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28 ott 2023
RITORNA L'ORA SOLARE
La stagione autunnale si avvicina e, con essa, anche il ritorno all'ora solare. Nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre 2023 dovremo spostare le lancette dell'orologio un'ora indietro. In quel fine settimana, infatti, saluteremo l'ora legale e dormiremo un'ora in più. In questo modo guadagneremo 60 minuti di luce in più al mattino, ma le giornate si “accorceranno” di un'ora alla sera, e arriverà molto prima il buio. Da tempo in Europa, e anche in Italia, si discute dell'abolizione del cambio dell'ora: sono in molti infatti coloro che sostengono i benefici dell'adozione dell'ora legale durante tutto l'anno.
Gnocchi di prugne
prugne
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“i” gnochi de susine
di Roberto Zottar
Armando Mucchino mi ha invitato parlare di cibi tradizionali che vanno scomparendo e su questo ‘intrigante tema’ mi aspetto vostri suggerimenti. Oggi parlerò di cucina della frutta e di un piatto che non è scomparso, ma è cambiato ‘nel corso del tempo’. Parlare di cucina della frutta sembra un ossimoro e una contraddizione perché cucinare è manipolare, modificare; trasformare è cultura, mentre frutta è freschezza, spontaneità. Se nella gastronomia salata in Italia la frutta è quasi scomparsa, forse perché è venuto meno il gusto dell’agrodolce, ciò non è vero per gli abitanti della nostre zone, eredi di molti secoli di dominazioni straniere. La nostra gastronomia è un’insolita contaminazione di aromi e gusti, dove l’influsso nordico del gusto agrodolce porta la presenza di frutta in cucina, non solo nei dolci. Tra le tante ricetta salate con frutta, credo che la più emblematica sia quella degli gnocchi ripieni di frutta. Il piatto, giunto in zona per differenti percorsi, viene chiamato gnochi de susine, Gnocs o maròns cui brundùi o cu lis sespis, Zwetschen Knödeln, Slìvovi njoki, invero un fagottino di pasta di patate che racchiude una susina denocciolata. L’ingombro del frutto dev’essere uguale a quello della pasta per un perfetto equilibrio di sapore. Si preparano, per antico influsso boemo, anche con pasta lievitata ricca di uova e burro o con un impasto a base di ricotta o con pane raffermo e lievito: forse queste sono anche le versioni più antiche dato che le patate sono arrivate in Friuli solo nel 1765. Gli gnocchi sono stagionalmente declinati anche con ripieno di pesche, di ciliegie, di albicocche o di fichi e sono da sempre un primo piatto della tradizione. Ho detto che è un piatto cambiato perché oggi è invalso l’uso di aggiungere zucchero, sia nel ripieno sia sparso sopra insieme a cannella e pangrattato …questa è una cosa molto recente, appunto perché ci siamo disabituati all’agrodolce e compensiamo l’acido con lo zucchero. Gli gnocchi di susine o di frutta, come ci ricorda anche Mady Fast, erano il classico abbinamento con la cacciagione, proprio come ora si abbina la composta di mirtilli rossi al capriolo. Cuocete in acqua 1 kg di patate da gnocchi, sbucciatele e passatele ancora calde allo schiacciapatate, aggiungete 1 tuorlo e farina quanto prende, saranno circa 250 g. Prendete una porzione di pasta simile ad una susina, stendetela nel palmo e racchiudete un frutto denocciolato. Bollite in acqua salata e condite con abbondante pangrattato passato nel burro e spolverate di cannella e lasciate stare lo zucchero!
Buon appetito
27 ott 2023
Le Valli del Natisone nelle foto di Iaccarino e Peressutti premiate a Roma
“Le Valli del Natisone sono un lembo increspato di terra che unisce la zona orientale del Friuli Venezia Giulia alla Slovenia. In questi luoghi di confine l’isolamento trova risonanza in una vibrazione comune con la natura: un accordo modulato in precaria dissonanza tra immutabilità e desiderio di riappropriazione. Eppure, quello che prevale in chi ancora abita queste valli, è il senso di appartenenza, spesso intimo, sotterraneo e silenzioso. Storie, culture e tradizioni molteplici si rivelano nelle diverse facce di questi luoghi. Tutto sembra scorrere lontano per poi ritornare attraverso persone, animali, case e paesaggi, come in un unico grande respiro, come l’aprirsi e il chiudersi di una ramonika (fisarmonica, in dialetto beneciano)”.
Questo il concept alla base del lavoro di Valentina Iaccarino, fotografa classe 1983 di Cordenons, coadiuvata da Pietro Peressutti di San Leonardo del Friuli. Insieme hanno realizzato il libro fotografico ‘Ramonika’, risultato vincitore del Premio Marco Bastianelli 2023 come ‘Miglior opera autoprodotta’. Il riconoscimento, giunto alla sua diciannovesima edizione e nato con la volontà di ricordare il caporedattore di ‘Fotografia Reflex’, è tra i più importanti nel settore dell’editoria fotografica.
La premiazione si è svolta a Roma a Palazzo Poli. Iaccarino (nella foto in basso a destra) e Peressutti sono stati insigniti da una giuria composta da rinomati fotografi, critici, storici dell’arte, accademici e direttori editoriali, che hanno definito il loro lavoro con queste parole: “Metafora non esplicitata delle valli del Natisone, terra di osmosi, di confronti e ibridazioni, dove ogni cosa sembra avere una estensione sentimentale che si espande e si contrae come la fisarmonica che dà il titolo al lavoro e che carsicamente compare in questo percorso di immagini non invasive, non aggressive stilisticamente, immagini che guardano prima di presumere di sapere”.
Il progetto ‘Ramonika’, a conferma del suo valore, era stato segnalato già nel 2022 come ‘Miglior portfolio assoluto’ al festival Fotografia europea di Reggio Emilia.
Novi Matajur
26 ott 2023
Colloquio
ANDREA ZANZOTTO
COLLOQUIO
Ora il sereno è ritornato le campane suonano per il vespero ed io
le ascolto con grande dolcezza. Gli ucelli cantano festosi nel cielo
perché? Tra poco e primavera i prati metteranno il suo manto verde,
ed io come un fiore appassito guardo tutte queste meraviglie.
Scritto su un muro in campagna
Per il deluso autunno,
per gli scolorenti
boschi vado apparendo, per la calma
profusa, lungi dal lavoro
e dal sudato male.
Teneramente
sento la dalia e il crisantemo
fruttificanti ovunque sulle spalle
del muschio, sul palpito sommerso
d’acque deboli e dolci.
Improbabile esistere di ora
in ora allinea me e le siepi
all’ultimo tremore
della diletta luna,
vocali foglie emana
l’intimo lume della valle. E tu
in un marzo perpetuo le campane
dei Vesperi, la meraviglia
delle gemme e dei selvosi uccelli
e del languore, nel ripido muro
nella strofe scalfita ansimando m’accenni;
nel muro aperto da piogge e da vermi
il fortunato marzo
mi spieghi tu con umili
lontanissimi errori, a me nel vivo
d’ottobre altrimenti annientato
ad altri affanni attento.
Sola sarai, calce sfinita e segno,
sola sarai fin che duri il letargo
o s’ecciti la vita.
Io come un fiore appassito
guardo tutte queste meraviglie.
E marzo quasi verde quasi
meriggio acceso di domenica
marzo senza misteri
inebetì nel muro.
(da Vocativo, 1957)
.
Il colloquio è quello che avviene a distanza tra il poeta veneto Andrea Zanzotto e un anonimo illetterato che ha lasciato una scritta su un muro: in quella frase Zanzotto, che sta passeggiando nella campagna che va vestendosi d'autunno, avverte la poesia, il desiderio di un'eterna primavera, così lontana dall'ottobre in cui si trova immerso.
.
25 ott 2023
Pasta al sugo
Le mie certezze sono poche:
un po' di prezzemolo e aglioqualche cipolla e olio d'oliva,
pomodoro quanto basta,
un sugo si rimedia.
Adesso c'è da decidere tra i
diversi tagli di pasta,
scelti tra gli scaffali luminosi
dove la scelta è sempre imposta,
da chi con la pasta s'è arricchito
e ha distratto le menti altrove,
giocando con le malie del sapore
24 ott 2023
MI AVEVANO LASCIATO SOLO
SANDRO PENNA
ADRIAN BARBER, “PIOPPI DOPO LA PIOGGIA”
MI AVEVANO LASCIATO SOLO
Mi avevano lasciato solo
nella campagna, sotto
la pioggia fina, solo.
Mi guardavano muti
meravigliati
i nudi pioppi. Soffrivano
della mia pena, pena
di non saper chiaramente…
E la terra bagnata
e i neri altissimi monti
tacevano vinti. Sembrava
che un dio cattivo
avesse con un sol gesto
tutto pietrificato.
E la pioggia lavava quelle pietre.
(da Poesie, Garzanti, 1989)
Sandro Penna chiama la natura a testimone della sua infelicità: è una solitudine umana, alla quale fanno da controcanto la voce della pioggia e i tristi pioppi nudi d’inverno, la terra che si bagna come di pianto e i monti avviliti, compagni dello stesso pathos del poeta.
dal Canto delle sirene
22 ott 2023
Proverbio friulano
Il proverbio friulano della settimana
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Fino all’indipendenza, raggiunta nel 1991, questo giorno veniva definito “Giorno del Fronte di Liberazione” ( Dan osvobodilne fronte-OF )....