DETTO FRIULANO

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10 ago 2022

STELLA CADENTE

 

Lucente attimo


MARGHERITA GUIDACCI

STELLA CADENTE

Alcuni desideri si adempiranno
altri saranno respinti. Ma io
sarò passata splendendo
per un attimo. Anche se nessuno
mi avesse guardata
risulterebbe ugualmente giustificato –
per quel lucente attimo – il mio esistere.

(da Anelli del tempo, Edizioni Città di vita, 1993)

.

È la tradizionale notte delle stelle cadenti: in realtà la pioggia meteorica delle Perseidi è visibile sin dalla fine di luglio e fino oltre il 20 agosto, con un picco di visibilità concentrato attorno al 12 agosto. Margherita Guidacci, poetessa che inseguiva nei suoi versi il senso dell'eterno,  le guarda consapevole che il desiderio espresso è solo dentro di noi e paragona il transito terrestre degli uomini e delle donne all'effimero splendore di una meteora.

.

FOTOGRAFIA © OLEKSANDR PIDVALNIY/PEXELS
Margherita Guidacci (Firenze, 25 aprile 1921 – Roma, 19 giugno 1992), poetessa e traduttrice italiana. Dopo la crisi del suo matrimonio, negli Anni’60, superò un decennio di grave sofferenza psichica che culminò nel ricovero in una clinica neurologica. Tra i poeti da lei tradotti John Donne, Emily Dickinson, T.S. Eliot ed Elizabeth Bishop.

Slovenia: dare forma alla sostenibilità delle aree montane


 I fondi di coesione Ue possono dare nuovo slancio allo sviluppo delle aree montane in Slovenia. Nella tranche 2021-2027 molte le opportunità per migliorare i servizi pubblici e la qualità della vita delle comunità locali

04/08/2022 -  Gentiola Madhi

Il territorio sloveno è dominato per il 72% dalle montagne, destinazione turistica cruciale per il paese con quasi 1,5 milioni di visitatori all'anno. A livello europeo, le aree montane rappresentano il 28,8% del territorio  e ospitano circa il 16,9% dell'intera popolazione.

Popolari come destinazioni turistiche, le aree montane sono soggette a rischi per i loro ecosistemi e la biodiversità, ora ancora più accentuati come conseguenza del cambiamento climatico. Inoltre non è facile vivervi. I principali problemi, a livello europeo, riguardano l'assenza o l'inadeguatezza delle infrastrutture, le scarse opportunità di lavoro, fuga di cervelli e progressivo invecchiamento della popolazione con un invecchiamento della popolazione che mina lo sviluppo.

Nonostante gli evidenti svantaggi strutturali, un recente studio condotto da Euromontana  ha dimostrato che le giovani generazioni (66% degli intervistati) sono interessate a stabilirsi o restare nelle aree montane, a condizione che si presti maggiore attenzione agli investimenti e allo sviluppo di adeguate politiche territoriali. Sebbene a livello europeo non esista una politica dedicata alle regioni montane, né il Green Deal europeo menzioni la loro presenza e il loro ruolo in una prospettiva di protezione ambientale, una valida alternativa per investire nelle montagne di domani rimane la politica di coesione e i relativi fondi che affrontano le disparità sociali, economiche e territoriali a livello regionale.

Per il periodo 2021-2027, la politica di coesione UE si concentra sulla competitività economica sostenibile e saranno distribuiti tra gli stati membri Ue circa 392 miliardi di euro, sulla base del PIL pro capite delle loro regioni. Nel caso della Slovenia il totale dei fondi di coesione ammonterà a 3,54 miliardi di euro. Come illustrato nella serie di schede  preparate dal progetto Montana174 in Slovenia i fondi saranno incanalati attraverso quattro programmi (FSE+, FESR, Fondo di coesione e JTF), di cui circa 1,5 miliardi di euro rientrano nel Fondo di sviluppo regionale che affronta le disparità esistenti tra le regioni Ue orientali e occidentali.

Grazie a questa consistente opportunità finanziaria la Slovenia può, almeno in parte, affrontare le sfide che da tempo caratterizzano le sue aree montane a bassa densità di popolazione: carenza di strutture e servizi pubblici, carenza di infrastrutture per la mobilità, poche opportunità di lavoro e istruzione. In una sua risoluzione sulle tendenze demografiche  nelle regioni dell'UE e sui fondi di coesione, il Parlamento europeo ha sottolineato che "la mancanza di diversificazione nella struttura economica di alcune regioni rischia di far emergere una "geografia del malcontento" proprio perché alcuni cittadini si sentono abbandonati. Pertanto, occorre prestare particolare attenzione alle giovani generazioni di queste regioni, in modo da contrastare gli attuali fattori di disparità e promuovere la qualità della vita e una prospettiva economica positiva. Inoltre, ci si aspetta che questi ingenti investimenti contribuiscano ad aumentare l'attrattività dei territori, stimolando posti di lavoro qualificati, imprenditorialità rurale e giustizia sociale.

Tra i cinque obiettivi strategici della politica di coesione per il periodo finanziario 2021-2027, due sono cruciali per il futuro delle aree montane: "Un'Europa più verde" (obiettivo 2) e "Un'Europa più vicina ai cittadini" (obiettivo 5). Sebbene il Pnr 2022 della Slovenia  non menzioni specificamente la dicitura "zone montane", i fondi disponibili nell'ambito dell'obiettivo 2 consentono di contribuire alla costruzione di infrastrutture ambientali e alla conservazione della biodiversità nel paese, mentre quelli dell'obiettivo 5 si concentreranno sulla promozione della crescita economica nelle aree urbane e rurali e sulla riduzione delle attuali disparità.

Inoltre, in sinergia e complementarietà con gli investimenti previsti dai fondi di coesione, la Slovenia ha la possibilità di utilizzare parte delle risorse provenienti dallo Strumento di ripresa e resilienza UE e dalla Politica agricola comune a favore delle aree montane.

Tutti interventi che, per essere efficaci, hanno bisogno di una strategia integrata elaborata assieme alle comunità locali, andando oltre l'ambito ristretto del turismo montano. Nel Pnr sloveno si afferma che il governo si impegna a spendere entro la fine del prossimo anno tutti i fondi di coesione ricevuti dal precedente quadro di bilancio (2014-2020), e nel frattempo a lavorare sulle attuali prospettive finanziarie (2021-2027).

Se si riesce ad avere una chiara visione territoriale - cosa non scontata - e in linea con le priorità dell'Unione sulle transizioni verdi e digitali, i fondi di coesione possono trasformarsi in un catalizzatore unico per il ripopolamento e il ringiovanimento delle aree montane della Slovenia come di altre aree montane d’Europa.

Montagne slovene: Kriški podi, tra stambecchi e alte vette


 L’estate, con le sue giornate lunghe e soleggiate, è sicuramente il periodo migliore per andare a camminare in montagna, così anche Slovely.eu ritorna sui monti sloveni per parlarvi non di una vetta in particolare, come fatto a suo tempo per il Triglav o il Mangart, ma di una zona davvero meravigliosa, un anfiteatro di montagne che prende il nome di Kriški podi.

Preparate quindi zaino, scarponcini, bastoni, cibo e tanta acqua e partiamo che la camminata sarà bella lunga! 😉

Dall’Isonzo alle vette più alte delle Alpi Giulie

Si può salire sui Kriški podi da due lati: da Mojstrana oppure da Trenta. Siccome siamo italiani (ed è anche la via più facile!) scegliamo sicuramente di partire da Trenta, all’inizio della splendida valle dell’Isonzo. Superiamo l’abitato di Trenta e, al primo tornante del passo del Vršič, giriamo a destra verso la valle Zadnjica, dove parcheggiamo.

Attenzione: come ormai quasi ovunque in Slovenia, il parcheggio è a pagamento (0,50€/ora, max 5€/giorno) e non c’è parchimetro; è necessario pagare con la app Easypark, quindi scaricatela e registrate targa e metodo di pagamento. È molto utile e utilizzata in Slovenia. C’è buona copertura 4G presso il parcheggio.


Le graziose villette della val Zadnjica.

Dal parcheggio si comincia a salire dolcemente lungo la graziosa vallata della Zadnjica fino ad arrivare a una prima indicazione: sulla destra si va sul Triglav (ve ne abbiamo già parlato qui) o alla Zasavska koča na Prehodavcih (per vedere i laghi del Triglav). mentre sulla sinistra si va al Pogačnikov Dom na Kriških podih che è esattamente dove andremo noi.

Attenzione: il rifugio è aperto da giugno a settembre, ma controllate sempre sul sito che sia regolarmente aperto (io l’ho trovato chiuso a giugno 2022). Se si vuole dormire in loco si può pernottare sia nel rifugio che nel bivacco accanto.

Proseguiamo lungo una strada prima sterrata, poi cementata fino a raggiungere la stazione di valle della teleferica che collega il rifugio (vi piacerebbe salire su in teleferica eh? Non si può! 😛 ). La freccia per il rifugio sui Kriški podi ci segnala che impiegheremo 3 ore e mezza per raggiungerlo. È un’indicazione piuttosto corretta. Chi è in forma ci metterà anche meno.

Il sentiero, sempre ben segnalato, sale in modo costante e deciso, nella prima parte quasi sempre all’ombra del bosco (che in estate è una manna). Si può ammirare una bella cascata e si devono superare diversi torrenti asciutti. Man mano che si sale, il bosco comincia a diradarsi e si moltiplicano le vedute panoramiche sui giganti di pietra delle Giulie.

...continua https://www.blogger.com/blog/post/edit/2963768517500394620/3701020084335583093

9 ago 2022

MICROFESTIVAL

 


𝗺𝗲𝗿𝗰𝗼𝗹𝗲𝗱𝗶̀ 𝟭𝟬 𝗮𝗴𝗼𝘀𝘁𝗼

🕓 ORE 16.00 - 𝗟𝘂𝘀𝗲𝘃𝗲𝗿𝗮
Partenza dall'area Festeggiamenti
Una giornata sugli antichi tracciati dell’Alta Val Torre per scoprire le tradizioni di questo territorio e il profondo legame che qui si è sviluppato tra l’uomo e la natura. Sentieri lastricati testimoni di tempi passati ci accompagneranno tra casere, mulini, lavatoi e boschi risonanti di leggende. Per completare l’esperienza visiteremo il Museo Etnografico di Lusevera, collezione degli strumenti degli degli antichi mestieri della valle, conservata nell’ex latteria sociale.
⚠️ per partecipare alle passeggiate è necessario iscriversi mandando una mail a marta.s@cooperativapuntozero.it

LE PERSEIDI

 




Le Perseidi sono uno sciame meteorico che la Terra si trova ad attraversare durante il periodo estivo nel percorrere la sua orbita intorno al Sole. La pioggia meteorica si manifesta dalla fine di luglio fino oltre il 20 agosto e il picco di visibilità è concentrato attorno al 12 agosto, con una media di circa un centinaio di scie luminose osservabili ad occhio nudo ogni ora. Ciò rende questo sciame tra i più rilevanti in termini di osservabilità tra tutti quelli incrociati dal nostro pianeta nel corso della sua rivoluzione intorno al Sole. La sigla internazionale dello sciame è PER.Il nome deriva dal greco Περσείδαι (Perseidai), termine utilizzato nella Mitologia greca in riferimento ai figli di Perseo.

Storia delle osservazioni

La cometa che ha dato origine a questo sciame è la Swift-Tuttle, che ha un nucleo di circa 10 km. Il suo ultimo passaggio al perielio è avvenuto nel 1992, e il prossimo si realizzerà nel 2126. Le meteore che noi vediamo ora sono particelle rilasciate durante le passate orbite della cometa.

Le prime osservazioni dello sciame delle Perseidi furono fatte dai Cinesi nel 36 d.C.[2] Nel 1866, a seguito del passaggio al perielio della Swift-Tuttle del 1862, l'astronomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli scoprì il legame tra gli sciami meteorici e le comete. La scoperta è contenuta in uno scambio di lettere con Padre Secchi.[3]

Il nome di questo sciame meteorico deriva dal fatto che il radiante, ossia il punto dal quale sembrano provenire tutte le scie, è collocato all'interno della costellazione di Perseo. Nell'anno 2000 le coordinate del punto radiante risultavano essere pari a 46° di ascensione retta e +58° di declinazione, con uno spostamento giornaliero, dovuto al moto di rivoluzione terrestre, di 5,4° A.R. e 0,12° declinazione, dirigendosi dalla costellazione di Cassiopea verso quella della Giraffa.

La perdita, avvenuta il 12 agosto 1993 del satellite per comunicazioni Olympus lanciato dall'Agenzia Spaziale Europea è stata attribuita alla collisione con una Perseide[4][5][6][7].

Tradizione

Le Perseidi in Italia sono note come Lacrime di San Lorenzo e il fenomeno, tradizionalmente collegato alla notte del 10 agosto intitolata a San Lorenzo martire, è noto anche come la notte di San Lorenzo.

In Grecia il fenomeno viene religiosamente associato alla Trasfigurazione del Signore che cade il 6 agosto.

In epoca romana si riteneva che lo sciame di meteoriti fosse una propizia pioggia di sperma del dio Inuo-Priapo che, con questo gesto, fecondava i campi.

La transizione a favore del santo cristiano Lorenzo fu agevolata, come avvenne per molte altre feste pagane, dalla Chiesa Cattolica.

Si ritiene che la figura del santo venne scelta in quanto foneticamente assonante con quella di Acca Larenzia, controparte femminile di Priapo, anch'essa festeggiata il 10 agosto.[8]

https://it.wikipedia.org/wiki/Perseidi

 

8 ago 2022

Non dimenticare la tragedia di Marcinelle

 L'8 agosto 1956 in Belgio persero la vita 262 minatori, tra cui 136 italiani, sette dei quali friulani

Non dimenticare la tragedia di Marcinelle

L'8 agosto del 1956, nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, un incendio, causato dalla combustione d'olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica, causò la morte di 262 minatori, dei quali 136 italiani e, tra questi, sette friulani.

Si trattava di Pietro Basso di Bannia, Mario Buiatti di Udine, Ruggero Castellani di Ronchis, Lorenzo De Santis di Flaibano, Ferruccio Pegorer di Azzano Decimo, Ciro Natale Piccolo di Povoletto e Armando Zanelli di San Giorgio di Nogaro.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 66esimo anniversario della tragedia di Marcinelle e della 21esima Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, ha inviato il seguente messaggio: "Rivolgo un commosso pensiero ai minatori che l’8 agosto 1956 perirono a Marcinelle. Quella tragedia costò la vita, tra gli altri, a 136 connazionali. Dal 2001 la ricorrenza è stata proclamata Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo affinché, nel ricordo di quanto accaduto al Bois du Cazier, possa essere onorata la memoria di tutti gli italiani caduti sul lavoro all’estero"."L’emigrazione dei nostri connazionali e il sacrificio che questa ha comportato hanno segnato l’identità dell’Italia e anche lo stesso processo d’integrazione europea. Le dolorose esperienze dei lavoratori migranti, maturate nei decenni precedenti il Trattato di Maastricht, hanno sollecitato la promozione dei diritti dei lavoratori al livello europeo, contribuendo alla creazione di un’Europa coesa, solidale, fondata anche su un pilastro sociale. In questo spirito, rinnovo ai familiari delle vittime di quella tragedia e di tutti gli altri episodi che hanno tristemente coinvolto i nostri connazionali in altri contesti, i sentimenti di solidale partecipazione al loro dolore e, a tutti gli italiani che lavorano all’estero, le espressioni della riconoscenza della comunità nazionale", conclude il Capo dello Stato.

“La tragedia di Marcinelle è diventata simbolo universale della nuova Europa, quella in cui il lavoro è un’opportunità di riscatto e un’acquisizione di diritti non una condizione di inferiorità e di discriminazione, di rischio della vita. E’ toccato agli italiani costretti a migrare, a lungo denigrati e sfruttati, è toccato a tanti popoli anche nella storia d’Europa. Come pur hanno fatto altre volte, Meloni e gli altri esponenti della destra italiana, invece di polemizzare oggi potevano essere a Marcinelle assieme al segretario Letta, dimostrando plasticamente che su alcuni valori fondamentali l’Italia è unita. Sui diritti umani e sociali, sulla vita che si perde nelle viscere della terra o in fondo al mare, non si fa propaganda”. Lo afferma la presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, nell’anniversario della tragedia di Marcinelle.

“L'emigrazione del dopoguerra è stata un fenomeno segnato da tragedie immani che ha coinvolto famiglie, intere comunità, tutto il Paese. Con i caduti friulani di Marcinelle, ricordiamo i triestini, istriani, sloveni di qua e di là del confine che hanno dovuto partire. Spinti da povertà, assenza di prospettive, paura sono andati dove c’era pane e futuro, nell’Europa che si ricostruiva, in America o in Australia. Il primo dovere è il rispetto per quei sacrifici, quella tenacia, quei caduti, impegnandoci affinché la nostra Repubblica sia davvero fondata sul lavoro, dove ognuno ha il diritto di non morire”. Lo afferma la senatrice Tatjana Rojc (Pd) nell’anniversario della tragedia di Marcinelle.

https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/non-dimenticare-la-tragedia-di-marcinelle/3/270124

    6 ago 2022

    Riflessioni


     Ho notato che in questi giorni ci sono meno visite e commenti.Siete tutti in vacanza,o non volete stare al Pc perchè fa caldo?

    O non commentate perchè il format commenti non funziona nel mio blog?

    In ogni caso vi auguro un bel fine settimana!

    5 ago 2022

    SIGNOR BONAVENTURA



    Quando ero bambina papà alla domenia andava a comperare il suo giornale e a me comprava il Corriere dei piccoli

     Il Signor Bonaventura è un personaggio immaginario dei fumetti ideato nel 1917 da Sergio Tofano e pubblicato dal Corriere dei Piccoli fino al 1978[1][2] Il personaggio è entrato col suo proverbiale milione nella cultura italiana del Novecento. Oltre alle riedizioni delle tavole storiche, da parte di editori come Adelphi, sono state realizzate trasposizioni televisive, teatrali e cinematografiche del personaggio.Il personaggio è un uomo alto sempre vestito con una giacca e un cappello rossi, larghi pantaloni bianchi e accompagnato da un cane bassotto; vive complicate avventure che lo portano invariabilmente a ricevere una ricompensa di un milione di lire.[1][2]

    I testi dei fumetti erano tutti composti da distici di ottonari a rima baciata, e iniziavano con le parole[3]:

    «Qui comincia la sventura
    del Signor Bonaventura...»

    che divennero ben presto un tormentone noto a intere generazioni di bambini. Talvolta Tofano usò delle variazioni, come Qui comincia l'avventura...Ricomincia la sventura...Il signor Bonaventura, ricco ormai da far paura.... Le storie seguivano uno schema altamente regolare: la sventura del protagonista si trasformava in un beneficio altrui e culminava inevitabilmente nella fortunata vincita di "un milione" (di lire: cifra astronomica per l'epoca, divenuto "un miliardo" negli anni cinquanta). La ricompensa era quasi sempre raffigurata in forma di un enorme biglietto di banca manoscritto. Poche le storie che finiscono male per Bonaventura, come quando il cane, azzuffandosi con una gatta, riduce a brandelli i pantaloni del bel Cecè, e il nostro eroe si sente in dovere di risarcire il bellimbusto.

    Tofano affiancò a Bonaventura il fedele bassotto giallo, che è presente in quasi tutte le storielle. Un altro personaggio ricorrente, ma decisamente molto più secondario, è il "bellissimo Cecè", la cui vanità lo trascina in problematiche situazioni immancabilmente risolte dal casuale intervento di Bonaventura. Il mondo di Bonaventura era popolato altresì da generosissimi re, baroni, contesse, ma non mancavano i cattivi, come il torvo ed invidioso Barbariccia, col volto sempre coperto da una maschera verdognola, e il disonesto barone Partecipazio. In seguito, sulle pagine del Corriere dei Piccoli, appare di tanto in tanto ad affiancare il protagonista il piccolo Pizzirì (Pizzirino, per intero, in alcuni episodi), figlio di Bonaventura, una vera e propria copia del padre distinguibile solo dalle dimensioni più ridotte e dai pantaloni alla zuava. Bonaventura ha anche una moglie, che appare poche volte e solitamente è vestita di verde e con una coroncina gialla sul capo.

    Le avventure del Signor Bonaventura si distinguono per tre filoni principali. Il primo, che caratterizza il personaggio, in cui le sue azioni apparentemente maldestre finiscono per tornare utili al prossimo, e terminano sempre con la ricompensa economica. Il secondo vede come coprotagonista di ogni storia un animale diverso, le cui caratteristiche specifiche portano involontariamente al tradizionale finale remunerativo. Il terzo vede Bonaventura ricco e invidiato da Barbariccia, il quale trova sempre il modo di sottrargli il denaro di nascosto, ma che in un modo o nell'altro non riesce a trattenere il bottino, finendo per lasciarlo tornare in mano al protagonista con dinamiche simili alle storie di Pierino e il burattino di Antonio Rubino.

    da wikipedia ubblicato dal Corriere dei Piccoli fino al 1978[1][2] Il personaggio è entrato col suo proverbiale milione nella cultura italiana del Novecento. Oltre alle riedizioni delle tavole storiche, da parte di editori come Adelphi, sono state realizzate trasposizioni televisive, teatrali e cinematografiche del personaggio.Il personaggio è un uomo alto sempre vestito con una giacca e un cappello rossi, larghi pantaloni bianchi e accompagnato da un cane bassotto; vive complicate avventure che lo portano invariabilmente a ricevere una ricompensa di un milione di lire.[1][2]

    I testi dei fumetti erano tutti composti da distici di ottonari a rima baciata, e iniziavano con le parole[3]:

    «Qui comincia la sventura
    del Signor Bonaventura...»

    che divennero ben presto un tormentone noto a intere generazioni di bambini. Talvolta Tofano usò delle variazioni, come Qui comincia l'avventura...Ricomincia la sventura...Il signor Bonaventura, ricco ormai da far paura.... Le storie seguivano uno schema altamente regolare: la sventura del protagonista si trasformava in un beneficio altrui e culminava inevitabilmente nella fortunata vincita di "un milione" (di lire: cifra astronomica per l'epoca, divenuto "un miliardo" negli anni cinquanta). La ricompensa era quasi sempre raffigurata in forma di un enorme biglietto di banca manoscritto. Poche le storie che finiscono male per Bonaventura, come quando il cane, azzuffandosi con una gatta, riduce a brandelli i pantaloni del bel Cecè, e il nostro eroe si sente in dovere di risarcire il bellimbusto.

    Tofano affiancò a Bonaventura il fedele bassotto giallo, che è presente in quasi tutte le storielle. Un altro personaggio ricorrente, ma decisamente molto più secondario, è il "bellissimo Cecè", la cui vanità lo trascina in problematiche situazioni immancabilmente risolte dal casuale intervento di Bonaventura. Il mondo di Bonaventura era popolato altresì da generosissimi re, baroni, contesse, ma non mancavano i cattivi, come il torvo ed invidioso Barbariccia, col volto sempre coperto da una maschera verdognola, e il disonesto barone Partecipazio. In seguito, sulle pagine del Corriere dei Piccoli, appare di tanto in tanto ad affiancare il protagonista il piccolo Pizzirì (Pizzirino, per intero, in alcuni episodi), figlio di Bonaventura, una vera e propria copia del padre distinguibile solo dalle dimensioni più ridotte e dai pantaloni alla zuava. Bonaventura ha anche una moglie, che appare poche volte e solitamente è vestita di verde e con una coroncina gialla sul capo.

    Le avventure del Signor Bonaventura si distinguono per tre filoni principali. Il primo, che caratterizza il personaggio, in cui le sue azioni apparentemente maldestre finiscono per tornare utili al prossimo, e terminano sempre con la ricompensa economica. Il secondo vede come coprotagonista di ogni storia un animale diverso, le cui caratteristiche specifiche portano involontariamente al tradizionale finale remunerativo. Il terzo vede Bonaventura ricco e invidiato da Barbariccia, il quale trova sempre il modo di sottrargli il denaro di nascosto, ma che in 

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