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14 ott 2023

Frase del giorno

 LA FRASE DEL GIORNO

Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra.
PIO XII, Radiomessaggio noto come "Un'ora grave", 24 agosto 1939

da il Canto delle sirene blogspot.com

12 ott 2023

Proverbio friulano


 “Ai dodis al è San Serafin: cjastinis e un bocâl di vin” Ovvero il 12 ottobre si festeggia San Serafino con castagne e un boccale di vino, prodotti di stagione..

da vita nei campi

Le 4 incognite della guerra di Israele contro Hamas

 


Il 7 ottobre l'attacco a sorpresa a opera di Hamas ha lasciato incredulo Israele e ha rappresentato una debacle gigantesca per l'intelligence di Gerusalemme, ma è sembrato un atto tanto clamoroso quanto irrazionale a molti osservatori. Mark Juergensmeyer, professore emerito di Global Studies a Berkeley e grande esperto di Medio Oriente, l'ha definito un "suicidio". C'era un notevole divario di forza tra i militanti armati (forse sostenuti dall'Iran) di Gaza, una zona impoverita, e il formidabile apparato militare israeliano. Alla vigilia della reazione israeliana, la candidata repubblicana Nikky Haley ha esortato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a non avere pietà di Hamas, twittando: "Finiscili".

In molti hanno fatto osservazioni simili dopo l'inizio della guerra in Ucraina, accusando il presidente russo Vladimir Putin di prendere decisioni illogiche e autodistruttive. L'assunzione alla base di queste affermazioni è che gli attori razionali iniziano le guerre solo se hanno buone probabilità di vincerle. Avviando una guerra destinata a distruggere tutti i palestinesi, si pensa che Hamas abbia dimostrato tutta la sua irrazionalità. Ma le sfide che Israele sta affrontando in queste ore potrebbero rivelare come le concezioni comuni di razionalità siano intuitive ma alla fine errate.

Le 4 opzioni:

  1. Il blocco totale di Gaza
  2. Bombardamenti a pioggia
  3. L'invasione via terra
  4. La carta degli ostaggi
Miliziani di Hamas
Il documento è stato scritto nel 1988 e rivisitato nel 2017. Contiene le visioni religiose e politiche del movimento per la resistenza islamica che ha attaccato Israele

Opzione 1: il blocco totale di Gaza

Le opzioni attualmente disponibili per Gerusalemme sono sostanzialmente quattro. La prima, quella che si sta già testando, è un blocco totale di Gaza. Un "assedio completo", come definito da Israele, che comporta la sospensione dell'energia elettrica, del cibo, del carburante e dell'acqua. Questa misura è stata accompagnata, fin dalle prime ore di domenica, da pesanti attacchi aerei israeliani. Le immagini della Bbc mostrano strade deserte coperte dai detriti di edifici crollati. Si stima che più di 1.000 persone siano già morte in questa rappresaglia.

La Striscia di Gaza ospita complessivamente circa 2,3 milioni di persone, delle quali l'80% dipende principalmente dagli aiuti umanitari a causa delle ostilità in corso con Israele. Un prolungamento indefinito del blocco potrebbe causare una catastrofe civile di proporzioni bibliche, con un esodo di profughi verso l'Egitto (che condivide uno dei confini con Gaza) e peggiorare ulteriormente l'immagine internazionale di Israele.

continua https://www.wired.it/article/israele-guerra-hamas-bombardamenti-striscia-gaza-invasion

9 ott 2023

Vajont 60 anni dopo il disastro - Esploriamo la diga, la forra, scopriam...

il disastro del Vajont

 




Oggi il Presidente della repubblica Mattarella verrà a commemorare Il disastro del Vajont.

 Si verificò la sera del 9 ottobre 1963, nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont nell'omonima valle (al confine tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto), quando una frana precipitò dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del bacino alpino realizzato con l'omonima diga; la conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, coinvolse prima Erto e Casso, paesi vicini alla riva del lago dopo la costruzione della diga, mentre il superamento della diga da parte dell'onda generata provocò l'inondazione e distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1.910 persone, tra cui 487 minorenni[2].

Le cause della tragedia, dopo numerosi dibattiti, processi e opere di letteratura, furono ricondotte ai progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono la non idoneità dei versanti del bacino, a rischio idrogeologico. Dopo la costruzione della diga si scoprì infatti che i versanti avevano caratteristiche morfologiche (incoerenza e fragilità) tali da non renderli adatti ad essere lambiti da un serbatoio idroelettrico. Nel corso degli anni l'ente gestore e i suoi dirigenti, pur essendo a conoscenza della pericolosità, anche se supposta inferiore a quella effettivamente rivelatasi, coprirono con dolo i dati a loro disposizione, con il beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei lavori pubblici.Alle 22:39 del 9 ottobre 1963, circa 270 milioni di m³ di roccia[2][3][4] (un volume più che doppio rispetto a quello dell'acqua contenuta nell'invaso) scivolarono, alla velocità di 30 m/s (110 km/h), nel bacino artificiale sottostante (che conteneva circa 115 milioni di m³ d'acqua al momento del disastro) creato dalla diga del Vajont, provocando un'onda di piena tricuspide che superò di 250 m in altezza il coronamento della diga e che in parte risalì il versante opposto distruggendo tutti gli abitati lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso, in parte (circa 25-30 milioni di m³) scavalcò il manufatto (che rimase sostanzialmente intatto, pur avendo subito forze 20 volte superiori a quelle per cui era stato progettato, seppur privato della strada carrozzabile posta nella parte sommitale) e si riversò nella valle del Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i comuni limitrofi, e in parte ricadde sulla frana stessa (creando un laghetto).[4] Vi furono 1910 vittime di cui[5] 1 450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni[6].

Lungo le sponde del lago del Vajont vennero distrutti i borghi di Frasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, e la parte bassa dell'abitato di Erto[7]. Nella valle del Piave vennero rasi al suolo i paesi di Longarone, Pirago, Faè, Villanova, Rivalta, e risultarono profondamente danneggiati gli abitati di Codissago, Castellavazzo, Fortogna, Dogna e Provagna. Vi furono danni anche nei comuni di SoverzenePonte nelle Alpi, nella città di Belluno a Borgo Piave, nel comune di Quero Vas, e nella borgata di Caorera dove il Piave, ingrossato dall'onda, allagò il paese e raggiunse il presbiterio della chiesa.

L'evento fu dovuto a una serie di cause, di cui l'ultima in ordine cronologico fu l'innalzamento delle acque del lago artificiale oltre la quota di sicurezza di 700 metri voluto dall'ente gestore, operazione effettuata ufficialmente per il collaudo dell'impianto, ma con il plausibile fine di compiere la caduta della frana nell'invaso in maniera controllata, in modo che non costituisse più pericolo. Questo, combinato a una situazione di abbondanti precipitazioni meteorologiche e a forti negligenze nella gestione dei possibili pericoli dovuti al particolare assetto idrogeologico del versante del monte Toc, accelerò il movimento della antica frana presente sul versante settentrionale del monte Toc, situato sul confine tra le province di Belluno (Veneto) e Pordenone (Friuli-Venezia Giulia). I modelli usati per prevedere le modalità dell'evento si rivelarono comunque errati, in quanto si basarono su una velocità di scivolamento della frana nell'invaso fortemente sottostimata, pari a un terzo di quella effettiva.

Nel febbraio 2008, durante l'Anno internazionale del pianeta Terra dichiarato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in una sessione dedicata all'importanza della corretta comprensione delle Scienze della Terra, il disastro del Vajont è stato citato, assieme ad altri https://youtu.be/-r-30Ai1xVg?si=rilsjcWzJp-PVo1Hquattro eventi, come un caso esemplare di "disastro evitabile" causato dal «fallimento di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che stavano cercando di affrontare»[8].continua https://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_del_Vajont




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