spazi, ambienti, ricchezze nascoste e palesi che la natura si è ripresa e che rappresentano un valore appetibile per chi proprio di ciò è carente, se chiuso tra quattro mura prospicenti su strade d’asfalto inquinate dai motori che rubano in pochi percorsi l’ossigeno che lui consuma in anni di vita.
Ecco, mai come oggi luoghi incontaminati come i nostri, dove la natura manifesta tutta la sua vitalità creando un ambiente salubre, bello, capace di rigenerare corpo e anima, si propongono come luoghi ideali, se non proprio per viverci, ma sicuramente per usufruirne nelle forme più alte della tanto decantata ecologia. Se per me è un luogo verso cui mi porta il cuore, per chiunque altro può essere un luogo cui lo puoò portare il vero senso della vita.
Riccardo Ruttar

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"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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