Il canto rappresenta un elemento importante nella vita delle comunità cristiane, anche in quelle della Valcanale. In particolar modo il canto liturgico tradizionale nelle lingue locali, in ogni comunità indissolubilmente legato a cultura, storia e tradizioni religiose del territorio.
Le comunità della Valcanale sono saldamente radicate nella fede e la loro fede è radicata nelle loro lingue e culture. Potremmo dire, quindi, che attraverso il canto e la preghiera nelle lingue locali a parlare sia la stessa storia dell’anima. Per secoli, le lingue d’uso dei paesi della Valcanale hanno caratterizzato non solo il catechismo e la predicazione, anche il canto liturgico. Soprattutto il tedesco, quindi, a Coccau, Fusine, Cave del Predil, Tarvisio, Malborghetto, Santa Caterina, Bagni di Lusnizza e Pontafel; soprattutto lo sloveno, invece, a Camporosso, Ugovizza, Valbruna e San Leopoldo. A San Leopoldo il canto liturgico sloveno è stato ampiamente praticato sino alle opzioni del 1939 quando gli abitanti del paese hanno portato i propri canti e melodie via con sé, nelle località in cui si sono trasferiti. A restare fedeli pressoché senza interruzioni alla propria tradizione di canto liturgico sloveno a più voci sono stati, in Valcanale, il Coro parrocchiale di Ugovizza/Cerkveni pevski zbor Ukve e il Coro parrocchiale di Camporosso/Cerkveni pevski zbor Žabnice.
Negli ultimi anni, però, la tradizione del canto liturgico sloveno è stata ripresa anche nella chiesa di Valbruna/Ovčja vas. Fino all’inizio del XX secolo nella chiesa paesana della Ss. Trinità era attivo un piccolo coro parrocchiale, che arricchiva le celebrazioni con un repertorio quasi completamente sloveno. Anche nelle case di Valbruna, infatti, come in quelle di Ugovizza, Camporosso e San Leopoldo, accanto al tedesco ufficiale in tutta l’Austria-Ungheria era diffusamente parlato il locale dialetto sloveno zegliano. Lo sloveno aveva un certo grado di ufficialità a livello locale e regionale ed era lingua liturgica nei paesi di lingua slovena, allora accanto al latino. Più tardi ha mantenuto questa funzione accanto all’italiano – passando attraverso il passaggio della Valcanale all’Italia col Trattato di Saint-Germain-en-Laye, il cambiamento nella composizione etnico-linguistica della popolazione nonché il Concilio Vaticano II.
Nella chiesa della Ss. Trinità lo sloveno ha continuato a essere presente nella liturgia fino alla metà del XX secolo. In seguito, una spinta nazionalista estranea all’universalità della Chiesa presente tra uno sparuto gruppo di fedeli, ha portato alla graduale esclusione di questa tradizione locale, probabilmente assecondata anche da qualche sacerdote che non ne ha compreso il valore e dal pregiudizio rispetto alla vicina Jugoslavia. Gradualmente è venuto meno anche il canto corale in sloveno. Per diversi decenni, quindi, i fedeli hanno collaborato alle celebrazioni con canti quasi esclusivamente in italiano.
Già da un paio d’anni, però, nella chiesa di Valbruna è di nuovo attiva una piccola cantoria, che collabora alle celebrazioni cantando a una voce. Fin dall’inizio alla cantoria è venuto naturale recuperare almeno una parte del repertorio liturgico tradizionale valbrunese, accanto a quello italiano.
Alcuni canti liturgici sloveni abituali in passato erano ancora ben vivi nella memoria di alcuni fedeli; un aiuto determinante, tuttavia, è giunto dall’ex organista Greti Wedam, che ha fornito molte indicazioni relative ai canti una volta eseguiti in ogni occasione dell’anno liturgico.
Ogni celebrazione o momento di devozione da allora rispetta anche la tradizione locale. In occasione delle festività maggiori non mancano anche melodie in tedesco e friulano. (Luciano Lister)
continua in sloveno https://www.dom.it/v-osko-cerkev-se-vraca-pevsko-izrocilo_a-valbruna-torna-il-canto-tradizionale/
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