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5 ago 2021

Pioggia d'agosto

 

dal web
Pioggia d'agosto

Nel mio giardino triste ulula il vento,
cade l'acquata a rade goccie, poscia
più precipite giù crepita scroscia
a fili interminabili d'argento...
Guardo la Terra abbeverata e sento
ad ora ad ora un fremito d'angoscia...

Soffro la pena di colui che sa
la sua tristezza vana e senza mete;
l'acqua tessuta dall'immensità
chiude il mio sogno come in una rete,
e non so quali voci esili inquiete
sorgano dalla mia perplessità.

"La tua perplessità mediti l'ale
verso meta più vasta e più remota!
È tempo che una fede alta ti scuota,
ti levi sopra te, nell'Ideale!
Guarda gli amici. Ognun palpita quale
demagogo, credente, patriota...

Guarda gli amici. Ognuno già ripose
la varia fede nelle varie scuole.
Tu non credi e sogghigni. Or quali cose
darai per meta all'anima che duole?
La Patria? Dio? L'Umanità? Parole
che i retori t'han fatto nauseose!...

Lotte brutali d'appetiti avversi
dove l'anima putre e non s'appaga...
Chiedi al responso dell'antica maga
la sola verità buona a sapersi;
la Natura! Poter chiudere in versi
i misteri che svela a chi l'indaga!"

Ah! La Natura non è sorda e muta;
se interrogo il lichéne ed il macigno
essa parla del suo fine benigno...
Nata di sé medesima, assoluta,
unica verità non convenuta,
dinanzi a lei s'arresta il mio sogghigno.

Essa conforta di speranze buone
la giovinezza mia squallida e sola;
e l'achenio del cardo che s'invola,
la selce, l'orbettino, il macaone,
sono tutti per me come personae,
hanno tutti per me qualche parola...

Il cuore che ascoltò, più non s'acqueta
in visïoni pallide fugaci,
per altre fonti va, per altra meta...
O mia Musa dolcissima che taci
allo stridìo dei facili seguaci,
con altra voce tornerò poeta!
Poesie d'Autore - da PensieriParole.it <https://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/>

4 ago 2021

Due gestori al rifugio di Monteaperta

 Da metà giugno e per tutta la stagione estiva il rifugio Ana di Monteaperta/Viškorša, situato sul Gran Monte, è gestito continuativamente da due volontari. Al punto d’arrivo della sesta tappa nell’ambito del Cammino celeste, il percorso di devozione tra Barbana, Aquileia e Lussari, ad accogliere i visitatori ci sono Marcello e Cristina. La scorsa estate la struttura, che accoglie i pellegrini in salita dal punto di partenza di Montemaggiore/Brezje nonché i camminatori in arrivo da Tanamea, era stata aperta soprattutto a richiesta; quest’anno, invece, sarà aperta in pianta stabile fino a metà settembre. I due nuovi gestori si dividono un po’ i compiti. Marcello, che ha 59 anni e a suo tempo è stato alpino, si occupa dell’ostelleria, attività che svolge di mestiere. Cristina, invece, è un’alpinista esperta, che ai visitatori può parlare di cime e sentieri. Le loro competenze combinate, quindi, risultano molto interessanti.

A Monteaperta Marcello è arrivato un paio di decenni fa, per motivi di lavoro. Il posto gli è piaciuto e, una volta finito l’incarico che lo aveva portato qui, si è fermato e ha costruito una nuova rete di amicizie. Dal rifugio sul Gran Monte fornisce subito qualche informazione rispetto ai servizi offerti in questa stagione estiva: «La struttura resterà aperta fino al 15 settembre, a meno che una brusca discesa delle temperature non renda necessario chiuderla prima». Da qualche tempo il rifugio dispone del nuovo numero di telefono fisso 0432 1451180 e dell’indirizzo e-mail rifugio.granmonte@gmail.com

Pellegrini e turisti, quindi, hanno nuovi riferimenti diretti. «Si tratta di ulteriori contatti per richiedere informazioni ed effettuare prenotazioni. La linea internet è funzionante, perché il rifugio è stato da poco dotato di un impianto wi-fi», precisa Marcello. «Ai pellegrini, e non solo, può interessare l’informazione pratica che per il pernottamento offriamo anche un pacchetto completo di 38 euro. Comprende la doccia calda, la cena da un piccolo menù, con un primo o secondo a scelta nonché, ovviamente, il pernottamento e la colazione al mattino successivo. Le bevande sono escluse».

Marcello

Come in altri rifugi è richiesto il sacco lenzuolo o il sacco a pelo ma è anche possibile noleggiare lenzuola. «Cerchiamo di offrire questo servizio per andare incontro ai pellegrini, che hanno diversi chilometri sulle spalle – considera Marcello. – Vogliamo trattarli il meglio possibile e farli rilassare nella migliore delle maniere».

In genere la struttura arriva a ospitare circa 25 persone; il numero guarda alla sostenibilità dei consumi. Va considerato che il rifugio si trova a 1468 metri ed è, ad esempio, approvvigionato da acqua piovana. Il boiler, poi, fino a poco tempo fa funzionava a legna; ora, invece, funziona a fotovoltaico. Come dice lo stesso Marcello, tutto va un po’ c

ontingentato: «Potremmo accogliere anche duecento persone. Ma se al mattino tutte si alzassero e, andando al bagno, tirassero l’acqua, consumerebbero tutti i litri d’acqua piovana disponibili. Quelli a disposizione per i bagni, infatti, sono circa duemila».

Anche se sono bene accetti, quindi, non si bada ai grandi numeri. L’obiettivo dei nuovi gestori è quello di ridare un po’ di vita alla struttura e alle zone che la circondano, puntando su un turismo di qualità.

Forse anche come effetto generato dal Covid-19, Marcello riscontra un desiderio di vivere la montagna in modo più profondo, in relax e godendo di quelle poche comodità che possono essere offerte. «Su questo ci stiamo molto impegnando. Sia io sia Cristina siamo volontari e il nostro scopo principale è mantenere viva la struttura, cercare di rilanciarla affinché la gente ci arrivi volentieri. Venendo da Tanamea, stamattina sono salito con 18 chilogrammi di vivande e generi necessari, caricati a spalla e a mano. Vogliamo offrire, come dicevo, un minimo di menù con pietanze anche per vegetariani o vegani e dolci».

I percorsi che hanno portato i due nuovi gestori al rifugio sono paralleli. Marcello conosce Ivano Carloni, storica penna nera di Monteaperta che ormai ha più di ottant’anni. «Negli ultimi anni ho sempre aiutato Ivano, quando al rifugio giungevano gruppi più consistenti.

Ho prestato spesso aiuto anche in occasione della Festa degli alpini, che quest’anno cade il 7 di agosto. Per motivi personali, negli ultimi due anni Ivano ha un po’ allentato la presa nel seguire la struttura, facendomi la proposta di seguirla».

Marcello e Cristina restano al rifugio tutta l’estate a titolo volontario perché hanno la possibilità di farlo. Cristina, infatti, è grafica pubblicitaria e a causa del Covid-19 in questo periodo ha un carico di lavoro meno gravante, mentre Marcello ha chiuso un’attività e ne riprenderà un’altra in autunno. Entrambi sono aggregati, come soci, al gruppo alpini di Nimis-Val Cornappo.

«Anche oggi c’era qui mio fratello, anche lui alpino. – racconta Marcello. – È salito al rifugio e ha sistemato un pezzo d’impianto elettrico non perfettamente funzionante, a titolo gratuito. Abbiamo comprato il cavo elettrico e le cose che servivano grazie ai soldi lasciati dai visitatori». (Luciano Lister)

https://www.dom.it/koca-nad-viskorso-ima-nove-upravitelje_-due-gestori-al-rifugio-di-monteaperta/?fbclid=IwAR2UN7PoGmNaCFmMeokouuZr2b709ul8RF_n7pkKSjKre1hFV8miBgCGX40

3 ago 2021

LA BENECIA O SLAVIA ITALIANA

 La Slavia friulana, detta anche Slavia italianaBenecia o Slavia veneta (Beneška Slovenija o Benečija in slovenoSclavanìe in friulano) è la regione collinare e montuosa (Prealpi Giulie) del Friuli orientale che si estende tra Cividale del Friuli e i monti che sovrastano Caporetto (in Slovenia), comprendendo le Valli del Torre e del Natisone. La denominazione è dovuta alla popolazione slava insediatavisi dall'VIII secolo...https://it.wikipedia.org/wiki/Slavia_friulana


Note storiche

La diffusione dell’uso dello sloveno in alcune zone nel Nord-est dell’Italia trova la sua origine nell’Alto Medioevo; risalgono infatti già all’VIII secolo i primi documenti storici che attestano l’arrivo, dall’area balcanico-danubiana, di gruppi di popolazioni slave ed il loro insediamento nelle zone marginali della pianura friulana e delle sponde nord-orientali del Mare Adriatico, che dopo molteplici vicende storiche sono venuti a far parte dello Stato italiano. I primi territori abitati da sloveni ad entrare a far parte del territorio dello Stato italiano furono la Val Resia (slov. Rezija), le Valli del Torre (slov. Terska dolina) e le Valli del Natisone (slov. Nediške doline), nel 1866 a conclusione della terza guerra di indipendenza italiana. L’assegnazione all’Italia degli altri territori ancora oggi abitati da sloveni (Val Canale, Gorizia e Trieste), avvenne al termine della prima guerra mondiale in base al trattato di Rapallo (1920)

Provincia di Udine 

I cittadini italiani di lingua slovena della provincia di Udine sono suddivisi in tre comunità autoctone, ognuna con specificità proprie.
La maggior parte è compresa nella  Benecia-Benečija - Slavia  dove si parlano i dialetti sloveni detti del  Natisone , del Torre ,Resia - Rezija (dialetto sloveno arcaico )
 Essa comprende i comuni di LuseveraTaipanaPulferoSavognaGrimaccoDrenchiaSan Pietro al NatisoneSan LeonardoStregna e le frazioni montane dei comuni di NimisAttimisFaedisTorreano e Prepotto.Resia.
I parlanti sloveno della Val Canale vivono nei comuni di Malborghetto-Valbruna (frazioni Valbruna, Bagni di Lusnizza, Santa Caterina, Ugovizza), Pontebba (frazione Laglesie San Leopoldo), a Tarvisio (frazioni Camporosso, Cave del Predil, Fusine in Valromana). Storicamente hanno fatto parte, fino al 1918, della Carinzia e della Carniola (frazione tarvisiana di Fusine Valromana.

Riecco il cluster transfrontaliero

 


Riparte la collaborazione transfrontaliera tra Comuni della Benecia e del Posočje.  In merito una riunione tra sindaci e amministratori dei due versanti del confine italo-sloveno si è svolta nel pomeriggio di martedì, 27 luglio, a San Pietro al Natisone.

L’intenzione è quella di coinvolgere nel soggetto tranfrontaliero la Comunità di montagna del Natisone e Torre, con i suoi quindici Comuni, e le municipalità di Bovec, Kanal, Kobarid e Tolmin.

«Vorremmo trasferire l’accordo per il Cluster transfrontaliero, siglato a suo tempo dai Comuni, alla nuova Comunità di montagna, che è dotata di personalità giuridica, cosa che mancava al Cluster. Così potremo riprendere il percorso interrotto due anni fa. Stiamo lavorando al documento da portare in approvazione nei Consigli comunali», fa sapere Alan Cecutti, sindaco di Taipana e membro del direttivo della Comunità di montagna, primo promotore del Cluster.

L’iniziativa transfrontaliera era nata in seguito all’incontro di inizio anno tra amministratori dell’area confinaria a Kobarid nel gennaio 2018, nel quale si era preso atto dei drammatici trend demografici. Il conseguente protocollo d’intenti per il Cluster, era stato firmato nel 2018 da 25 Comuni (21 italiani e 4 sloveni) per un totale di 57.535 abitanti su un territorio di 2.302 kmq. Nel documento si poneva l’accento su alcuni temi rispetto ai quali i Comuni aderenti intendono intraprendere iniziative: valorizzazione e tutela dei territori, energia, turismo, sviluppo rurale e forestale, comunicazioni, sviluppo e sostegno a economia e impresa, sicurezza del territorio, coesione sociale, valorizzazione e promozione del comune patrimonio culturale.

Nel marzo 2019 il Cluster, per far partire la propria operatività, ha partecipato al bando mirato Interreg V-A Italia-Slovenia, con la presentazione del progetto Governance transfrontaliera strategica (Gts), con un budget di 750 mila euro. L’iniziativa, con lead partner la Regione Friuli Venezia Giulia, aveva il supporto di Informest e vedeva la partecipazione di altri tre soggetti italiani (Comune di Taipana, Conferenza dei sindaci del Litorale Veneto, Gal Venezia Orientale – Vegal) e di tre realtà slovene (Agenzia di sviluppo di Tolmino e i Comuni di Kobarid e Kanal).

Il progetto, però, non ha ottenuto il finanziamento e il Cluster è andato in pausa in attesa della costituzione della nuova Comunità di montagna.

https://www.dom.it/spet-skupaj-za-cezmejno-grozdje_riecco-il-cluster-transfrontaliero/?fbclid=IwAR3ulw9x7TNqkNLMIni0i9yDa8YEktM5c2S8pyWp_yJ-kFMXfkSYRqp1XB4

2 ago 2021

Ultima lapide

 David Maria Turoldo

Dopo cinque notti di neve

I

Ora tutto è nuovo e antico,
sempre uguale è la fonte della vita,
ma mai che sia la stessa vita.

Basta una muta bufera di neve
a spegnere tutte le antenne,
a uccidere ogni grido.

Non credere che abbia vinto l’uomo,
non credere mai nelle cose come appaiono
credi nella inalterabilità.

Quando il suo manto ci fascia
i morti non sono più morti
e i vivi non sono più vivi:

ognuno è dentro la sua bianca tomba.

 

II

Un silenzio da udire
il rompersi di un ramo
come un fragore sul mondo!

Tanto è cresciuto il mistero
in cinque notti di neve,
impaurita è anche la torre.

Dal bosco ti guardano gufi
occhi di monaci, vivi
dopo millenni.

Anche il tempo è assente,
il chiostro assorto! Nessuno
dica: “E’ natura morta”.

 

III

Affanno di sorta mai ti aggredisca
quando il fare e il non-fare si eguagliano,
e vivere si intreccia al morire:

l’Infinito fluisce nel finito,
e sopra il mare del Nulla
galleggiano le cose.

E il crocefisso alla fiamma appare e dispare.

fonte https://rebstein.wordpress.com/2021/02/24/ultima-lapide/

1 ago 2021

proverbio


 La prime ploe d’avost rinfrescjie il bosc

La prima pioggia di agosto rinfresca il bosco

I pastori

 


Leggiamo insieme: I pastori di Gabriele D’Annunzio

Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natia
rimanga ne’ cuori esuli a conforto
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana

che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciaquìo, calpestìo, dolci rumori.

Ah, perché non son io co’ miei pastori?

 

https://www.filastrocche.it/contenuti/pastori/

30 lug 2021

Il canto del fiume/Pesem o reki

 

Ljubljanica

By Savinjc, sodelavec projekta Wikipedija (jezik: slovenščina)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=31537174

TONE PAVČEK

IL CANTO DEL FIUME                             Traduzione: Jolka Milič

 

Voglio pensare come pensa il fiume.
Correre dalla fonte alla foce
come lui che entro le sue rive
non è mai lo stesso e sempre vivo
scorre nell’eternità
e incessantemente esiste.
Scalza tutto ciò che sfiora
e si porta dietro, lava e sciacqua
gli errori del tempo, i guai degli avi,
la fiducia dei nipoti, l’incredulità,
l’entusiasmo e i meriti, moderando
tutto in giusta misura.
Corri allora. Semplicemente come il fiume.
Dalla sorgente fino all’estuario.
E non dimenticare come sono belli
i grembi dei salici, dove il vento
nasconde i suoi canti,
e gli irraggiungibili orizzonti.


PESEM O REKI

 Misliti hočem kot misli reka.
Teči od izvira do izliva
kot ona, ki med bregove ujeta
nikoli ista in zmeraj živa
odteka v večnost
in neprenehoma biva.
Vse dosegljivo spodjeda
in nosi s sabo, umiva in spira
zablode časa, zagate dedov,
zaupanje vnukov, nevero,
zanos in zasluge in vse umirja
na pravo mero.
Teči torej. Preprosto kot reka.
Od izvira pa do izliva.
In ne pozabiti, kako so lepa
naročja vrb, kamor skriva
pesmice veter,
in obzorja nedosgljiva.

Tone Pavček è nato il 29/9/1928. Laureato in giurisprudenza è stato per lunghi anni nella redazione culturale della RTV slovena e come direttore nella casa editrice Cankarjeva.
Negli anni del disgelo (gli ’80) è stato Presidente della Lega degli scrittori sloveni e ha svolto altre cariche e impegni sociali importanti.
Tra i premi ricevuto spicca la “Prešernova nagrada”, il massimo riconoscimento nazionale per le arti contemporanee.
Pavček ha debuttato in poesia nella famosa raccolta “Pesmi štirih” (“Liriche a quattro voci”), del 1953, che rimane una pietra miliare nella letteratura slovena del dopoguerra (raccolta programmatica dell’intimismo poetico di quattro autori (oltre a Pavček, Ciril Zlobec, Janez Menart e Kajetan Ković).
Tra i suoi tanti libri di poesia: “Ujeti ocean” (L’oceano imbrigliato,1964), “Zapisi” (Annotazioni,1972), “Poganske hvalnice” (Odi pagane,1976), “Dediscina” (Lascito,1983), “Golicava” (Pianura sterile, 1988), “Temna zarja” (Albore oscuro 1996), “Upocasnitve” (Ultima china 1998).
I suoi saggi sono in due libri: “Cas duse, cas telesa I – II” (Tempo dell’anima, tempo di vollutà, I e II, ‘94 e ‘97).
Su di lui ha scritto un saggio critico in italiano, anche Arnaldo Bressan nel suo libro “Le avventure della parola”, ed. Il Saggiatore,1985.
Intensa la sua attività di traduttore dal russo (Jesenin, Majakovski, Pasternak, Ahmatova, Cvetajeva, Zabalotski, Voznesenski, Brodski), questi in libri autonomi, e tanti altri nell’ampia “Antologia della poesia russa del’900”. Dalla poesia georgiana ha tradotto il poema di Rustavelli “Il cavaliere nella pelle di tigre”, dal croato Kovacić “Jama” e altri ancora.
Ha partecipato nel 1999 a “Napolipoesia. Incontri internazionali di poesia” e nel 2004 agli “Incontri internazionali di poesia di Sarajevo” dedicati al suo caro amico, Izet Sarajlić.
Pavček è morto il 21 ottobre del 2011.

 da http://www.gruppo2009.it/poeti-dal-mondo-2-tone-pavcek/

29 lug 2021

Proverbio

 


Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Se al plûf ed dì di Sant Ane, jè tante mane” ovvero se piove il giorno di Sant’Anna (il 26 luglio) è tanta

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Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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Bambini azzannati da pitbull

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