Cinque anni fa, il 25 gennaio 2016, Giulio Regeni, ricercatore 28enne originario di Fiumicello, venne rapito al Cairo, in Egitto. Il suo corpo senza vita, straziato dalle torture e dalle violenze subite per mano dei suoi aguzzini, venne ritrovato ai margini di una strada che conduce ad Alessandria il 3 febbraio.
Per giorni non si è saputo nulla di lui nè di come fosse sparito nel nulla. Poi il tragico ritrovamento e i tentativi, da parte delle autorità egiziane, di fornire le più svariate ricostruzioni della morte. Giulio è stato investito, si disse. Ma i segni sul suo cadavere parlavano d'altro, di "tutta la violenza del mondo" che la madre, Paola Deffendi, ha più volte denunciato, ricordando il momento straziante nel quale ha riconosciuto il corpo del figlio "dalla punta del suo naso".
Da allora, molto si è detto su Giulio, scandagliando la sua esistenza alla ricerca di elementi poco chiari, ombre e scheletri, ipotizzando addirittura che il giovane friulano fosse una spia. Ma Giulio Regeni non aveva alcun lato oscuro e nessun ombra è riuscita a macchiare la sua figura, il suo lavoro, i suoi sogni infranti. Era un giovane studioso, appassionato e genuino. E proprio questa sua indole e la sua trasparenza hanno paradossalmente giocato un ruolo determinante nel suo destino.
L'Egitto per primo ha cercato d'infangare la sua memoria. Poi quando ogni ipotesi avanzata non ha retto più, è stata sterminata una banda di rapinatori comuni accusata dal regime di Al-Sisi di essere la responsabile di quanto accaduto. Si pensava così di mettere la parola fine a un caso diplomatico con il Governo italiano.
La verità, a distanza di cinque anni, dopo depistaggi, bugie, ostruzionismo, prove mai consegnate, e tanti, troppi, silenzi, grazie al lavoro degli inquirenti italiani, è arrivata a una svolta.
La Procura di Roma, a dicembre, ha chiuso le indagini, concludendo che Giulio è stato ucciso dagli 007 egiziani, dopo aver subito indicibili torture. E 13 - secondo i magistrati - sono anche i soggetti legati al rapimento e all'uccisione del ricercatore, ancora oggi ignoti. Per altri quattro agenti della National Security (Sabir Tariq, Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif ), invece, le prove di colpevolezza raccolte dalla Procura sono schiaccianti.
Grazie al lavoro della magistratura, si è riusciti a ricostruire gli ultimi spostamenti, le frequentazioni e le ricerche di Regeni, ma anche le sue ultime ore di vita, fatte di paura, sofferenza e agonia. Tutto ciò per inchiodare alle proprie responsabilità i colpevoli e ottenere giusitizia e verità. Quella verità chiesta a gran voce dai genitori, Paola e Claudio, dal loro avvocato Alessandra Ballerini e dal mondo intero.
Il presidente Mattarella chiede verità
Sul caso Regeni interviene anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella con un messaggio.
"Sono trascorsi cinque anni dal rapimento a Il Cairo di Giulio Regeni - si legge in un comunicato del Capo dello Stato -, poi torturato e barbaramente ucciso dai suoi spietati aguzzini. Un giovane italiano, impegnato nel completare il percorso di studi, ha visto crudelmente strappati i propri progetti di vita con una tale ferocia da infliggere una ferita assai profonda nell’animo di tutti gli italiani"
continua https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/cinque-anni-senza-giulio-regeni/2/235269
Mai dimenticare.
RispondiEliminaCara Olga, una sporca vicenda che non si può dimenticare mai.
RispondiEliminaCiao e buona settimana con un forte forte abbraccio.
Tomaso
Regeni è una delle tante domande senza risposta che lacerano il nostro Paese.
RispondiEliminaChissà se mai un giorno sapremo la verità.
Buona giornata.
Giulio Reggeni, una sporca faccenda... Sapremo mai la verità? Uno dei tanti che ancora oggi aspetta giustizia...
RispondiEliminaBuon pomeriggio, Stefania
È una vergogna e un peccato che queste cose accadano nel mondo, e i governi si limitano a gettare fango su ciò che è successo.
RispondiEliminaUn abbraccio Olga.
Ricordare, parlarne, sono modi per dare una chance alla verità e vicinanza alle tante vittime sparse nel mondo. Grazie.
RispondiEliminaQuindi è diventato spaventoso vivere!
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