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🌞Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine🌞 (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.OLga

INNO SLOVENO

তততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততত INNO SLOVENO "Vivano tutti i popoli che anelano al giorno in cui la discordia verrà sradicata dal mondo ed in cui ogni nostro connazionale sarà libero, ed in cui il vicino non sarà un diavolo, ma un amico!"❤️ FRANCE PREŠEREN poeta sloveno তততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততততত

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18 mag 2022

Favola di Resia


LA FAVOLA DEL CANE, DEL GATTO E DEL TOPO

Sapete perché i cani non possono vedere i gatti
ed i gatti non possono vedere i topi?

C’era una volta un cane che non aveva padrone e c’era una gattina, anche lei sola, senza padrone.
Un giorno si incontrarono e la gattina gli chiese:
“Come va? Sei sempre solo!”
“Si, – lui le disse – anche tu sei sola?”
“Non ho nessuno” – rispose.
“Se è così – continuò il cane –  possiamo stare insieme!”
Il cane e la gattina per un po’ stettero insieme.
Quando la gattina prendeva qualcosa lo dava al cane e anche il cane quando prendeva qualcosa lo dava alla gattina.
Insieme stavano bene e avevano fiducia l’uno dell’altro.
Un giorno il cane le disse:
“Così non possiamo stare, dobbiamo fare le carte per sposarci”.
Decisero così di fare le carte necessarie per sposarsi.
Poco dopo però il cane ricevette la cartolina per andare a fare il soldato e disse alla gattina:
“Tieni tu le carte, nascondile bene, e quando tornerò, ci sposeremo!”
“Si!!, si!!, tengo io le carte e vedrai che nessuno le troverà!”
La gattina si recò in un solaio dove nessuno andava.
Cercò un posto sicuro. Fece un buco dove mise le carte e lo coprì bene.
Quando il cane tornò a casa disse alla gattina:
“Ora finalmente possiamo sposarci, vai a prendere le nostre carte che, sono certo, avrai ben nascoste e messe al sicuro!”
Quando la gattina andò nel posto dove aveva nascosto le carte, vide che erano tutte mangiucchiate.
La gattina tornò dal cane e disse: “Guarda!!! le carte sono tutte mangiucchiate!”
“Ma come, avevi detto che le avresti messe al sicuro!” – rispose il cane tutto arrabbiato.
“Le ho messe al sicuro, più che potevo, ma il topo le ha mangiate” – disse la gattina desolata e preoccupata.
“Allora sai cosa ti dico? D’ora in poi non sopporterò più alcun gatto!” – disse il cane.
“Tu….?! Anch’io diventerò nemica dei topi; quando li vedrò li mangerò!” – disse la gattina.
 
Per questo ancora oggi il cane non può vedere il gatto ed il gatto non può vedere il topo.

PRAVICA OD PESA, OD TUCE ANO OD MÏŠI (dialetto sloveno di Resia)

 Vita da zakoj pesji majo wum tuce
ano tuce majo wum mïši?

Onde nur jë bil den pes ano isi pes an bil som. Jë bila pa na tuca ano pa ona na jë bila soma, nikörja ospodïna.
Den din to jë se srëtlo:
“Kako bej? Tï si rüdi som!” – jë rakla tuca.
“Ano tï, rüdi soma?” – jë jo barel pes.
“Nïmin ninaa” – jë rakla tuca.
“Pa ja nïmin ninaa. Ći ti si kontent, ćewa se spravit wkop!” – jë ji rëkel pes.
Alora den temp to žïvilo wkop.
Ko jela tučica kej, na dala pa pesićo, ko pesić mël kej an dal pa tučici.
Pes jë vïdël, da to jë fidël den tamo drüamo, da to šlo dakordë.
Alora den din, da:
“Fïs itako na mörawa stat, mawa naredit kako ćarto!”
Alora to stalo, to naredilo ćarte za se ožonyt.
To nï stalo muć, pes jë ričavel kartulino za tyt soldat.
An rëkel tuci:
“Dyrži tï ćarte, skrï je löpo, da ko prïdën damuw bowa se pöračila.”
“Go, go! Ja ćon skryt, ki nišći bo nalizel ćarte”.
Alora tuca na šla ano na skrïla ćarte w na den hliw, tu ki nïso odïli jüdi.
Na jë naredila no jomo ano löpo ǵala, pokrïla, zakrïla.
Ko pes paršel damuw, da:
“Injyn ćewa morët se ožonyt. Tacy po ćarte, boš bila dabrö je skrïla löpo!“
Na šla ito, ki na jë bila skrïla ćarte mo na jë je nalëzla wse zrïzane, wse sturlone…
Na šla ta peso ano na rakla: “Le da kako so ćarte, to jë wsë skröjano!”
“Mo, ti si bila rakla, da ti ći löpo dyržet ćarte!” – jë ji rëkel ribijen pes.
“Ja si jë ǵala siür bojë ki si molà mo myš na jë je nalëzla!” – jë rakla tožna tuca.
”Alora, viš da ka ti račën, da kar bo svit orë, tuce ja ćon mët wum!” – jë rëkel pes.
“Ti!?! Mo pa ja ćon mët wum myš, ito ki bon vidla ja ćon jo snëst!” – jë rakla tuca.

Zawöjo isaa šćalë nešnjidin pes ma wum tuco ano tuca ma wum myš.

fonte https://rezija.com/it/circolo-culturale-resiano-rozajanski-dum/lingua/favole/

Rondeau

 


PIERLUIGI CAPPELLO

RONDEAU

Cun cheste lenghe nude e in nissun puest
nì mai viodût in lûs di nissun voli
se no dai miei cjalant i tiei celescj
jo mâr o clamarès chel to celest
tiscjel il lum dal to tasê forest
e primevere il solc lunc dal to pet;
cjalanti , inte buere di me ch’e cres
falchet sarès se no tasès cjalanti
in cheste lenghe nude e in nissun puest.
In nissun puest amôr ma nome in chest
l’amôr ti disarès ch’al è taront
l’insom e il sot ladrîs e zime in rime
e intal clarôr sul fîl da la tô schene
crît il clâr de lune clare compagne
bielece son li’ mans strentis in trece
li’ mês li’tôs e intor il braç de gnot
ch’a si davierç in lûs, nulinti, e in blanc
in nissun puest amôr ma nome in chest.
In nissun puest ma achì ti volarès
niçant adôr sul niçul des peraulis
peraulis come fraulis ti darès
che vite ator ator e je tampieste
jo e te mâr fer tal mieç da la tampieste
e messedant i tiei cui miei cjavei
amôr plui tô la muse tô e sarès
e non il to plui non, cun dut il rest forest
in cheste lenghe nude e in nissun puest.


Con questa lingua nuda e in nessun luogo,
né visto mai in piena luce da alcun occhio,
se non dai miei guardando i tuoi celesti,
io mare chiamerei quel tuo celeste,
castello il lume del tuo tacere straniero
e primavera il solco lungo del tuo petto;
guardandoti, nella bufera di me che cresce,
sarei falchetto se non tacessi guardandoti,
in questa lingua nuda e in nessun luogo.
In nessun luogo, amore, ma soltanto in questo,
l’amore ti direi che è come un cerchio,
il sotto e il sopra, gemma e radice in rima
e nel chiarore sul filo della tua schiena,
grido il chiaro della luna del medesimo chiarore,
bellezza sono le mani strette in una treccia,
le mie, le tue, e attorno il braccio della notte
che si apre in luce, fiutandoti, e in bianco,
in nessun luogo, amore, ma soltanto in questo.
In nessun luogo ma qui io ti vorrei,
cullandoti nel su e giù delle parole,
parole come fragole ti darei,
che la vita attorno è una tempesta,
io e te mare fermo in mezzo alla tempesta
e mescolando i tuoi con i miei capelli,
più tuo, amore, il volto tuo sarebbe,
più nome il nome tuo, con tutto il resto straniero,
in questa lingua nuda e in nessun luogo.

(da Dittico, Liboà, 2004)

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“Qualche volta mi sforzo e serro le palpebre come di miope o navigante o pittore, ma basta una brezza e dispone un giallo dove prima era verde, con la rètina e, peggio, la penna che in superficie non coglie che crespe, mentre dietro quel muro impassibile sta tutta una peripezia d’elettrone. Tuttavia esiste, quel nome, ed è un atomo anteriore alle cose e ogni colore non còlto si chiama distanza, ogni sguardo che coglie si chiama poesia. È questa l’ebrietudine d’origine, è questo, mi dico, il corso dei poeti, sbarbicare le parole dal silenzio, farle intatte – rosa di Paracelso –, sentirle pesanti sul palmo, come le teste dei re, dentro il cerchio concluso di monete d’oro o di rame”: la poesia è questo vedere, dunque, dice Pierluigi Cappello, è questo sensuale servirsi del linguaggio, farlo vivere per raccontare ciò che vedono gli occhi, ciò che sente la pelle, ciò che i sensi percepiscono e la mente elabora


Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1º ottobre 2017), poeta italiano. La sua vita è stata gravemente segnata da un incidente stradale occorsogli quando aveva sedici anni: dallo schianto della sua moto contro la roccia uscì con il midollo spinale reciso e una perenne immobilità. Ha scritto numerose opere, anche in lingua friulana.


https://cantosirene.blogspot.com/2022/05/in-questa-lingua-nuda.html

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17 mag 2022

saluti da Resia


 Resia (Resije in resianoRezija in slovenoRèsie in friulano è un comune italiano di 932 abitanti del Friuli-Venezia Giulia. Si tratta di un comune sparso con sede comunale nella frazione di Prato.La Val Resia è situata nella parte nord-orientale della regione Friuli-Venezia Giulia: è una valle pre-alpina che si estende in direzione ovest-est per 20 km: ad est è chiusa da un massiccio montuoso, del quale il Monte Canin (2587 m) rappresenta il punto più alto, segnando il confine fra l'Italia e la Slovenia; l'aspetto più importante della valle, oltre all'indiscussa importanza linguistico-culturale, è il profilo naturalistico: immersa com'è in una conca verde su cui vegliano i picchi del Canin, innevati per buona parte dell'anno; merita una visita sia per un contatto diretto con la popolazione dei borghi, sia per le piacevoli escursioni in una delle più suggestive vallate alpine.

La valle è suddivisa in 5 principali frazioni che sono, da ovest a est, San Giorgio, Prato, Gniva, Oseacco e Stolvizza; vi sono inoltre le borgate di Lipovaz, Crisacis, Gost, Lischiazze, Coritis e in una adiacente valle più a sud, Uccea. Vi è ubicata la stazione meteorologica di Resia. Si raggiunge seguendo la SS13 Pontebbana in direzione di Tarvisio oppure dal casello Carnia-Tolmezzo dell'autostrada A23 in direzione di Tarvisio arrivando dopo 10 km circa a Resiutta e seguendo il bivio per la Val Resia.Le origini di Resia sono legate all'insediamento della sua popolazione nella vallata, che si fa risalire al VII secolo. I resiani sono i discendenti di quelle popolazioni di ceppo slavo che giunsero in Italia al seguito degli Avari e dei Longobardi e che, abbandonando il nomadismo, qui presero dimora. Un tempo isolata tra i monti Musi a sud e l'imponente massiccio del Canin ad est e a nord, Resia rappresenta per la cultura un'isola linguistica e di tradizioni estremamente importante. La singolare lingua locale a tutt'oggi parlata, il resiano, è riconosciuta dall'Unesco. Essa è stata ed è tuttora oggetto di molti studi, i quali hanno favorito la custodia e la perpetuazione di tradizioni (costumi, canti, balli, cerimonie) di grande interesse.

La comunità di Resia è oggi in gran parte raggruppata nelle frazioni di Prato, San Giorgio, Oseacco, Gniva, Lischiazze, Stolvizza e Uccea. Dal punto di vista storico, essendo stata soggetta alla giurisdizione dell'Abbazia di Moggio, ne seguì le vicende nel corso dei secoli. Rivestì una certa importanza sotto il dominio veneziano per la difesa delle selle di Carnizza e di Guarda che permettono di raggiungere la valle dall'Isonzo in Slovenia. A questo scopo vi fu nella vallata la presenza di una guarnigione militare (reparti di fanteria d'arresto) con fortificazioni a Stolvizza e a San Giorgio.

Nel 1976 il comune fu devastato dal terremoto del Friuli, che provocò enormi crolli e danni.da wikipedia

Pooh - Noi due nel mondo e nell'anima Live

Una canzone che mi piace molto
Testo
E io dovrei comprendere
Se tu da un po' non mi vuoi
Non avrei mai capito te
Ma da capire cosa c'è?
Dovrei tornare a casa e poi
Se il fiato ce la fa
Parlarti del mio mondo fuori
Dei miei pensieri
Poi scoprire che vuoi dormire
Che non mi senti più
E io dovrei, ma spiegami
Contro di me che cos'hai
Come se io non fossi io
Mi dici che te ne vai
Son quello che respira piano
Per non svegliare te
Che nel silenzio fu felice di aspettare
Che il tuo gioco diventasse amore
Che una donna diventassi tu
Noi due nel mondo e nell'anima
La verità siamo noi
Noi due nel mondo (ed io dovrei)
E nell'anima (comprendere)
La verità siamo noi
Noi due nel mondo (ed io dovrei)
Nell'anima (comprendere)
La verità siamo noi
Fonte: Musixmatch

16 mag 2022

haiku

immagine del web

spettacolare

cielo con luna rossa 

sorprende sempre

ROSE

 


Rose...

Le cose
che fai vecchio mio,
possono essere bellissime,
ma ahimè ahimè,
Se non le fai con il cuore
sì vede e si vedrà sempre.
Romanticismo non significa
regalare rose.
Romanticismo significa coltivarle.
(Alda Merini)
Le rose fotografate ieri a Cortello, un grazioso borgo fuori Udine sono di Elvia Franco

15 mag 2022

UN ASSAGGIO DI ESTATE

 


L'anticiclone con aria subtropicale ci fornirà un clima prevalentemente soleggiato e caldo nei prossimi giorni. Di tanto in tanto, soprattutto nel pomeriggio, potrebbe esserci un po' di instabilità in più e si potranno verificare occasionali rovesci o temporali in alcuni punti. Non ci aspettiamo ulteriori cambiaamenti degni di nota per molto tempo, presumibilmente almeno fino alla fine della prossima settimana.

Oggi sarà soleggiato e caldo per il momento. La possibilità di acquazzoni o temporali pomeridiani sarà minore, la maggior parte si verificherà solo nel mondo montano. Le temperature massime giornaliere saranno appena sotto i 30 gradi Celsius, solo in riva al mare, dove soffierà il vento di mare, sarà leggermente più freddo. Il mare è attualmente a 18,1 gradi Celsius. L'indice di radiazione ultravioletta è elevato, simile all'estate, quindi gli esperti consigliano un'adeguata protezione e, se possibile, stare all'ombra durante le ore centrali della giornata quando esposti ai raggi solari.

Un clima simile, che ricorda l'estate, continuerà nella prima metà della prossima settimana e sembrerà trascinarsi fino alla prossima domenica. Sarà prevalentemente soleggiato, solo nel pomeriggio ci sarà un tempo parzialmente nuvoloso in montagna e ci saranno possibili rovesci o temporali locali, che potranno diffondersi ad altre zone in alcune località. Tuttavia, questi saranno principalmente limitati ed è improbabile che qualsiasi deterioramento locale sia duraturo.

Il cambiamento potrebbe arrivare verso la fine della prossima settimana, prevista per domenica prossima, quando si prevede che la maggior parte dell'Europa attraverserà il fronte del freddo.

Tradotto dal Primorski dnevnik

14 mag 2022

Il diavolo e la gubana-Hudič in gubanca-Il diaul e la gubane fiaba e leggenda


 "Sul confine orientale tra Italia e Slovenia scorre il fiume Natisone ,freddo e smeraldino."

Inizia così la favola "Il diaul e la gubane" pubblicata a cura della biblioteca di Cividale in edizione trilingue(Hudič in gubanca" è il titolo in sloveno,"Il diavolo e la gubana" in italiano) della onlus Sinnos con il contributo dell'Arlef (Agenzia regionale per la lingua friulana),del Comune di Cividale,della Banca Popolare di Cividale e del Circolo di cultura Ivan Trinko.
  Il racconto è di Chiara Carminati,autrice udinese nota anche a livello nazionale per la sua attività di autrice per l'infanzia,le illustrazioni portano la firma di Pia Valentinis,nata a Udine e cagliaritana d'adozione.
   Al centro del racconto ci sono il dolce tipico delle Valli del Natisone,il mugnaio Michele Foramitti,che vive ai margini di un paesino,ed un diavolo invidioso di ogni amicizia,che vuole rovinare le festività pasquali a tutti.E' così che riesce a fare in modo che tutte le focacce si brucino nei forni del paese ,eccetto uno,quello del mugnaio.
   Questi rimedia,per la stizza del diavolo,creando,come annuncia ai suoi compaesani,"il dolce più buono che abbiate mai mangiato",la gubana appunto.
Le versioni in sloveno e friulano arricchiscono una favola che riporta ai tempi in cui ogni paese era comunità forte e unita,i mulini erano numerosi e le gubane profumavano le case.

fonte dal Novi Matajur del 4 febbraio 2015

immagine da http://www.ibs.it/code/9788876092893/carminati-chiara/diavolo-gubana.html

13 mag 2022

Caso Alpini: servono nuovi modelli di maschilità nelle scuole e nei luoghi di aggregazione


 di Alice Facchini

“Mia figlia, tornata dal suo corso all’Accademia per parrucchieri di Rimini, mi ha raccontato un evento che l’ha molto traumatizzata. Le ragazze con le docenti erano in pausa pranzo e sono scese nei bar accanto all’arco di Augusto. C’era anche un gruppo di alpini ubriachi che facevano apprezzamenti. Una delle docenti le ha richiamate per farle tornare in classe, e si è scatenato l’inferno: gli alpini l’hanno afferrata, uno di loro l’ha fatta sedere sulle sue ginocchia e hanno iniziato a palparla. Un altro le ha dato un morso sulla gamba. Era presente anche una pattuglia della polizia, che non è intervenuta. La professoressa chiedeva aiuto, mia figlia urlava. Finalmente è riuscita a liberarsi e a scappare nella scuola, con le ragazze dietro. Gli alpini le hanno rincorse dentro, cercando la donna in tutte le aule. Per fortuna altri docenti li hanno cacciati”.

Molestie verbali, aggressioni fisiche, catcalling, apprezzamenti non richiesti: sono oltre 150 le donne che hanno testimoniato di aver subito abusi da parte di alcuni dei partecipanti alla 93° adunata nazionale degli alpini, che si è tenuta dal 5 all’8 maggio a Rimini e a San Marino. In coincidenza con il 150° anniversario di fondazione del corpo, in città sono arrivate oltre 75mila penne nere, per un totale di più di 400mila visitatori: un grande raduno di soldati, ex soldati, simpatizzanti e volontari. Con un indotto stimato in 168 milioni di euro. Nei quattro giorni si sono susseguiti vari momenti rituali: dall’alzabandiera alle deposizioni di corone ai caduti, dal lancio di paracadutisti alle sfilate e concerti di cori e fanfare, fino ad arrivare alla sfilata finale...continua a leggere  https://www.valigiablu.it/alpini-rimini-molestie/ 

buon venerdì


 Villanova delle grotte-Zavarh -rustico

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