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26 mag 2022

100 anni fa nacque Enrico Berlinguer

 

  • 100 anni Enrico Berlinguer
  • Enrico Berlinguer e il socialismo del XXI secolo

  • Di Guido Liguori 24 maggio 22 | Inserito sotto: Italia Storia La sinistra
  • Segretario del Partito Comunista Italiano (PCI) dal 1972 al 1984, Enrico Berlinguer è noto da tempo per due grandi iniziative politiche da lui introdotte negli anni '70: a livello di politica interna, il compromesso storico (il compromesso storico); e, a livello internazionale, l'eurocomunismo. Il 25 maggio festeggiamo il suo centesimo compleanno.

    La prima era la proposta del 1973 di un accordo tra i maggiori partiti italiani – i partiti comunista, socialista e democristiano (DC) – per la riforma del Paese. È emerso dopo il colpo di statocontro il governo socialista-comunista di Salvador Allende in Cile e per anni prima dalla 'strategia della tensione' come risposta al grande periodo di lotte del 1968-69, cioè nasceva dalla convinzione che in una società come quella italiana, storicamente dal fascismo e soggetta alla 'sovranità limitata' imposta dagli Stati Uniti, il 51% non sarebbe sufficiente per governare e lasciare il segno alla sinistra. È stata una ripresa della strategia postbellica dei governi di unità nazionale di Palmiro Togliatti per sconfiggere il fascismo e ricostruire il paese. Ma per quasi tre decenni questo era stato vano, perché la Dc era diventata un partito di clientelismo politico, clientelismo e corruzione, oltre ad essere un luogo di anticomunismo duraturo.

    Il compromesso storico riscosse un vasto consenso ma alla fine naufragò, sia per le politiche antipopolari dei due governi di 'solidarietà nazionale' del 1976-79 guidati dal democristiano di destra Giulio Andreotti, sia per l'imprudentemente appoggiato dal PCI senza che a quest'ultimo sia concessa la piena partecipazione al gabinetto. Erano governi di emergenza di fronte alla profonda crisi economica più che versioni del compromesso storico, seppur sovrapponendosi al buon senso della proposta di Berlinguer del 1973 – vuoi perché con il rapimento e l'omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, Berlinguer perso, nella Dc, l'unico interlocutore importante disposto a dare almeno una sorta di cauto credito ai comunisti e al loro credo democratico. 

    L'iniziativa dell'eurocomunismo, invece, fu lanciata da Berlinguer sulla scena internazionale verso la metà degli anni '70 e maturò soprattutto tra il 1975 e il 1977. Il segretario del Pci – già cautamente critico nei confronti dell'invasione del Patto di Varsavia del 1956 in Ungheria – fu scossa dall'invasione della Cecoslovacchia nel 1968. In questo caso, il processo di rinnovamento democratico è stato guidato dallo stesso partito comunista del Paese, dal suo segretario Alexander Dubček, al cui fianco hanno lavorato duramente Longo e i comunisti italiani, vedendo in questo rinnovamento un percorso nazionale e democratico al socialismo che era molto vicino alle proprie posizioni tradizionali. 

    Dopo l'invasione di Praga, Berlinguer condusse una risoluta lotta all'interno del suo partito (che fu reso noto solo decenni dopo quando i suoi archivi furono resi accessibili) per farlo attrezzare politicamente e ideologicamente per dissociarsi dai sovietici; si recò in URSS per comunicare la forte protesta del PCI contro l'invasione; era addirittura convinto che i sovietici gli avessero attentato alla vita a causa di uno strano incidente stradale in cui fu coinvolto mentre si trovava in Bulgaria nel 1973, dal quale emerse miracolosamente vivo (anche questo fu reso noto molti anni dopo). Alla fine propose, ai comunisti spagnoli (che inizialmente lo accettarono) e ai francesi, la creazione di un polo comunista nell'Europa occidentale per costruire un "comunismo nella libertà", un comunismo democratico che attraesse i lavoratori all'interno del Occidente capitalista. 

    Così facendo tornava a principi già enunciati all'inizio degli anni '70, dichiarando solennemente che se fossero saliti al potere i comunisti si sarebbero impegnati a mantenere tutte le libertà politiche, culturali, sindacali e religiose. E a Mosca nel 1977, davanti a quasi tutti i comunisti del mondo riuniti per celebrare il sessantesimo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, dichiarò – incorrendo nell'ira dei sovietici – che per i comunisti italiani la democrazia era un 'valore storicamente universale', che quindi nessun paese comunista potrebbe farne a meno, pena la scomparsa della motivazione stessa del socialismo.

    I francesi e gli spagnoli, avendo, a vario titolo, preso le distanze dal movimento eurocomunista a cui originariamente aderivano, Berlinguer andò avanti, parlando della necessità di una 'terza via' (cioè una via al socialismo diversa da quella autoritaria dal socialismo sovietico e dalla socialdemocrazia, che non mirava al superamento del sistema capitalista), poi di una 'terza fase' della lotta per il socialismo, successiva a quelle simboleggiate dalla Seconda e dalla Terza Internazionale, ora vista conclusa e senza esito. E, infine, dopo l'invasione sovietica dell'Afghanistan e il colpo di stato filo-sovietico in Polonia – nel 1979 e nel 1981 – Berlinguer dichiarò che la Rivoluzione d'Ottobre aveva esaurito la sua "forza propulsiva",

    Se questo Berlinguer – del compromesso storico e dell'eurocomunismo – è come è più conosciuto, in Italia e all'estero, quello che è meno noto ma probabilmente più importante e vitale è l'"ultimo Berlinguer", cioè la sua visione scaturita da una profonda strategia strategica ripensare dopo la fine dei governi Giulio Andreotti di 'solidarietà nazionale', che avevano così esaurito il rapporto tra il Pci, il suo elettorato, ei lavoratori italiani. 

    Isolati politicamente dall'anticomunismo della DC post-Moro e del nuovo Partito socialista di Craxi, e di fronte all'inefficacia dello Stato nell'affrontare il grave terremoto dell'Irpinia del 1980, Berlinguer e il PCI denunciarono «i problemi di inefficienza, disonestà e immoralità' della dirigenza DC, un 'sistema di potere e concezione di governo' profondamente corrotto. Nasce così la politica dell'“alternativa democratica” proposta dal segretario del Pci.

     In quest'ultimo periodo della sua vita (morì inaspettatamente nel 1984) Berlinguer si rivolse soprattutto alla società italiana, nell'ottica di realizzare una 'riforma intellettuale e morale' Gramsciana in grado di cambiare il senso comune delle masse. Già nel 1977 aveva parlato – come aveva fatto Olof Palme qualche anno prima – di 'austerità', ma concepirla ha un' 'occasione per trasformare l'Italia', per creare un nuovo modello di sviluppo che limiti i consumi e l'egoismo individualisti. Nel 1980 passa alla Fiat per sostenere la lotta operaia, riattivando quel 'legame affettivo' con i lavoratori in parte perduti negli anni precedenti, attivismo che porterà avanti nella sua battaglia per la salvaguardia della 'scala mobile'. meccanismo che difendeva il salario dei lavoratori e il tenore di vita – di fronte all'attacco del governo Craxi, che mirava a tagliarlo. ..continua Fonte: Transform! Europe

6 commenti:

  1. L'epilogo del processo marxista è la creazione di una società di uguali con pari dignità. Si tratta di un'operazione culturale di convincimento. Purtroppo hanno cercato di imporlo con la forza e il socialismo si è trasformato in dittatura feroce, praticamente l'esatto opposto del marxismo. A questo punto Enrico Berlinguer parlò precisamente di esaurimento della spinta propulsiva del cambiamento ipotizzando una "terza via" tra capitalismo e collettivismo.
    Enrico Berlinguer mori' davvero a causa di un ictus? Il libro ''Storia segreta del Pci'' di Rocco Turi, edito da Rubbettino, rivela nuovi dettagli sulla morte del leader comunista. L'11 giugno 1984, Enrico Berlinguer muore a Padova, dopo un malore che lo colpisce nel mezzo di un comizio elettorale. 29 anni dopo quella morte il libro, riapre su quel triste fatto di cronaca italiano uno scenario assolutamente nuovo e quanto mai inquietante.

    Per la prima volta nella Storia Repubblicana uno studioso, il sociologo Rocco Turi, ripercorre in questo suo libro i momenti cruciali di quella sera a Padova e tenta di dimostrare una tesi mai formulata prima d'ora, secondo la quale il leader comunista sarebbe morto non per un ictus cerebrale come in realta' si e' sempre raccontato, ma per responsabilita' precise e dirette, legate soprattutto ad una serie di assurdi ritardi nelle stesse operazioni di pronto soccorso.

    ''Troppe bugie ci sono state raccontate. - scrive lo studioso - Da un riscontro severo e minuzioso dei tempi che scandirono la morte di uno dei leader comunisti piu' amati d'Europa siamo oggi in grado di smentire le tesi di quegli anni. Si aspetto' troppo tempo per portare Berlinguer in ospedale; dopo i primi malori Berlinguer venne infatti trasportato lentamente prima in albergo, e poi dopo oltre due ore fu chiamata finalmente un'ambulanza. Una scelta del tutto folle''.
    ENRICO BERLINGUER COLTO DA MALORE jpeg
    ENRICO BERLINGUER COLTO DA MALORE jpeg

    Ma ci fu raccontata un'altra bugia ancora, sottolinea lo studioso: ''Non e' vero che Berlinguer venne operato appena arrivato in ospedale, ma e' vero invece che venne portato in sala operatoria solo all'una di notte, dopo circa due ore trascorse in albergo, dunque due ore e mezzo piu' tardi dal suo malore in Piazza della Frutta''.


    Dal mio blog.
    Ciao OLga.

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  2. Cara Olga,
    Il socialismo non funzionerà mai. Non c'è un solo esempio in tutto il mondo. Ma di amara povertà e privazione di ogni diritto umano come in Venezuela, Cuba e Corea del Nord ecc. ecc.
    Abbracci,
    Mariette

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  3. Ciao Olga! Cara Olga! Ti ho inviato un'email. Dai un'occhiata, per favore!

    RispondiElimina

⚠️Gradisco commenti e critiche per la crescita del blog.
Generalmente rispondo ai commenti,ma seguendo parecchi blog non sempre ci riesco.
OLga 😻

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