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Questo blog parla delle minoranze linguistiche del Friuli:SLOVENA,FRIULANA eTEDESCA,articoli dei giornali della minoranza slovena,degli usi,costumi,eventi e tanto altro.Buona lettura.OLga

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29 lug 2020

Lubiana e il drago

di Antonio Sparzani

Lubiana è Ljubljàna nella sua lingua madre slovena, così più dolce, e vicina al richiamo semantico inevitabile a chi abbia anche una vago orecchio per le lingue slave, ljubóv’ in russo, ljubézen in sloveno ― stessa famiglia indoeuropea del tedesco Liebe, ― significano amore, e il nome della città, con l’accento ritratto, ljúbljana, significa amata, e questa è la sensazione che dà (trascuro qui senz’altro le incertezze dei filologi sulle origini del nome) se ne parlate con qualche sloveno autoctono: guardare Lubiana è il riconoscimento di un centro, di una vera capitale, che di una capitale ha lineamenti e atmosfera.
Mi è piaciuto arrivarci in macchina, attraversando con calma quartieri periferici che non davano alcuna impressione di squallore da periferia abbandonata, ma al contrario di una tranquilla vita di quartiere. Un po’ alla volta si arriva in centro, lo si capisce dalle grandi piazze, dalla gente, dai negozi, dai bistrò numerosi, dove comunque ti servono cibo dai forti connotati locali, dall’aria un po’ di festa che sembra di scorgere sui visi della gente; sarà che è estate, tempo di mercatini, colori e sapori per noi insoliti, richiami e grida in un’altra lingua. Qui l’italiano non si parla, se chiedete informazioni meglio l’inglese o il tedesco, l’Italia è davvero lontana. quella stolida annessione di guerra degli anni 1941-42 alla regione Friuli Venezia Giulia non lasciò certo ricordi o segni positivi.
È attraversata da un piccolo fiume, per l’appunto la Ljubljanica (attenzione che la c si pronuncia z), navigabile dai turisti con comodi battelli sui cui sedili sono sorprendentemente appoggiate delle morbide pelli di pecora, e questo piccolo fiume in qualche modo modella la pianta della città, come potete vedere dalla piantina del centro storico:

il largo ed elegante viale modellato dalla forma del fiume e che a sua volta racchiude il castello è chiamato trg, che significa piazza, o mercato, come a dire che si tratta di un unico complesso abitativo, che comprende anche il suo interno. E lungo di esso sfilano i palazzi di un potere nazionale orgoglioso della propria relativa ricchezza, della rapidità con cui fu conquistata l’autonomia allo smembrarsi della Jugoslavia di Tito, e orgoglioso delle sue antiche tradizioni. A un centinaio di chilometri da Trieste e a trecento metri sul livello del mare, il Mediterraneo è lontano, e Vienna è vicina: Lubiana è una città imperiale.
A pochi chilometri dalla città la Ljubljanica si getta nella Sava, uno dei grandi fiumi dell’Europa orientale, lungo quasi mille chilometri, che nasce in Slovenia, attraversa tutta la Croazia, passando per Zagabria, e a Belgrado si getta infine nel Danubio, di cui è l’affluente maggiore.
Il simbolo di Lubiana è un drago, guardate che bellezza, questo è uno dei quattro situati ai quattro angoli dello Zmajski most, il ponte del drago: la leggenda vuole che si tratti del drago sconfitto da Giasone, di ritorno con gli Argonauti dalla conquista del vello d’oro, mentre con maggior probabilità il riferimento è a un’altra storia di sconfitte di draghi, quella di San Giorgio. Ma poco importa, il drago domina lo stemma della città ed è dipinto sulla torre del Castello, non si sfugge al suo sguardo che infuoca e consuma, ma che insieme dà forza e vigore a chi sa sopportarlo e farlo suo. Lo Zmajski most fu costruito negli anni 1900-01 ― epoca austroungarica, stile art nouveau ― da un ingegnere austriaco su progetto dell’architetto dalmata Jurij Zaninović che aveva studiato a Vienna alla scuola di Otto Wagner, e fu chiamato originalmente Franz Josef I. Jubiläumsbrücke, il ponte del giubileo di Francesco Giuseppe I. Nel 1919, alla caduta della vecchia Austria felix, si poté poi decidere di cambiare il nome, e si scelse quello, più proprio per la città, di ponte del drago.
Questo bisogno di scelta, se non più di identificazione con un animale più o meno fantastico ma molto potente, credo sia davvero un tratto che permane in Homo Sapiens a partire da qualcosa di assai antico. L’aquila sta negli stemmi di Vienna e di Belgrado, il leone rampante in quello di Praga. Ed è su questo punto che vorrei concludere citando Il rituale del serpente, di Aby Warburg (Adelphi 2011, quarta edizione) scritto dall’autore nel 1923. Anzitutto l’esergo al volume: Come un vecchio libro insegna / Atene e Oraibi sono parenti, che è una citazione modificata del Faust di Goethe (II parte, atto II, vv. 7742-43 ― non c’è importante autore tedesco che non citi il Faust, prima o poi) che suona letteralmente ― in bocca a Mefistofele: Bisogna sempre sfogliare lo stesso libro: dallo Harz all’Ellade, sempre dei cugini, e questo a dire che Homo Sapiens è uguale ovunque: Warburg l’ha tirato fino a Oraibi, la località dove era stato qualche anno prima per conoscere e studiare delle comunità di nativi americani detti Pueblo, dal nome spagnolo dei loro villaggi. Warburg studia attentamente i riti dei Pueblo, sia quello delle antilopi che quello dei serpenti. Leggete qua:
«Essi non sono più dei veri raccoglitori primordiali ma non sono neppure degli europei rassicurati dalla propria tecnologia … I Pueblo si trovano a metà strada tra magia e logos, e lo strumento con cui si orientano è il simbolo». Mettono, è vero, il serpente al posto del fulmine, che cercano di evocare con un rito propiziatorio (e che raffigurano come un serpente dalla testa a forma di freccia), ma non si fermano a questo atto di sostituzione metaforica. Per l’indiano il serpente non è ancora diventato pura immagine (verbale o pittorica): esso è un simbolo animale vivente, un antagonista della cerimonia. D’altra parte oggi il serpente non è più oggetto di sacrifici cruenti. L’atto dell’incorporamento, dell’unione fisica con l’animale avviene solo in forma mimetica: si infila il serpente in bocca, poi però lo si libera e lo si invia in veste di « messaggero ».
La danza indiana del serpente non è un esercizio estetico fine a se stesso, ma un cerimoniale magico che deve produrre un effetto reale. Identificando nel serpente il potere del fulmine (potere sul quale vuole influire) e unendosi fisicamente all’animale nella danza, l’indiano cerca di diventare egli stesso il principio da cui dipende l’effetto desiderato, ossia la pioggia: «… all’inafferrabilità dei fenomeni naturali l’indiano oppone la sua volontà di comprensione, trasformandosi egli stesso nella causa di quei fenomeni. Istintivamente egli sostituisce, nel modo più intelligibile ed evidente, l’effetto inesplicato con la causa. La danza mascherata è causalità danzata».https://www.nazioneindiana.com/2012/08/30/lubiana-e-il-drago/

24 lug 2020

Le saline di Sicciole


foto di Sara Terpin


Lo sapevate che alla corte imperiale giapponese usano il #sale sloveno delle Sečoveljske soline (saline di #Sicciole)? 🇯🇵
E sapevate che questo sale viene ancora oggi raccolto a mano, con antichi metodi rimasti pressoché immutati nei secoli? 🧐
E che questo sale è un po' meno salato degli altri in commercio? 🧂
Be', noi non lo sapevamo... Abbiamo scoperto queste e tante altre cose durante una splendida mattinata alle saline di Sicciole, che ringraziamo per l'ospitalità. Presto vi racconteremo tutto in un nuovo reportage! 😎
PS: e sapevate che a Sicciole, proprio in mezzo alle saline, c'è un fantastico centro benessere? 💆‍♀️

25 giu 2020

25 GIUGNO in Slovenija si celebra il Dan državnosti




La Festa nazionale slovena (in sloveno Dan državnosti, letteralmente Giorno della statualità) è la festa nazionale della Repubblica di Slovenia. La ricorrenza nazionale slovena si celebra ogni 25 giugno per commemorare la dichiarazione d'indipendenza della Slovenia dalla Repubblica Socialista Federale di Iugoslavia nel 1991.Figura di spicco nel panorama politico sloveno fu quella di Lojze Peterle, che dichiarò, appunto nel 1991, l'indipendenza del suo Paese dalla Jugoslavia.
Questa ricorrenza è ben diversa dalla giornata dell'indipendenza e dell'unità della Slovenia, celebrata ogni anno il 26 dicembre in commemorazione del 26 dicembre 1990 che celebrava la proclamazione ufficiale dei risultati delle votazioni elettorali in cui l'88,5% di tutti gli elettori sloveni risultavano favorevoli a una Slovenia intesa come Paese sovrano.
Già nel XIX secolo un'identità culturale nazionale slovena venne cantata dal poeta nazionale sloveno France Prešeren, la cui settima strofa di una sua poesia (Zdravljica) divenne il testo ufficiale dell'inno nazionale sloveno, dal 1991.
La ricorrenza del 25 giugno comunque riveste ancora un forte senso di orgoglio nazionale e dei valori dell'indipendenza nazionale stessa.

20 giu 2020

Le coroncine di San Giovanni

Si avvicina la magica notte di San Giovanni con le sue usanze antichissime, tra cui quella delle #coroncine intrecciate con erbe e fiori. 🌿🎋
Anche quest'anno a #Štanjel, uno dei borghi più belli del Carso sloveno, si rinnova la magia!
Domenica 21 giugno, dalle 10 alle 16 si svolgerà un laboratorio dove potrete imparare a intrecciare le tradizionali coroncine di San Giovanni. Le coroncine più belle verranno premiate! 🏆
Alle 16 concerto del gruppo vocale Slovenski Oktet🎶🎶
Qual è il significato delle erbe utilizzate, che "poteri" hanno e cosa c'è di bello da vedere a Štanjel? Ve lo raccontiamo nel nostro articolo 👇

9 mag 2020

Il museo di Caporetto ha aperto le porte - Kobariški muzej odprl vrata

museo di Caporetto
Di Dani 7C3 - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=716905
 

Dopo 50 giorni di chiusura forzata per il Covid-19 dal 1 maggio il Museo di Caporetto ha riaperto.

L'orario sarà quello normale dalle 9.alle 18.
Per accedervi bisogna avere la mascherina,per i gruppi superiori alle 15 persone si deve prendere l'appuntamento.

Nel museo più visitato in Slovenija che rappresenta il fronte dell'Isonzo nella 1° guerra mondiale per il momento si aspettano molti visitatori sloveni.
Il museo è un'istituzione privata.A differenza dei musei statali o delle comunità museali abbiamo deciso di aprire a scopo promozionale.ha dichiarato Martin Šolar.


Il Museo di Tolmin è stato riaperto il 5 maggio e il giorno dopo a Vrsno la casa natale del famoso poeta sloveno Simon Gregorčič .
traduzione pesonale
casa natale di Gregorcic

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Gregorcic-hisa1.jpg#/media/Datei:Gregorcic-hisa1.jpg


Kobariški muzej po 50 dneh prisilnega zaprtja zaradi epidemije koronavirusa s 1. majem spet sprejema goste.

Muzej bo odprt kakor v normalnih časih vsak dan med 9. in 18. uro, vseeno pa bo zaradi nalezljive bolezni obisk vendarle drugačen. Vstop v muzej bo do nadaljnjega možen zgolj z zaščitno masko. Za ogled skupin nad 15 obiskovalcev je potrebna vnaprejšnja napoved.

Muzej bo odprt kakor v normalnih časih vsak dan med 9. in 18. uro, vseeno pa bo zaradi nalezljive bolezni obisk vendarle drugačen.

 Vstop v muzej bo do nadaljnjega možen zgolj z zaščitno masko. 

Za ogled skupin nad 15 obiskovalcev je potrebna vnaprejšnja napoved.


V najbolj obiskanem slovenskem muzeju, ki predstavlja poglavje soške fronte v prvi svetovni vojni, seveda zaenkrat računajo na domače goste. Kobariški muzej sicer ni javni zavod, temveč zasebna institucija. »Za razliko od državnih muzejev oziroma skupnosti muzejev smo se mi odločili za hitro odprtje tudi promocijsko. Prvi maj je le prvi maj. Glede pogojev se bomo prilagajali. Letos bo težko, ampak smo optimisti,« je povedal direktor muzeja Martin Šolar.

Medtem so iz Tolminskega muzeja sporočili, da bodo vrata odprli v torek 5. maja, Rojstni hiši Simona Gregorčiča na Vrsnem pa dan pozneje.

https://novimatajur.it/attualita/kobariski-muzej-odprl-vrata.html


4 mag 2020

Arboretum di Volčji Potok: il paradiso della botanica

C’è un luogo unico in Slovenia dove andare ad ammirare piante e fiori, ma anche solo a passeggiare immersi nei colori e nei suoni della natura. Questo posto incantevole è l’Arboretum di Volčji Potok, a pochi chilometri da Kamnik e non lontano dalla capitale Ljubljana. Un vero paradiso della botanica in tutte le stagioni dell’anno, anche se ovviamente la primavera resta il momento più splendente!
I meravigliosi colori della primavera - Arboretum Volčji Potok
I meravigliosi colori della primavera
La tenuta che oggi è occupata dall’Arboretum è passata attraverso le mani di svariate famiglie nobiliari. Qui sorgeva un castello medievale di cui si ha notizia nel 1220, già ritratto in rovina nelle illustrazioni di Valvasor che visitò il parco nel XVII secolo. L’ultima famiglia proprietaria di questo immenso terreno è stata quella di Ferdinand Souvan, che nel 1885 ricostruì la residenza al centro del parco circondandolo da mura. Suo figlio Leon demolì le mura per ingrandire ulteriormente di 12 ettari il parco, dove piantumò numerose specie diverse di alberi, sia sloveni sia esotici, oltre a una siepe di faggio là dove un tempo sorgevano le mura.
Fiori, fiori e ancora fiori! - Arboretum Volčji Potok
Fiori, fiori e ancora fiori!
La villa all’interno del parco venne fatta saltare in aria dai partigiani nel 1944, mentre il parco dell’Arboretum fu dichiarato d’interesse nazionale nel ’50 e fu direttamente gestito dall’Università di Ljubljana a partire dal 1952, ma solo fino al 1965. Con l’indipendenza della Slovenia, a partire dal ’99, l’Arboretum è gestito dal Ministero sloveno della cultura, attraverso una fondazione istituita nel 2003 il cui scopo è promuovere la cultura botanica in Slovenia, oltre che gestire l’intero parco e organizzare eventi nazionali e internazionali.
Le alpi di Kamnik fanno da sfondo all'Arboretum
Le alpi di Kamnik fanno da sfondo all’Arboretum
Oggi l’Arboretum di Volčji Potok è il parco più visitato della Slovenia e consta di ben 80 ettari di superfici sulle quali crescono 2500 diverse varietà di piante (in particolare alberi e arbusti). E’ visitabile durante tutto l’anno e ogni stagione regala colori ed emozioni diverse. Senza dubbio le stagioni calde, in particolare la primavera col suo risveglio della natura, offrono i momenti più colorati, ma anche i caldi colori autunnali o quelli freddi dell’inverno (neve permettendo!) possono regalare panorami indimenticabili.
L'Arboretum in primavera - Arboretum Volčji Potok
L’Arboretum in primavera
In particolare verso fine aprile – inizio maggio si può godere dello spettacolo offerto dai tulipani che in quel periodo raggiungono il picco della loro fioritura. Colori sgargianti e grandi composizioni floreali rendono il paesaggio davvero unico. Il primo maggio è forse il giorno più affollato dell’anno, grazie a questo spettacolo e alle feste pubbliche in tutto il paese, ma, nonostante la ressa, merita senza dubbio la visita.
Tulipani e non solo! - Arboretum Volčji Potok
Tulipani e non solo!
Se i fiori sono senz’altro l’aspetto più variopinto che subito cattura l’attenzione del visitatore, sono gli alberi a rendere l’Arboretum un luogo unico. Acero, tiglio, betulla, faggio sono solo alcuni degli alberi che possiamo trovare in abbondanza a Volčji Potok, ognuno proveniente dai più disparati angoli del mondo (Europa, Asia, America…). Una lunga passeggiata ci porta attorno alla collina dove un tempo sorgeva il castello medievale, addentrandoci in una vera e propria foresta, di meraviglioso refrigerio durante la calura estiva.
La foresta all'interno del parco - Arboretum Volčji Potok
La foresta all’interno del parco
Se la fioritura dei tulipani è forse l’evento più noto legato all’Arboretum di Volčji Potok, durante tutto l’anno vengono allestite numerose mostre dedicate alle più disparate piante: dai narcisi alle orchidee, dai cactus ai rododendri, dalle rose alle zucche e agli alberi da frutta. Ogni stagione ha ovviamente la sua mostra tipica e ogni anno ha il suo programma ricco di iniziative. Insomma, l’Arboretum è senza dubbio un luogo ricco di fascino dove passare una bella giornata a contatto con le meraviglie della natura. Davvero imperdibile!
I magnifici alberi dell'Arboretum - Arboretum Volčji Potok
I magnifici alberi dell’Arboretum

Informazioni utili

L’Arboretum di Volčji Potok è aperto tutto l’anno, ogni giorno della settimana, a partire dalle 8 del mattino, con chiusura variabile a seconda della stagione (17:00 da novembre a febbraio, 18:00 a marzo e ottobre, 19:00 a settembre e 20:00 da aprile ad agosto). Il biglietto d’ingresso costa 8,50€ durante tutto l’anno. Sono previsti sconti per gruppi, studenti, pensionati e famiglie. I cani devono pagare un biglietto anche loro, del costo pari a 1,50€.

Mappa della zona

Leaflet | Map data (c)OpenStreetMap

Come arrivare

Da Trieste: si prende l’autostrada per Fernetti e si prosegue fino a Ljubljana da dove si seguono le indicazioni per Maribor. Si prosegue fino all’uscita di Domžale, dalla quale si prosegue lungo la statale seguendo le indicazioni per Kamnik e per l’Arboretum, già indicato anche in autostrada. Tempo di percorrenza: 1 ora e 30m.
Da Gorizia: si prende l’autostrada slovena H4 fino al casello di Nanos dove ci si immette sull’autostrada per Ljubljana. Seguire quindi le indicazioni qui sopra. Tempo di percorrenza: 1 ora e 30m.
Da Udine e dal resto d’Italia: conviene passare da Gorizia (uscita Villesse, quindi la nuova autostrada A34 che porta direttamente in Slovenia). Tempo di percorrenza: 2 ore. (da Udine).

Vinjeta


I luoghi indicati in questo articolo richiedono l’utilizzo dell’autostrada e pertanto è necessaria la vinjeta.

Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

La frase di oggi

 

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