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12 gen 2023

Per l'Italia il 2022 è stato l'anno più caldo di sempre


 Secondo l'agenzia europea Copernicus, per il vecchio continente si è trattato del secondo anno più caldo da quando vengono registrate le temperature. La concentrazione di CO2 in atmosfera è la più alta da 2 milioni di anni

Per l'Italia il 2022 è stato l'anno più caldo di sempre. Una notizia che arriva mentre il dibattito politico italiano sul clima ruota intorno all'assalto a colpi di vernice al Senato da parte degli attivisti di Ultima Generazione. I numeri sono contenuti nel Global Climate Highlights 2022, un report realizzato da Copernicus, programma di monitoraggio satellitare del pianeta promosso dalla Commissione europea e dall'Agenzia spaziale europea. I dati, rilasciati oggi, dicono che il 2022 è stato il secondo anno più caldo di sempre in Europa, il quinto a livello mondiale, con la precisazione che tra il quarto e l'ottavo posto lo scarto è davvero minimo. Ecco, più nel dettaglio, i contenuti del report.

La temperatura

I dati raccolti a livello globale dal satellite pongono il 2022 al quinto posto nella classifica dell'anno più caldo dacché sono iniziate le rilevazioni. Si è registrata una temperatura media più alta solo nel 201620202019 e 2017. Più nello specifico, si tratta di un incremento di 0,3 gradi centigradi rispetto al periodo 1991-2020 e di 1,2°C rispetto all'era preindustriale (1850-1900). Detto altrimenti: appena tre decimi di grado in meno rispetto a quegli 1,5°C fissati come obiettivo di contenimento dell'aumento della temperatura del pianeta dai paesi che hanno sottoscritto gli Accordi di Parigi. ...continua

https://www.wired.it/article/italia-2022-anno-piu-caldo-sempre-dati-agenzia-europea-copernicus/

30 dic 2022

Ma l’immigrazione non è arginabile

 


«Al confine sloveno tornano i respingimenti bocciati dal tribunale », è il titolo di un lungo articolo su «la Repubblica» di qualche giorno fa. Sono convinto che molti concittadini, non solo leghisti di vecchia data, abbiano moti di esultanza di fronte a provvedimenti simili, graditi a ogni destra che intenda riaffermare le proprie caratteristiche ideali politiche. Il provvedimento parte dalla direttiva, a firma del capo di gabinetto del ministro Piantedosi, che invita i prefetti di Trieste, Gorizia e Udine «ad adottare iniziative volte a dare ulteriore impulso ad attività di vigilanza sulla fascia di confine…». Il tutto basato sulla valutazione di un «massiccio afflusso di migranti attraverso la rotta balcanica», tanto per fare pendant con i blocchi navali nel Mediterraneo. Si tratta delle «riammissioni informali» che dovrebbero essere fatte verso la Slovenia dei migranti rintracciati sulla fascia confinaria.

Però, c’è un però. Una giudice romana, Silva Albano, pronunciandosi sul ricorso di un cittadino pachistano, ha definito le riammissioni informali illegittime sotto molteplici profili: contrarie al regolamento di Dublino, contrarie agli articoli 2 e 3 della procedura amministrativa in quanto ai respinti non veniva dato alcuna possibilità di impugnare il provvedimento, contrarie all’articolo 80 della Costituzione, contrarie all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Su quella pronuncia il Viminale fece interrompere le riammissioni, così dalle oltre mille del 2020 esse si ridussero a meno di una ventina. Che la politica interna ed estera della nuova compagine governativa stia mostrando la sua vera anima lo si vede ormai palesemente. Presentando all’opinione pubblica in ogni occasione l’immigrazione come una caterva di pericoli, di minacce, di sconvolgimenti epocali, si vuole ingigantire fenomeni migratori che, comunque, sono difficilmente arginabili in considerazione delle vere ragioni che le causano.

A tal proposito cito come banale esempio la tragedia della frana-alluvione di Ischia o della necessaria salvaguardia del territorio. Ci si chiede, dopo i fatti, sebbene fossero prevedibili, i perché, le ragioni di tali fenomeni, se ne cercano i responsabili, si piange per i morti e per i danni. Il fatto rimane come esempio, premonitore di altrettante possibili e probabili tragedie. Ma il fenomeno è così ampio sul territorio nazionale che non trova soluzioni se non parziali e più riparative che preventive.

Che il fenomeno migratorio sia una continua inondazione dall’Est e dal Sud del mondo verso il nostro, ci dovrebbe far pensare e provvedere alle sue vere cause e non solo costruire barriere, stendere fili spinati, bloccare porti e, cosa ancor più disumana e incivile, dimenticare, richiudere, discriminare, chi già, con infiniti sforzi e rischi mortali da noi ci è già arrivato.

Mi piacerebbe sapere come la pensano i prefetti dei nostri capoluoghi di provincia, con quale spirito accolgono «l’invito» romano, in considerazione del ruolo che la nostra democratica Italia vorrebbe svolgere in ambito europeo e mondiale. Ma, tant’è, c’è un nuovo governo, pare giusto che faccia la sua parte di attore; il battimani verrà da chi sta ai loggioni e in platea, difficilmente da chi sta fuori, privo di biglietto e adeguato decolté. E non è detto che questa marea si metta a fischiare i nuovi attori.

Io penso, però, quanto bene anche economico e sociale ci sarebbe se, invece che emarginare i giovani che già si trovano sul territorio nazionale e quelli che premono ai confini, trovasse un modo di usufruirne delle capacità e dei talenti, creerebbe un circolo virtuoso tale da migliorare la loro vita ed anche quella dei cittadini, visto anche che così scarsa è la natalità ed è in aumento l’invecchiamento della popolazione autoctona. Lo dicono e ribadiscono i demografi della impellente necessità di incrementare la popolazione attiva, in modo che sia assicurato un futuro alle generazioni alla fine del ciclo lavorativo.

Riccardo Ruttar

https://www.dom.it/ma-limmigrazione-non-e-arginabile_priseljevanja-se-ne-da-omejiti/

7 dic 2022

FORESTALI - IL FUOCO NELLE AREE NATURALI

 


di Dario Di Gallo
L’estate 2022 ha rappresentato per tutta l’Europa, ma in particolare per la nostra regione, un punto di svolta per quanto riguarda il problema degli incendi nei boschi e nelle aree naturali. E’ stata la prima volta, nella storia moderna del nostro territorio, dove si sono venute a creare in contemporanea, un insieme di circostanze meteoclimatiche così gravi, perduranti ed avverse che hanno favorito lo sviluppo di incendi, la cui estensione e persistenza, non si era mai manifestata in questi termini così intensi. Evacuazioni cautelari di aree abitate, chiusura di linee ferroviarie, chiusura della rete autostradale, problemi per atmosfera satura di fumo nei centri abitati, ettari di boschi e prati letteralmente inceneriti, danni alle colture pregiate, fauna morta ed importanti aree naturali protette devastate dalle fiamme. Tutte queste immagini sono rimaste scolpite nella nostra memoria perché ci hanno profondamente colpito e turbato. Dopo averne a lungo parlato e discusso ecco che possiamo concretamente toccare con mano un effetto tanto tangibile quanto indesiderato dei temuti cambiamenti climatici, l’estate appena trascorsa è stata tremenda dal punto di vista delle temperature e della umidità ma l’estate è stata solamente la punta dell’iceberg perché anche le altre stagioni erano state caratterizzate da andamenti anomali e scarsità di precipitazioni. Lo spegnimento di questi incendi che contemporaneamente bruciavano su tutto il territorio regionale hanno richiesto l’intervento di tutte le forze, volontari e professionisti, a disposizione del nostro sistema di difesa civile, ma nella necessità abbiamo visto anche una splendida collaborazione reciproca con le forze dei paesi confinati, nel grande incendio del Carso hanno operato “senza confini” volontari, vigili del fuoco, forestali, esercito di Italia e Slovenia. Questa “rete” di collaborazioni ci ha permesso, insieme alla seppur scarsa pioggia caduta a fine estate di avere finalmente ragione di questi fuochi.
Per il personale del Corpo Forestale Regionale questo compito è una delle funzioni primarie che gli sono state attribuite con una Legge specifica, per l’espletamento della quale dispiega sul campo un complesso sistema di automezzi dedicati, mezzi aerei, servizi di prevenzione, addestramento specifico avanzato e creazione di squadre speciali capaci di intervenire anche in situazioni molto complesse dal punto di vista della morfologia del territorio interessato dagli eventi. Questa funzione viene svolta in maniera sinergica e coordinata con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e con l’organizzazione e il personale volontario della Protezione Civile Regionale collaborazione questa molto importante perché permette ad ogni organizzazione di dare il meglio delle proprie potenzialità completandole poi con le professionalità specifiche degli altri corpi.
Augurandoci che la prossima estate non si presenti così estrema nelle sue manifestazioni inpegnamoci tutti nel nostro quotidiano per la riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera, è tardi, ma dobbiamo fare tutto il possibile per dare una possibilità alle generazioni future.
da vita nei campi fb

6 dic 2022

400.000 euro in meno, no dei sindaci

 


Colti di sorpresa dalla decisione della Commissione regionale consultiva per la minoranza linguistica slovena, che ha proposto di ridurre da 900 mila a 500 mila euro i fondi destinati dalla legge 38/01 allo sviluppo economico e sociale del territorio della provincia di Udine nei quali si parla lo sloveno, gli amministratori locali di Valcanale, Resia e Benecia meditano una forte azione politica per chiedere a Giunta e Consiglio regionale di non operare il pesante taglio. Quella della Commissione è, infatti, una proposta e l’ultima parola in proposito spetta al governo e all’assemblea legislativa del Friuli Venezia Giulia.

Molti sindaci, assessori e consiglieri comunali fanno notare come non siano venute meno le ragioni che l’anno scorso avevano portato tutti i componenti della provincia di Udine della Commissione consultiva a chiedere un aumento ed una stabilizzazione della dotazione annuale a 1.000.000 di euro dei fondi previsti dall’Art. 21 della L. n. 38/01, in quanto, vista la vastità del territorio rappresentato ed i suoi articolati problemi, l’importo definito oltre venti anni fa dalla legge di tutela pari a 1.000.000.000 di lire (516.000,00 euro annui), oggi non risulta essere più adeguato alle aspettative. Tanto più in un periodo di forte crisi economica.

Quelle risorse finanziarie, gestite dalle Comunità di montagna, permettono di finanziare interventi nel comparto economico, di aiutare le aziende agricole e forestali, di eseguire lavori di pubblica utilità, di sostenere progetti nei settori scolastico, sociale e turistico.

Il disappunto è reso ancora più forte dalla constatazione che i 400 mila euro tolti a Valcanale, Resia e Benecia andrebbero dirottati ad altre realtà. Non a caso, il presidente della Comunità di montagna del Canal del Ferro e della Valcanale, Fabrizio Fuccaro, aveva dichiarato che «la questione dell’immediato impiego dei fondi implementati l’anno scorso mi sembra un pretesto per dirottarli fuori dai nostri territori».

https://www.dom.it/zupani-proti-rezu-400-000-evrov_400-000-euro-in-meno-no-dei-sindaci/?fbclid=IwAR1sQP9rg8Iv0aflicK7Ts-xNMU7GdwCgX7hpV2Db0x7By8WfEZtPd6N0Qw

23 nov 2022

Pandemia, guerra e crisi / Pandemija, vojna in kriza

 


Stiamo ancora combattendo con la pandemia ed ecco che ci troviamo con la guerra in Ucraina, con conseguenze che soffriamo anche noi. Tre calamità che ci sono piombate addosso e da cui non sappiamo come uscire. Intanto la pandemia imperversa anche se non ce ne accorgiamo, perché si sono allentate tutte le precauzioni e così ci sembra di essere liberi, mentre il bollettino dei decessi continua la sua marcia silenziosa, ma inesorabile. Le vaccinazioni ci hanno salvato dalle conseguenze più gravi, ma dobbiamo stare attenti per noi e per gli altri.

C’è poi la terribile guerra in Ucraina. Ero convinto che non scoppiasse mai, perché una semplice valutazione politica la rendeva paradossale, come stiamo vedendo. Se Putin voleva l’Ucraina in quanto legata alla storia della Grande Russia, certamente quello adoperato era l’unico modo sbagliato. Se voleva una federazione, non la poteva ottenere con le bombe e altre atrocità. Così facendo ha danneggiato anche i Russi che vivono in Ucraina e pure la Russia stessa, che ora si vede contro tutto il mondo occidentale.

Non contiamo poi i riflessi negativi sull’economia, che riguardano anche noi. Con questa guerra e con le sanzioni siamo entrati tutti in una economia quasi da guerra. Fabbriche che chiudono, mancanza di lavoro, bollette impossibili. E non si vedono soluzioni perché prevale la volontà dello scontro e della contrapposizione tra due mondi opposti. Anche da noi, semmai più da noi, si sentono gli effetti di questi disastri, con l’aggiunta che ci vengono decurtati, nella distribuzione territoriale, i fondi previsti alla legge per la nostra tutela. Come se nuotassimo nell’abbondanza!

Come uscire da queste situazioni così intricate? Per noi cristiani esistono due modi, la preghiera e la testimonianza pubblica. È importante che ritroviamo la strada della chiesa, perché in troppi l’abbiamo abbandonata. Se già prima della pandemia eravamo in difficoltà, con il contagio le cose si sono aggravate. E bisogna ricuperare, non dimenticando il vantaggio di essere cristiani. E poi c’è la testimonianza, cioè rendere manifesto il nostro pensiero ed agire di conseguenza. Non convincerà i potenti, ma creerà una mentalità ed uno stile che di per sé vale una vita.

Marino Qualizza

https://www.dom.it/pandemia-guerra-e-crisi_pandemija-vojna-in-kriza/

4 nov 2022

V Podbuniescu so ohranili vrtec /Pulfero mette al sicuro l’asilo


 Ricordate? Era il 23 marzo 2015 quando il consiglio comunale di Pulfero approvò a maggioranza (all’epoca esisteva ancora l’opposizione!) un documento per affermare che nelle Valli del Natisone «costituisce espressione tradizionale della comunità» una «lingua autoctona denominata nediško». Quell’atto avrebbe dovuto fare da preludio alla modifica dello statuto municipale nella parte che recita: «II Comune riconosce e valorizza il dialetto sloveno locale come eredità storica e peculiare della Comunità» (si noti che la magna carta di Pulfero correttamente definisce «slovena» la parlata valligiana) e, secondo i desideri di qualcuno, l’uscita del Comune dall’ambito di tutela della minoranza slovena.

Fortuna che quel piano non andò in porto. Così nelle scorse settimane la giunta comunale di Pulfero ha potuto appellarsi proprio alla legge di tutela della minoranza slovena per avere la deroga al numero minimo di iscritti e tenere aperta la propria scuola dell’infanzia.

Nel dispositivo della deliberazione è stato evidenziato come, con Decreto del Presidente della Repubblica 12 settembre 2007, Pulfero sia inserito tra i Comuni del Friuli Venezia Giulia nei quali si applicano le misure di tutela della minoranza linguistica slovena, a norma dell’ art. 4 della legge n. 38/2001 e «pertanto sussistono le condizioni per l’applicazione delle disposizioni di particolare parametrazione in termini di numeri».

Ora, confidando che la deroga venga concessa, c’è da vigilare affinché nella scuola dell’infanzia la programmazione comprenda «anche argomenti relativi alle tradizioni, alla lingua e alla cultura locali da svolgere anche in lingua slovena», come prevede l’articolo 12 della legge 38/2001, anche perché ai diritti (deroga al numero minimo di iscritti) corrispondono precisi doveri (trasmettere ai bimbi la lingua slovena).

Infine, va fatto un plauso a sindaco e assessori di Pulfero, che hanno compiuto una scelta saggia e intelligente. Del resto è da tempo chiaro a tutti che, di fronte all’eloquenza dei dati sulla situazione demografica e socioeconomica della Benecia, il principale, per non dire l’unico, elemento concreto al quale affidarsi per le residue possibilità di ripresa è proprio quello dell’identità etnico-linguistica della popolazione. Tutto il resto è velleitario. (M. Z.)

https://www.dom.it/v-podbuniescu-so-ohranili-vrtec_pulfero-mette-al-sicuro-lasilo/

26 ott 2022

Monteaperta, un paese con una storia

 

Viškorša je vas z zgodovino
Monteaperta, un paese con una storia



Oggigiorno, specie visto nella prospettiva di chi viene dalla pianura friulana, il paese di Monteaperta è noto come «la piccola Cortina». Nella frazione di Taipana/Tipana, che conta due centinaia di abitanti, sono molto vivi i rapporti con i vicini paesi di Cornappo/Karnahta e Debellis/Debeleš, ma anche con Villanova delle Grotte/ Zavarh, nel vicino comune di Lusevera. Probabilmente sarà complice anche il locale dialetto sloveno, qui chiamato po našin, che però è sempre meno parlato. Eppure nella chiesa parrocchiale qualche canto liturgico tradizionale è ancora vivo. Aprendo il libretto dei testi, si possono leggere subito le parole di «Lepa si, roža Marija».

Un abitante del paese spiega: «Alcuni anni fa, da Lusevera per qualche tempo è venuto a direMessa il parroco del paese vicino. Leggeva anche nel nostro dialetto, ma per la ritrosia di qualche abitante l’iniziativa poi è stata sospesa». Oggi Monteaperta è una delle località attraversate nell’ambito della sesta tappa del Cammino celeste, che va da Montemaggiore/Brezje al rifugio Ana di Monteaperta.


Il paese si estende per due chilometri di lunghezza con un certo dislivello, tra i 500 e i 659 metri sul livello del mare, ai piedi del Gran Monte, un vasto gruppo montuoso situato tra i torrenti del Cornappo, il Torre e l’Isonzo. Conta due chiese. La parrocchiale è dedicata a San Michele Arcangelo e San Lorenzo ed è stata ricostruita dopo il terremoto del 1976. Il suo vecchio campanile, invece, è stato restaurato. Molto più nota è la vicina e antica chiesa della Santissima Trinità, che risale al XIII secolo. Lì ogni anno, nella ricorrenza dell’intitolazione, si ripete l’uso del bacio delle croci.

Monteaperta è, tra l’altro, nota per le famose Tigri, il gruppo di ragazze che ha reso il tiro alla fune e la zona di Taipana celebri in tutta Italia con la partecipazione nel 1979 alla trasmissione Rai Portobello di Enzo Tortora. (Luciano Lister)

https://www.dom.it/viskorsa-je-vas-z-zgodovino_monteaperta-un-paese-con-una-storia/

22 ott 2022

Plin, drva in peleti vse dražji/ Gas, legna e pellet alle stelle

 



La stagione fredda è alle porte e il ministro della Transizione ecologica ha firmato il Decreto che definisce i nuovi limiti temporali di esercizio degli impianti termici di climatizzazione alimentati a gas naturale e la riduzione di un grado dei valori massimi delle temperature degli ambienti riscaldati, da applicare per la prossima stagione invernale come previsto dal Piano di riduzione dei consumi di gas naturale.

Il periodo di accensione degli impianti è ridotto di un’ora al giorno e il periodo di funzionamento della stagione invernale 2022-2023 è accorciato di 15 giorni, posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 la data di fine esercizio. In presenza di situazioni climatiche particolarmente severe, le autorità comunali, con proprio provvedimento motivato, possono autorizzare l’accensione degli impianti termici alimentati a gas anche al di fuori dei periodi indicati al decreto, purché per una durata giornaliera ridotta. Inoltre, i valori di temperatura dell’aria sono ridotti di un grado centigrado.

Il territorio italiano è suddiviso in sei zone. I comuni di Tarvisio, Malborghetto- Valbruna, Resia, Lusevera, Taipana, Pulfero, Drenchia e Stregna dono inseriti in zona F, nella quale non c’è alcune limitazione all’accensione del riscaldamento, gli altri comuni sono tutti in zona E, dove si può riscaldare per un massimo di 13 ore giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile.

Giuseppe Sibau

Questo per gli impianti a gas. Ma anche chi riscalda a legna e a pellet ha i sui grattacapi, considerato il balzo dei prezzi delle materie prime. Tanto che il consigliere regionale Giuseppe Sibau, in Consiglio regionale lo scorso 29 settembre ha di «intervenire quanto prima per tutelare le famiglie strozzate dai rincari di luce e gas, con particolare attenzioneal tema del pellet ». «Tante persone, anche grazie agli incentivi e detrazioni presenti, hanno deciso di acquistare stufe e caldaie a pellet ritrovandosi poi, però, con costi al sacco triplicati, dai 4 fino anche agli 11/13 euro di oggi», ha rilevato Sibau, che vive a Iesizza e ha ben presente la situazione. «Chi ha acquistato auto elettriche è inoltre in ginocchio per il triplicato prezzo dell’energia, mentre gli stipendi non sono minimamente aumentati. L’assessorato all’Ambiente ha risposto che, assieme all’Agricoltura, verrà attuato un tavolo di lavoro con i portatori d’interesse perché è urgenza della nostra Regione sviluppare una propria filiera del legno. Speriamo sia un primo, incisivo, passo verso il contenimento dei costi, anche sensibilizzando il nuovo governo», ha commentato il consigliere regionale.

Antonio Comugnaro

Da parte sua, il sindaco di San Leonardo, Antonio Comugnaro, torna sulla questione dell’accensione dell’illuminazione pubblica, della quale abbiamo scritto lo scorso numero del Dom. Considerando che la spesa per l’elettrica è quasi triplicata rispetto alla media degli ultimi anni, già dallo scorso mese di marzo l’illuminazione pubblica viene spenta all’1, nel limitrofo comune di Stregna già alle 23. E ora anche il Comune di Pulfero ha deciso di spegnere i lampioni dalle 23 alle 5, eccetto quelli delle frazioni attraversate dalla Statale 54.

«Quella di tenere spenta l’illuminazione pubblica per alcune ore notturne è una misura che si sta diffondendo. Qualcuno cerca di resistere, tuttavia mi pare non ci sia alternativa. Ho ricevuto lamentele da parte di alcuni cittadini, ma io ritengo giusto risparmiare, piuttosto che continuare con il “qualcuno pagherà”. Magari si rischia l’impopolarità, ma non si può far finta di niente», è chiaro Comugnaro.

Quanto al riscaldamento, il primo cittadino di San Leonardo, nell’attuale situazione energetica, va fiero della centrale a biomassa del proprio Comune che riscalda scuole elementari e medie, palestra, spogliatoi degli impianti sportivi e sede del circolo culturale. «Così non siamo soggetti a limitazioni e bruciamo cippato prodotto localmente», fa sapere Comugnaro. «Il progetto per estendere il riscaldamento a biomassa al municipio è già finanziato e i lavori partiranno in breve. Poi toccherà alla scuola dell’infanzia. Per l’inverno 2023 contiamo di scaldare con questo sistema tutti gli edifici comunali». (R. D.)

https://www.dom.it/plin-drva-in-peleti-vse-drazji_gase-legna-e-pellet-alle-stelle/

Jesenske barve v Reziji/ I colori dell’autunno a Resia

 



L’ autunno con le sue corte giornate, riscaldate da un sole non più rovente, diventa la stagione ideale per vivere una giornata in Val Resia, che ormai è diventata un punto di riferimento per tanti turisti ed escursionisti. Un luogo di grande valenza ambientale e culturale, dove visitando i paesi o percorrendo i tanti sentieri, si scorgono proposte suggestive ed accattivanti, sia per l’escursionista sia per chi vuole trascorrere qualche ora tra le montagne.

A Stolvizza/Solbica, in particolare, si possono visitare i due preziosi musei, che ospitano mostre dedicate al mestiere dell’arrotino nell’omonimo museo e all’archeologia nel Museo della gente della Val Resia. In questo momento dell’anno, caratterizzato dai vivaci colori che dipingono la vallata di giallo e rosso, l’associazione Vivistolvizza si prepara all’appuntamento di domenica, 30 ottobre, quando, con l’arrivo dell’inverno, i sentieriattorno al paese e gestiti dal sodalizio saranno ufficialmente chiusi.

Una chiusura dettata dall’arrivo delle basse temperature, che potrebbero rendere pericolosi tracciati molto spesso gelati. «Vivi-amo l’autunno» è il titolo dato all’iniziativa che sarà animata, come ogni anno, da un’escursione con gruppi accompagnati da persone del luogo e che terminerà con la tradizionale degustazione della “Bruschetta dell’amicizia”. Ma non solo, la manifestazione sarà impreziosita da diverse iniziative collaterali. Per tutta la giornata ci saranno i mercatini di artigianato locale; nell’ambito dell’iniziativa “Affiliamo”, poi, gli arrotini del paese saranno disponibili ad affilare forbici e coltelli, che potranno essere ritirati al termine della camminata; per i più piccoli ci saranno animazione e trucca-bimbi; il gruppo musicale “Maximaber Orkestar”, per finire, concluderà una serie di iniziative organizzate nell’ambito del progetto «Diverso da CHI».

Si può ben dire che Stolvizza sia il borgo dei sentieri, una fama che si è cucito addosso grazie al lavoro certosino delle tante persone che operano per tenere in ordine i vari tracciati, rendendoli facilmente percorribili e alla portata di tutti. In tal modo diventano un’attrattiva turistica non trascurabile in un territorio che ha fatto della cultura e delle bellezze naturali i suoi punti di forza. (Sandro Quaglia) https://www.dom.it/

7 ott 2022

V Podbuniescu za slovensko narečje /A Pulfero per il dialetto sloveno

 


L’amministrazione comunale di Pulfero ha conferito l’incarico a un professionista specializzato del settore, per la redazione del piano di mobilità ciclistica comunale Biciplan per un costo complessivo di 6.207,50 euro.

È stato dato l’avvio al progetto «Lingua e tradizioni delle Valli del Natisone» che si terrà tra il 2022 e il 2023, organizzato congiuntamente ai Comuni di Cividale del Friuli e di Torreano, all’Istituto comprensivo «Dante Alighieri» di San Pietro al Natisone, alle associazioni «Istituto Slavia Viva», «Forum per la Slavia», «Slavia Friulana nel Mondo», «Lintver» e «Pro loco Stregna».

Il programma del progetto prevede la digitalizzazione della produzione letteraria in dialetto sloveno delle Valli del Natisone, la realizzazione di una linea informativa plurilingue, interventi nell’Istituto comprensivo «Dante Alighieri» di San Pietro al Natisone e la presentazione dei risultati del progetto. L’iniziativa usufruisce di un contributo di 13.800 euro concesso dalla Regione ai sensi della legge regionale 26/2007, art.22 «Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena/Deželna pravila o varstvu slovenske jezikovne manjšine». (a cura di S. C.)

V Podbuniescu je občinska uprava profesionalcu zaupala pripravo občinskega načrta za kolesarsko mobilnost Biciplan, za strošek v višini 6.207,50 evrov.

Začelo se je izvajanje projekta z naslovom »Lingua e tradizioni delle Valli del Natisone« (»Jezik in navade Nediških dolin«), ki ga bodo zaključili v letu 2023. Izvajajo ga z Občinami Čedad in Tavorjana, Večstopenjskim zavodom »Dante Alighieri« iz Špietra in društvi »Istituto Slavia Viva«, »Forum per la Slavia«, »Slavia Friulana nel Mondo«, »Lintver« in »Pro loco Stregna«.

V okviru projektnih dejavnosti bodo z digitalizacijo in predavanji v šolah vrednotili krajevno slovensko narečje. Projekt bodo izvajali s sredstvi v višini 13.800 evrov, ki jih je Dežela Furlanija-Julijska krajina namenila na podlagi deželnega zakona za varstvo slovenske jezikovne manjšine.

https://www.dom.it/v-podbuniescu-za-slovensko-narecje_a-pulfero-per-il-dialetto-sloveno/

17 set 2022

Grido d'aiuto dalla Benecia

 

Klic na pomoč iz Benečije
Grido d’aiuto dalla Benecia

Med spominsko slovesnostjo pred spomenikom štirim ustreljenim junakom v Bazovici, ki je letos potekala 11. septembra, je slavnostni govornik, predsednik Inštituta za slovensko kulturo Giorgio Banchig, je opozoril na dramatično stanje Slovencev v Benečiji, Reziji in Kanalski dolini. »Če pogledamo tragično demografsko stanje beneških gorskih občin, so protislovenske sile v dobršni meri dosegle cilj na demografskem področju,« je poudaril govornik in nato apeliral: »Gospod minister za Slovence v zamejstvu in po svetu, dragi rojaki! Skrajni čas je, da se slovenska manjšina, deželna uprava, italijanska vlada in tudi Slovenija zavedajo tega dramatična položaja ter primerno in stvarno ukrepajo. Treba je investirati na ljudi, na mlade, na družine, ki imajo pri srcu usodo naše skupnosti in so pripravljeni sodelovati pri kulturnem in gospodarskem preporodu Benečije, Rezije in Kanalske doline.«

Un drammatico grido d’allarme, con un conseguente forte appello a unire le forze per evitare il tracollo demografico, sociale ed economico di Benecia, Resia e Valcanale. è arrivato da Giorgio Banchig, presidente dell’Istituto per la cultura slovena lo scorso 11. settembre, alla commemorazione dei quattro eroi antifascisti fucilati a Bazovizza.

https://www.dom.it/klic-na-pomoc-iz-benecije_grido-daiuto-dalla-benecia/?fbclid=IwAR0H3hOO2dOpnZzyOSfW6jT1mitk2fsnz42rbrdZ7hFjjlyblKWdczlpUkw

6 set 2022

Una strada dopo il fuoco . Po požaru je potrebna cesta

 

Dopo il grande incendio che di recente ha interessato anche la Val Resia, nei comuni di Resiutta e Resia è ancora in uso la viabilità straordinaria su strada sterrata, realizzata sul greto del torrente Resia da località Povici a località ta-pod Klancon. È stata aperta dalla sera di venerdi, 29 luglio.

Questa unica alternativa viaria, di circa 3 km, è stata necessaria in sostituzione della strada ex provinciale 42, chiusa al transito dal 20 luglio per l’incendio durato 12 giorni e soprattutto per il pericolo di caduta massi, dovuto all’instabilità del suolo che l’incendio stesso ha provocato lungo il versante. Destino ha voluto che anche la strada verso Uccea, per i lavori che la stanno interessando, non fosse e non sia tuttora transitabile, pertanto per 9 giorni la viabilità in entrata e uscita dalla vallata è stata assicurata solo per emergenze o, in giorni meno critici, con servizio di scorta.

In questa situazione, per uscire dalla valle, alcuni hanno percorso più volte a piedi l’antico tracciato pedonale, situato sulla destra orografica del torrente, che da località Tigo in circa un’ora di cammino allenato porta alla località di Povici.

In un comunicato dell’8 agosto, la sindaca di Resia/Rezija, Anna Micelli, ha spiegato quanto previsto per la viabilità ordinaria. «I primi interventi di messa in sicurezza, con disgaggi e posa di ulteriori tratti di barriere come mantovane per circa 1,3 km ed altre attività complementari, sono previsti a partire dal mese di settembre, in modo da consentire la riapertura della strada al traffico veicolare con un senso unico alternato, regolato da impianti semaforici, ispirandosi al principio di maggior cautela, in quanto la garanzia della sicurezza delle persone è prioritaria».

La sindaca prevede la verosimile riapertura per la seconda metà di ottobre. «Per i successivi interventi di messa in sicurezza della strada sarà necessario posizionare barriere paramassi alte 4-5 metri, con una capacità di assorbimento di energia fino a 3000 kJ, pertanto si stima che tutti gli interventi potrebbero essere completati entro la primavera-estate 2023».

Per i mesi a venire la criticità maggiore sarà la pioggia. Caduta di massi e colate di fango sulla strada potrebbero rendere l’ex provinciale 42 potenzialmente impraticabile; anche il by-pass sul greto del torrente Resia potrebbe non garantire la viabilità in caso di piena. Le autorità, quindi, non escludono nuovi possibili isolamenti(Sandro Quaglia)

Po nedavnem večjem požaru, ki je prizadel tudi dolino Rezija, je v občinah Rezija in Bila še v rabi nadomestna cestna povezava, ki so jo 29. julija zvečer uredili na strugi potoka Rezija med krajem Povici in krajem ta-pod Klancon.

Nadomestno cestno povezav, ki je dolga 3 km, so uredili ker je bivša pokrajinska cesta 42 od 20. julija zaprta  prej zaradi požara, ki je trajal 12 dni in zdaj zaradi tveganja plazu.

Ker v teh mesecih potekajo obnovitvena dela tudi na cesti proti Učji, je promet iz doline Rezije in vanjo devet dni bil odprt samo v najnujnejših primerih. V tistem obdobju so nekateri domačini dolino Rezijo zapustili tudi peš, po starih poteh.

V komunikeju je 8. avgusta rezijanska županja Anna Micelli napovedala, da bodo prve posege za višjo varnost pred plazovi izvajali že septembra. Cesto bi odprli čimprej, predvidoma proti koncu oktobra; promet naj bi potekal izmenično enosmerno, sicer s semaforjem. V okviru kasnejših posegov naj bi postavili zaščitne mreže, ki naj bi varovale pred padajočim kamenjem. Dela naj bi se končala poleti 2023.

Prometne povezave bodo v naslednjih mesecih v veliki meri odvisne od vremena, saj bi lahko neurje povzročilo nadaljnje plazove in onemogočilo prevoze po nadomestni cesti na strugi potoka Rezija.

https://www.dom.it/una-strada-dopo-il-fuoco_po-pozaru-je-potrebna-cesta/

16 ago 2022

Guerra in Ucraina, quale futuro per la memoria europea?

Mappa d'Europa - © Shutterstock

 Alla radice del conflitto in corso, c’è anche la diversa percezione che i vari paesi europei hanno della sconfitta del nazifascismo e del crollo dell’Unione Sovietica. Una “guerra simbolica” che andava avanti da tempo

25/07/2022 -  Francesco Brusa

(Pubblicato originariamente il 16 giugno Dinamopress.it  )

Ha detto Julian Assange, che al momento rischia di essere estradato dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, che «negli ultimi anni, le guerre iniziano molto spesso per via di bugie diffuse dai media». Di sicuro, almeno sul piano discorsivo, quella della Russia contro l’Ucraina è stata preceduta da una palese mistificazione, che Putin ha “formalizzato” nella sua dichiarazione del 22 febbraio e che le élite russe hanno poi più volte ripreso e rimaneggato col procedere dell’attuale invasione: la necessità di mettere in atto una “de-nazificazione” del territorio e della popolazione nella vicina repubblica.

Il riferimento più diretto, com’è noto, è agli eventi dell’Euromaidan del 2013-14 in cui una sollevazione popolare rovesciò il governo dell’allora presidente ucraino Yanukovich e in cui ottennero grande visibilità e spazio di agibilità politica le forze di ispirazione nazionalista e neo-nazista di Pravy Sektor e Svoboda (con la conseguente formazione del battaglione Azov, che combatterà poi in Donbass). Ma, al di là delle contingenze specifiche, le affermazioni del presidente russo e dei suoi sodali affondano in un più ampio processo di costruzione della memoria e di “re-invenzione del passato” che prosegue da decenni, e non solo in Russia ma sull’intero territorio europeo.

Ma, anzi, è forse lecito affermare che pure il periodo post-Guerra Fredda è di fatto cominciato con una sorta di “menzogna”, o perlomeno di omissione: il fatto che, benché fredda, quella appena conclusa fosse appunto una guerra, con i suoi vincitori e i suoi vinti. E i vinti, chiaramente, furono l’Unione Sovietica (come entità ed esperienza politica complessa, non solo territoriale) e una certa concezione del “comunismo” (non solo a est).

Ma, al di là dei grandi proclami (che fin dall’inizio andavano comunque in direzioni lievemente divergenti: se Gorbachëv parlava dell’Europa come «casa comune» dei popoli, sottintendendo una visione implicitamente pluralistica, il suo omologo Bush sognava un’Europa «whole and free», ponendo l’accento su una concezione delle democrazia di stampo più smaccatamente liberale), un tale dato di fatto non fu mai realmente certificato in maniera condivisa. Non fu certificato, cioè, da un tentativo ampio e concordato di ridisegnare gli assetti globali, o quantomeno regionali, e soprattutto dal tentativo di elaborare un’interpretazione condivisa – fra “est” e “ovest” – di cosa fosse stata l’esperienza nazifascista e la seconda Guerra Mondiale, che significato attribuire al termine “totalitarismo” e quali esigenze portava con sé, da ambedue i lati del muro, la fine della Guerra Fredda.

continua a leggere https://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina/Guerra-in-Ucraina-quale-futuro-per-la-memoria-europea-219021

Per non irritare i follower russi non scriverò più nulla sulla guerra Russia Ucraina!!!

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