RIAPERTURA CENTRO VISITE DI PRATO DI RESIA
Mi indigno ogni volta che in TV ne parlano.E' chiaro che sia una gran montatura per fare bisnes.Anche un sacerdote che spesso è presente lo dichiara.Da questo si capisce che la gente ha un gran bisogno di soprannaturale.Siamo nel 2023 e ancora tante persone ci credono.Sono non credente.
A festoni la grigia parietaria
come una bimba gracile s'affaccia
ai muri della casa centenaria.
Il ciel di pioggia è tutto una minaccia
sul bosco triste, ché lo intrica il rovo
spietatamente, con tenaci braccia.
Quand'ecco dai pollai sereno e nuovo
il richiamo di Pasqua empie la terra
con l'antica pia favola dell'ovo.
(da Le dolci rime, in Opere, Volume V, Treves, 1937)
Dopo le interruzioni dovute alla pandemia di nuovo coronavirus, a Ugovizza/Ukve fa ritorno l’incontro tra discendenti della famiglia Kanduth, da alcuni chiamato, alla tedesca, anche Kanduthtreffen. Sabato, 18 marzo, alle 10.30 nella chiesa di Ugovizza sarà festa, con una Messa celebrata in italiano, sloveno e tedesco da p. Jan Cvetek. Per l’occasione non potranno mancare i canti del Coro parrocchiale di Ugovizza/Ukve e nemmeno un momento conviviale.
I Kanduthtreffen sono iniziati già negli anni Sessanta del secolo scorso, per mantenere i legami tra i membri della famiglia Kanduth. Le opzioni del 1939, col conseguente spostamento di diversi nuclei famigliari dalla Valcanale verso l’odierna Carinzia, e gli spostamenti di confine successivi alla prima e alla seconda guerra mondiale avevano allentato i legami tra parenti, che rischiavano di andare perduti tra il passare del tempo e delle generazioni.
Un primo incontro è stato organizzato in Austria tra quanti avevano optato ed erano rimasti in Carinzia, ma già quello successivo è stato organizzato in Italia, per agevolare anche la partecipazione dei Kanduth rimasti in Valcanale. Da allora gli incontri si svolgono ogni quattro anni, a rotazione in Austria e in Italia, per agevolare tutti.
Anche grazie al lavoro di trasposizione su internet degli antichi registri parrocchiali di battesimo e decesso a Ugovizza effettuato da Alessandro Delussu, in vista dell’incontro tra Kanduth di quest’anno è stato possibile delineare la genealogia discendente da Johann Kanduth, possidente di Ugovizza nel 1849.
L’occasione ha dato spunto per ricercare diverse fotografie e ricordare i nomi di volti in bianco e nero che altrimenti avrebbero rischiato di essere dimenticati. (Luciano Lister)
Po nekajletnem odmoru zaradi pandemije novega koronavirusa, organizirajo spet v Ukvah medgeneracijsko srečanje članov rodbine Kanduth. V soboto, 18. marca, ob 10.30 bo v cerkvi v Ukvah Maša, ki jo bo v italijanščini, slovenščini in nemščini daroval p. Jan Cvetek. Ob tej priliki bo seveda sodeloval Cerkveni pevski zbor Ukve, nato bo veselica. Srečanja med člani družine Kanduth so se začela v šestdesetih letih prejšnjega stoletja in so nekako bila od vsega začetka čezmejnega značaja. Po opciji leta 1939, preselitvi raznih družin iz Kanalske doline na današnjo avstrijsko Koroško in določitvah nove meje po prvi in drugi svetovni vojni so člani družine tvegali, da bi se postopoma sorodstvene vezi ošibele v kolesju časa in iz roda v rod. Prvo srečanje so v Avstriji organizirali med Kanduthovimi, ki so optirali in ostali na Koroškem, a že naslednje so organizirali v Italiji, da bi olajšali udeležbo družinskih članov, ki so ostali na svoji zemlji.
Od takrat se srečanja odvijajo vsako četrto leto, izmenično v Avstrji in Italiji. Srečanja med drugim zaznamuje dejstvo, da so nekako večjezična, saj se člani sporazumevajo ali v italijanščini, ali v nemščini, ali v ukovškem slovenskem narečju.
Tudi preko starih ukovških krstnih in mrliških knjig, ki so s pomočjo Alessandra Delussuja dostopni po spletu, so pred letošnjim srečanjem zbrali podatke in orisali rodoslovno drevo Johanna Kandutha, ukovškega veleposestnika, ki se je rodil leta 1849.
https://www.dom.it/da-bi-okrepili-medgeneracijske-vezi_rinsaldare-i-legami-tra-generazioni/
Eppur si muove! Tre parole significative di un percorso di rivincita attribuite a Galileo Galilei, dopo che ebbe subìto anni di torture, affinché riconoscesse come errore il moto di rivoluzione della terra. Si muove, al di là delle inveterate credenze. L’umanità doveva ammettere che il pianeta Terra non era proprio al centro dell’universo.
Lo so, è un paragone forzato, ma mi è venuto in mente dopo aver seguito con interesse la recente evoluzione positiva delle prospettive che si affacciano sul nostro piccolo pianeta beneciano: la Slavia, la Benecìa. Dopo un secolo e mezzo di patimenti di un mondo etnico e culturale – il nostro sloveno – predestinato allo sfacelo, in parte avvenuto, finalmente qualcosa pare muoversi verso un possibile futuro, per un progettato riscatto, per nuove serie di promesse non più a vuoto ma di possibile di attuazione.
Nasce un’iniziativa dall’interno, pare ci sia un clima nuovo, una speranza primaverile di un migliore futuro possibile su questa fascia confinaria già negletta, trascurata, lasciata a se stessa a languire da una matrigna irresponsabile, come un figlio rachitico e deforme.
Ci sono stati da sempre studi, riunioni, indirizzi, progetti, promesse, verifiche, fiumi di parole, mentre la realtà mostrava il lento esaurirsi di speranze di giorno in giorno deluse in un’area per due volte teatro di guerre sanguinose e violente e poi di guerra fredda con la Cortina di ferro a dividere di qua e separare di là, una pressione snazionalizzatrice da parte delle istituzioni e una parziale tutela riconosciuta solo a cavallo del millennio.
Il quadro della situazione odierna è apparso abbastanza chiaro e deludente nella relazione del prof. Igor Jelen al «Dan emigranta » del 6 gennaio scorso. Sfacelo demografico, svuotamento senza freni delle forze vitali della comunità, abbandono del territorio alla rivincita della Natura di quello che era stato lo sforzo umano per estorcere al terreno tutto quanto poteva dare. Ma c’è un possibile riscatto, una possibilità di sopravvivere e crescere.
Potrebbe anche essere valida la speranza, ma essa senza sforzo e senza coraggio si trasforma in ulteriore delusione. È stato più volte ribadito, confermato anche da voci autorevoli, come quella del ministro della Slovenia Matej Arčon e della senatrice Tatiana Rojc, che c’è in atto una seria volontà di prendersi a cuore le sorti della Benecìa.
La Slovenia promette aiuti. Significativo l’incontro augurale per il nuovo anno tra le autorità slovene del Posočje, dell’alto Isontino, e i sindaci delle nostre comunità valligiane. «Siamo una comunità unica, senza confine», è stato detto nella riunione a Kobarid. È una specie di proclama che indicherebbe la seria volontà di abbatterlo realmente il confine maledetto con programmi concreti di interventi mirati per poter espandere anche sul versante della Benecìa quello sviluppo, quella crescita, quella prospettiva che sono fioriti sull’altro che ci affianca.
Anche le istituzioni italiane pare siano divenute più aperte, più responsabili e collaborative ad iniziare dalla Regione FVG. Ilterritorio del Posočje si pone da esempio dei modi e dei metodi perattirare su di sé l’attenzione e l’interesse del settore turistico ed il nostro territorio, da diversi punti di vista, potrebbe non valere di meno se mettesse in atto adeguate strategie di marketing e uno sforzo di azione globale, non frammentata e contraddittoria tra le diverse strutture amministrative locali. Appare a tutti chiaro che ormai, conl’affermazione del valore paesaggistico, culturale, sociale, anche sanitario dell’ambiente valligiano, il settore economico privilegiato su cui esso può contare per una possibile rinascita è quello turistico.Tanti potrebbero essere i progetti più o meno condivisi, ma quello su cui vale la pena prendere atto e posizione è quello elaborato per conto dell’Inštitut za slovensko kulturo / Istituto per la cultura slovena di Špietar / S. Pietro al Natisone dall’agenzia «Sontius», nel concreto da Janko Humar e Gorazd Skrt.
Come leggiamo sul Dom del 14 febbraio, «Il progetto “Benecia 2023-2028” è stato redatto dopo un’attenta analisi delle potenzialità e della situazione di partenza. I risultati ottenuti in passato dai due progettisti, autentici luminari dello sviluppo sostenibile, danno la garanzia che il piano sia realizzabile e i risultati siano alla portata. Alla presentazione del 30 gennaio a S. Pietro al Natisone si è colto, poi, un clima favorevole tra gli amministratori locali e gli operatori turistici».
Promoturismo FVG, investimenti promessi dalla Repubblica di Slovenia, fondi per lo sviluppo della Benecìa, Resia e Valcanale previsti dalla legge di tutela potrebbero, in effetti «smuovere» il vecchio immobilismo colposo, invertire il circolo vizioso del disinteresse e far partire il volano del rinnovamento. Non sarà facile attuare le «Quattro direttrici fondamentali per far funzionare il Piano», esposti in sintesi nel Dom, ma se l’iniziativa dovesse fallire, disperdendosi in sterili diatribe pseudopolitiche e deleteri campanilismi, questo sarebbe il colpo di grazia, la condanna definitiva per una comunità già svuotata dalle sue originarie forze vitali.
Venga, quindi, uno scatto di orgoglio identitario nella riscoperta delle nostre radici culturali e linguistiche, perché se non siamo consapevoli noi valligiani dei nostri valori cosa potremmo proporre a coloro che dovremmo attrarre in funzione della nostra rinascita?
I primi a valorizzare ciò che siamo, ciò che abbiamo, ciò che vogliamo possiamo essere solo noi. Collaborazione, coraggio e coerenza tra promesse, intenti ed azioni concrete. Insieme.
Riccardo Ruttar
Maggio risveglia i nidi, maggio risveglia i cuori; porta le ortiche e i fiori, i serpi e l’usignol. Schiamazzano i fanciulli in terra, e i...