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2 apr 2022
Nuove regole del green pass
Il giorno delle nuove regole del green pass è arrivato. Con la fine dello stato di emergenza il 31 marzo, da venerdì 1 aprile le regole sul green pass cambiano e la certificazione diventa sempre meno necessaria per accedere ad attività e servizi. Per esempio, non verrà più richiesta per entrare negli uffici pubblici o salire sui mezzi di trasporto pubblico locale, mentre resterà ancora in vigore fino al 30 aprile, unicamente nella sua forma base, per accedere ai luoghi di lavoro e per entrare a scuola. Vediamo quindi nel dettaglio dove il green pass continuerà a servirci e dove invece no.
Dal primo aprile, le persone con più di 50 anni - che non siano lavoratori nel comparto della salute, delle forze dell’ordine e dell’esercito - non dovranno più presentare il green pass rafforzato per accedere al luogo di lavoro. Rimarrà obbligatorio presentare la certificazione base, ottenibile con un semplice tampone anti Covid-19, fino al 15 giugno. Dopodiché il green pass non sarà più richiesto in nessuna forma.
A partire dal primo maggio, l’obbligo vaccinale rimarrà in vigore solo per lavoratori e lavoratrici delle professioni sanitarie e, fino al 15 giugno, anche per tutto il personale scolastico...leggi l'articolo su https://www.wired.it/article/green-pass-cosa-cambia-1-aprile/
Ada Negri - Piove | Poesia malinconica sulla pioggia
Dopo cento giorni,finalmente è arrivata la pioggia
PIOVE di Ada Negri
Piove da un'ora soltanto,
ma il bimbo pensa che già piove da tanto, sopra la grande città. Piove sui tetti e sui muri, piove sul lungo viale, piove sugli alberi oscuri con ritmo triste e uguale; piove; e lo scroscio si sente giungere dalle vetrate, che versano lacrime lente come fanciulle imbronciate. Piove; e laggiù sulla via e in ogni casa, già invade l'intima malinconia di quella pioggia che cade.1 apr 2022
ATTENTI AL PESCE D'APRILE
La ricorrenza del Pesce d’aprile cade il 1º aprile in molti paesi.
Il 1º aprile vengono fatti scherzi, appunto pesci d’aprile anche piuttosto imbarazzanti con lo scopo di sconcertare le persone.
In Italia, il primo aprile è un giorno particolare. I ragazzi si divertono a fare le burle e gli scherzi più strani che chiamano «pesci d’aprile»..Per esempio, se ti dicono: Hai una mosca sul naso! e tu ci credi, ti hanno fatto un pesce d’aprile. Si attribuisce l’invenzione del pesce d’aprile al popolo di Firenze: pare infatti, che un tempo, in quella città, il primo d’aprile ci fosse l’usanza di mandare i semplicioni a comperare, in una certa piazza, del pesce che era soltanto raffigurato.
Altri pensano che questa tradizione abbia avuto origine in Francia: forse perché tanto tempo fa, in alcune città l’anno ufficiale incominciava il primo d’aprile.
Le origini del pesce d’aprile pare che sia collegato all’equinozio di primavera, che cade il 21 marzo.
Prima del Calendario Gregoriano nel 1582, si festeggiava come Capodanno in diversi paesi.
Il Capodanno si celebrava dal 25 marzo al 1º aprile, prima che lo spostassero al 1º gennaio.
In seguito, quando si adottò il nuovo calendario, il capodanno cadde il primo gennaio; ma alcune persone lo dimenticarono e continuarono a festeggiarlo come prima: per questo vennero chiamati «sciocchi» o «pesci d’aprile».
Tempietto longobardo (Cividale)
Nella notte profonda
Chiusa nel buio
L’occhio di un fotografo vede la fotografia dove le altre persone vedono semplicemente quello che hanno davanti. Ma la fotografia non è solo quello. È l’immagine di qualcosa che il fotografo ci vede dentro.
RICCARDO BRUNI
Chiusa nel buio
dal nuovo libro di Riccardo Bruni scritto durante il lockdown
Recensione
La trama è ambientata nei nostri giorni, la pandemia avvolge il mondo intero e lo obbliga a segregarsi in casa nella speranza di non incontrare il virus.
Le uscite sono limitate allo stretto necessario: Andrea si reca a lavoro perché non può farne a meno. È costretto a munirsi di autocertificazione e a mettersi in macchina per raggiungere l’ufficio ogni mattina.
Al contrario, Edoardo può svolgere la professione dalla propria abitazione o comunquerimanendo nelle sue vicinanze, una gran fortuna, perché c’è anche chi, come Teresa, il lavoro l’ha perso proprio a causa della pandemia. La ragazza resta isolata nel suo appartamento e il contatto con amici e parenti avviene solo tramite internet o il cellulare.
Stessa cosa accade per Giulia, giovane donna che ha un ulteriore problema. Lei è in gravidanza e, a causa di una precedente minaccia d’aborto, deve evitare ulteriori rischi per la tutela della salute sua e quella del bimbo che le cresce nel grembo.
I quattro personaggi vivono in appartamenti ultra tecnologici, case di nuova concezione, all’interno dello stesso complesso residenziale. I benefici della domotica, controllati da un computer centrale, alleggeriscono i loro compiti.
Garantiscono le migliori comodità, anche se, quello che in apparenza sembra essere un vantaggio, presto si rivelerà un handicap per gli ospiti: qualcuno controlla e comanda l’efficienza delle loro case e, di conseguenza, delle loro vite. Pandemia, difficoltà nel lavoro e limitazioni della libertà, contribuiscono ad aumentare psicosi e paure dei personaggi.
La storia tarda un po’ a partire, ma dopo un inizio soft prende un ritmo vorticoso. I tasselli si incastrano uno dopo l’altro e coinvolgono il lettore in una storia ad alta tensione.
La scrittura moderna è arricchita da interessanti tecnicismi che movimentano lo stile narrativo regalandogli originalità.https://thrillernord.it/chiusa-nel-buio/
31 mar 2022
proverbio friulano
Il proverbio friulano della settimana
Cammino delle 44 Chiesette votive delle Valli del Natisone
La grande battaglia nel libro di Vazzaz
Quello per la difesa del Monte Maggiore è uno tra i principali scontri nell’ambito della «ritirata di Caporetto» nel settore montano.
I combattimenti che ebbero luogo il 26 e il 28 ottobre 1917 a Passo Tanamea, Monteaperta, Monte Cavallo e Sella Canebola collocano le Prealpi Giulie tra gli scenari della più grande battaglia che, a quanto si ricorda, abbia interessato il Friuli fino ad oggi.
Una volta caduto il sistema difensivo del Monte Maggiore, l’avanzata austro-tedesca divenne inarrestabile. Per l’esercito italiano divenne necessario ripiegare al Tagliamento. Attraverso le relazioni ufficiali, i diari, le testimonianze dei militari e della popolazione civile, quegli avvenimenti vengono oggi riscoperti e ricostruiti per la prima volta in dettaglio nel nuovo libro di Andrea Vazzaz dal titolo «La caduta del Monte Maggiore – 26-28 ottobre 1917, le battaglie della “ritirata di Caporetto” nelle Prealpi Giulie», edito da Gaspari.
Vazzaz è un ricercatore qualificato in materia. Maresciallo degli alpini, ha prestato servizio all’8° e al 5° Reggimento Alpini in Italia e all’estero e ora lavora al III Reparto Pianificazione generale e finanziaria dello Stato maggiore dell’Esercito. Ha conseguito un master universitario in storia militare contemporanea.
Il suo libro sarà presentato venerdì, 8 aprile, alle 18 al Cinema Teatro «Margherita» di Tarcento, in collaborazione con la Comunità di montagna del Natisone e Torre.
A curare la prefazione al volume è stato Zdravko Likar, Fondatore del Kobariški muzej/ Museo di Caporetto e presidente della Fondazione Poti miru v Posočju. A oltre cent’anni dalla fine della prima guerra mondiale, presenta qualche riflessione. «Nell’ottobre del 1917 si è combattuta la fatale battaglia di Caporetto, che ha spostato il fronte dall’Isonzo al Piave. Quella battaglia ha pesato molto nel tessuto dello Stato e della società italiani. Kobarid (Caporetto) è divenuto un nome noto a livello mondiale e viene collocato accanto ad altri che hanno segnato la storia mondiale: Verdun, Stalingrado, Botrodin, Waterloo… In Italia Caporetto significa molto più che un mero avvenimento storico. È diventato sinonimo di sofferenza, sconfitta, catastrofe». Proprio per questo, spiega Likar, nel 1990 gli abitanti di Kobarid hanno creato il «Kobariški muzej » (museo di Caporetto), in ricordo dei soldati dei molti popoli, che durante la prima guerra mondiale hanno combattuto sull’Isonzo per 29 mesi, tra grandi sofferenze e morte. «Nel museo non si esaltano i generali, percol ché è dedicato all’uomo comune, al soldato che incessantemente impreca: “Maledetta guerra”», nota Likar.
Nel 1993 il museo è stato proclamato Museo europeodell’anno. «In esso non si trova nemmeno una briciola di nazionalismo, l’esaltazione dell’una o dell’altra parte. È il museo più visitato in Slovenia. Gli italiani rappresentano un terzo degli ingressi», spiega ancora Likar nella prefazione.
Nel 2000, ricorda anche come suo presidente, è stata istituita la «Fundacija Poti miru» (Fondazione Strade della pace). «La sua missione è il recupero del patrimonio storico e culturale della prima guerra mondiale lungo tutto l’ex fronte dalle Alpi al mare Adriatico. Con i partner italiani stiamo realizzando il grande progetto «Pot miru/Via di pace», che quest’anno è stato scelto quale miglior progetto dell’anno in Europa e gode del patrocinio d’onore dei Presidenti italiano e sloveno, Mattarella e Pahor».
Congratulandosi con l’autore del libro, Likar ha parole di elogio per Vazzaz: «Il suo nuovo libro non è solo la descrizione delle azioni militari dei due contendenti, ma parla anche della popolazione lungo il Cornappo e il Torre. La guerra ha colpito pure le famiglie degli antenati dell’autore e anche per questo il libro merita di essere preso in mano». (Luciano Lister)
https://www.dom.it/velika-bitka-v-novi-vazzazovi-knjigi_la-grande-battaglia-nel-libro-di-vazzaz/
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