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1 nov 2022

Caldo autunnale in Friuli

ieri a Grado da Friulioggi

 Quest'anno  l'autunno è veramente strano.Fa caldo come se fosse ferragosto.Ieri al mare c'era tanta gente che prendeva il sole.E' un fatto insolito per il Friuli.Abbiamo avuto un'estate molto calda che pare continuare.E' un fenomeno che c'è anche in altre parti d'Europa.

29 ott 2022

Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre. Le lancette dell'orologio dovranno essere spostate un'ora indietro


 Come ogni anno a fine ottobre, torna l'ora solare. Il passaggio (che nei dispositivi elettronici avverrà in automatico) avverrà nella notte tra sabato 29 a domenica 30 ottobre, alle 3, quando le lancette torneranno indietro di un'ora. 

L'ora solare rimarrà in vigore fino a fine marzo e ci farà guadagnare un'ora di sonno in più, ma avremo un'ora in meno di luce alla sera. Il cambio dell'ora è stato introdotto per la prima volta in Europa nel 1966 con l'obiettivo di consumare meno energia: con l'ora solare, infatti, è possibile godere della luce naturale un'ora in più al mattino. Tuttavia, una petizione organizzata da Change.org ha richiesto di abolire l'ora solare, in favore del mantenimento di quella legale tutto l'anno. Sembra che un'ora di luce in più nel pomeriggio possa avere un impatto rilevante sul risparmio energetico. Secondo la proposta di Change.org, la cui petizione ha raggiunto circa 265.000 firme, mantenere l'ora legale porterebbe a risparmiare un miliardo di euro di spese energetiche, e avrebbe effetti positivi sulla salute. Infatti, secondo un report pubblicato sulla rivista Lancet Regional Health, i veri vantaggi dal punto di vista del risparmio energetico sarebbero apportati dall'ora legale, più che da quella solare: un'ora di luce in più nel pomeriggio sarebbe fondamentale per il portafoglio degli italiani. Dal 2004 al 2021, si legge sul sito di Terna, l'ora legale in Italia ha portato a un risparmio complessivo di circa 10,5 miliardi di kWh, equivalente a un risparmio per i cittadini di oltre 1,8 miliardi di euro.https://www.wired.it/article/ora-solare-cambio-2022-quando/#:~:text=Come%20ogni%20anno%20a%20fine,torneranno%20indietro%20di%20un'ora.

Io avrei preferito mantenere l'ora legale tutto l'anno?E voi?

28 ott 2022

Liliana Segre al Senato, il testo del suo discorso antifascista

 


“Colleghe Senatrici, Colleghi Senatori, rivolgo il più caloroso saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a quest’Aula. Con rispetto, rivolgo il mio pensiero a Papa Francesco.

Certa di interpretare i sentimenti di tutta l’Assemblea, desidero indirizzare al Presidente Emerito Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna, i più fervidi auguri e la speranza di vederlo ritornare presto ristabilito in Senato. Il Presidente Napolitano mi incarica di condividere con voi queste sue parole: “Desidero esprimere a tutte le senatrici ed i senatori, di vecchia e nuova nomina, i migliori auguri di buon lavoro, al servizio esclusivo del nostro Paese e dell’istituzione parlamentare ai quali ho dedicato larga parte della mia vita”.

Rivolgo ovviamente anch’io un saluto particolarmente caloroso a tutte le nuove Colleghe e a tutti i nuovi Colleghi, che immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dalla austera solennità di quest’aula, così come fu per me quando vi entrai per la prima volta in punta di piedi. Come da consuetudine vorrei però anche esprimere alcune brevi considerazioni personali.

 

La guerra in Ucraina

Incombe su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore…una follia senza fine. Mi unisco alle parole puntuali del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “la pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.

 

Il centenario della marcia su Roma

Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva.
In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica.

Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!

 

Il nuovo Senato

Il Senato della diciannovesima legislatura è un’istituzione profondamente rinnovata, non solo negli equilibri politici e nelle persone degli eletti, non solo perchè per la prima volta hanno potuto votare anche per questa Camera i giovani dai 18 ai 25 anni, ma soprattutto perchè per la prima volta gli eletti sono ridotti a 200.
L’appartenenza ad un così rarefatto consesso non può che accrescere in tutti noi la consapevolezza che il Paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità ma al tempo stesso grandi le opportunità di dare l’esempio.

Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con “disciplina e onore”, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse.

 

La politica urlata

Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica “alta” e nobile, che senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza.

 

Il voto del 25 settembre

Le elezioni del 25 settembre hanno visto, come è giusto che sia, una vivace competizione tra i diversi schieramenti che hanno presentato al Paese programmi alternativi e visioni spesso contrapposte.  E il popolo ha deciso. E’ l’essenza della democrazia.

La maggioranzauscita dalle urne ha il diritto-dovere di governare; le minoranze hanno il compito altrettanto fondamentale di fare opposizione. Comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le Istituzioni della Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno, che devono operare nell’interesse del Paese, che devono garantire tutte le parti.
Le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali se, al di sopra delle divisioni partitiche e dell’esercizio dei diversi ruoli, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, di istituzioni rispettate, di emblemi riconosciuti.

 

La Costituzione repubblicana

In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione Repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti.

Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica.

In ogni occasione in cui sono stati interpellati, i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perché da essa si sono sentiti difesi.

E anche quando il Parlamento non ha saputo rispondere alla richiesta di intervenire su normative non conformi ai principi costituzionali – e purtroppo questo è accaduto spesso – la nostra Carta fondamentale ha consentito comunque alla Corte Costituzionale ed alla magistratura di svolgere un prezioso lavoro di applicazione giurisprudenziale, facendo sempre evolvere il diritto.

 

Le riforme

Naturalmente anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata (come essa stessa prevede all’art. 138), ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice.
Il pensiero corre inevitabilmente all’art. 3, nel quale i padri e le madri costituenti non si accontentarono di bandire quelle discriminazioni basate su “sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”, che erano state l’essenza dell’ancien regime.

Essi vollero anche lasciare un compito perpetuo alla “Repubblica”: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Non è poesia e non è utopia: è la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche se abbiamo programmi diversi per seguirla: rimuovere quegli ostacoli !

Le festività civili non siano divisive

Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perchè non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date “divisive”, anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 Aprile festa della Liberazione, il 1  Maggio festa del lavoro, il 2 Giugno festa della Repubblica? Anche su questo tema della piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra le generazioni, tra memoria e futuro, grande potrebbe essere il valore dell’esempio, di gesti nuovi e magari inattesi.

 

Il linguaggio dell’odio

Altro terreno sul quale è auspicabile il superamento degli steccati e l’assunzione di una comune responsabilità è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico, contro la violenza dei pregiudizie delle discriminazioni.
Permettetemi di ricordare un precedente virtuoso: nella passata legislatura i lavori della “Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza” si sono conclusi con l’approvazione all’unanimità di un documento di indirizzo.
Segno di una consapevolezza e di una volontà trasversali agli schieramenti politici, che è essenziale permangano.

La centralità del Parlamento

Concludo con due auspici. Mi auguro che la nuova legislatura veda un impegno concorde di tutti i membri di questa assemblea per tenere alto il prestigio del Senato, tutelare in modo sostanziale le sue prerogative, riaffermare nei fatti e non a parole la centralità del Parlamento.

Da molto tempo viene lamentata da più parti una deriva, una mortificazione del ruolo del potere legislativo a causa dell’abuso della decretazione d’urgenza e del ricorso al voto di fiducia. E le gravi emergenze che hanno caratterizzato gli ultimi anni non potevano che aggravare la tendenza.

Nella mia ingenuità di madre di famiglia, ma anche secondo un mio fermo convincimento, credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato e per questo basterebbe che la maggioranza si ricordasse degli abusi che denunciava da parte dei governi quando era minoranza, e che le minoranze si ricordassero degli eccessi che imputavano alle opposizioni quando erano loro a governare.

Una sana e leale collaborazione istituzionale, senza nulla togliere alla fisiologica distinzione dei ruoli, consentirebbe di riportare la gran parte della produzione legislativa nel suo alveo naturale, garantendo al tempo stesso tempi certi per le votazioni.

 

L’emergenza energetica 

Auspico, infine, che tutto il Parlamento, con unità di intenti, sappia mettere in campo in collaborazione col Governo un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie e da tante imprese che si dibattono sotto i colpi dell’inflazione e dell’eccezionale impennata dei costi dell’energia, che vedono un futuro nero, che temono che diseguaglianze e ingiustizie si dilatino ulteriormente anzichè ridursi. In questo senso avremo sempre al nostro fianco l’Unione Europea con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è mostrata capace negli ultimi anni di grave crisi sanitaria e sociale.

Non c’è un momento da perdere: dalle istituzioni democratiche deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere i livelli di guardia e tracimare.

Senatrici e Senatori, cari Colleghi, buon lavoro!”.

https://www.sinistraineuropa.it/storie/liliana-segre-al-senato-il-testo-del-suo-discorso-antifascista/

Novi križ na biskem zvoniku / Nuova croce a San Giorgio di Resia


 W petek, 21 din otobarja, dwa ćarnjëlska mojstarja prödno pojütrë ni so ǵali ta-nad türano te biske carkve den növi križ. Isö za tö ki ti stari  to nï muć – an bil spadel dö na pot mo, zawaljën bodi Bu, an nï bil noradil šködo ninamo.

Wse ise misce to nï bilo löpo vïdit itaa turana prez krïža pa za tö, ki ta biska cirköw to jë ta pyrwa vidit, ko so paraja orë w Rezijo. Rüdi iti din sta posjortala pa romawo slanïco kübe ano no pert krüwa te ravanške carkve. (Sandro Quaglia)

La mattina di venerdì, 21 ottobre, due artigiani provenienti dalla Carnia hanno issato una nuova croce in cima al campanile della chiesa di San Giorgio/Bila. Quella vecchia, infatti, era caduta sulla strada, fortunatamente senza ferire nessuno o danneggiare nulla.

Nella stessa giornata gli operai hanno effettuato anche altri interventi di manutenzione.

 dal Dom

1 ott 2022

Gasdotto Nord Stream

Secondo alcune stime, la fuoriuscita di tutto il metano contenuto nelle tubature potrebbe causare fino a 14 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, circa il 32% delle di quelle annuali della Danimarca


 danni subiti negli scorsi giorni dal gasdotto Nord Stream – il principale collegamento energetico tra la Russia e l’Europa – nel tratto di mar Baltico tra Svezia e Danimarca rischiano di avere un impatto piuttosto significativo anche sull’economia dell’Italia. A rivelarlo è una nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def), ovvero il principale dossier di programmazione finanziaria, la cui prima versione era stata presentata dal governo lo scorso aprile e aveva ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri. Si stima una minor crescita del Pil per 2022 e 2023, e una crescita superiore alle aspettative nel 2024 e nel 2025 per via di un “effetto rimbalzo”.Nel corso degli ultimi mesi, il governo guidato da Mario Draghi ha lavorato per sganciarsi il più velocemente possibile dal gas russo, che prima dell’invasione dell’Ucraina di febbraio costituiva circa il 40% degli importi del nostro paese. Secondo alcune stime che sono state condivise da Bloomberg qualche giorno fa da fonti definite vicine alla vicenda, ad oggi siamo dipendenti dal gas russo per il 10%. Inoltre, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha fatto sapere qualche giorno fa che l’obiettivo di riempire gli stoccaggi di gas fino al 90% è stato raggiunto in anticipo rispetto alle aspettative.Nonostante sembri che l'Italia possa resistere all’inverno senza dover temere una carenza di gas, i danni al Nord Stream potrebbero comunque avere un impatto significativo sulla nostra economia. Ciò deriva principalmente dal prezzo del gas sul Title transfer facility (Ttf) di Amsterdam – il mercato di riferimento europeo per il gas – che negli ultimi mesi si è dimostrato piuttosto volatile, e negli ultimi giorni è tornato a scambiare oltre i 200 euro per megawattora dopo che per alcune settimane era rimasto stabilmente sotto tale soglia. Sicuramente meglio rispetto ai quasi 350 euro per megawattora toccati ad agosto, ma comunque più del doppio rispetto allo scorso anno.

Con queste considerazioni in mente, la nota di aggiornamento del Def ha elaborato uno scenario in cui i flussi di gas russo vengono interrotti completamente a partire dal mese di ottobre, e in cui il livello di stoccaggi mensile non possa mai scendere al di sotto della riserva strategica dell’Italia. Nella simulazione effettuata “si è ipotizzato che il completo venir meno degli afflussi dalla Russia porti ad un aumento del 20 per cento dei prezzi medi del gas naturale, dell’elettricità e del petrolio rispetto allo scenario tendenziale nel quarto trimestre di quest’anno e nel 2023. Nel 2024 e nel 2025 i prezzi sarebbero più elevati del 10% e del 5%, rispettivamente”...https://www.wired.it/article/nord-stream-danni-gas-impatto-italia/

24 set 2022

AUTUNNO

foto di Marco Pascolino

 Ieri è iniziato ufficialmente l'autunno: la notte è lunga quanto il giorno(equinozio)



Citazione

Come d’autunno si levan le foglie l’una appresso dell’altra, fin che ’l ramo vede ala terra tutte le sue spoglie, similemente il mal seme d’Adamo: gittansi di quel lito ad una ad una, per cenni come augel per suo richiamo.

Dante, Inferno


Motivo autunnale
(Pejo Javorov)
Soffia sui campi la tramontana;
gli alberi scuote.
e dai rami inariditi
stacca le morte foglie.
Il vento le sparge,
lontano per i campi:
restan sol i neri fusti
che tristi agitano i rami spogli.

Pejo Javorov (Čirpan1º gennaio 1877 – Sofia29 ottobre 1914) è stato un poeta simbolista bulgaro.





31 ago 2022

È morto Michail Gorbačëv, l’uomo della speranza e del fallimento

 



Matteo Zola 31 Agosto 2022

La mattina del 25 dicembre 1991 il segretario generale del Partito comunista sovietico, nonché presidente dell’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, Michail Gorbačëv, andò in diretta televisiva annunciando al suo paese e al mondo le proprie dimissioni. Quel giorno la bandiera rossa venne fatta calare dal più alto pennone del Cremlino. L’URSS cessava di esistere. Ma, a dirla tutta, il paese non c’era già più da tempo. La sua uscita di scena non scatenò manifestazioni di piazza, nessuno a Mosca scese in strada a sostenerlo, e l’Unione Sovietica sparì dalla storia senza un grido.

Ed è questo un punto fondamentale. L’URSS non cadde a seguito di una protesta popolare, né fu l’esito di una lotta di liberazione o il risultato di aspirazioni democratiche. Mancava un progetto politico alternativo e coloro che cavalcarono la dissoluzione sovietica non seppero poi fare altro che promuovere le ricette neoliberiste imposte dalle istituzioni economiche occidentali. E se è innegabile che il processo di disgregazione fu accelerato dal colpo di stato dell’agosto 1991, è anche vero che le ricette economiche e sociali di Gorbačëv, note come perestrojka (ristrutturazione) e glasnost (trasparenza) furono inadeguate a riformare l’URSS.

Esse infatti furono, da un lato, il più alto tentativo di cambiare – per salvarla – un’Unione Sovietica che segnava il passo nei confronti dei concorrenti occidentali e crollava sotto il peso dell’inefficienza economica, ma, dall’altro, esse si fermarono a metà del guado, senza condurre a radicali cambiamenti. In altre parole, Gorbačëv non ebbe il coraggio di fare come in Cina, dove Deng Xiaoping si era fatto promotore di una transizione dall’economia pianificata a quella di libero mercato, riducendo il peso dell’ideologia nelle scelte economiche, rafforzando i poteri autoritari dello Stato e reprimendo con brutalità ogni dissenso, asserendo che “l’economia di mercato si attua anche nel socialismo”. Gorbačëv era convinto che il socialismo si potesse riformare salvandone l’essenza umanistapacifistademocratica, e su questa illusione aveva cercato di concedere una graduale libertà di espressione, di impresa, di organizzazione politica, senza comprendere che la libertà non si può che dare tutta insieme, che una goccia sarebbe bastata a travolgere tutto.

In Russia, Michail Gorbačëv è ricordato come l’uomo che ha distrutto la potenza sovietica, facendo polvere dell’impero. Dopo di lui, furono anni di miseria, corruzione, estorsione, violenza. Anni in cui la speranza di vita crollò ai minimi storici e la diffusione della droga e dell’HIV raggiunsero vertici mondiali. In quegli anni le istituzioni occidentali hanno promosso riforme economiche di ispirazione neoliberista che hanno moltiplicato povertà e malcontento in Russia, senza curarsi delle condizioni materiali di una popolazione afflitta e disorientata. C’era la convinzione che la transizione al libero mercato avrebbe portato con sé la democrazia. Ma la transizione economica non si è mai davvero compiuta, e con essa è fallita la transizione politica. Lasciando cadere in rovina il paese, si sono gettate le basi per il revanchismo putinista. Quindi Putin è colpa di Gorbačëv? In un certo senso, lo è. Nel suo fallimento ci sono le basi del successo del regime putiniano, che ha costruito la propria legittimità sulla promessa, in parte mantenuta, di superare le difficoltà economiche degli anni Novanta e di garantire stabilità e progressiva crescita al paese.

In Occidente, Michail Gorbačëv è ricordato come l’uomo che mise fine alla Guerra Fredda, e per questo fu insignito con il Nobel per la Pace nel 1990, ma dietro a questa immagine positiva si celano molte scelte discutibili, dall’incoraggiamento del nazionalismo nel Caucaso, cui poi il Cremlino non seppe far fronte; al ritardo con cui rese noto il disastro di Cernobyl’; fino all’invio di mezzi blindati a Vilnius per reprimere l’indipendentismo lituano, uccidendo così tredici civili in una fallimentare operazione militare.

Certo, Gorbačëv fu anche colui che comprese la necessità di trasformare quella prigione a cielo aperto che era l’URSS e l’impossibilità di procrastinare le riforme necessarie. Nel discorso al 27° congresso del Pcus, nel febbraio 1986, fece una analisi impietosa del degrado politico, economico, tecnologico e morale del paese.

L’URSS si trovava tagliato fuori dalla rivoluzione telematica in atto; la competizione militare assottigliava le risorse dello Stato, pur mantenendo l’esercito a livelli di poco inferiori a quelli occidentali; la gestione centralizzata del sistema produttivo non si curava per nulla dell’efficienza, della redditività e della qualità della produzione causando elevatissimi costi per lo Stato e una cronica penuria di beni di consumo; l’agricoltura pagava ancora il prezzo della collettivizzazione forzata degli anni Venti; le esportazioni di materie prime (petrolio, gas, minerali) erano l’unica voce in attivo ma rendevano l’economia sovietica eccessivamente legata al valore di questi beni. Soprattutto, l’URSS era un paese di sudditi cui era negata la libera informazione, la coscienza individuale, il possesso di un appartamento, un semplice viaggio all’estero. Tutte le notizie venivano rivedute e corrette. Per fotocopiare i libri era necessario un nullaosta. Occorreva prenotarsi con un giorno di anticipo per ricevere una telefonata.

Gorbačëv individuò i problemi, ma non seppe risolverli. Si assunse il compito storico di essere l’uomo del cambiamento, ma le trasformazioni prodotte non portarono agli esiti attesi, anzi condannarono la Russia – e i suoi paesi satelliti – al disastro. Nella sua mente l’URSS sarebbe dovuta diventare capofila di un nuovo “socialismo dal volto umano” ed è questa la sua colpa più grave: aver associato al proprio fallimento quello del socialismo, confermando la vulgata liberista secondo cui non fosse possibile alcuna riforma, e che il socialismo sia unicamente sinonimo di rovina, repressione, inefficienza, omologazione. Il fallimento di Gorbačëv è anche la fine di un’idea, di una possibilità di “pensare diverso” alternativa ai dogmi del liberismo. Tutto questo morì quel 25 dicembre 1991.

La notte del 31 agosto 2022 è infine morto anche lui, Michail Sergeevič Gorbačëv, l’uomo che più di tutti alimentò speranze e delusioni di un secolo sfinito. Andrej Sacharov disse che non avrebbe scommesso dieci rubli su di lui. Quei dieci rubli sono il prezzo del nostro tempo.https://www.eastjournal.net/archives/127103

23 ago 2022

Torna la Summer School di LeggiAmo 0-18

 

Lunedì 29 agosto, nel cuore di Udine, la seconda edizione della giornata di alta formazione dedicata a docenti, bibliotecari, operatori e amministratori


 

21 agosto 2022

Lunedì 29 agosto, nel cuore di Udine, si terrà la seconda edizione della Summer School di LeggiAmo 0-18: una giornata di alta formazione dedicata a docenti, bibliotecari, operatori e amministratori regionali.

Un’esperienza formativa di aggiornamento, per parlare insieme di libri, promozione della lettura, strategie di lettura inclusiva, nuovi punti di vista. La Summer School di LeggiAmo 0-18, progetto di promozione alla lettura della Regione, è resa possibile grazie alla virtuosa sinergia dei Partner del progetto: CCM – Consorzio Culturale del Monfalconese (coordinatore), CSB – Centro per la Salute del Bambino Onlus, Damatrà Onlus, AIB Associazione Italiana Biblioteche – Sezione FVG, Fondazione Radio Magica Onlus. L’edizione 2022 è realizzata in collaborazione con il Comune di Udine, la Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” e i Civici Musei di Udine e con il patrocinio di Anci Fvg.

Tre i percorsi formativi proposti (Linea Arancio, Linea Verde e Linea Argento) che traggono ispirazione dalle parole chiave del Manifesto di LeggiAMO 0-18: “tempo”, “libri”, “relazione” e “comunità”. I relatori che condurranno i percorsi formativi sono nomi di spicco nel panorama della formazione, dell’infanzia, della ricerca e della promozione della lettura: Amanda Saksida, ricercatrice e docente; Giorgio Tamburlini, pediatra, esperto di salute dell’infanzia; Fabio Geda scrittore ed educatore; Grazia Gotti autrice, pedagogista e formatrice; Tiziana Mascia ricercatrice e pedagogista; Federico Scarioni scrittore e consulente letterario…continua a leggere https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/torna-la-summer-school-di-leggiamo-0-18/6/270439

19 lug 2022

Il taglio del gas dalla Russia è molto vicino

 


La compagnia energetica di stato russa Gazprom ha informato i propri clienti europei che le forniture di gas all’Europa non possono essere garantite per “cause di forza maggiore”. Lo riporta l’agenzia di stampa internazionale Reuters, che dice di aver visionato una lettera risalente al 14 luglio in cui esponenti di Gazprom parlano di circostanze “straordinarie per spiegare retroattivamente i tagli alle forniture partiti il 14 giugno


La missione di Draghi ad Algeri mira ad aumentare la quota di importazioni. La Russia scivola al secondo posto, seguita dall'Azerbaijan

La notizia arriva a pochi giorni dalla scadenza del 21 luglio, data in cui dovrebbe essere completata la manutenzione del gasdotto Nord Stream 1 e le forniture dovrebbero in teoria riprendere. Se già all’annuncio del blocco temporaneo del gasdotto per manutenzione c’erano dubbi sull’effettiva ripresa delle operazioni alla data indicata, adesso sembra ancora più probabile che Mosca intenda interrompere l’attività del gasdotto definitivamente, utilizzando la questione della forza maggiore per tutelarsi legalmente quando lo farà. Nei contratti commerciali, la clausola di forza maggiore è solitamente inserita per permettere a entrambe le parti coinvolte di uscire dalle proprie obbligazioni in caso di circostanze estreme. Invocando tale clausola, Gazprom sta quindi dichiarando che, nel caso in cui non rispetti le obbligazioni del contratto, non dovrebbe essere considerata responsabile. 

Il 14 giugno, Gazprom aveva tagliato le forniture di gas tramite il Nord Stream 1 del 40%, dando la colpa alle sanzioni imposte dall’occidente. Pare infatti che Gazprom avesse affidato alla compagnia tedesca Siemens una turbina di gas danneggiata, fondamentale per il funzionamento del gasdotto, per farla riparare. A causa delle sanzionila turbina era tuttavia rimasta bloccata in Canada. Adesso, secondo il quotidiano russo Kommersant, un accordo sarebbe stato trovato e la turbina sarebbe in viaggio verso la Russia, dove è attesa entro la fine della settimana. Secondo un portavoce del ministro dell’economia tedesco, tuttavia, la turbina dovrebbe essere utilizzata da settembre. Di conseguenza, non esiste un nesso causale tra l’assenza della turbina e l’impossibilità di Gazprom di garantire le forniture

L’opinione più diffusa è che Mosca stia utilizzando il fatto che ancora diversi paesi europei siano dipendenti dal suo gas per il proprio approvvigionamento energetico come un’arma politico-economica. A risentirne di più sono Germania e Italia, che stanno quindi lavorando duramente per rendersi indipendenti dal gas russo il prima possibile, ma è probabile che la scadenza del 21 luglio rappresenterà un ulteriore capitolo di una storia la cui conclusione è ancora lontana.

https://www.wired.it/article/gas-russia-taglio-gazprom-turbina/

26 giu 2022

Covid e Omicron 5, verso il ritorno delle Ffp2 al lavoro: cosa sappiamo della bozza del nuovo protocollo


 Sindacati, imprese e governo sui protocolli di sicurezza torneranno a vedersi la prossima settimana, ma i tecnici del Lavoro e soprattutto quelli della Salute stanno già mettendo a punto una bozza di documento che verrà poi sottoposta all’attenzione delle parti in tempi brevi

UDINE. Le mascherine nei luoghi di lavoro del settore privato resteranno ancora a coprire naso e bocca per chi è a stretto contatto con il pubblico e quando si è a stretto contatto con i colleghi. Che poi tanto stretto non sarà se si deciderà alla fine di portare da uno a due metri la distanza minima di sicurezza, vista la contagiosità delle versioni 4 e 5 di Omicron.

Messaggero Veneto


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Ivan Trinko

"O ti zemlja rodna, zemlja bedna, ki te milost božja, meni v last je dala" (I. Trinko) "O terra natia, terra misera, piccola, che la grazia divina, mi ha donato" (traduzione)

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Piove...piove

 Questa è una primavera molto anomala: invece di avere belle giornate di sole,piove a tutte le ore.Spero che si sistemi,sono stanca di porta...

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