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15 giu 2023
SCARPETS
Gli scarpèts (scarpèz) sono tipiche calzature friulane, originarie della Carnia, realizzate da secoli dalle donne per tutta la famiglia, usando materiali semplici e di recupero: ritagli di stoffa e spago. Gli scarpèts venivano assemblati con maestria e con molte ore di duro lavoro.
13 giu 2023
12 giu 2023
GROTTE DI VILLANOVA
Le grotte di Villanova chiuse, i chioschi del piazzale di Villanova abusivi, il medico di base che sta assurgendo ai livelli di una telenovela, visto che appena lo scorso 18 maggio il Comune ha affidato l’incarico a un architetto affinché aggiorni gli atti catastali del municipio di Lusevera in catasto Terreni e Urbano, condizione necessaria perché il medico possa prendere servizio nei locali comunali. Tre fronti aperti che sono stati gli argomenti principali del consiglio comunale di Lusevera che si è tenuto lo scorso 31 maggio.
Tre problematiche che interessano non solo i cittadini del Comune, ma anche una platea più vasta (le grotte attirano qualche migliaio di visitatori all’anno), ma per le quali gli unici responsabili sono – parole del vicesindaco Mauro Pinosa, per altro presidente Gruppo Esploratori Lavoratori Grotte di Villanova, gestore (sino a pochi giorni fa) del sito – “la lista Vivere in Valle” assieme a “filosloveni e comunisti”. Pinosa che, per altro, a inizio assemblea ha in qualche modo preannunciato il ritiro delle sue deleghe da parte del sindaco Luca Paoloni (la causa sarebbe stata un articolo apparso su un quotidiano locale a proposito della vicenda dell’ambulatorio medico; le deleghe al momento non sono state comunque ritirate) affermando poi che “volevo rassegnare le dimissioni, poi ho voluto ascoltare la gente, su 39 persone che ho sentito solo due mi hanno chiesto di lasciare, quindi aspetto la decisione del sindaco.”
Le grotte chiuse
L’interrogazione presentata da Flavio Cerno per il gruppo di opposizione Vivere in Valle ricordava che “le grotte di Villanova vanno annoverate tra gli immobili riconosciuti di interesse storico, archeologico e artistico che fanno parte del demanio pubblico”, dal che deriva che “l’ente locale è tenuto a dare corso ad una procedura competitiva per la scelta del
concessionario”. Sarebbe quindi “un illecito prorogare la convenzione scaduta lo scorso 18 aprile con il GELGV, in quanto atto gravemente viziato perché in contrasto con la normativa italiana”. Ci vuole, insomma, un bando di concessione. “Venuti a conoscenza della scadenza della convenzione con il GELGV – ha detto Pinosa nella sua doppia veste di amministratore comunale e presidente del Gruppo (sic!) – ci siamo attivati al fine di poter concludere la stagione turistica e salvaguardare i contratti in essere delle guide, per una proroga tecnica e temporanea che al momento non è possibile concretizzare.” Così “grazie alla vostra interrogazione – ha continuato Pinosa riferendosi all’opposizione – chiuderò la grotta.”
Il sindaco Paoloni nella sua risposta ha parlato della possibilità di una proroga temporanea del contratto stipulato ormai vent’anni fa, una soluzione che chiama in causa gli uffici regionali. Contattato telefonicamente nella mattinata di martedì 6 giugno, Paoloni ci ha detto che “in Regione stanno valutando la situazione”. In consiglio, invece, nessuna risposta alla domanda del consigliere Cerno sul perché il Comune non si sia attivato prima.
I chioschi di Villanova
Anche sul posizionamento di alcuni chioschi metallici abusivi nel piazzale di Villanova l’opposizione si è mossa da tempo, arrivando a presentare un esposto alla Procura, con conseguente condanna pecuniaria per una persona del luogo. Ma, ha spiegato Cerno, “solo perché non si sono avute risposte alle nostre osservazioni presentate più volte alla maggioranza consiliare.”
Il medico ancora atteso
Con una determinazione di impegno dello scorso 18 maggio gli uffici comunali di Lusevera hanno affidato a un architetto di Tarcento l’incarico per “l’aggiornamento in catasto dell’intero fabbricato destinato a municipio di Lusevera”. Nella determinazione non si fa riferimento ad alcuna data entro la quale dovrebbe essere portato a compimento l’impegno. La necessità dell’aggiornamento catastale del municipio – come abbiamo già riferito in passato – è emersa quando si è trattato di concedere l’ambulatorio, che fa parte dell’edificio che ospita il municipio, ad un giovane medico del luogo. Insomma, l’attesa della comunità di Lusevera di avere un medico di base che manca da molti mesi non è ancora finita.
11 giu 2023
Qui tra prevenzione e illusione
Tu med preventivo in iluzijo
Qui tra prevenzione e illusione
Non sono di certo passate inosservate, nelle Valli del Natisone, le tremende immagini delle esondazioni in Emilia Romagna. Il ricordo è andato dritto al 5 giugno 2020, quando una quantità eccezionale di pioggia (180 millimetri), scaricatasi in poche ore sulle convalli del Natisone, dell’Alberone, dell’Erbezzo e del Cosizza, provocò vasti allagamenti da Biarzo ad Azzida, dalle pendici del Matajur fino a Cosizza e Scrutto.
Chi le ha ben vive negli occhi quelle immagini è senza dubbio il sindaco di San Pietro al Natisone, Mariano Zufferli, che in quelle ore, come primo responsabile di Protezione Civile per l’incolumità dei propri cittadini, era in prima linea ad affrontare il disastro.
«La zona di Tarpezzo fu interessata da frane e smottamenti, al punto di dover sgomberare una casa; nella zona di Azzida, alla confluenza dei torrenti Cosizza, Alberone ed Erbezzo, tutto l’assetto idrico andò in tilt, e perfino la statale 54 fu trasformata in un fiume – racconta Zufferli –. Purtroppo vedere oggi le immagini dell’Emilia Romagna mi porta a fare delle considerazioni amare, anche se non ho perso la speranza di poter fare qualche cosa di importante per la prevenzione degli eventi alluvionali sul mio territorio».
L’esperienza di Zufferli, infatti, ha dell’incredibile e getta una lunga ombra sul significato della parola prevenzione che in queste ore viene ripetuta ossessivamente da politici e tecnici. «La prima brutta sorpresa fu che, dopo numerosi e interminabili sopralluoghi e valutazioni, i comuni delle Valli colpiti non vennero inseriti nel perimetro della calamità naturale e rimasero esclusi da quel tipo di aiuti straordinari», evidenzia Zufferli. Ma l’amministrazione di San Pietro al Natisone non si fece scoraggiare. «Capimmo che non potevamo solo rincorrere gli eventi straordinari e riparare i danni, ma che ci voleva una strategia per anticipare le catastrofi attraverso una adeguata politica di prevenzione. Per questo conferimmo ad una società specializzata uno studio sul terreno, costato oltre 20 mila euro, per capire cosa si doveva fare per mettere in sicurezza idrogeologica il nostro territorio».
Lo studio ha arricchito non poco la cartografia di rischio elaborata dalla Protezione civile regionale per il comune di San Pietro al Natisone e su questa base si decise di inserire questi interventi nel piano triennale delle opere pubbliche e di inoltrare domande di finanziamento per effettuare gli interventi attraverso due canali: i fondi dedicati a questo scopo dalla Protezione civile regionale e i fondi messi a disposizione dai vari ministeri nazionali.
Risultato? Zero assoluto! «Sia la Regione che Roma non hanno dato seguito alle nostre richieste – spiega Zufferli –. Non ho perso la speranza di vedere concretizzato ciò che serve al nostro territorio. O deve prima accadere una disgrazia prima che ci si renda conto che è necessario agire?».
Zufferli ne ha parlato recentemente con un viceministro e si dice fiducioso che un supporto arriverà. Intanto l’attenzione del sindaco è sempre concentrata sul gruppo comunale di Protezione civile, formato da volontari, essenziale per gestire le emergenze.
«Sono infinitamente grato a chi si mette in gioco e assume una responsabilità e un impegno per proteggere gli altri e in particolare i più deboli – evidenzia il sindaco –. Mi rendo conto, però, che in questo campo bisogna fare sempre di più e meglio per contrastare il cambiamento climatico. Occorrono più mezzi, ma anche un personale con una età media più bassa: oggi abbiamo tanti anziani nei gruppi comunali e questo è anche un ostacolo alla formazione e all’ingres-so di nuove competenze».
Sulla base dell’esperienza vissuta, Zufferli sa che spesso a fare la differenza sono le persone sul campo: «I piani di emergenza sono fatti molto bene e abbiamo cercato di diffonderli il più possibile tra la popolazione. Ma quando un fiume esonda, d’improvviso cambia la geografia di un territorio e ciò che è scritto sulla carta può risultare non più adeguato. Fondamentali sono le risorse umane che operano nei gruppi comunali di Protezione civile».
Zufferli intende organizzare presto degli incontri sul territorio con la popolazione: «È fondamentale che siano conosciuti i comportamenti corretti quando si verifica un’emergenza, a partire da chi bisogna avvertire ». (Roberto Pensa)dal Dom
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