Fa discutere, certo non solo a livello locale, la reale efficacia della didattica a distanza a cui sono co- stretti, ancora per una ventina di giorni, scolari e studenti delle scuo- le in Italia. Mentre in altri Stati europei le lezioni sono riprese tra le mura scolastiche (anche se in Francia alcune scuole hanno richiuso dopo una settimana), in Italia infatti il ritorno sui banchi avverrà a settembre. Con modalità tutte da definire. Di tutto questo ne parliamo con il dirigente dell’Istituto scolastico bilingue di S. Pietro, Davide Clodig. “Per noi, come per altri, è tutto nuovo, non ci sono indicazioni e non c’è una preparazione ad hoc, anche se dal punto di vista della formazione digitale siamo avvantaggiati per aver già realizzato progetti specifici, come quello della classe 2.0. Ora però la didattica è tutta così, ed è una novità anche per chi è tecnicamente preparato. Questo vale per gli allievi, per le famiglie e anche per gli insegnanti”, ci dice.
Delle difficoltà, comunque, ci sono. “Ci sono ma sono anche superabili” afferma il dirigente, che spiega: “Abbiamo casi limitati dove non c’è possibilità di connessione a internet. In questo caso si caricano i materiali didattici su una chiavetta Usb e li si fornisce all’allievo. O anche con fotocopie.” Clodig fa an- che sapere che, per quanto riguarda le classi della primaria, da qualche settimana sono partite le lezioni in videoconferenza, “forse in ritardo per due motivi: abbiamo deciso di uniformarci a soluzioni simili se non uguali alle altre scuole slovene del territorio regionale, attra- verso il programma della ‘digitalna šola’, e poi perché abbiamo dovuto risolvere alcune situazioni per famiglie che avevano problemi: non avevano una connessione o non se la potevano permettere. Con fondi del Ministero abbiamo cercato di coprire questo genere di spese fornendo, quando necessario, tablet, pc portatili o anche router per il wi-fi. Questo valeva per gli allievi, ma anche per gli insegnanti. Come per tutto, siamo partiti e cerchiamo di aggiustare il tiro in corsa, perché non è facile capire quanto le famiglie siano capaci di rispondere a questo genere di innovazioni.”
La scuola bilingue ha messo quindi a disposizione circa 45 tra tablet e computer portatili (tra i pri- mi 5 sono stati donati dalla Zadružna Kraška Banka assieme all’Unione regionale economica slovena e all’Ufficio regionale per le scuole con lingua di insegnamento slovena, tra i pc portatili 3 sono dono del gruppo di volontariato La via di Bet di Clenia).
Il dirigente della bilingue rimarca, oltre all’aspetto formativo, anche quello psicologico legato alla qua- rantena. Un supporto alle famiglie e anche agli insegnanti, in questo senso, viene portato dalla psicologa Mara Floreancig. Va posto poi l’accento su problemi più specifici, ad esempio quando l’alunno non ha chi a casa lo possa aiutare con la lingua slovena. In questo caso, come per chi ha problemi di dislessia, si sta pensando di acquisire programmi con lettori vocali di testo.
Cosa succederà, però, a settembre? “Tutti i dirigenti – risponde Clodig – stanno cercando di fare delle ipotesi, ma al momento non ci sono indicazioni. Fino a che non ci saranno protocolli chiari su come vanno organizzati gli spazi, è difficile immaginare qualsiasi scenario. È chiaro che la presenza dei bambini e dei ragazzi è ideale, ma questo si scontra con gli aspetti legati a spazi e personale".
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