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IVAN TRINKO padre della Benecia

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23 mag 2020

Il manoscritto di Castelmonte

Castelmonte-Stara Gora

Il Manoscritto di Castelmonte (Starogorski rokopis).

E' composto da due fogli contenenti le preghiere del Padre Nostro, dell'Ave Maria e del Credo come nel Manoscritto di Rateče o di Klagenfurt. Si suppone sia una trascrizione di quello di Rateče e il collegamento potrebbe esser confermato a livello di lingua e scrittura, poiché son presenti caratteristiche peculiari delle parlate della Carniola, del Carso interno collegate a quelle delle Valli del Natisone. Castelmonte è meta continua di pellegrinaggi da secoli (8) e quindi è possibile parlare di commistione linguistica. L' autore del manoscritto sembra essere il vicario di Castelmonte Lavrenčij da Mirnik presso Gorizia e la scrittura risulta influenzata dall'ambiente latino-italico. Il documento faceva parte integrante del libro della Confraternita di Santa Maria del Monte e venne ritrovato solo verso gli anni '60 del XX secolo e poi pubblicato, a cura di don Angelo Cracina, nel 1973. Cracina sostiene che il manoscritto sia databile dal 1498 ai primi anni del '500, mentre Breda Pogorelec fra il 1492 e il 1498.
Opere interamente in lingua slovena, lingua soggetta ad una cosciente e decisa normativizzazione durante il XVI sec. , si ebbero a partire dalla traduzione della Bibbia di Jurij Dalmatin, cioè il 1584, ma testimonianze provenienti dalle Valli del Natisone si hanno solamente dalla seconda metà del '700 e provengono perlopiù anche qui dall'ambito ecclesiastico: i catechismi.
Questi catechismi manoscritti non si discostano molto dalla lingua slovena ufficiale dell'epoca, citiamo quello di don Michele Podrecca del 1743, e un altro sempre suo o di Leonardo Trusnig del 1780, dove la lingua locale tende ad espandere la sua presenza.
Nel corso dell'Ottocento troviamo quello di don Pietro Podrecca, Katekizem za Slovence Videmske Nadškofije na Beneškem, compilato assieme a don Michele Mucig e pubblicato nel 1869, totalmente in sloveno letterario.
Ma qualcuno rappresenta un'eccezione alla regola ed è don Andrea Floreancig di Covacevizza, che ha scritto un catechismo in lingua locale, il quale presenta influenze della lingua centrale minime. Datato 1891 è purtroppo incompleto, ma rappresenta una vera intenzione di dare alla lingua locale una dignità letteraria autonoma e una tradizione scritta.
Ai catechismi fanno seguito le prediche, quelle più famose di don Pietro Podrecca ritrovate ad Antro che sono quattro, datate 1848-1854, e di altri sacerdoti anonimi (9). La predica fu il genere letterario più in voga nelle Valli all'epoca.
Dopo le prediche, sempre in sloveno letterario, troviamo i libri di preghiere, ma già del novecento, ad esempio Naše molitve di Ivan Trinko, del 1951.
Trinko e Anton Clodig, letterato e pedagogo divenuto popolare nel mondo sloveno per le sue liriche epiche di Livško jezero (1912) e alcuni pezzi teatrali, si occuparono anche più strettamente di lingua. Del primo conserviamo una grammatica slovena rivolta agli abitanti della Valli e del secondo una descrizione della lingua locale pubblicata a San Pietroburgo nel 1878.

Esulano dall'ambito ecclesiastico anche se scritte da ecclesiastici alcune raccolte di poesie. Quella più famosa, ma non subito apprezzata dalla critica slovena, fu Poezije sempre di Ivan Trinko Zamejski (pseudonimo), pubblicata nel 1897; poi di Pietro Podrecca, sono Predraga Italija, manifesto antiaustriaco del 1848 e Slovenija in njena hčerka na Beneškem citate anche da Carlo Podrecca, le poesie religioso-popolari di Valentin Birtič-Zdravko, Spomin na dom (1983) e quelle di Rinaldo Luszach, e prima di queste opere si ricorda ancora un libretto di canti popolari scritti e musicati da don Antonio Droli (1808-1888), capellano e maestro elementare a Cravero (San Leonardo), tra cui il noto canto delle Valli Sladko vince. A queste si aggiungono pubblicazioni di varia natura del primo novecento, ancora di Ivan Trinko, racconti di piccole avventure della vita quotidiana dei ragazzi della Slavia Naši Paglavci (1929).
Non si può dimenticare poi il repertorio di canti prevalentemente religiosi in lingua slovena letteraria e sovra-dialettale (sloveno letterario interpolato alla lingua locale o “dialetto” elevato) (10), ma anche profani.
Operano in grande autonomia dalla lingua centrale, non rifiutandola, i compositori Nino Specogna e Antonio Qualizza, che maggiormente si dedicano però alle ricerche sui canti sia sacri che profani diffusi nelle Valli. Del primo, citiamo Canti sacri nel Comune di Pulfero (1998) pubblicato assieme a Luciano Chiabudini e Pod Lipo (1999), mentre per il secondo Se zmisleš... (1999, rivisto 2005), che raccoglie duecento canti del comune di Stregna.
Nino Specogna, tra l'altro, ha scritto anche libri sull'educazione musicale per le scuole dell'obbligo. I manuali Noi e la Musica (1986) e Cantiamo (1997) manifestano il suo impegno per la creazione di un istituto musicale nelle Valli. Si anticipa qui che il suo amore per la cultura autoctona lo ha condotto alla redazione di una Gramatika (Grammatica)e di un Besednjak (Vocabolario) della lingua locale nediška, avvenimento storico importantissimo che, con l'immissione dalla tradizione scritta, ha elevato a dignità di lingua il nediško (prima espressione linguistica)
http://www.lintver.it/index.html

IL MANOSCRITTO DI CASTELMONTE

Manoscritto di Castelmonte(Starogorski Rokopis in sloveno) è uno dei più antichi documenti,fino a noi pervenuti,scritto in lingua slovena.Fu compilato alla fine del XV secolo (1492-1498) con il testo delle preghiere del Pater Noster, dell'Ave Maria e del Credo.

EPOCA

Il manoscritto fu redatto presso il Santuario della Beata Vergine di Castelmonte, situato nelle vicinanze di Cividale del Friuli, tra il 1492 ed il 1498 da Lorenzo da Mernicco (Laurentius vicario di Mirnik). Il periodo corrisponde a quello in cui l'idioma sloveno, fino ad allora prettamente orale, cominciava a sviluppare le regole per dotarsi anche di una forma grafica.
CONTENUTO

 Il manoscritto, composto da due fogli, contiene le principali preghiere del Cristianesimo e precisamente il Padre Nostro, l'Ave Maria ed il Credo. Nel testo sono presenti caratteristiche peculiari delle parlate della Carniola, del Carso interno e della Slavia Veneta. Insieme al manoscritto di Cergneu, custodito presso il Museo Archeologico Nazionale di Cividale, testimonia il contributo dato dall'idioma parlato nella Slavia friulana alla formazione della lingua slovena letteraria.

Il documento, che faceva parte integrante del libro della Confraternita di Santa Maria del Monte, venne ritrovato solo verso gli anni 60 del XX secolo e fu pubblicato, a cura di Angelo Cracina, nel 1974. Il manoscritto era inizialmente conservato presso l'Archivio arcivescovile di Udine; attualmente risulterebbe custodito presso l'Archivio Capitolare della parrocchia di Santa Maria Assunta di Cividale del Friuli.


Preghiere

Il Padre Nostro

I.
Oratio dominicalis sclauonice
Otzha naſch kher ſy vnebeſſich poſſchwetſcheno
wody twoye yeme, pridi khnam twoye
Bogaſtwo, yſidiſſe twoye wuolle, khokher vnebeſſich
tochu Naſemle. Day nam donneſs ta vſſe-
dannj khruch ynuy nam odpuſti naſche douge
khokhr mi odpuſtimo naſchim dolſchnickham.
Naſs vnapellay, na reſreſchno, Naſs reſche
od ſlega. Amen.

L'Ave Maria

II.
Salutatio Angelica
Zheſchena ſy Maria gnade ſy pollna
goſpod ye ſtabo, ſegnana ſy me
vuſſemj ſchenamy, ſchegnan ye ta ſſadt,
twoyga telleſſa. Yhs Hps Amen.

Il Credo

III.
Symbolum Appoſtollor(um)
Yest veryo na boga vſſega mogotzhiga, otzha
ſtvarnickha nebeſs ynuy ſemle ynuy na
Jheſuſſa chriſtuſſa ſynnu nega ediniga
goſpodj naſchiga, kheter ye podtzhett od ſwetiga
ducha Royen od Marie diwitze, Martran
pod pontio pyllatuſſo. Na khriſch reſpett,
ys khriſcha ſnett, mortiw vgrob polloſchen,
pred pekhell yede, Na trettye dan od
ſmertte vſtall, Na nebw ſtoppl, tu ſydj
Na deſſnitzi ſwoyga otzha nebeſkhiga od
tod yma tudi pritti ynuy ſodittj zhes
ſchywe ynuy zhes me(o)rtwe
Yest veryo na sſwettiga ducha, sſwetto kherſchan-
ſckho Zerckho, gmayno vſſech ſwettikhow
odpuſchane grechow, ſtayenna tega ſchewotta
ynuy ta vi(e)tzhe leben. Amen [4]




https://www.wikiwand.com/it/Manoscritto_di_Castelmonte

Strada del vino e del sapore: ecco le bellezze del Friuli Venezia Giulia


Il Friuli Venezia Giulia è al momento la sola regione in Italia ad avere un ente unico che fa da regia al progetto della Strada, segue tutte le azioni legate all'operatività con le proprie risorse interne ed è, inoltre, la prima regione in Italia a regolare (ex art.6 lr 22/2015) la somministrazione di produzioni agroalimentari tradizionali e produzioni tipiche e di qualità non cucinate, unitamente all'assaggio del vino durante le visite in cantina

La scuola bilingue e la didattica a distanza “Una novità per tutti, noi ci siamo mossi così”


Fa discutere, certo non solo a livello locale, la reale efficacia della didattica a distanza a cui sono co- stretti, ancora per una ventina di giorni, scolari e studenti delle scuo- le in Italia. Mentre in altri Stati europei le lezioni sono riprese tra le mura scolastiche (anche se in Francia alcune scuole hanno richiuso dopo una settimana), in Italia infatti il ritorno sui banchi avverrà a settembre. Con modalità tutte da definire. Di tutto questo ne parliamo con il dirigente dell’Istituto scolastico bilingue di S. Pietro, Davide Clodig. “Per noi, come per altri, è tutto nuovo, non ci sono indicazioni e non c’è una preparazione ad hoc, anche se dal punto di vista della formazione digitale siamo avvantaggiati per aver già realizzato progetti specifici, come quello della classe 2.0. Ora però la didattica è tutta così, ed è una novità anche per chi è tecnicamente preparato. Questo vale per gli allievi, per le famiglie e anche per gli insegnanti”, ci dice.
Delle difficoltà, comunque, ci sono. “Ci sono ma sono anche superabili” afferma il dirigente, che spiega: “Abbiamo casi limitati dove non c’è possibilità di connessione a internet. In questo caso si caricano i materiali didattici su una chiavetta Usb e li si fornisce all’allievo. O anche con fotocopie.” Clodig fa an- che sapere che, per quanto riguarda le classi della primaria, da qualche settimana sono partite le lezioni in videoconferenza, “forse in ritardo per due motivi: abbiamo deciso di uniformarci a soluzioni simili se non uguali alle altre scuole slovene del territorio regionale, attra- verso il programma della ‘digitalna šola’, e poi perché abbiamo dovuto risolvere alcune situazioni per famiglie che avevano problemi: non avevano una connessione o non se la potevano permettere. Con fondi del Ministero abbiamo cercato di coprire questo genere di spese fornendo, quando necessario, tablet, pc portatili o anche router per il wi-fi. Questo valeva per gli allievi, ma anche per gli insegnanti. Come per tutto, siamo partiti e cerchiamo di aggiustare il tiro in corsa, perché non è facile capire quanto le famiglie siano capaci di rispondere a questo genere di innovazioni.”
La scuola bilingue ha messo quindi a disposizione circa 45 tra tablet e computer portatili (tra i pri- mi 5 sono stati donati dalla Zadružna Kraška Banka assieme all’Unione regionale economica slovena e all’Ufficio regionale per le scuole con lingua di insegnamento slovena, tra i pc portatili 3 sono dono del gruppo di volontariato La via di Bet di Clenia).
Il dirigente della bilingue rimarca, oltre all’aspetto formativo, anche quello psicologico legato alla qua- rantena. Un supporto alle famiglie e anche agli insegnanti, in questo senso, viene portato dalla psicologa Mara Floreancig. Va posto poi l’accento su problemi più specifici, ad esempio quando l’alunno non ha chi a casa lo possa aiutare con la lingua slovena. In questo caso, come per chi ha problemi di dislessia, si sta pensando di acquisire programmi con lettori vocali di testo.
Cosa succederà, però, a settembre? “Tutti i dirigenti – risponde Clodig – stanno cercando di fare delle ipotesi, ma al momento non ci sono indicazioni. Fino a che non ci saranno protocolli chiari su come vanno organizzati gli spazi, è difficile immaginare qualsiasi scenario. È chiaro che la presenza dei bambini e dei ragazzi è ideale, ma questo si scontra con gli aspetti legati a spazi e personale".

Monsignor Ivan Trinko

Nato a Tercimonte di Sotto (Savogna) il 25 gennaio 1863, T. frequentò la scuola elementare di Cividale del Friuli e il Ginnasio arcivescovile di Udine. Ordinato sacerdote nel 1886, entrò in seminario come prefetto, quindi dal 1895 al 1943 vi insegnò filosofia, disciplina su cui pubblicò alcuni saggi. Fu canonico onorario del Capitolo metropolitano di Udine, componente della Commissione d’arte sacra, per la riforma della musica sacra, deputato per la censura ecclesiastica, esaminatore sinodale. L’attaccamento alla parlata delle Valli del Natisone lo spinse ad approfondire la conoscenza della lingua slovena letteraria e ad insegnarla dal 1929 in seminario; scrisse la Grammatica della linguaslovena ad uso delle scuole edita a Gorizia nel 1930. Poeta e narratore, con i mezzi a sua disposizione tradusse letteratura slovena, croata, serba, ceca, polacca, russa per diffonderne la conoscenza. Su periodici regionali e stranieri pubblicò testi poetici e in prosa soprattutto di autori sloveni, ma anche di Puskin, Tolstoj, Turgenev, Gogol. Interlocutore privilegiato di Jan Baudouin de Courtenay, si fece interprete dell’esigenza della sua gente di avvicinarsi all’insegnamento religioso e scolastico nel proprio idioma, consapevole dell’identità comunitaria in tempi avversi alla convivenza delle diversità. Geografo attento agli aspetti economici e ai modelli sociali, tentò una Storia politica, letteraria ed artistica della Jugoslavia nel 1940 e si occupò della storia delle comunità sul confine occidentale sloveno. Dirigente dell’Azione cattolica, riuscì a sposare il sacerdozio con l’impegno politico nel Partito popolare, come consigliere ed assessore provinciale di Udine sin dal 1902. Nel secondo dopoguerra si attivò con i movimenti per l’autonomismo friulano, nel comune interesse per le minoranze. http://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/trinko-ivan-trinco-giovanni-grisostomo/

22 mag 2020

FIORI DI MONTAGNA


Salus Infirmorum a Porzus

Da lunedì 18 maggio sarà di nuovo possibile la celebrazione delle Sante Messe con la partecipazione dei fedeli e domenica 24 maggio a Porzus/ Porčinj si celebrerà per la prima volta dopo molti anni la festa dellaMadonna della salute/Salus infirmorum. Alle 16.30 don Carlo Gamberoni, il parroco di Servola (Trieste), che con le proprie ricerche e i propri libri ha dato un contributo determinante a riscoprire e far conoscere le apparizioni mariane nel paese sopra Attimis/Ahten, presiederà la concelebrazione in italiano e sloveno. La possibilità per i fedeli di partecipare, seppure con le necessarie limitazioni, all’Eucaristia a Porzus, viene letta da molti come un segno del Cielo. La festa della Madonna della salute, istituita dagli abitanti di Porzus dopo la terribile epidemia di colera che nel 1855, l’anno delle apparizioni a Teresa Dush, che si portò via una quindicina di paesani, compreso il curato, don Giusepe Costaperaria, è stata rimessa in calendario alla fine delo scorso anno, quando del coronavirus Covid-19, non c’era traccia, né sentore. Poi a fine inverno e inizio primavera l’emergenza legata alla pandemia ha imposto la modifica del programma dell’anno dei pellegrinaggi 2020. Sono state annullate le celebrazioni previste il sabato e la domenica dopo Pasqua (18 e 19 aprile), date nelle quali si apriva tradizionalmente la stagione estiva, e l’apertura è stata spostata a domenica 24 maggio, data nella quale era già prevista la celena della festa della Madonna della salute. A presiedere la Santa Messa quel giorno avrebbe dovuto esserci mons. FrancoAgostinelli, vescovo emerito di Prato, nonché assistente nazionale delle 700 Misericordie d’Italia, nate nel 1244 a Firenze, per portare aiuto, conforto nel mondo del dolore e della sofferenza. Successivamente anche questo appuntamento è stato modificato, in considerazione del protrarsi dell’emergenza. In ogni caso, il curatore pastorale di Porzus, don Vittorino Ghenda, aveva confermato la celebrazione dell’Eucaristia senza la presenza di fedeli e con trasmissione in diretta Facebook sulla pagina Pro loco Amici di Porzus. Poi la buona notizia della riapertura delle celebrazioni all’intervento dei fedeli dal 18 maggio, cosicché proprio il 24 maggio sarà la prima domenica con i fedeli di nuovo in chiesa. In quanto successo, don Ghenda trova più di una coincidenza. «II 1855, l’anno delle apparizioni, è stato l’anno di un terribile colera che ha ucciso ben 20 milioni di persone in tutta Europa – ha scritto –. Anche a Porzus sono morte 15 persone da giugno ad agosto, tra le quali il parroco, don Giuseppe Costaperaria di Vernasso. Qui a Porzus, però, dopo le apparizioni il colera è cessato, mentre altrove si protrasse anche l’anno successivo, addirittura in forma più grave. Per questo, ad opera della gente, in primo luogo, e dal fratello della veggente Giovanni Battista Dush, è stato commissionato al pittore Lorenzo Bianchini, nel 1887, il bel quadro della Madonna con in braccio Gesù Bambino, dal titolo Salus Infirmorum, salute degli infermi. Evidentemente un grazie alla Madonna per la cessazione del colera e per una preghiera di assistenza in altri mali. Il bel quadro sarà anche il motivo di una festa in onore della Madonna a Porzus, il 24 maggio: festa andata poi in disuso». In tutto questo, il sacerdote responsabile della pastorale di Porzus scorge «una forte coincidenza, per quel che riguarda almeno le nostre terre. Coincidenza dalla quale può emergere una finalità. Infatti – sottolinea – io vedo in questa coincidenza, come un invito, un richiamo a guardare a Santa Maria di Porzus, la Salus Infirmorum, così come l’hanno chiamata i vecchi porzusani, esperti di quel terribile colera nel tempo delle apparizioni». «È un forte invito a guardare a Lei con uno spirito di fiducia, di affidamento. Soprattutto nei momenti del dolore, delle malattie, che non sono soltanto il coronavirus», conclude don Ghenda.

Maca anche in Val Saisera - Maca tudi za dolino Zajzera


Maca-Museo a cielo aperto, l’applicazione che tramite la tecnologia dei codici QR già porta alla scoperta del Sentiero del Pellegrino e del santuario del Monte Santo di Lussari/Svete Višarje, sta per sbarcare anche in Val Saisera.
Nell’ambito del progetto Festival Risonanze 2020, finanziato con un contributo di 30.000 euro dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, il Comune di Malborghetto-Valbruna ha approvato la posa di 15 cartelli Maca sul Forest sound track, il percorso che porta alla scoperta della Val Saisera e degli abeti di risonanza. La pandemia di covid-19 impone il mantenimento di distanze sociali di sicurezza e limita spostamenti e comportamenti, costringendo anche il Comune di Malborghetto-Valbruna a ridurre il programma previsto per quest’estate nell’ambito delFestival Risonanze. Tuttavia da alcuni giorni le disposizioni delle autorità permettono di svolgere attività fisica all’aperto e così anche passeggiate e camminate, pur in considerazione delle prescrizioni di sicurezza. In questo contesto il progetto digitale Maca svela ulteriori potenzialità, visto che le caratteristiche di Maca permettono la visita dei percorsi senza contatti fisici ravvicinati.
Ricordiamo che, attraverso i codici QR riportati sui cartelli colorati (i Maca, per l’appunto), con uno smartphone dotato di lettore di codici QR e un paio di cuffiette si può accedere a racconti, approfondimenti, video e fotografie. I contenuti in genere sono realizzati in quattro lingue – italiano, sloveno, tedesco e inglese. La realizzazione dei nuovi 15 Maca, da disporre lungo tutto il Forest sound track, sarà curata dall’associazione culturale Età dell’acquario di Camporosso/Žabnice, che nell’ambito del progetto Festival Risonanze 2020 è già partner del Comune di Malborghetto- Valbruna.
Il sodalizio ha proposto un corrispettivo di 2.160 euro, che saranno erogati attingendo al contributo per la realizzazione del festival. (Luciano Lister)
Projekt MACA (v italijanščini »Museo a cielo aperto«, to je v slovenščini »Muzej na prostem«) se širi tudi na dolino Zajzera. Ob pešpoti Forest sound track, ki opozarja na bogastvo resonančnega lesa, bodo postavili 15 pisanih kažipotov. Preko kod QR, ki jih bodo s svojimi pametnimi telefoni lahko brali na kažipotih, bodo obiskovalci imeli dostop do predstavitev, slik, pripovedi in posebnih vsebin. Vsebine bodo dostopne v italijanščini, slovenščini, angleščini in nemščini.
V okviru projekta MACA so desetino pisanih kažipotov s kodami QR že postavili ob stari romarski poti na Svete Višarje.
Za postavitev nadaljnjih kažipotov v dolini Zajzera bo poskrbelo žabniško društvo L’età dell’Acquario. Dežela Furlanija-Julijska krajina je Občini Naborjet-Ovčja vas svojčas namenjala prispevek v višini 30.000 evrov za letošnjo izvedbo Festivala Risonanze. Zaradi pandemije koronavirusa je Občina Naborjet-Ovčja vas razne točke v programu morala odpovedati ali prilagoditi. V okviru novih razmer razkriva projekt MACA nadaljnji potencial, saj med pohodi zagotavlja dostop do vsebin ob upoštevanju varnostnih ukrepov. Društvo L’età dell’acquario je med partnerji, s katerimi Občina Naborjet-Ovčja vas izvaja Festival Risonanze 2020; za pripravo novih vsebin in kažipotov v okviru projekta MACA bo iz sredstev za letošnjega festivala prejel prispevek v višini 2.160 evrov.

21 mag 2020

Affresco con invocazione in sloveno a Canalutto/Skrìla in comune di Torreano-Tavorjana

grazie  a Luca e Stefano

*MARIA DEI*      * GLORIA IN EXCELSIS DEO *

O SANTO ANTONIO TU CHE DEGNO SEI
PREGA GESU' - MARIA PER I TUOI FEDELI
II.X.1906

Torreano (Toreàn in friulanoTavorjana in sloveno), è un comune italiano, di 2.270 abitanti della provincia di Udine in Friuli-Venezia Giulia.
Peculiarità del territorio di Torreano è di trovarsi a cavallo tra l'area linguistica friulana (della quale fa parte la maggioranza dei locutori) e quella slava della Benecia, in cui è ancora diffuso un dialetto legato al sistema linguistico sloveno. Nelle frazioni della parte alta del comune (Costa/Podgrad, Canalutto/Skrìla, Masarolis/Mažeruola, Reant/Derjan, Tamoris/Tamora) è tuttora parlato il locale dialetto sloveno, tutelato ai sensi della Legge 38/2001.

Questo affresco su una casa rurale di CANALUTTO/SKRILA è la dimostrazione che nel secolo scorso anche qui si pregava e parlava in sloveno.

Oggi è una zona italianizzata e friulanizzata,senza tabelle con toponimi in sloveno.

 Affresco su una casa rurale a Canalutto/Skrìla con diciture in latino-italiano-sloveno .

Opera probabilmente anche se rimaneggiata di Jacum Pitor /Giacomo Meneghini  di Cergneu-Cerneja


OJ MARIJA OD VECNO POMOC
 POMAJ SINOVE TVOJE
 VSMILISE CES NAS

traduzione letterale
o Maria ausiliatrice aiuta i tuoi figli
abbi pietà di noi

Jacun Pitôr-Giacomo Meneghini
 uno dei più popolari artisti näif attivi nella nostra regione
 tra ‘800 e ‘900

Personaggio vagabondo e solitario, unico nel suo genere, Jacun Pitôr è stato
 uno dei più popolari artisti näif che hanno vissuto e lavorato nella nostra regione
 a cavallo tra ’800 e ‘900. Durante i suoi spostamenti ha lasciato diverse
 testimonianze della sua eclettica arte in osterie, chiesette di campagna, 
casolari e case nobili in cambio di ospitalità e di modesti compensi.
Nelle sue opere si respira la tipicità della cultura popolare: i temi pittorici trattati,
 con armonia e semplicità, spaziano dal sacro al profano, accompagnati
 molte volte da autentiche perle di saggezza rurale friulana, intrise di sottile ironia.
continua a leggere : http://www.jacunpitor.it/





Citazione


Con la lettura, le idee crescono e l'ispirazione fiorisce. (Mar Azabal)
Renoir:donna che legge

RIAPERTURA CENTRO VISITE DEL PARCO

Parco Naturale Prealpi Giulie

RIAPERTURA CENTRO VISITE DEL PARCO


da fb

Foto di ieri

Vllanova delle grotte/Zavarh
la catena dei monti Musi

20 mag 2020

Alta Val Torre

Dopo 2 mesi e mezzo siamo andati in Alta Torre ho fatto una lunga camminata e ho scattato delle foto.

Una cartolina dalla Benečija

 Udine/Videm-Matajur-Lussari/Višarje-Resia/Rezija-Grotte di Villanova/Jame Zavarh

19 mag 2020

Grotte di Villanova-Zavarške jame


Col termine generico di grotte di Villanova vengono indicate le principali grotte che si aprono nell'area di Villanova delle Grotte(frazione di Lusevera, in provincia di Udine). In una piccola area delle Prealpi Giulie compresa fra il massiccio dei Monti La Bernadia e la catena del Gran Monte sono state scoperte numerose cavità fra cui le maggiori sono la Grotta Doviza, la Grotta Nuova di Villanova, la Grotta Egidio Feruglio e l'Abisso Vigant. Le prime tre cavità si aprono nel territorio del comune diLusevera, la quarta in quello di Nimis. Altre grotte si aprono nel territorio di Taipana (Monteaperta, ...).
Le grotte dell'area di Villanova sono state esplorate da intere generazioni di speleologi a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Attualmente sono stati esplorati e rilevati oltre quindici chilometri di gallerie.
La grotta Dovica o Tazajama (dietro la grotta trad.letterale)si apre nei pressi di Villanova delle Grotte (Lusevera, Udine) con tre ingressi posti sul versante destro della valle Ta pot Cletia. La lunghezza delle gallerie esplorate finora è superiore a tre chilometri. La grotta, particolarmente complessa, si sviluppa su più livelli. I rami principali sono percorsi da alcuni ruscelli che si uniscono nel Salone delle Confluenze. Le prime esplorazioni della grotta Doviza risalgono alla seconda metà del XIX secolo (1876), ma l'esplorazione ed il rilievo topografico più completi risalgono al primo decennio del '900 ad opera di Giovanni Battista De Gasperi. All'epoca delle prime esplorazioni erano noti solamente due ingressi, definiti come Superiore ed Inferiore. La pianta topografica e la descrizione della cavità vennero pubblicate nel 1916 sulla monografia Grotte e Voragini del Friuli nell'ambito della rivista Mondo Sotterraneo del Circolo Speleologico ed Idrologico Friulano. Nella seconda metà del '900 ulteriori contributi al rilievo topografico della grotta vennero da speleologi di diverse associazioni friulane ed isontine. La scoperta del terzo ingresso della cavità è avvenuta nel 2007.
La grotta Nuova di Villanova si trova esattamente in corrispondenza dell'abitato di Villanova delle Grotte (Lusevera). La Grotta Nuova è particolarmente interessante poiché si tratta di una delle maggiori cavità di contatto conosciute: si sviluppa infatti al contatto fra una bancata di flysch ed una di conglomerato calcareo. Le gallerie principali sono caratterizzate da una tipica sezione trapezoidale, col soffitto in conglomerato, pareti in flysch e fondo coperto da sedimenti.(wikipedia)
LA STORIA
Verso la metà di maggio del 1925 Pietro Negro di Zavarh ,nel passare accanto ad una casa presso la chiesa parrocchiale,si accorse che da una fascina addossata ad una parete rocciosa usciva una strana condensa simile a fumo.Incuriosito si avvicinò alla fascina credendo che si trattasse ad un inizio d'incendio.Invece era tutt'altro: si trattava di vapore acqueo che usciva da un fessura della parete rocciosa.
Allora si ricordò dei racconti degli anziani su misteriose grotte che si trovavano sotto al paese,ma nessuno era riuscito a trovarle.Racconti di una meravigliosa sala ricca di cristalli ed altre meraviglie,che attraversava il paese,forse collegandosi con la vicina grotta Doviza,nota anche col nome di Zaiama.
Una frana o altro forse aveva ostruito  questa galleria,per cui ogni ricerca era stata vana fino allora.
La fessura fu allargata per quanto bastava a far passare una persona,quindi con lampada e piccola picozza insieme ad un altro paesano,Negro esplorò la voragine.
Trovarono un biglietto sul quale c'era scritto:"13-14 aprile1911 G.B.De Gasperi e M. Rodaro del circolo speleologico qui ebbero quartiere durante il rilievo dei canali inferiori.9-10 settembre gli stessi passarono le ore di riposo in questo luogo .29  dicembre finito il rilievo di tutta la grotta.Saluti ai posteri".
Quel messaggio era stato lasciato dallo studioso G.B.De Gasperi che aveva fatto un rilievo della grotta per 2500 m,ponendola al primo posto tra le grotte italiane conosciute.
Il paese in seguito a queste esplorazioni assunse il nome di Villanova delle Grotte.(dalla guida di Villanova delle Grotte)

La leggenda del" polentar"
 - Leggende, scoperte e nuove ricerche.
I vecchi di questo paese asseriscono che anticamente nella grotta di Villanova esisteva una vasta galleria tutta ornata di limpidi cristalli che, passando in prossimità della chiesa e della Borgata Dolina proseguiva verso il Monte Bernadia. 
È storia antica, tramandataci dai nostri avi, che una volta nella casa Scudir del Borgo Dolina una famiglia di poveri contadini stava allestendo la cena. 
Quando la padrona ebbe finito di cuocere la polenta disse in dialetto:
chi oce poblisati polentar? (chi vuol pulire il mattarello'?)
Daite mene, daite mene! (date a me, date a me!)
rispose una voce cupa proveniente dall'ignoto.
I presenti furono presi da tale spavento che, precipitosamente abbandonarono cena e casa senza farvi ritorno sino a due giorni dopo, cioè quando vennero a sapere che tre forestieri erano stati a visitare la grotta penetrando fin sotto la Borgata Dolina.
Da notare che in un angolo della casa esisteva un foro in cui si versavano le lavature della cucina. (web)
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