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IVAN TRINKO padre della Benecia

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8 mag 2021

RICCARDO COCCIANTE SE STIAMO INSIEME [FESTIVAL DI SANREMO 1991]

citazione

 

“Non c'è notte tanto lunga da non permettere al Sole di risorgere il giorno dopo.”


JIM MORRISON

MAGGIO LETTERARIO 2021 ONLINE

Maggio Letterario 2021!
Cinque appuntamenti in diretta dalla nostra pagina con ospiti Matteo Bussola, Dacia Maraini e Chiara Valentini, Enrico Galiano, Daniele Fedeli e Alice Basso.
Cinque appuntamenti con al centro i giovani, le donne e il mondo contemporaneo, tra narrativa e saggistica, per sognare, riflettere, imparare e scoprire storie straordinarie.
Qui maggiori informazioni: https://tinyurl.com/5r6haywc


da fb

poesia di Vania Strle

 


Quando viaggiando

verrai a conoscenza di tutte le verità

e non avrai più paura di nulla,

quando tutte le strade

e tutte le cose ti verranno incontro

e tu le

accetterai,

allora

avrai il massimo

di quanto puoi avere.

(Vanja Strle)


dal web

buon sabato

 


7 mag 2021

Web sul blog: Pollice su e giù della settimana

Web sul blog: Pollice su e giù della settimana:   Dipendenti pagati per leggere libri tratto da Alberto cane blog Morti sul lavoro, in Italia sono più di due al giorno. Aumento dell’11,4%...

CITAZIONI

 „L'autostima non si costruisce con feste e bei vestiti ma nei momenti difficili della vita.“ —  Paolo Crepet medico, psichiatra e scrittore italiano 1951



SERGIO MASERA


 Sergej Mašera, in archivio Sergio Masera (Gorizia11 maggio 1912 – Bocche di Cattaro17 aprile 1941) è stato un ufficiale jugoslavo di origine slovena.Terzo figlio del professor Fran Mašera originario di Aussa, vicino a Caporetto, e di Ida Zarli (o Carli) di Tolmino, dopo la prima guerra mondiale la famiglia di Mašera dovette trasferirsi a causa delle mutate condizioni politiche nella Carinzia slovena, e di lì presto a Lubiana, dove il giovane frequentò il ginnasio che concluse nel 1929. Successivamente si iscrisse all'Accademia navale a Ragusa di Dalmazia. Allora, la carriera militare, specie in marina, era traguardo molto ambìto per la gioventù, a causa del prestigio e della buona posizione economica che ne derivava. Sergej terminò gli studi in accademia nel 1932 come il quinto miglior cadetto di quell'anno. Alcuni anni lavorò sulla nave Sitnica. Era particolarmente attratto dall'artiglieria; così colse subito l'occasione che gli si presentò di un corso in tal senso a Combùr/Kumbor, nelle Bocche di Cattaro, che portò con successo a compimento. Successivamente venne trasferito a Semlino/Zemun, dove sostenne un esame per il passaggio di grado. Fu poi mandato in Svezia e collaborò all'armamento del cacciatorpediniere Beograd, al quale fu assegnato dopo la sua assunzione nella flotta della regia marina militare Jugoslava.

Subito prima dello scoppio della seconda guerra mondiale fu assegnato alla cacciatorpediniere Zagreb in qualità di ufficiale d'artiglieria. Quando la guerra mise piede sul suolo jugoslavo, quest'imbarcazione si trovava nelle Bocche di Cattaro, la base più importante della marina del Regno di Jugoslavia. In quei giorni, lì erano ormeggiati anche il cacciatorpediniere Beograd e il Dubrovnik. Gli equipaggi erano inquieti: riguardo allo svolgersi degli eventi bellici, le notizie erano frammentarie o addirittura false, e sempre in allarme nell'eventualità di attacchi aerei italo-tedeschi. Quando l'esercito jugoslavo capitolò alle Potenze dell'Asse, l'equipaggio del cacciatorpediniere Zagreb lasciò la nave. Vi rimasero solo i due ex compagni d'accademia, Mašera e Milan Spasić, appunto. Perché l'unità di marina non cadesse in mano nemica, si fecero saltare per aria insieme ad essa il 17 aprile 1941. Mašera e Spasić, che persero la vita sulla nave, furono proclamati eroi nazionali jugoslavi nel 1973. Il museo della marina di Pirano già dal 1967 è dedicato a Mašera.https://it.wikipedia.org/wiki/Sergej_Ma%C5%A1era

IL CASTAGNO





Descrizione
:

Nelle valli del Natisone si possono trovare vasti e rigogliosi boschi di castagno.Il castagno è una pianta appartenente alla stessa famiglia delle querce e del faggio, originaria dell'Asia Occidentale, dell'Europa Meridionale e dell'Africa Settentrionale. Il suo aspetto è, come nella maggior parte delle Angiosperme (piante con fiori) arboree, con ampia chioma tondeggiante e fusto ramificato, diviso in rami grossi che si dividono a loro volta a due a due, a partire da una certa altezza.E' una pianta tipicamente submontana, ma fruttifica solamente nei climi di tipo mediterraneo. Nella nostra regione predilige le zone collinari della parte orientale, dove i terreni profondi e flyschoidi garantiscono un substrato particolarmente adatto. Al contrario non gradisce il calcare ed è quindi piuttosto raro o assente nelle zone caratterizzate da substrati rocciosi calcarei e dolomitici. Giunto a maturità si presenta come un albero maestoso alto fino a 30 m. In Friuli la pianta del castagno ha subito un graduale regresso, sia per l'abbandono delle campagne e delle attività economiche legate alla raccolta, alla conservazione e alla vendita del frutto, sia per la presenza di una grave malattia del legno: il cancro del castagno o mal dell'inchiostro del castagno, che alcuni anni fa sembrava addirittura mettere a rischio la sua stessa sopravvivenza. Attualmente la situazione è migliorata, anche se la malattia è comunque presente. Pare che le nuove popolazioni di castagno si siano adattate a sopportare meglio l'infezione. 

 Impieghi:

 Nelle valli del Natisone si possono trovare vasti e rigogliosi boschi di castagno.

continua  https://www.vallinatisone.it/it/piante_il_castagno#:~:text=Descrizione%3A,Meridionale%20e%20dell'Africa%20Settentrionale.

LA POESIA DI VANJA STRLE

 


ZAKAJ JAZ BIVAM

Veš,
jaz bivam zaradi ljubezni.
Ta ljubezen,
zaradi katere jaz sem,
je kot piramida
grajena.
Njena ploskev je široka
kot prostor
med svetovi
in njen vrh
nima konca.

Delam in zidam to ljubezen,
ki je moje edino delo.
Delam in zidam
in bivam - zaradi ljubezni.


PERCHÉ ESISTO

Sai,
io esisto per merito dell'amore.
Questo amore
a cui debbo l'esistenza
è costruito
come una piramide.
La sua base è larga
come lo spazio
tra i mondi
e il suo vertice
non ha fine.

Mi applico e costruisco questo amore
che è la mia unica opera.
Mi applico e costruisco
ed esisto - per merito dell'amore.


VANJA STRLE
È nata a Capodistria nel 1960. È laureata in ingegneria chimica. Vive e lavora a Lož in Slovenija.
Raccolte di poesia: Pesmi (Poesie), 1993, ristampa 1998; Ko sem bila drevo(Quand'ero un albero), 1995, 1998, 2003; Kadar prideš k meni (Quando vieni da me), 1997,1999; Zelena ptica (L'uccello verde), 1999; O hrepenenje (O, aneliti), 2002, 2003; Obrnjena k tebi (Voltata verso di te), 2005, 2006; Skozi množico glasov (Attraverso una moltitudine di voci), 2006 e la raccolta tascabile: Nisi sam, nisi (plaquette: Non sei solo, no), 2002, 2003. È presente anche nella raccolta collettiva bilingue Tja in nazaj-Andata e ritorno, 2000, edita dall'Associazione dei letterati sloveni litoranei.

6 mag 2021

6 maggio 1976

 


I castagneti tipici della Benecia


 La Comunità di montagna Natisone e Torre, l’agenzia regionale Ersa, la Kmečka zveza e l’Università di Torino hanno attivato un progetto di tutela e valorizzazione delle coltivazioni di castagno in Benecia. Da un lato curano i vecchi castagni al fine di conservare le specie tradizionali locali, dall’altro realizzano moderni castagneti per aumentare la produzione valligiana.

https://www.dom.it/

La torcia olimpica ha iniziato il suo viaggio attraverso la Slovenia lungo l'Isonzo


 La fiaccola olimpica slovena ha iniziato simbolicamente la sua marcia in tutto il paese prima delle Olimpiadi estive.La fiaccola ha iniziato il suo viaggio attraverso la Slovenia nella regione di Posočje in un modo molto pittoresco, poiché è stata consegnata dal Kanin prima con gli sci, poi con il paracadute, la bicicletta e il kayak, dopodiché è stata portata dai corridori all'aeroporto di Bovec-Plezzo e consegnata agli ex olimpionici Meta Mačus e Miran Gašperšič. Dopo la prima sosta ufficiale, la torcia è stata consegnata al Ponte Napoleone, dove è stata rilevata a Caporetto-Kobarid dalla maestra chef Ana Roš e dall'ex Miss Slovenia Lara Kalanj.La torcia slovena per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 è stata realizzata nell'acciaieria Sij Metal a Ravne na Koroškem da acciaio riciclato in combinazione con il legno come simbolo di forza, saggezza, connessione e speranza. La torcia è completata da una corona in acciaio nella silhouette del Triglav.

tradotto dal Novi Matajur

Chi scrive non muore mai: In Italia muoiono sul lavoro più di due persone al...


Chi scrive non muore mai: In Italia muoiono sul lavoro più di due persone al...: Solo pochi giorni fa si celebrava la festa dei lavoratori, occasione nata per ricordare le lotte per i diritti della categoria. Molte cose, ...

Terremoto del Friuli in diretta (1976)


Ricordo benissimo,fu una notte terribile,avevamo parcheggiato la macchina nel prato di fronte a casa Tutta la notte si sentivano elicotteri ,ambulanze e il mio cane che ululava.Fu un'esperienza terribile che non auguro a nessuno.

5 mag 2021

POESIA DI PREVERT

 


Tante foreste strappate alla Terra

e massacrate
distrutte
rotativizzate.
Tante foreste sacrificate per la pasta da carta
ai miliardi di giornali che attirano annualmente
l'attenzione dei lettori
sui pericoli del disboscamento
delle selve e delle foreste.

JACQUES PREVERT

Storia della chiesa di San Floriano Martire

 

VILLANOVA DELLE GROTTE/ZAVARH L’edificio sacro, risalente al 1592, costruito ex novo dopo  il terremoto del 1976
Chiesa di San Floriano attuale

prima del terremoto
Chiese ieri e oggi. Come sono cambiate dopo il terremoto del 6 maggio del 1976? Nell’anniversario del sisma che di fatto ha ridisegnato i paesi colpiti dalle scosse, non solo sotto il profilo architettonico e urbanistico ma anche e soprattutto sociale, raccontiamo la storia della chiesa di San Floriano Martire di Villanova delle Grotte, in Alta Val del Torre.
L’edificio sacro che vediamo oggi è stato eretto ex novo dopo il terremoto. Quello precedente aveva un’elegante facciata sormontata da un timpano ed era scandita in tre parti da un arco sopra il portale di ingresso. Guardava sempre alla piazza, tra i più bei punti panoramici della zona.
Cosa sappiamo dell’antica chiesa? Secondo le ricerche di Giacomo Baldissera, che nel 1933 curò un volume sulla storia delle chiese delle Valli del Torre e della Pedemontana, «La Pieve di Tarcento. Memorie storiche », quella di San Floriano di Villanova fu eretta non oltre il 1592, mentre al 1598 risulta che ebbe principio la sepoltura delle salme nell’annesso cimitero. Fu restaurata più volte: nel 1600 e nel 1700. Poi, nel 1874, fu ricostruita integralmente, ottenendo la consacrazione nel 1912.
È molto probabile che in questo punto di Villanova esistesse in origine una cappella ancora più antica, come tramanda la tradizione orale. Quella edificata alla fine dell’Ottocento aveva tre altari: quello maggiore era dedicato a San Mauro, quello di sinistra all’Assunzione della Vergine, quella di destra al Redentore.
Nel narrare la storia di questo edificio sacro, Baldissera ricorda uno screzio religioso avvenuto nel corso del 1800, per causa «di qualche individuo ostile alle pratiche del culto – scrive –; ma ben presto, senza scandalo, fu pienamente soffocato». La serie dei cappellani festivi comincia verso il 1739 e registra, nei primi tempi, un servizio cumulativo e alternato con la borgata limitrofa di Chialminis, dipendente dalla Pieve di Nimis. Questo durò fino al 1839. Dal 1840, invece, anche San Floriano ha il privilegio dei Sacramenti e l’assistenza spirituale stabile, senza comuni obblighi con alcuno. «Vi funzionava il rettore della Matrice alla ricorrenza del titolare, il 5 maggio, e il 15 agosto, festa dell’Assunta », si legge. La festa dell’Assunta è stata mantenuta negli anni e anche oggi è un giorno importante per la comunità, riunita anche per la sagra organizzata dal Gelgv.
Al tempo il vicario residenziale godeva di una comoda abitazione che era stata costruita espressamente per lui dai frazionisti. La furia del terremoto del 1976 ha richiesto la sua ricostruzione in forme completamente diverse, caratterizzata da ampie vetrate, di altezza contenuta e con coperture a tetto meno spiovente, quasi a “capanna”. Non è stato così per il vicino campanile in pietra, che si è salvato e cui sono state apportate solo poche modifiche, come l’inserimento di un orologio. Anche la piazza era molto diversa: non c’era l’edificio che oggi ospita il bar, e dietro alla chiesa si ergeva una grande costruzione poi abbattuta.
P. T. 
fonte: Dom del 30 aprile 2017

Settimana della Cultura Friulana, laboratori e racconti per tutti

 


La manifestazione della Società Filologica quest’anno si svolgerà dal 6 al 16 maggio

Gran fermento per l’avvicinarsi della Setemane de Culture Furlane, manifestazione ormai collaudata della Società Filologica Friulana, che quest’anno si svolgerà dal 6 al 16 maggio.

Nella Bassa Friulana, la tradizionale “Maratona di lettura”, a cura delle biblioteche e dello Sportello Associato per la Lingua Friulana dei Comuni di Carlino, Gonars, Muzzana del Turgnano, Porpetto, Precenicco e San Giorgio di Nogaro, si trasforma nei “Racconti della buonasera”, appuntamento che si ripeterà ogni sera alle ore 20.00 sulla pagina facebook dello Sportello, con tante storie per bambini e famiglie, da scoprire grazie ai lettori volontari e agli insegnanti del territorio.

Per gli amanti della scrittura, invece, è in partenza il laboratorio “Anatomie di une conte”, curato da Raffaele Serafini, oste dell’osteria letteraria Contecurte e vincitore per tre volte del premio letterario “San Simon”. Il workshop si svolgerà on-line, il 6 e il 10 maggio, alle ore 20.30.


Per i ragazzi, inoltre, sono aperte le iscrizioni per il progetto “Populpop”, percorso dal songwriting alla produzione musicale in studio a cura di Michele Polo e Leo Virgili, a cui sarà possibile partecipare sia in presenza, presso l’edificio Liberty della biblioteca Villa Dora a San Giorgio di Nogaro, sia on-line, a seconda delle preferenze degli iscritti. Gli incontri si svolgeranno il 7 e il 14 maggio, dalle 16.00 alle 18.00.

Per informazioni e per iscrizioni ai due laboratori è possibile chiamare la biblioteca Villa Dora al numero 0431 620281 oppure mandare una mail a sportel.furlan@bassefurlane.eu.

https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/settimana-della-cultura-friulana-laboratori-e-racconti-per-tutti/6/240926

5 Mai Bicentenaire de la mort de Napoléon 5 Maggio 1821, 17,49 morte di...

ROSA DI MAGGIO

 


Rosa di maggio

(Alda Merini)

L’alba si è fatta
profumo di rose.
Rosa di maggio,
abbarbicata sul muro vetusto;
affresco di vita
corroso dagli scherni del tempo.
Tappeto di petali bianchi
sul selciato di dolci primavere.
Fra gli agrumi imbiancati dai fiori,
mano nella mano di mio padre,
stretta, stretta,
al richiamo del cuore di mamma,
ansioso, protettivo.
Diventeranno frutti copiosi,
allieteranno tavole imbandite
tra gli amici dell’allegria,
svaniti nei rivoli
del più salubre inganno.
In fondo, oltre la siepe,
scorgere i ceppi temprati dagli anni;
offrono ancora nuova vegetazione,
nuove foglie, tenere e indifese,
al soffio di vento.

dal web

4 mag 2021

Una carta archeologica per Resia

 

Tra le numerose attività che il Museo della Gente della Val Resia persegue, dal 2017 vi è anche quella archeologica. I risultati delle attività di sondaggio archeologico e di ricerca scientifica in località Monte Castello/ta-na Rado, vicino a Stolvizza/Solbica, saranno presentati a breve in un’apposita mostra, che sarà corredata anche da un catalogo. Dopo le ricerche è stata avviata l’inventariazione di tutti i reperti ritrovati a Resia, conservati dalle autorità competenti in materia.

Sulla scia di questo lavoro, di recente sul sito del Museo è stata pubblicata la prima carta archeologica di Resia che contiene tutti i ritrovamenti archeologici sul territorio comunale e non solo, segnalati al Museo e alla Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio del Friuli-Venezia Giulia.

Grazie al nuovo strumento si possono approfondire vari aspetti legati alle attività archeologiche intraprese. È possibile consultare le schede, con le relative immagini, dei reperti inventariati e depositati e di quelli segnalati ma non depositati. Con una semplice descrizione, di questi ultimi si danno solo le informazioni acquisite dagli informatori, senza successivi approfondimenti o integrazioni.

Nella sezione dedicata alle località sono riportati, invece, il nome di luogo in dialetto sloveno resiano e il posto in cui è stato ritrovato l’oggetto o riferita la segnalazione. Per ogni località è indicato il riferimento dei tre volumi Aspetti di cultura resiana nei nomi di luogo del prof. Roberto Dapit. Lì è possibile approfondire il significato dei toponimi.

Infine, sono stati individuati e brevemente descritti alcuni luoghi d’interesse archeologico che sono o saranno oggetto di studio e approfondimento. La nuova pagina del sito web del Museo è stata curata da Federico Lonardi, studente di Conservazione dei beni culturali all’Università degli studi di Udine e tirocinante presso il Museo nell’ambito del progetto Pipol gestito dalla cooperativa Cramârs. L’elenco dei reperti ritrovati sarà aggiornato di pari passo coi nuovi dati archeologici.

Questo lavoro è stato svolto con lo scopo di ridare vita a quegli oggetti che, per un motivo o per l’altro, avevano subito una condanna all’oblio e che ora possono essere fruiti da tutti. (Sandro Quaglia)

dal Dom del  30 aprile 2021

Sope o šnite

 

Ricette delle Valli del Natisone



Frittelle di pane imbevuto con latte e tuorlo

4 Fette di pane vecchio
latte 100 ml
2 uova
Sale un pizzico
Un cucchiaino di grappa

Procedimento:
Preparare le uova sbattute con il latte, sale e grappa; bagnare il pane immergendolo nel liquido e poi friggerle direttamente nell’olio di arachidi bollente fino a doratura.Ricetta di Stulin Liliana di Tribil Superiore di Stregna.

da https://www.facebook.com/notes/antica-valle-del-natisone-quotidiano-storico-1899-1999/ricette-dalle-valli-del-natisone/584074182094576/

proverbio friulano

 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“San Florian cul mastel in man” ovvero per A San Floriano, il 4 maggio, serve avere a portata di mano il mastello” sarà forse per la pioggia?.

IL CAPPELLANO MARTIN CEDERMAC DI FRANCE BEVK

 


il romanzo dello scrittore sloveno France Bevk sulla proibizione della lingua slovena nelle chiese dell’arcidiocesi di Udine, in italiano e a fumetti (con testo nel dialetto sloveno delle Valli del Natisone). La traduzione è di Ezio De Martin, le illustrazioni di Moreno Tomasetig e la prefazione dello scrittore Boris Pahor.

La pubblicazione in italiano e la traduzione in fumetto del celebre romanzo dedicato alla drammatica situazione dei sacerdoti sloveni della Benecìa, è una scelta indovinata per far conoscere ad un pubblico più vasto il comportamento, per certi versi eroico, comunque di grande valore umano, da essi sostenuto per la difesa della dignità umana. Che questa si sia espressa nel campo specifico della fede cristiana, non fa altro che illuminare ulteriormente il valore di questa condotta.
Il romanzo ci offre uno spaccato preziosissimo della vita in una cappellania sulla sponda destra del Natisone, con il complesso intreccio di vita quotidiana, di celebrazioni liturgiche, di timori e paure, di persone coraggiose, di altre impaurite, opportuniste che sfruttano la situazione. In una parola, la vita concreta nella varietà delle sue forme, ma il tutto visto alla luce di quella dignità umana che dà sapore alle cose ed anche la forza di affrontare difficoltà non comuni. In una lunga carrellata passano in rassegna i protagonisti, che possiamo così elencare: il protagonista cappellano Martin, la sua collaboratrice domestica, la comunità ecclesiale, i vari rappresentanti della politica dal prefetto all’appuntato, i responsabili della Chiesa Udinese dal vescovo fino ai cappellani delle sperdute comunità montane, il tutto nella commistione di potere politico e religioso fra ipocrisia, astuzia, compromessi e silenzi.
Cedermac stripIl cappellano Martin, ricalcato artisticamente sulla figura di don Antonio Cuffolo, con qualche ritocco anche di don Giuseppe Cramaro, suo vicino di chiesa, è la figura dell’idealista che sposa la difficile realtà in cui si trova a vivere, convinto com’è della indivisibile unità tra Vangelo e dignità umana, espressa dalla esistenza concreta delle persone e della terra in cui vivono. È la linea della incarnazione, cioè di un inserimento dell’eterno e dell’invisibile nella nostra quotidianità, che non è mai banale per chi la vive con dignità. Martin vive per la sua gente e per il suo bene integrale, unendo due aspetti importanti della stessa realtà: le persone e la parola scritta, in questo caso il Catechismo. Non c’è crescita umana senza cultura e senza la sua immagine scritta; una parola che diventa documento e storia. Da ciò la difesa commovente dei libri sloveni, con l’aiuto della fedele collaboratrice. Non l’ideale falso di un popolo ignorante e fedele, ma quello di persone consapevoli e capaci di prendere posizione, perché coscienti di sé. Martin è il campanello che tiene desta la loro coscienza.
Accanto a lui e con lui, la fedele collaboratrice, che si cura della casa, della chiesa e delle faccende quotidiane, ma anche di avvenimenti straordinari, come il salvataggio dei libri sloveni e la sopportazione degli scatti d’umore del cappellano. Il tutto vissuto nella discrezione, nel silenzio, tipico di un mondo che non c’è più e suggerito da un rispetto religioso, che dà un’aura quasi mistica a tutta l’esistenza. E con lei la comunità cristiana, quella che si riunisce in chiesa la domenica, nell’ascolto del Vangelo e della sua spiegazione. A questi cristiani, nell’agosto del 1933 viene tolta anche la possibilità di un nutrimento di cui ha doppiamente bisogno, come cristiani e come cittadini, portatori di una cultura millenaria, nello scrigno della lingua. Viene loro tolta la dignità della propria appartenenza nazionale e linguistica, che viene sganciata dalla professione di fede, quasi che si trattasse di due pezzi di un gioco d’incastro, interscambiabili a piacere. Questo popolo reagisce compostamente e con tristezza. Una reazione non violenta, silenziosa, che alla fine risulta anche vincente, perché non si assoggetta all’imposizione e attende, con il cappellano, una possibile liberazione.
Ci si aspetterebbe a questo punto, un intervento forte, deciso, sicuro da parte dell’autorità ecclesiastica. Nulla purtroppo, se non l’invito all’obbedienza ed allo studio della lingua italiana, in modo da realizzare quel programma politico che vuole tutto livellare, perché come ai tempi degli assolutismi, tutti parlino una sola lingua ed obbediscano ad un solo padrone. Non si chiede certo che il Vescovo si voti al martirio cruento, visti i momenti, ma che non abbandoni il suo gregge ed i pastori che lo aiutano. Una minima opposizione e resistenza da parte del Vescovo ci poteva essere, come testimoniano esempi luminosi di quegli anni, anche se rari, bisogna ammetterlo. E così, si ebbero esempi di cedimento da parte di qualche sacerdote, allettato dai vantaggi politici che questo comportava. E non sono mancate medaglie al merito contrario, per certi squallidi protagonisti, anche questi pochi, per fortuna, ma che potevano fregiarsi di qualche cavalierato di metallo scadente, sul piano dei valori umani.
L’apparato del regime fascista svolgeva il suo compito, alternando carota e bastone, per raggiungere il suo scopo di assimilazione forzata delle popolazioni della Slavia. Erano passati gli anni dell’impero asburgico, che un pluralismo culturale l’aveva sviluppato, e che permetteva ai diversi popoli di non perdere la propria identità. Queste cose, magari, furono scoperte dopo, visti i disastri del dopo. Certo che gli anni ’30 del secolo scorso, furono estremamente negativi per la Benecìa, tanto che i suoi effetti deleteri li sentiamo e viviamo ancora oggi. Hanno preso una piega subdola, che alla fine, continua l’opera devastatrice del fascismo. Infatti, è intervenuta la scoperta sensazionale che noi delle Valli, siamo di ascendenza slava. Un evento probabilmente unico nella storia dei popoli, ma che coltiva l’obiettivo della negazione. L’unica cosa che interessa è la cancellazione del sostantivo ed aggettivo ‘sloveno’. Ottenuto questo, tutto va bene, salvo lasciar perdere ciò che resta del dialetto sloveno, nei gorghi e nelle piene del Natisone.
E così la storia di Martin Čedermac continua, in tempi diversi, ma con gli stessi problemi, non di pressione politica, ma di contrapposizione pseudo linguistica. Alla fine resta paradigmatico il discorso finale del cappellano, una perorazione religiosa e civile, perché le due cose non vanno divise; una perorazione che invita ogni uomo – non più solo noi della Benecìa – a non svendere mai la sua identità, perché è l’unica carta della sua dignità e del valore assoluto della persona umana. Sempre e dovunque. (Marino Qualizza)

Sulle strade della fede e della storia

 

Chiese votive della Benecia illustrate da Moreno Tomasetig / Le vie delte Slavia nel progetto di Moreno Tomasetig

Con una conferenza in modalità digitale, lo scorso 15 aprile è stato presentato il «Cammino delle 44 chiesette votive» ideato dalla pro loco «Nediške doline» e realizzato grazie allo studio naturalistico «ForEst». L’itinerario di lunga percorrenza si divide in 10 tappe e collega tra loro i sette comuni delle Valli del Natisone, ai quali si aggiungono Prepotto e Cividale del Friuli.

Il percorso permette al pellegrino e all’escursionista di percorrere le valli dei fiumi Natisone, Alberone, Cosizza, Erbezzo e Judrio partendo e tornando a piedi dalla stazione ferroviaria di Cividale, nonché di usufruire delle attività ricettive e di ristoro offerte dal territorio.

Le protagoniste del cammino sono le 44 chiesette votive selezionate da Tarcisio Venuti nel volume «Chiesette votive da S. Pietro al Natisone a Prepotto». Il percorso le mette in collegamento, permettendo la conoscenza di arte, storia, natura e cultura della Benecia.

I promotori dell’iniziativa intendono porre in essere una collaborazione diffusa tra istituzioni, attività economiche ed associazioni interessate dal percorso. Ritengono, infatti, che il Cammino sia una occasione di promozione delle Valli del Natisone e del Judrio e possa avere ricadute positive anche in termini economici e sociali su questi territori.

«Tra la seconda metà del XV e la prima metà del XVI secolo la Slavia fu un grande cantiere dove noti e ignoti artisti sloveni si susseguirono nel costruire, ampliare e restaurare le antiche e piccole chiese di stile romanico disseminate sui monti e nelle valli. (…) Fu un vero risveglio religioso e artistico; (…) un risveglio che rinvigorirà e salderà i rapporti tra gli Sloveni delle Valli del Natisone con quelli dell’Isontino e della Slovenia centrale», ha scritto Giorgio Banchig nel volume «Slavia-Benečija. Una storia nella storia» (edizioni Most).

Significativo, infatti, che i beneciani, sotto la Repubblica di Venezia, si siano rivolti per quest’opera gigantesca – una chiesa per ogni 3,7 chilometri quadrati e ogni 87 persone – ad architetti e artisti sloveni. Sembra proprio il desiderio di evidenziare la propria appartenenza linguistica e culturale al mondo sloveno.

Per questo risulta davvero di difficile comprensione che i promotori del «Cammino delle 44 chiesette votive» abbiano scelto solo la lingua italiana per denominare l’itinerario e per i cartelli indicatori. E questo proprio quando la Comunità di montagna Natisone e Torre ha installato sui sentieri delle Valli del Natisone quasi duecento cartelli bilingui italiano-


sloveno.
https://www.dom.it/po-poti-nase-vere-in-zgodovine_sulle-strade-della-fede-e-della-storia/

3 mag 2021

FRANCE BEVK

 France Bevk nacque il 17 settembre 1890 in una modesta famiglia di contadini a Zakojca pri Cerknem, in una zona montuosa dell’Alto Isonzo. Quando compì 17 anni si trasferì a Gorizia, dove per qualche tempo fece l’apprendista. In seguitò studiò e si diplomò presso l’Istituto magistrale locale. Dopo la maturità lavorò come insegnante in varie scuole del Litorale sloveno, fino al 1917 quando fu chiamato a prestare servizio come soldato nel Fronte Orientale. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale si trasferì a Ljubljana, dove lavorò come giornalista.

Bevkova domacija
La casa natale di Bevk a Zakojca

Nel 1920 tornò a Gorizia, dove si occupò di editoria e diresse le riviste locali in lingua slovena Mladika e Goriška straža. A causa del suo impegno nella difesa della cultura e dell’identità nazionale degli sloveni del Litorale fu perseguitato dalle autorità fasciste e fu più volte incarcerato e mandato al confino. Nel 1943 si unì ai partigiani e fu nominato presidente della Commissione del Fronte di Liberazione per il Litorale sloveno. Alla fine della guerra occupò alte cariche nella Repubblica Socialista Slovena. Morì a Ljubljana nel 1970 ed è sepolto nel cimitero di Solkan.

Bevk fu uno dei più prolifici scrittori sloveni. Iniziò da giovanissimo scrivendo poesie, per dedicarsi poi quasi esclusivamente alla prosa (romanzi, racconti, novelle, letteratura per ragazzi). I temi centrali a cui Bevk attinge nelle proprie opere sono la storia locale dal medioevo in poi e la vita dei contadini delle sue terre. Il romanzo Človek proti človeku (“Uomo contro uomo”), ad esempio, è ambientato nel XIV secolo nel territorio tra Cerkno, Cividale e Udine e narra la storia della piccola nobiltà locale che si ribella al patriarca di Aquileia e lo uccide, ma viene a sua volta annientata dal nuovo patriarca.

France Bevk
France Bevk

Bevk fu appassionato narratore anche della storia a lui contemporanea, soprattutto della vita dei contadini della zona di Tolmin e Cerkno, nei quali vedeva l’incarnazione della forza e della vitalità primordiale (v. ad esempio Ljudje pod Osojnikom (“La gente sotto l’Osojnik”). Lo scrittore descrive la lotta per la sopravvivenza in una natura ostile, in cui gli uomini si muovono spinti dagli istinti e da passioni irrefrenabili.

Anche la letteratura per ragazzi di Bevk ha per protagonisti i bambini delle famiglie contadine che vivevano tra i monti di Tolmin (Pastirci (“I pastorelli”), Grivarjevi otroci “I figli di Grivar”, Pestrna (“La bambinaia”)).

Kaplan Martin Čedermac
Prima edizione di Kaplan Martin Čedermac del 1938

L’opera più importante di Bevk è il romanzo Kaplan Martin Čedermac (“Il cappellano Martin Čedermac”), pubblicato con lo pseudonimo “Pavle Sedmak”, ambientato negli anni trenta del secolo scorso nella zona abitata dalla minoranza slovena tra Cividale del Friuli e i monti che sovrastano Kobarid, nota come Benečija o Slavia Veneta. Il romanzo racconta le vicende di un anziano sacerdote che si scontra con le leggi fasciste che nel 1933 proibirono l’uso dello sloveno durante le funzioni religiose e il catechismo. Il cappellano Čedermac soffre per l’inguistizia verso il proprio popolo e non sa come agire, combattuto tra il dovere di obbedienza verso le autorità e il desiderio di opporsi all’oppressione fascista. Rifiuta un tentativo di corruzione da parte di un ufficiale della Prefettura, nasconde i libri di preghiera in sloveno che altrimenti sarebbero stati requisiti dalla polizia e rischia di finire in carcere. Il romanzo si conclude con il pensionamento dell’amareggiato cappellano, che viene sostituito da un altro più giovane e meno “scomodo” al regime.

Per il suo romanzo Bevk trasse ispirazione da una persona realmente esistita, don Anton Kufolo (1889-1959), cappellano a Laze pri Podbonescu (Lasiz presso Pulfero). Ancora oggi il termine “Čedermac” è usato in sloveno per indicare il clero che in Benečija o più in generale nel Friuli Venezia Giulia difese la cultura della minoranza slovena dagli attacchi del regime fascista italiano.

France Bevk oggi

Fate una passeggiata in città, guardatevi intorno, fate una ricerca in internet. Dove possiamo trovare tracce di France Bevk nel mondo di oggi?

  • Nova Gorica nel 1976 è stata eretta una statua commemorativa in onore di France Bevk. Autore della statua è lo scultore Boris Kalin.
  • La biblioteca di Nova Gorica è intitolata a France Bevk (»Goriška knjižnica Franceta Bevka Nova Gorica«).
  • Tolmin e a Villa Opicina/Opčine (TS) si trova una scuola intitolata a France Bevk.
  • Nel 2010 la televisione di stato slovena RTV Slovenija ha prodotto il film per la televisione Črni bratje (“Fratelli neri”), tratto dall’omonimo racconto breve di Bevk. Gran parte del film è stata girata a Gorizia.
La splendida biblioteca di Nova Gorica intitolata a France Bevk
La splendida biblioteca di Nova Gorica intitolata a France Bevk
da https://www.slovely.eu/2013/04/22/france-bevk/?cn-reloaded=1

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