questo blog

questo blog

blog

blog

IVAN TRINKO padre della Benecia

IVAN TRINKO padre della Benecia
IVAN TRINKO padre della Benecia

calendario

GIF

GIF

giulio

#veritàegiustiziaperGiulioRegeni

slide benecia

slide benecia
benecia

profilo di OLga

profilo di OLga
profilo OLga

Translate

Cerca nel blog

Powered By Blogger

gif

gif

follower

28 giu 2021

Il fisarmonicista libero esce dal Cpr di Gradisca e aspettando il verdetto suona al centro Balducci

 

UDINE. Il primo passo verso la libertà è vedere i cancelli del Centro di permanenza per il rimpatrio di Gradisca d’Isonzo che si aprono e varcarli con la fisarmonica in spalla. Dietro, l’incubo di due settimane trascorse nel limbo di un’attesa impalpabile, davanti, l’angosciosa speranza di una risposta che consenta alla vita di ricominciare a scorrere normalmente, tra concerti, progetti artistici, relazioni umane.

Liubomyr Bogoslavets, il fisarmonicista ucraino che con le sue note ha incantato Udine durante il lockdown, è un richiedente asilo come ce ne sono tanti, sul territorio nazionale, libero di circolare e lavorare, almeno fino a quando la commissione territoriale di Trieste non deciderà se concedergli o meno la protezione internazionale. Decisione che, dopo l’audizione di giovedì, è attesa al più tardi per lunedì. È stato il giudice monocratico della sezione del tribunale di Trieste specializzata in materia di immigrazione, Monica Pacilio, a ritenere di non convalidare il provvedimento con cui il questore di Gorizia aveva disposto il trattenimento del musicista al Cpr.



L’udienza si è tenuta ieri mattina e ha dato ragione alle istanze della difesa, rappresentata dall’avvocato udinese Alessandro Campi, che oltre a evidenziare l’assenza del pericolo di fuga e a ricordare il livello di integrazione raggiunto da Bogoslavets in regione, dov’è conosciuto e apprezzato come persona e come professionista, ha proposto al magistrato una misura alternativa alla simil detenzione nella struttura di Gradisca - riservata in particolare, come noto, a migranti in attesa di espatrio con caratteristiche di spiccata pericolosità sociale -, segnalando la disponibilità del Centro di accoglienza “Balducci” di Zugliano a ospitarlo.

Il resto della giornata è trascorso in un crescendo di emozioni, seppur nell’incertezza rispetto alla definizione del procedimento azionato dalla richiesta di protezione internazionale che il musicista ha voluto tentare. Una protezione “speciale”, quella ipotizzata per il suo caso, visto che il rientro in patria lo condannerebbe a uno stato di precarietà certo sul piano sia economico che sociale. Va da sé come a un’eventuale rigetto della domanda seguirebbe l’impugnazione e, con essa, un ulteriore periodo di permanenza in Italia.

Ad attenderlo fuori dal Cpr, nel primo pomeriggio, c’erano, tra gli altri, una sua amica e traduttrice. È stata lei ad accompagnarlo a Zugliano. Prima di congedarsi, Bogoslavets ha salutato gli operatori, in un clima di insolita cordialità per il tipo di ambiente e per le note tensioni che, in passato, hanno contribuito a descriverlo come un “lager”. Niente è per caso: la sera prima, quasi fosse nell’aria la sua partenza, i responsabili della struttura gli avevano permesso di riprendere possesso della sua fisarmonica e di suonarla anche per gli altri.

Un piccolo miracolo, bissato ieri, finalmente senza limiti, al suo arrivo al Centro Balducci. Complici tutti, dalla consigliera comunale di Udine, Sara Rosso, ideatrice insieme all’associazione “Oikos” delle tante iniziative promosse in questi giorni a sostegno di Liubomyr, tra raccolta di firme, video e flashmob, alla presidente dell’associazione culturale Ucraina-Friuli, Viktoria Skyba, che la settimana scorsa aveva segnalato il caso al consolato ucraino, a Milano, ottenendo l’invio di una nota alla Questura di Gorizia e alla Commissione di Trieste con la richiesta che al connazionale venga concesso il permesso speciale, a Paolo Piuzzi, il professionista che dal suo studio di Pordenone coordina la gara di solidarietà scattata anche tra gli artisti impegnati a proporre nuovi opportunità di lavoro al collega ucraino.

E poi c’è Pierluigi Di Piazza, responsabile del Balducci, senza il quale, forse, il giudice non avrebbe acconsentito alla liberazione di Bogoslavets e che si è detto «onorato» di contribuire alla causa. «Penso sempre a quante persone vivono dimenticate», ha detto, aspettandone l’arrivo e pronto a offrirgli una camera, «per riposare dopo tante stanchezze». Lui, in cammino sulla terra in cerca di una condizione migliore, come gli 82 milioni di rifugiati in fuga da guerre e miseria. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

1 commento:

  1. Noi tutti speriamo che a poco a poco si recuperi questa attività necessaria...
    Un abbraccio Olga.

    RispondiElimina

⚠️Gradisco commenti e critiche per la crescita del blog.
Generalmente rispondo ai commenti,ma seguendo parecchi blog non sempre ci riesco.
OLga 😻

vignetta

vignetta
vauro

io sto con emergency

logotip

logotip
blog