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29 lug 2023

Quale comportamento bisogna adottare se un fulmine cade vicino


 Cerca rapidamente riparo all'interno di un edificio o, se non è possibile, in un'automobile, tenendo presente che in luoghi molto ampi e piatti, come le spiagge, si è maggiormente esposti. Liberati di ombrelli, ombrelloni, canne da pesca e qualsiasi altro oggetto appuntito di medie o grandi dimensioni.

Se sentite i tuoni, il temporale è ormai vicino e occorre mettersi ai ripari: vietato fare il bagno, via da sotto gli alberi o i pali appuntiti (come gli ombrelloni), non ritirate i panni stesi, se siete in auto chiudete i finestrini. I consigli degli esperti per non correre rischi.


Un bubbolìo lontano...

Rosseggia l'orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:

un'ala di gabbiano.

Giovanni Pascoli 

26 lug 2023

PROVERBIO DI OGGI

 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei Vita Nei Campi
“Se al plûf il dì di Sant Ane, je tante mane” ovvero se piove il giorno di Sant’Anna (il 26 luglio) è una manna.

Il boscaiolo, una professione di cultura

 




A prima vista potrebbe sembrare un puro fenomeno imprenditoriale ed economico. Ma se le Valli del Natisone – e in particolare il comune di San Leonardo – in pochi anni sono diventati la zona del Friuli a maggior concentrazione di imprese boschive, è un fatto prima ancora culturale.

È, in definitiva, un esempio posistran tivo in cui i valori spirituali della famiglia e dell’amore e il rispetto dell’ambiente, insieme alla cultura materiale trasmessa fin dalla tenera età con il seguire il papà o i parenti nel bosco, passano per osmosi tra generazioni, arricchendosi di nuove sfide, di professionalità e capacità manageriale.

Dopo quella pubblicata sullo scorso numero del Dom, vediamo insieme altre due storie esemplari di questo «boom di boscaioli».

Il gioco da bambino è diventato impresa

Per Andrea Dugaro, 39 anni, la vocazione da boscaiolo inizia da bambino, seguendo il padre nel bosco a fare legna. Non una attività imprenditoriale vera e propria, ma tutti i rudimenti e la cultura del taglialegna si trasmettono da padre in figlio. «Piuttosto che lasciarmi a casa da solo, papà Antonio mi portava con lui – racconta –. All’inizio mi ha fatto quasi odiare il bosco, perché l’ho vissuta come una imposizione, dopo è diventato un gioco, trasformatosi in passione e poi in lavoro vero e proprio. Il giorno del suo settantesimo compleanno gli ho regalato una foto nostra insieme con queste parole: “Il gioco di un bambino è diventato una professione”».

L’amore per la propria terra lo ha portato a scegliere come scuola l’istituto agrario di Cividale, già con la precisa idea di diventare un imprenditore nel settore agrario: «Col diploma agrario si possono saltare dei corsi propedeutici alla richiesta della partita Iva – spiega Andrea –. Già alle medie avevo deciso che quello era il mio futuro e subito dopo la scuola, finito il servizio militare, ho aperto partita Iva. Nel 2005, a 21 anni, ho aperto la mia impresa con sede a Ussivizza di San Leonardo e un capannone a Cemur. Oltre che a San Leonardo, tagliamo boschi anche nei comuni di San Pietro al Natisone, Stregna, Grimacco e Pulfero. Un gioco, con la mia passione infantile per i macchinari e i trattori e di stare all’aria aperta lavorando nella natura, è diventato con la maturità un lavoro, che alla fine rimane una grande passione! Se guardiamo il riscontro economico rispetto alle ore di lavoro che si fanno, dovrei essere miliardario! In realtà è la passione che mi sostiene».

In tutto ciò un ruolo importante lo gioca l’amore per il proprio territorio: «La natura, gli incontri con la fauna come caprioli e cinghiali, beccacce, scoiattoli, fanno un bellissimo quadro – evidenzia Andrea – . Non ho mai preso in considerazione di fare un altro lavoro, magari al chiuso e in pianura. Anzi, andando avanti, ottimizzando il lavoro con l’acquisto di macchinari, la passione aumenta».

Nelle Valli del Natisone «non c’è un bosco da cartolina, come quello di abeti nel Trentino o le faggete del Cansiglio. È un ambiente particolare, ripido e scosceso, in molti punti roccioso, altrove fangoso, molto vario (castagneti, bosco ceduo, qualche faggeta…), non un ambiente agevole e semplice per lavorarci. Negli ultimi anni, il lavoro con materiale da lavorazione come tronchi di acero, frassino, ciliegio, noce che poi finivano nelle segherie per tavolame è andato a decadere, un po’ per carenza di materia prima, un po’ per il tracollo del Triangolo della sedia che ha diminuito drasticamente la domanda. Oggi è richiestissima la paleria per vigna, sia di acacia che di castagno per la loro durata nel tempo. Il resto è legno da brucio».

Dugaro vede con scetticismo la possibilità di fare nuovi impianti con essenze più richieste dall’industria. «Intanto bisognerebbe eliminare tutto quello che c’è – spiega –, poi sui nostri versanti la ricrescita del sottobosco è molto rapida e ciò aumenta le spese di manutenzione. Solo nelle faggete il sottobosco rimane pulito da rovi e abusti che soffoca tutto ciò che di piccolo può crescere. Anche i castagneti rendono poco, sia come frutto che come legno da brucio. Il mercato lo snobba, anche se personalmente lo trovo ottimo».

Consiglierebbe questa professione ad un giovane? «Se c’è la passione senza dubbio – risponde Dugaro –, come in ogni lavoro. Bisogna buttarsi e partire. Certo bisogna essere coscienti che avere una impresa significa improntare tutta la vita in un certo modo. Non ci sono orari di lavoro prestabiliti e neanche giorni festivi intoccabili. Quando la creatura è tua cerchi di fare più che puoi».

Orgoglioso di fare belle le Valli

Per Riccardo Predan quella del boscaiolo non è solo una tradizione di famiglia, ma già una impresa da 30 anni. «Mio papà comprò il suo primo trattore con carretto e iniziò a fare bosco – racconta Riccardo –, fondando la Predan Legnami. Con gli anni l’attività si è evoluta e anche io e mio fratello Alessandro siamo entrati come contitolari aiutando il papà e permettendo all’azienda di crescere. Ora abbiamo anche due dipendenti. Fin da bambino venivo a giocare nei locali dell’azienda e dai 14 anni davo già una mano. A 13 anni ho preso in mano per la prima volta la motosega. Mio papà non voleva, ma sapevo già tagliare un albero da solo. Già con l’idea di entrare in azienda, ho frequentato alle superiori l’Istituto tecnico commerciale e ora seguo anche tutto il settore contabile amministrativo».

In altre zone del Friuli la successione tra padri e figli nel bosco fa un po’ fatica, «mentre qui nelle Valli del Natisone ci sono tanti esempi positivi di continuità, non solo tra padri e figli ma anche tra zii e nipoti. È un bel segno di unità delle famiglie e di amore per il nostro territorio. Sono molto orgoglioso di essere di Tribil, della bellezza dei nostri boschi e dei nostri prati. Siamo anche uniti come boscaioli nelle Valli. La festa di domenica 25 giugno a San Leonardo l’abbiamo organizzata insieme. Ci sentiamo i custodi dell’ambiente, impegnati a tenere bene il paesaggio. Oggi Tribil, il Matajur e il Kolovrat sono davvero molto belli. Oggi vedo che i giovani sono attaccati più allo smartphone che alla motosega e hanno il mito della città. È un peccato, si rischia di perdere valori molto importanti».

Il bosco è il grande tesoro delle valli, «un patrimonio che è sostenibile perché si rigenera con una giusta programmazione che rispetti i cicli di ricrescita. La gente di pianura vede spesso noi boscaioli ancora come persone che distruggono il bosco.

In realtà poniamo le basi affinché il bosco cresca sano e migliore. I piani di taglio vengono sempre concordati con la Guardia Forestale che alla fine decide cosa deve essere preservato e non tagliato, per i suoi valori naturalistici e paesaggistici. Inoltre nei boschi un po’ più diradati, meno densi di alberi, il sole aiuta la ricrescita naturale del faggio, un legno di pregio molto richiesto per il brucio».

Predan è convinto che il bosco nelle Valli del Natisone abbia un grande futuro: «Penso che anche da noi arriveremo a migliorare il bosco con essenze più pregiate. Ci sono molti ostacoli ma alla fine ce la faremo. Comunque seguiamo con attenzione il mercato e l’innovazione tecnologica. Se ci sono incentivi l’attività boschiva in montagna progredisce, non esistono solo i boschi di pianura. Quando ci sono gli incendi e le frane e le alluvioni, la gente capisce l’importanza di sostenere il nostro lavoro. Nei nostri progetti c’è anche quello di proporci per pulire gli alvei dei nostri fiumi dagli arbusti che vi crescono o da quelli che vengono trasportati dalla piene e che minacciano ponti e passerelle».

Consiglierebbe questo lavoro ad un giovane? «Sì. Tra escavatori, teleferiche, macchinari specializzati, la fatica fisica è sempre meno, ormai quasi limitata all’uso della motosega. Se si vuole stare a contatto con la natura e avere un lavoro vario, non confinato in ufficio o in fabbrica, è l’ideale». (Roberto Pensa)

dal Dom

23 lug 2023

Grotte e leggende in Val Cornappo

 


Jame v legendah v Karnajski dolini
Grotte e leggende in Val Cornappo

Sono vent’anni e il Centro ricerche carsiche Carlo Seppenhofer intende festeggiarli come si deve. Gestire da così tanto tempo il rifugio speleologico a Taipana/Tipana, infatti, è un impegno e una responsabilità, ma anche un onore.

Per questo ha promosso, sabato, 29 luglio, una tavola rotonda sul tema: «Le grotte nella leggenda. Invito a raccontare le leggende legate alle grotte». La manifestazione si svolge col patrocinio dei comuni di Taipana e Gorizia. Chi desideri partecipare è invitato nella sala consiliare a Taipana alle 15.00. La tavola rotonda sarà strutturata in brevi interventi, seguiti da discussioni aperte.

Esperti e appassionati avranno, quindi, la ghiotta opportunità di esplorare le affascinanti leggende e storie intrecciate alle grotte. In serata seguiranno i festeggiamenti nella ricorrenza dei 20 anni di gestione del rifugio speleologico. Nella seguente giornata di domenica, invece, sarà possibile partecipare a cinque escursioni alla scoperta di cascate e grotte.

Ai partecipanti sarà richiesto un contributo simbolico di 10 euro.

Per motivi logistici, chi intendesse partecipare alla tavola rotonda e ai festeggiamenti è invitato a darne comunicazione entro sabato, 15 luglio. Per informazioni o domande è possibile contattare il presidente del Centro, Maurizio Tavagnutti (seppenhofer@libero.it – 329 7468095). Nella ricorrenza dei 20 anni di gestione del Rifugio speleologico Carlo Seppenhofer a Taipana, i membri del Centro ricerche carsiche hanno deciso di festeggiare il raggiungimento di questo traguardo invitando gli amici e tutti coloro che, negli anni, hanno fornito loro supporto.

«Abbiamo pensato di dare un tono significativo a questa giornata organizzando anche una tavola rotonda impostata sui vecchi temi già introdotti in passato dai vari “Triangoli dell’Amicizia”. Per questo motivo sono stati invitati a partecipare anche gli amici degli stati contermini: Austria e Slovenia, con cui abbiamo sempre collaborato», spiegano dal Centro.

Il Centro ricerche carsiche Carlo Seppenhofer è un’associazione senza fini di lucro, fondata a Gorizia il 25 novembre 1978. Si interessa di speleologia nelle sue molteplici forme: dall’esplorazione delle grotte, fino alla protezione dell’ambiente carsico e alla sua valorizzazione in senso naturalistico. A Taipana gestisce il rifugio speleologico Carlo Seppenhofer dal 2003. (Luciano Lister)

dal Dom

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Il Comune di San Leonardo contro le zanzare

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