questo blog

questo blog

Translate

blog

blog

calendario

GIF

GIF

giulio

#veritàegiustiziaperGiulioRegeni

slide benecia

slide benecia
benecia

profilo di OLga

profilo di OLga
profilo OLga

Cerca nel blog

Powered By Blogger

gif

gif

follower

7 gen 2021

Proverbio friulano

 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“ Di zenâr al va ben ogni rovedâl” ovvero a gennaio va bene ogni sterpo spinoso pur di bruciare qualcosa per riscaldarsi.



6 gen 2021

CURIOSITA':L'Epifania come festività civile






LO SAPEVATE?

Non in tutti i paesi con una maggioranza della popolazione di religione cristiana, il 6 gennaio è riconosciuto 

come festività anche agli effetti civili. Oltre che in Italia (salvo che nel periodo 1978-1985) lo è

 in Austria

Croazia,

 Finlandia,

 alcuni Länder della Germania,

 in Grecia,

 in Slovacchia,

 in Spagna,

 in Svezia,

 in alcuni cantoni della Svizzera,

 nella Repubblica Dominicana

in Polonia 

 nel territorio americano di Porto Rico,

nel Regno Unito è festa religiosa 

 in InghilterraGalles e Irlanda del Nord  anche civile, ma non di vacanza dal lavoro nonostante sia inglobata 

nel Tempo di Natale e nella chiusura delle scuole.

d wikipedia

Epifania di Davide Maria Turoldo

 


Eran partiti da terre lontane:

in carovane di quanti e da dove?
Sempre difficile il punto d’avvio,
contare il numero è sempre impossibile.

Lasciano case e beni e certezze,
gente mai sazia dei loro possessi,
gente più grande, delusa, inquieta:
dalla Scrittura chiamati sapienti!

Le notti che hanno vegliato da soli,
scrutando il corso del tempo insondabile,
seguendo astri, fissando gli abissi
fino a bruciarsi gli occhi del cuore!

Naufraghi sempre in questo infinito,
eppure sempre a tentare, a chiedere,
dietro la stella che appare e dispare,
lungo un cammino che è sempre imprevisto.

Magi, voi siete i santi più nostri,
i pellegrini del cielo, gli eletti,
l’anima eterna dell’uomo che cerca,
cui solo Iddio è luce e mistero.

fonte web

LA PINZA

 


La pinza (in lingua veneta pinsa) è un tipico dolce del Veneto, del Friuli e di alcune vallate del Trentino.La ricetta varia da località a località, ma se ne possono delineare le caratteristiche generali. Gli ingredienti sono semplici, tipici della tradizione contadina, comunque oggi molto più ricchi che in passato: vengono impastati insieme farina bianca, farina gialla, lievito, zucchero e uova, con l'aggiunta di canditi, fichi secchi, uva passa e semi di finocchio. Viene abbinato a del vino rosso, in particolare fragolino o vin brulé.(vino cotto)

Il dolce (che può raggiungere il metro di diametro) è solitamente consumato durante le feste natalizie, specialmente in occasione dei falò di inizio anno (le pìroe-paroe o panaìnipanevìnipignarûlvèciecasere) e magari cotto tramite gli stessi

testp e foto da wikipedia .

Epifania a Gemona e Cividale si conferma la tradizione


Mercoledì 6 gennaio si svolgeranno le messe del Tallero e dello Spadone, ma a causa della 'zona rossa' saranno accessibili soltanto ai residenti

Epifania a Gemona e Cividale si conferma la tradizione

Nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia in corso, le messe del Tallero, a Gemona, e dello Spadone, a Cividale, si terranno regolarmente, ma saranno accessibili soltanto ai residenti. Essendo stata decretata la 'zona rossa' anche per il giorno dell'Epifania, le cerimonie religiose si terranno regolarmente ma con pubblico contingentato, come accaduto per le messe di Natale.

 

A Gemona, la messa del tallero si terrà alle 10.30 di mercoledì 6, in Duomo, e sarà seguita, alle 19, dalla santa messa serale.

A Cividale, la Messa dello Spadone del 6 gennaio comincerà alle 10.30. Quest’anno, vista la situazione pandemica e l'essere in zona rossa non ci saranno posti riservati per il pubblico. 

Il particolare rito liturgico prevede che il Diacono saluti i fedeli impugnando con la mano destra la spada e con la sinistra l'Evangeliario (simboli del potere temporale e spirituale del Patriarca). Nel tempo, diversi storici hanno cercato di svelare il mistero che avvolge quest’antica cerimonia con diverse interpretazioni: la tesi più accreditata attribuisce alla cerimonia il doppio significato liturgico e politico, in quanto celebrata dal Patriarca all’atto del suo insediamento.

La Parrocchia comunica che tutti vi potranno partecipare liberamente fino al numero di persone consentito dalle norme. La cerimonia sarà trasmessa in diretta streaming dal sito www.duomocividale.it.
Quest’anno non verranno organizzate, invece, né la tanto seguita Rievocazione storica dell’entrata a Cividale di Marquardo von Randeck, né le tradizionali animazioni medievali nel centro città; annullata anche la Fogarissa di Grupignano.https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/epifania-a-gemona-e-cividale-si-conferma-la-tradizione/6/234160

La Befana e i Re Magi

Oggi 6 gennaio è il giorno dell'Epifania e della Befana


dal web

La Befana è una figura folcloristica legata alle feste di Natale.E' una vecchietta che vola a cavalcioni di una scopa per portare i regali ai bambini che metterà nelle calze appese sul camino.I bambini che si sono comportai bene riceveranno 
dolci,caramelle,frutta secca e giocattoli.Chi non ha fatto il bravo invece troverà le calze riempite di carbone.

L'origine fu forse connessa a un insieme di riti propiziatori pagani[4], risalenti al X-VI secolo a.C., in merito ai cicli stagionali legati all'agricoltura, ovvero relativi al raccolto dell'anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo, diffuso nell'Italia settentrionale, nell'Italia Centrale e meridionale, attraverso un antico Mitraismo e altri culti affini come quello celtico[5], legati all'inverno boreale.

Gli antichi Romani ereditarono tali riti, associandoli quindi al calendario romano, e celebrando, appunto, l'interregno temporale tra la fine dell'anno solare, fondamentalmente il solstizio invernale e la ricorrenza del Sol Invictus[6]. La dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti (il cui numero avrebbe rappresentato sia i dodici mesi dell'innovativo calendario romano nel suo passaggio da prettamente lunare a lunisolare[7], ma probabilmente associati anche ad altri numeri e simboli mitologici[8]) delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti[9], da cui il mito della figura "volante". Secondo alcuni, tale figura femminile fu dapprima identificata in Diana, la dea lunare non solo legata alla cacciagione, ma anche alla vegetazione, mentre secondo altri fu associata a una divinità minore chiamata Sàtia (dea della sazietà), oppure Abùndia (dea dell'abbondanza).
Un'altra ipotesi collegherebbe la Befana con un'antica festa romana, che si svolgeva sempre in inverno, in onore di Giano e Strenia (da cui deriva anche il termine "strenna") e durante la quale ci si scambiavano regali[10].

La Befana secondo interpretazioni largamente accettate in centro e nord Europa si richiamerebbe alla figura celtica di Perchta, assimilabile ad alcune figure come ad esempio Frigg in ScandinaviaHolda in nord Europa, Bertha in Gran BretagnaBerchta in Austria, Svizzera, Francia e Nord Italia; è una personificazione al femminile della natura invernale, viene rappresentata come una vecchia gobba con naso adunco, capelli bianchi spettinati e piedi abnormi, vestita di stracci e scarpe rotte, aleggiando sopra i campi e terreni di notte ne propizia la fertilità, e viene festeggiata nei 12 giorni che seguono il Natale, culminanti in coincidenza con l'epifania.

Già a partire dal IV secolo d.C., l'allora Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti riti e le credenze pagane, definendole un frutto di influenze sataniche. Queste ... continua .https://it.wikipedia.org/wiki/Befana


La Befana fascista è stata una celebrazione benefica in favore dell'infanzia delle classi meno abbienti, istituita dal fascismo per il giorno dell'Epifania.

Il 6 gennaio in Italia è giorno festivo:chiusi negozi,uffici,scuole ecc.Inizialmente anche l'Epifania (il 6 gennaio) era stata soppressa, ma otto anni dopo venne ripristinata.

 "Sei una Befana" si dice a donna vecchia e brutta,



I tre re Magi erano degli astronomi che arrivarono dall'Oriente per adorare Gesù.Si chiamavano  Gaspare,Melchiorre e Baldassarre.Portarono in dono al neonato oro,incenso e mirra.

Cercando notizie su di loro ho scoperto che non erano re e nemmeno 3.Quindi tutto quello che ci hanno raccontato è una leggenda.



5 gen 2021

Don Michele Molaro: un Natale vissuto sobriamente è più autentico

 INTERVISTA con il sacerdote che dal 2017 guida le comunità

 di Drenchia, Liessa, San Leonardo, Tribil Superiore e Stregna

Luciano Lister

Ci vuole un po’ d’impegno a cercare di addentrarsi nel mistero del Natale, che resta sempre una delle feste più sentite a livello emotivo. Ne abbiamo parlato con don Michele Molaro, parroco a Drenchia/Dreka, Liessa/Liesa, San Leonardo/Svet Lienart, Tribil Superiore/ Gorenj Tarbij e Stregna/Sriednje.

Cosa significa per lei il Natale?

«Negli anni scorsi per molti il Natale è stato una festa da vivere con se stessi e i propri cari; il periodo della pandemia può far sì che molti degli affetti che di solito abbiamo vicino saranno più distanti. Natale è un mistero che celebriamo e riviviamo ogni anno e che spesso perdiamo di vista nel suo significato profondo. A me piace ricordare che il Natale ci rivela qualcosa di sovraumano, il mistero di Dio che diventa umanità, che ci dimostra che ci è stato vicino, assumendo le nostre sembianze. Questo osando le nostre condizioni precarie del nascere come uomo e dell’essere riconosciuto o anche non riconosciuto da parte dell’umanità. Si tratta di una dimensione che per noi diventa anche nuova e di un mistero legato anche alla missione che il figlio di Dio è venuto a compiere – quella di arrivare a compiere tutto attraverso il mistero della sua donazione piena nel momento della passione e della morte. Forse quest’anno il tempo particolare che stiamo vivendo ci farà vivere il Natale in modo più intenso nel suo significato e con meno distrazioni. Il tempo di pandemia ci obbliga, forse, ad addentrarci di più in noi stessi e a dare risalto alle cose che contano».

Con quale spirito dobbiamo vivere il Natale quest'anno?

«È ancora incerto se il modo di festeggiare il Natale o di viverlo nei rapporti familiari più stretti sarà limitato. Qualcuno si lascia scappare che forse sarà veramente Natale, come abbiamo vissuto la Pasqua quest’anno, in modo dimensionato. Eppure io, personalmente, l’ho vissuta con molta profondità – forse perché, trovandomi da solo a celebrare o a ricordare le mie comunità a distanza, per me è stata più reale. Non perché eravamo presi da impegni e ritualità,

ma perché c’è stata la possibilità di sentirci più vicini nonostante le distanze. Sembra un gioco di parole, ma si tratta di vivere questa ricorrenza andando alle cose essenziali. Probabilmente il Natale porta anche una solidarietà, una vicinanza, un ricordo, una preghiera; magari fa sentire le persone che lo vivono in modo ulteriormente più sobrio ancora più sofferto».

Quali sono i ricordi dei suoi anni da bambino e ragazzo?

«Nel contesto della mia famiglia, semplice e contadina, sicuramente non è mai stato vissuto con grandi feste, però ricordo i momenti attesi a livello di comunità in parrocchia, dove ero impegnato. I primi anni come chierichetto, poi come aiutante del sacrestano e del parroco, ci divertivamo ad allestire le scene del presepio e organizzare le celebrazioni con quel tono di solennità. Nella mia esperienza di prete di seminario, magari, l’ho vissuto anche in modo più partecipe, riflettendo sul suo significato più profondo. Alcuni giorni prima di recarci a casa per le vacanze, poi, organizzavamo ritrovi tra le famiglie dei seminaristi».

E dalle parrocchie in cui ha prestato servizio negli anni?

«Soprattutto nei primi anni dovevo aiutare gruppi e ragazzi a prepararsi al Natale, a viverlo e convolgerli nelle situazioni – dal canto all’animazione. Si trattava di coinvolgerli per trasmettere loro il significato del Natale non solo come messaggio e annuncio, ma anche come celebrazione. Nelle prime comunità che ho seguito da parroco i miei ricordi sono legati alle tante celebrazioni che si dovevano seguire. La mia esperienza è sempre stata in comunità piccole, magari dislocate sulla montagna; gli impegni erano anche calzanti e spesso non davano il tempo di riuscire a trasmettere fino in fondo il significato del Natale. Specie a persone che magari incontravo in queste poche occasioni, magari in quell’unica occasione dell’anno che poteva essere la festività del Natale. Sono, però, sempre state esperienze che ricordo e porto nel cuore, perché ogni piccola comunità allestiva e preparava le proprie particolarità,con cui si contraddistingueva. Anche attualmente colgo i particolari modi di viverlo e prepararlo con le tradizioni nelle diverse realtà in cui mi trovo a operare ».

Qual è l'augurio che rivolge ai sui parrocchiani?

«Di sorprenderci sempre di un messaggio che non è mai ripetitivo. Di metterci in ascolto di quelle poche espressioni che il Natale ci propone nella liturgia, ovvero gli stringati racconti del Vangelo, molto sintetici, ma molto significativi. Che quell’augurio che nasce dalla grotta di Betlemme – Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore – possa diventare veramente un dono, un regalo, di cui stupirci sempre e rispetto a cui non sentirci mai abbastanza pronti ed esperti. Se questo ci sorprendesse, ogni attimo in cui ci accostiamo a questo messaggio diventerebbe come una nuova notizia» E quale augurio ai compaesani della sua terra d'origine?

«Di sentirli presenti e vivi nonostante io non sarò presente – non mi recherò neanche dai miei familiari, parenti o conoscenti per scambiarci questo augurio. Magari ce lo scambieremo via e-mail o telefonino. L’augurio è, comunque, di provare a cogliere sempre la novità del Natale e di viverlo, anche se in maniera più sobria, forse più efficace e autentica».

dal Dom del 20/12/2020

4 gen 2021

Il Covid ferma anche il Pignarul di Tarcento


Mercoledì 6 gennaio i fuochi epifanici non illumineranno Tarcento-la Perla del Friuli

Il Covid ferma anche il Pignarul di Tarcento04 gennaio 2021

Il Covid spegne anche una delle tradizioni più sentite dell'Epifania, il Pignarûl Grant, la pira più importante del Friuli, che viene accesa tradizionalmente il 6 gennaio sul colle di Coja, a Tarcento. L'appuntamento ogni anno richiama migliaia di persone per ascoltare il vaticinio del Vecchio Venerando, alias Giordano Marsiglio, che, a seconda della direzione delle fiamme, formula la sua previsione su quello che accadrà nell'anno appena iniziato.

Gli organizzatori speravano di poter allestire il falò epifanico senza pubblico, ma il Comando della Polizia Locale della Perla del Friuli oggi ha fatto sapere che la manifestazione è stata cancellata, dal momento che il 6 gennaio saranno in vigore le misure della zona rossa. Tutte da valutare le ipotesi di recuperare in una data successiva il Pignarûl: al momento, a quanto riferisce la Municipale, non sono state presentate le domande necessarie per l'autorizzazione, dunque non ci sarebbero i tempi tecnici per un eventuale rinvio.

https://www.ilfriuli.it/articolo/tendenze/il-covid-ferma-anche-il-pignarul-di-tarcento/13/234163

Ciro di Pers di Maiano

 

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Castello_Pers.JPG
castello di famiglia

Ciro di Pers (Pers17 aprile 1599 – San Daniele1663) è stato un poeta italiano.

Nacque in una nobile famiglia, che possedeva il castello avito di Pers in Friuli. In età giovanile condusse studi filosofici; una bruciante delusione amorosa, dovuta al fatto che non riuscì a sposare la cugina Taddea di Colloredo lo indusse ad entrare nell’Ordine di Malta.

Partecipò a una spedizione militare contro i Turchi. Rientrato in Italia, trascorse il resto della sua vita a San Daniele del Friuli, dove si circondò a volte di amici letterati, fino a quando lo colse la morte.

Opere

Seguace del marinismo. Fu autore di una tragedia, intitolata L’umiltà esaltata overo Ester regina (1664), e di una raccolta di Poesie che, uscita postuma nel 1666, ebbe dodici edizioni nell’arco di venticinque anni. Essa rappresenta una delle manifestazioni più significative della poesia del secolo, per la profondità e la coerenza con cui l’autore seppe affrontare i temi più legati alla sensibilità barocca. I suoi componimenti trattano temi cupi, denotando una visione pessimistica della vita.

https://www.wikiwand.com/it/Ciro_di_Pers

LE CHIOME NERE

Chiome etiòpe, che da’ raggi ardenti
de’ duo Soli vicini il fosco avete,
voi di mia vita i neri stami sète,
onde mi fila Cloto ore dolenti.

O del foco d’amor carboni spenti,
ma che spenti non meno i cori ardete;
pietre di Batto, che mostrar solete
falsi d’ogni altro crin gli ori lucenti;

o di celeste notte ombre divine;
in duo emisperi è il ciel d’Amor diviso,
e voi del giorno suo sète il confine.

Venga chi veder vuole entro un bel viso,
con una bianca fronte e un nero crine,
dipinto a chiaroscuro il paradiso.

fonte https://it.wikisource.org/wiki/Poesie_(Ciro_di_Pers)/I

La Slavia veneta o benečija: immagini e parole


3 gen 2021

Vignetta del giorno - Controindicazioni

 

Photo credit Gianlorenzo Ingrami caricato su gianlo - licenza: Creative Commons

Il Dan emigranta in televisione - Dan emigranta po televiziji

 


A causa delle misure per contenere il coronavirus, salterà anche il tradizionale appuntamento dell’Epifania  con il Dan emigranta, la principale manifestazione degli sloveni della provincia di Udine. Al suo posto la sede Rai per il Friuli Venezia Giulia realizzerà una trasmissione, con immagini di repertorio, dedicata al ventesimo anniversario dell’approvazione della legge statale di tutela della minoranza slovena e sopratutto dei benefici che essa ha portato agli sloveni di Benecia, Resia e Valcanale. La trasmissione andrà in onda mercoledì 6 gennaio su Rai 3 bis.

Na začetku novega lieta bo odpadu Dan emigranta, narguorš kulturna in politična prireditev Slovencu v videnski provinci, ki je po navadi na guod Svetih Treh kralju. Namest velike prireditve v teatru Ristori v Čedadu bojo tele krat parpravili posebno televizijsko oddajo s posnetki preteklih Dnevu emigranta. Oddajka bo osredotočena na dvejsto oblietnico, odkar je italijanski parlament sparjeu zakon, leč ki varje slovenski jezik in kulturo in še posebno na pardobitrve, ki jih je parnesu Slovencam v Benečiji, Reziji in Kanalski dolini. Spregovorili bosta tudi pokrajinski predsednici SSO Anna Wedam in SKGZ Luigia Negro. Oddajo, ki bo nastala pod režijo Jasmin Kovic, bojo v sriedo 6. ženarja pokazali na trečji mrieži bis od italijanske televizije RAI.

https://www.dom.it/dan-emigranta-po-televiziji_il-dan-emigranta-in-televisione/

GORIZIA-GORICA

 

Poeti sloveni del Litorale
GORICA

Di David Bandelj
Kmalu bo čas za spremembo
ceste bodo peljale mimo spomina
in občutkov krivde
valjaš se v blatu
človek
porazila te je višina tvojih misli
brez dna
vprašanje je ali te bo rešil kip
iz soli ali goreči grm
kmalu bo čas za spremembo
in za obujanje spečih levov
da bodo grizli sonce
morda nas bodo potem pokrili
žarki ki jih pričakujemo
skoraj že naveličani
dež je
Gorica se mirno utaplja
v lastnem siju

GORICA

Ben presto sarà tempo di cambiare
le strade condurranno oltre la memoria
e il senso di colpa
grufoli nel fango
uomo
ti ha sconfitto l'altezzosità dei tuoi pensieri
senza fondo
si pone l'interrogativo: ti salverà la statua
di sale o il roveto ardente
ben presto sarà tempo di cambiare
e di destare i leoni addormentati
affinché mordano il sole
dopo forse ci ricopriranno
i raggi che ormai aspettiamo
quasi annoiati
piove
Gorizia sprofonda serenamente
nel proprio splendore
Traduzione di Jolka Milič

(1978) poeta e musicista goriziano, consegue il dottorato di ricerca in letterature comparate all'Università di Lubiana ed è per alcuni anni docente universitario. Ha pubblicato quattro raccolte di poesia, un libro di saggi, due monografie teorico-letterarie e un'antologia della poesia slovena contemporanea in Italia. É stato premiato a concorsi nazionali ed internazionali ed ha partecipato a diversi festival e reading. Le sue opere sono tradotte dallo sloveno in diverse lingue (italiano, inglese, macedone, ceco).
Insegna lettere negli istutiti scolastici sloveni a Gorizia ed è direttore artistico del pluripremiato coro giovanile Emil Komel di Gorizia.
da fb

Sei bilingue,non avrai l'alzeimer!

 


Le persone bilingui sono meno predisposte a contrarre il terribile morbo di Alzheimer, o, quantomeno, lo contraggono più tardi rispetto alle persone che conoscono e usano una lingua sola.

Un gruppo di ricercatori canadesi ha esaminato la documentazione clinica di 221 pazienti con Alzheimer e ha riscontrato che quanti parlano costantemente due o più lingue ritardano l'esordio dei sintomi anche di cinque anni rispetto alla restante popolazione. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista «Neurology». Secondo gli autori, il bilinguismo contribuisce a consolidare la «riserva cognitiva» del cervello. I vantaggi più evidenti sono sulla perdita di memoria, la confusione, la soluzione di problemi e la programmazione.

Uno studio di Ellen Bialystok (York University), Fergus Craik I. Mm (Rotman Research Institute), David W. Green (University College London), e Tamar H . Gollan (University of California, San Diego), pubblicato dalla rivista «Psychological science in the public interest» sostiene che i bambini che apprendono due lingue dalla nascita raggiungono gli stessi traguardi di base — ad esempio, la loro prima parola — dei bambini monolingui, ma possono utilizzare diverse strategie per l'acquisizione del linguaggio. Perciò i bilingui tendono ad avere risultati migliori rispetto ai monolingui su esercizi che richiedono un'alta concentrazione e la commutazione tra due o più compiti diversi.
Alla luce di queste ricerche non si può tacere la rabbia nei confronti di quegli insegnanti che per decenni in tutta la Slavia hanno cercato di convincere i genitori — riuscendoci in molti casi — a trasmettere ai propri figli solo l’italiano, pena futuri insuccessi scolastici. Ora la scienza certifica che hanno prodotto un grave danno. E non solo culturale.
http://www.dom.it/sei-bilingue-non-avrai-lalzheimer/

2 gen 2021

Breve storia (dimenticata) del Friuli

 


01 gennaio 2021

Il nuovo libro di Angelo Floramo ripercorre il nostro passato, dal paleolitico ai giorni nostri, perché l’ignoranza dei giovani può generare oggi nuovi mostri

La conoscenza del passato serve per interpretare il presente e per immaginare il futuro. È per questo che lo scrittore e intellettuale Angelo Floramo ha voluto scrivere la “Breve storia del Friuli”, edita da Newton Compton, per contrastare una pigrizia diffusa che rischia di costare molto caro alla nostra comunità e non solo.

Perché proprio un libro sulla storia? “La memoria di un popolo è quel patrimonio di segni, simboli, architetture e memorie che appartiene a tutti. Si annida nel profilo di un paesaggio, dove la natura si abbraccia alla cultura e la fatica può anche diventare bellezza e poesia. Ha il ritmo di un ballo tradizionale, perfino il sapore di un piatto messo insieme con il sapore della tradizione. Appoggiare la mano sulle colonne in pietra di una pieve antica, in Carnia, può suggerire una voragine di sensazioni e di emozioni profonde. E così pure lo stupore che scaturisce davanti a un affresco, o il camminare con passo rispettoso tra le lapidi di un cimitero di campagna. La narrazione profumata di un calice di vino autoctono, la croccantezza di un pane lavorato utilizzando grani antichi: tutto racconta la meraviglia di un’appartenenza che non si fa esclusiva, ma può essere condivisa, partecipata. Per poter godere consapevolmente di tutto questo è necessario conoscere la storia. Bisogna raccoglierne con fatica le tracce nei faldoni degli archivi, o scavando nel grembo della terraAscoltando gli ultimi testimoni di età che lentamente si spengono con gli occhi di chi le ha vissute. Un libro di storia è sempre un atto d’amore nei confronti della terra che si abita, in cui ci si lascia attraversare dalle vite di tutti coloro che ci hanno preceduto”.Da insegnante, come crede venga trattata la storia a scuola? “Piuttosto male. La si violenta, impoverendola, riducendola a una serie di date e di eventi da mandare a memoria. La colpa più grande è proprio quella di indurre negli studenti un disinnamoramento profondo per una delle discipline più affascinanti e più belle, perché stimola la fantasia, l’immaginazione, apre porte dimensionali capaci di catapultare in epoche diverse, in geografie mutate. I bambini in età prescolare la adorano: ci giocano, fingendo di essere pirati o esploratori. Poi mettono piede in una classe, e la magia appassisce. Credo profondamente che si debba preservare, nell’insegnamento, una fortissima carica ludica. L’insegnante deve diventare quasi uno ‘sciamano’ che annulla il momento presente e fa riviere le voci, i profumi, i sogni e le paure dell’epoca dentro la quale si tuffa assieme ai suoi allievi”.

L’ignoranza dei fatti del secondo ’900 può creare dei mostri politici oggi anche nella nostra regione? ...continua https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/breve-storia-(dimenticata)-del-friuli/6/232804

La tradizione del koledo


"I koledniki"di Maksim Gaspari famoso pittore sloveno di origini carniche

 Anche la Slavia prima del covid si preparava a festeggiare la fine dell’anno vecchio e l’arrivo del nuovo anno. Una delle tradizioni più antiche è la «koleda», la questua del periodo natalizio conosciuta in Slovenia e in tutto il mondo slavo. Un tempo il rito si svolgeva in tutti i paesi. Ora nelle Valli del Natisone è rimasto a Cicigolis di Pulfero, dove nell’ultima sera dell’anno (dalle ore 17.30) gli uomini del paese, portando una stella, intonando canti tradizionali, effettuavano una questua di casa in casa. Al mattino (dalle 9.30) si svolgeva, invece, la koleda dei bambini. A Lusevera, nell’Alta val Torre, i bambini raccoglievano la «Koleda» l’1 gennaio, mentre a Ugovizza, in Valcanale, lo facevano il 6 gennaio, nella solennità dell’Epifania. Il Capodanno quest'anno sarà atteso nelle valli slovene del Friuli nelle abitazioni con pochi intimi.

I bambini cantavano:kolè ,kolè, koledo daj nam no dorò lieto!

vignetta

vignetta
vauro

io sto con emergency

logotip

logotip
blog