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17 mag 2021
16 mag 2021
‘Cambiare’: a Illegio cinquecento anni di trasformazioni nell’arte
Non tutto cambia nella vita, ma nella vita accadono cose che cambiano tutto: lo stesso vivere è essere pronti a cambiare, perché solo l’inanimato e l’inerte restano sempre identici a se stessi. E’ proprio Cambiare, una delle capacità umane più importanti, il tema della 17a Mostra d’arte di Illegio, aperta al pubblico dal 16 maggio al 17 ottobre nel borgo, garantito Covid-free: un’avvincente meditazione su quest’esperienza fondamentale dell’esistenza. In mostra il movimento che riguarda il cosmo, le specie e le coscienze, mettendoci in ascolto di grandi artisti che hanno imparato cosa significhi cambiare nella carne viva delle loro storie personali, piene di conquiste e ferite, e facendoci riscoprire le storie narrate dalle più belle pagine della nostra civiltà: la mitologia classica, la Sacra Scrittura, la letteratura e il teatro, la storia delle rivoluzioni e trasformazioni dell’Occidente.L’esposizione coinvolgerà la mente e il cuore con 30 capolavori internazionali, che mettono in scena mezzo millennio di bellezza, dal ‘500 al ‘900. Un racconto appassionante per l’alta qualità delle opere, di autori da scoprire o a firma degli astri più fulgidi nel cielo dell’arte. Tra i più importanti, Tintoretto, Antoon Van Dyck, Claude Monet, Lucio Fontana e Giacomo Balla, per la maggior parte con opere mai viste prima in Italia. Quattro le sezioni: la prima dedicata all’impulso di cambiare il mondo o reagire ai cambiamenti. La seconda incentrata sui più affascinanti racconti di metamorfosi, dalla mitologia alle favole. La terza ricorda storie di cambiamento interiore, morale e spirituale, di ascesa e caduta, smarrimento e ritorno. Nella quarta si apre il panorama del cambiamento dell’arte e del suo sguardo rivolto alla scena di questo mondo, dai maestri antichi fino ai nuovi linguaggi dal Novecento in poi, per indicare non solo che l’arte cambia, ma perché essa cambia!
https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/%E2%80%98cambiare%E2%80%99-a-illegio-cinquecento-anni-di-trasformazioni-nell%E2%80%99arte/6/241192
Giovani promesse dell’arrampicata
Giovanissimi delle valli o con origini nelle valli protagonisti del campionato regionale di arrampicata sportiva (specialità lead) andato in scena nel pomeriggio di domenica, 9 maggio, nella palestra di San Leonardo. Nella categoria Under 12 maschile si è imposto Leonardo Blasutig (società Teste di pietra), mentre in quella femminile ha vinto Arianna Adami (Chiodo fisso), seconda Jasna Gosgnach (Chiodo fisso). Le altre due sorelle Adami, di Pradielis/Ter, Emma e Martina, si sono imposte rispettivamente tra le Under 14 e le Under 16. La classifica del campionato regionale di combinata (la prova di boulder si era tenuta a Tolmezzo lo scorso 25 aprile) è, per quanto riguarda gli atleti menzionati, la fotocopia della gara di San Leonardo, con vincitori Blasutig e le sorelle Adami, e Gosgnach seconda. La competizione, organizzata dall’associazione Chiodo fisso di Tolmezzo, in collaborazione con Natisone Climbing e Vallimpiadi, ha visto la partecipazione di decine di atleti agonisti in arrivo da tutta la regione. La prova era, infatti, valida come qualificazioni al torneo nazionale. Attorno all’arrampicata sportiva c’è un interesse crescente, dettato anche dal fatto che ai prossimi giochi olimpici di Tokio per la prima volta ci sarà come disciplina anche l’arrampicata sportiva. Molti sono i praticanti anche in Benecia, Resia e Valcanale. La palestra di San Leonardo è molto frequentata. Il Comune ha in programma l’ampliamento della struttura e nel programma triennale delle opere pubbliche 2021-2023 è stato stanziato un importo di 192 mila euro. C’è anche chi pensa a una squadra agonistica locale.
https://www.dom.it/mladi-upi-spotnega-plezanja_giovani-promesse-dellarrampicata/
Ora
Ora… Ora che leggo di tuo padre mi chiedo
quali eserciti abbia visto il mio
e soprattutto quali abbia combattuto:
l’ho visto solo perdere un dito in fonderia.
Eppure se ne è andato da soldato
nella sua trincea personale di forni
a microonde e camicie ben stirate.
Quando ci ha lasciati ho pensato
che l’aveva fatto già molto tempo prima.
Ho un fiume che scorre davanti a me
più veloce di quanto pensassi – e con sé
porta via tutto – anche queste prime aurore di maggio.
poesia di Michele Obit
15 mag 2021
Sul monte Cuar per dominare la valle del Tagliamento
Il bello della valle del medio Tagliamento, quella che orientativamente si trova tra Venzone e Pinzano al Tagliamento, è che il fiume si trova ad attraversare territori con una altitudine sul livello del mare piuttosto bassa, contornati di montagne le cui vette non raggiungono grandi sommità, ma che per il forte dislivello rispetto al principale corso d’acqua che le attraversa permettono di bearsi gli occhi con panorami eccezionali. Principe fra questi monti è il Cuar, che in lingua friulana significa “corno”, come la forma che tende ad assumere la sua parte sommitale. Dalla cima del Cuar si gode di un panorama che dà sul Tagliamento, che scende da Trasaghis verso quella particolare mezzaluna che è il monte di Ragogna, da una parte si arriva a vedere l’intero specchio del Lago di Cavazzo e dall’altra tutta la val d’Arzino, alcuni dei protagonisti di weBeach – Friuli e Isonzo, arrivata alla sua seconda edizione. Per raggiungere la sommità del corno esiste un sentiero molto semplice e leggero, alla portata di tutti, da percorrere all’andata e al ritorno. Per chi però ha la gamba appena appena un po’ più allenata, consigliamo il più divertente percorso ad anello. Entrambi sono validi in tutte le stagioni dell’anno, preferibilmente in primavera ed estate, quando le giornate sono più lunghe.
Come arrivare al monte Cuar
L’escursione al monte Cuar incomincia dal Cuel di Forchia, snodo di molti sentieri della zona. Per raggiungerlo, bisogna recarsi ad Avasinis, frazione del comune di Trasaghis. Arrivando in paese da Trasaghis attraverso la SP41, si svolta a sinistra su via Novedet. La stretta strada asfaltata si impenna quasi subito, trasformandosi in una tortuosa viuzza di montagna. Seguitela per circa 8 km, fino ad arrivare al Cuel di Forchia, contraddistinto da alcuni cartelli del CAI (46.273411, 13.012744), dove lascerete l’auto in uno dei tanti spiazzi a bordo strada.Qui avete due scelte: se volete scegliere una passeggiata meno impegnativa, arrivare prima alla malga Cuar e poi salire alla cima del monte, imboccate il sentiero 815; se preferite cimentarvi nell’anello che vi porterà prima in cima alla montagna e quindi con una più placida discesa alla malga prima e al Cuel di Forchia poi, scegliete invece l’816.L’escursione al monte Cuar
Il sentiero 816 incomincia subito a salire in maniera decisa lungo il fianco della montagna: vi aspettano un paio d’ore di appagante fatica per la maggior parte all’interno del bosco, con occasionali tratti più esposti dove lo scenario si apre facendovi pregustare già lo spettacolo di panorama che troverete in cima. In appena un paio di chilometri scarsi salirete di quasi 600 metri di altitudine. Fuori dal bosco, percorrete un altro centinaio di metri per scorgere la croce che simboleggia la cima del monte Cuar, a 1478 m slm. È il momento di far viaggiare lo sguardo lungo le valli del Tagliamento e dell’Arzino che si stendono ai vostri piedi, mentre ancora più a ovest si intuisce la vallata del Meduna: alcuni dei corsi d’acqua protagonisti della guida weBeach – Friuli e Isonzo, con tutte le indicazioni per visitare le migliori 100 spiagge d’acqua dolce che offrono.Proseguite ancora lungo la cresta fino ad arrivare a dei pali in legno che delimitano il territorio di pascolo per le mucche; lì piegate in discesa per scendere verso la malga Cuar, tappa obbligata di ristoro della camminata. Intorno alla malga, grandi prati di montagna invogliano a stendersi a godere il bel tempo, ma il consiglio è quello di farsi allettare dai prodotti di malga e rinfrancare lo spirito con un tagliere del loro salame e dello straordinario formaggio, annaffiato da un bicchiere di rosso. Dal balcone della malga, la vista corre sulla vallata e consente di ammirare ciò che si estende in direzione Nord-Est, con il Lago di Cavazzo e le altre vette della zona.Dalla malga, seguite il sentiero che scende verso il bosco: seguite i segnavia CAI per ricongiungervi con il sentiero 815. Una dolce discesa in un bosco stracolmo di lamponi vi porterà di nuovo al Cuel di Forchia.Se avete optato per percorrere quest’ultimo sentiero sin dall’inizio, avrete raggiunto la malga in meno di due ore di cammino agevole lungo il largo sentiero immerso nel bosco. Potete quindi proseguire con un ultimo sforzo per arrivare alla cima del monte Cuar e poi decidere il da farsi in merito alla via di discesa. Scritto con Lorenzo Calamaidivisore
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