Qualche anno fa ho girato il documentario "La trama e l'intreccio", la mia intenzione era raccontare tre anni di ricerca, incontri, osservazioni sul campo. Avevo scelto una zona poco battuta dai folkloristi e dagli etnologi, forse perché non era la Val Resia e nemmeno uno spazio vicino al confine. Ho conosciuto centinaia di persone, alcune non ci sono più, il mio lavoro di raccolta interrogava soprattutto gli anziani delle comunità; l'emergenza che cercavo di raccontare e le domande che mi ponevo, ora sono diventate delle sentenze senza appello. Raccoglievo le ultime tracce di un dialetto il Po Našin che vuol dire alla nostra maniera, il nostro dire, i friulani li chiamavo Sclafs, con un intento fortemente dispregiativo e i sclafs chiamavano i friulani lach, pagandoli con la stessa moneta. Riprenderlo in mano oggi è stato davvero emozionante e per questo ho deciso di condividerlo, perché continui a girare...
Devo ringraziare Pre Rizieri De Tina per avermi introdotto in queste comunità. Ed è stato davvero emozionante dopo averli letti, incontrare M. Matičetov e P. Merkù.
"Per chi viene da fuori, italiano o straniero, il Friuli è una zona non molto nota, e nemmeno è stato spesso meta di antropologi. Non sono stati ancora formulati interrogativi antropologici per affrontare l’ingannevole carattere della regione. Sebbene il Friuli non sia stato invaso dagli antropologi, è una zona per la quale sussistono un sofisticato corpus di storia e folklore regionale e sostanziose opere di geografia sociale, economia, demografia e politica. Il vantaggio più ovvio di questa letteratura è che essa consente di suffragare le argomentazioni, in particolare quelle che dipendono da punti di vista storici, ricorrendo a materiali complementari atti ad approfondire le analisi etnografiche”.
Stefano Morandini
Grazie, Olga! Ciao dalla Russia!
RispondiEliminabellissimo Olga!!!
RispondiEliminaGrazie