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26 ott 2020
Per un sacerdote nelle nostre lingue
I valcanalesi sono molto legati alle lingue e culture locali, che nel corso della storia sono state difese e sostenute anche da molti sacerdoti. Da un punto di vista storico nei paesi della Valcanale un tempo prevalentemente di lingua slovena hanno sempre prestato servizio sacerdoti di lingua slovena o bilingui – che parlassero italiano e sloveno. In Valcanale l’ultimo sacerdote bilingue è stato don Mario Gariup, giunto a Ugovizza sulla scia di una petizione in favore di un sacerdote che parlasse anche lo sloveno, che gli ugovizzani avevano inviato nel 1973 all’allora arcivescovo di Udine, mons. Alfredo Battisti. Gariup ha prestato servizio in Valcanale dal 1974 fino alla sua morte, nel febbraio dello scorso anno. Con l’eccezione di p. Peter Lah, che soprattutto in estate segue il santuario del Monte Santo di Lussari, anche nel nuovo anno pastorale della Valcanale non c’è servizio religioso in sloveno, tedesco e friulano.
Da queste considerazioni ha preso il via la conferenza stampa convocata dall’Associazione/Združenje don Mario Cernet venerdì, 23 ottobre, nella sala del Consorzio vicinale di Ugovizza, per richiamare l’attenzione sull’assenza di servizio religioso nelle lingue locali della Valcanale – soprattutto in sloveno.
A nome dell’Associazione Cernet, Alessandro Oman ha prima di tutto ricordato le iniziative di don Gariup per la difesa e valorizzazione della cultura slovena, proseguite fino alla sua morte.
A novembre 2019 l’incarico di parroco della Collaborazione pastorale di Tarvisio, con la cura delle parrocchie di Tarvisio, Camporosso, Fusine, Cave del Predil, Ugovizza e Malborghetto-Valbruna, è stato assunto da don Alan Iacoponi. Ha 43 anni ed è nato in Bolivia. Ad aiutarlo in pianta stabile nelle parrocchie della Valcanale, come vicario parrocchiale, ora c’è solo don Gabriel Cimpoesu, che ha 44 anni e viene dalla Romania. Nel presentarsi alla comunità, l’anno scorso don Iacoponi aveva mostrato grande apertura, promettendo che avrebbe imparato anche lo sloveno e il tedesco. Ma, con l’eccezione di Lussari, nell’ultimo anno nella vita religiosa di Ugovizza e Camporosso lo sloveno è stato presente soprattutto su iniziativa dei fedeli, che hanno contribuito con letture, quando non con qualche preghiera bilingue; a Valbruna col canto, ripreso l’anno scorso.
La situazione si protrae da novembre dell’anno scorso, quando ha concluso il proprio servizio p. Jan Cvetek. Fino ad allora il padre francescano, che ha 39 anni e proviene da Bohinj, aveva collaborato soprattutto nelle parrocchie di cui fino alla morte era stato titolare don Mario Gariup, ovvero a Malborghetto, con le filiali di Bagni di Lusnizza, Santa Caterina e Valbruna, e a Ugovizza. Allo scadere dell’accordo tra l’arcidiocesi di Udine e la provincia francescana slovena i fedeli della Valcanale hanno preparato una lettera, con cui hanno chiesto ai responsabili di accogliere nuovamente p. Cvetek nell’arcidiocesi di Udine, indirizzandolo alle loro comunità. La lettera è stata sottoscritta da un migliaio di fedeli da tutte le località valcanalesi – e nella valle risiedono circa cinquemila abitanti. Il documento è stato consegnato dai rappresentanti di varie parrocchie della Valcanale all’arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzoccato, già a dicembre dell’anno scorso. La risposta alla lettera, però, non è ancora arrivata.
Nell’ultimo anno sono giunti a prestare aiuto nelle parrocchie della Valcanale diversi sacerdoti, prevalentemente per le Messe festive. Le attività pastorali e la catechesi, infatti, sono seguite da don Alan Iacoponi.
Gli organizzatori della conferenza stampa hanno richiamato l’attenzione anche sulla vitalità dell’uso della lingua slovena durante le celebrazioni religiose. Questo uso risale a molto lontano nel tempo e nella storia ed è tuttora radicato soprattutto nelle parrocchie di Ugovizza e Camporosso; la tradizione slovena continua a essere presente anche nella chiesa filiale di Valbruna, attraverso il canto. Oman ha rilevato la vivacità della Valcanale in seno all’arcidiocesi di Udine. La sua ricchezza religiosa e culturale si esprime, tra l’altro, attraverso il mantenimento delle celebrazioni religiose anche in lingua slovena, i tradizionali riti delle processioni, i canti in sloveno e la stretta collaborazione col mondo della scuola attraverso la stessa Associazione Cernet.
In riferimento alla tradizione culturale e religiosa slovena di Ugovizza, Camporosso e Valbruna, Oman ha richiamato l’enciclica di San Giovanni Paolo II dal titolo Slavorum apostoli, nella quale il papa notava come lo stesso Cirillo rivendicasse la pari dignità delle lingue slave davanti all’ebraico, al greco e al latino nonché la dignità di ogni lingua. Oman ha, quindi, citato anche il defunto arcivescovo di Udine, Alfredo Battisti, che al Dan emigranta del 1977 aveva spiegato come il messaggio cristiano non abbia lingue esclusive. «La Chiesa è chiamata ad inserirsi, incarnarsi nelle diverse culture di popoli che rendono vario, ricco, bello il mondo». E ancora: «La Chiesa perciò è per la giustizia, per la verità, per la libertà dei popoli, contro ogni discriminazione razzista, culturale, linguistica, sociale. È la consolante verità ribadita nel Concilio Vaticano II che in particolare nella liturgia si è ispirata a questo criterio. Come è normale usare la lingua locale nelle conversazioni, nella vita familiare, così è normale usare tale lingua anche nella preghiera, nel culto, nel colloquio con Dio. L’anima deve comprendere ciò che dicono le labbra».
L’Associazione don Mario Cernet ha concluso la conferenza stampa chiedendo alle autorità ecclesiastiche, ovvero all’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzoccato, di garantire la presenza di un sacerdote che parli italiano, sloveno e le altre lingue della Valcanale, affinché contribuisca a conservare il ricco patrimonio di fede, linguistico e culturale locale. Già padre Cvetek, nell’anno in cui ha operato in Valcanale, ha assolto positivamente a questo compito. I soci dell’Associazione Cernet ricordano come, in un solo anno, abbia saputo coinvolgere tutte le comunità parrocchiali in cui ha prestato servizio.
Se la richiesta dell’Associazione don Mario Cernet non sarà ascoltata, i soci intendono rivolgersi allo stesso papa Francesco, che in questi anni ha mostrato sensibilità per tutte le problematiche legate agli ultimi, alle minoranze, alle comunità cristiane abbandonate e inascoltate.
25 ott 2020
A Cividale del Friuli sulle tracce dei Benandanti — Trieste Arcana
Una visita guidata esperienziale fra le stradine e i segreti di Cividale, la bellissima cittadina del Friuli, già famosa per il suo Ponte del Diavolo e il meraviglioso Tempietto Longobardo, seguendo i passi dei Benandanti, sorta di maghi (e maghe) impegnati a combattere streghe e stregoni per proteggere i raccolti (e, quindi, la vita delle comunità rurali).Su chi fossero i Benandanti e come si svolgessero le loro battaglie durante le Quattro Tempora (i due Equinozi e i due Solstizi) sono stati scritti innumerevoli libri, il più famoso dei quali, poiché apripista degli studi sul tema, è quello di Carlo Ginzburg, pubblicato da Einaudi nel 1966 e recentemente ristampato da Adelphi.
Essendo, questo, un testo che lessi per la prima volta parecchi anni fa e che ho molto amato (tanto da riprenderlo in mano a periodi alterni), quando sono stata invitata a partecipare alla visita guidata organizzata da Turismo FVG e Tribeca Viaggi a Cividale ho accettato subito con entusiasmo.
Ma, senza nulla togliere ai gioielli visti fin qui, la grande scoperta per me è arrivata all’ultima tappa, che corrisponde alla seconda parte della passeggiata…
Il Monastero di San Giorgio in Vado e il Giardino del Chiostro
Immaginate di entrare in un mondo magico, fuori dal tempo, nel quale natura e cultura si fondono per regalarvi un’alchimia praticamente perfetta di colori, forme, profumi e sapori.
Il complesso monastico di San Giorgio, racchiuso in antiche mura tutt’ora esistenti, si trova sulla sponda sinistra del fiume Natisone, in località Vado (guado) di Rualis (raggiungibile a piedi da Cividale). Fino al 1432 vi abitarono le Monache agostiniane, successivamente passò all’ordine dei Frati Minori Osservanti di San Francesco che lo tennero per circa tre secoli. Nella seconda metà del Settecento, infatti, il Monastero di San Giorgio fu destituito come ente religioso per volere della Serenissima.
continua-https://triestearcana.com/2020/10/19/a-cividale-del-friuli-sulle-tracce-dei-benandanti/
Che ‘fichi’… i fichi caramellati al rum
da vita nei campi fb
24 ott 2020
Ora solare: il 25 ottobre lancette indietro di un’ora. Sarà davvero l’ultimo cambio? – greenMe
Il 25 ottobre 2020 dunque dovremo portare le lancette indietro di un’ora, dalle 3 alle 2 del mattino. Torna l’ora solare.
Sorgente: Ora solare: il 25 ottobre lancette indietro di un’ora. Sarà davvero l’ultimo cambio? – greenMe
La Cina è tornata alla normalità, gli Stati Uniti e l’Europa no. Ecco come ci è riuscita
Un medico che ha esaminato un test degli acidi nucleici a Qingdao, in Cina, il 14 ottobre 2020. Costfoto / Barcroft Media tramite Getty Images
La Cina si è lasciata alle spalle la pandemia di coronavirus e la vita è tornata in gran parte alla normalità.- Durante la sua festività chiamata Golden Week, Settimana d’oro, dal 1 ° ottobre al 7 ottobre, la Cina ha visto 637 milioni di persone viaggiare attraverso il paese senza alcun aumento dei casi.
- Nel frattempo, gli Stati Uniti e molti paesi europei stanno ancora lottando per contenere le loro epidemie e stanno sperimentando nuove ondate con l’avvicinarsi dell’inverno.
- Gli esperti affermano che l’approccio di test rapidi e a tappeto della Cina, i blocchi che hanno svolto il loro corso completo e la comunicazione semplice e chiara hanno aiutato a risolvere il problema.
- Nel frattempo, gli Stati Uniti e l’Europa stanno avendo difficoltà nel tenere sotto controllo i loro focolai a causa di una comunicazione incoerente, blocchi incompleti, tracciamento dei contatti debole e mancanza di esperienza con le epidemie.
- Questa settimana, Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Polonia e Belgio hanno registrato un numero record di nuovi casi giornalieri...https://it.businessinsider.com/la-cina-e-tornata-alla-normalita-gli-stati-uniti-e-leuropa-no-ecco-come-ci-e-riuscita/
BROVADA E MUSET
dal web |
Ecco uno dei piatti più rappresentativi della storia enogastronomica friulana. Ha origini molto antiche, legato alla cucina povera contadina oggi è presente nei menu di quasi tutti i ristoranti di casa nostra
archivio di Vita nei campi
23 ott 2020
FAVOLE AL TELEFONO
Il palazzo di gelato
Una volta, a Bologna, fecero un palazzo di gelato proprio sulla Piazza Maggiore, e i bambini venivano di lontano a dargli una leccatina. Il tetto era di panna montata, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita. Tutto il resto era di gelato: le porte di gelato, i muri di gelato, i mobili di gelato. Un bambino piccolissimo si era attaccato a un tavolo e gli leccò le zampe una per una, fin che il tavolo gli crollò addosso con tutti i piatti, e i piatti erano di gelato al cioccolato, il più buono. Una guardia del Comune, a un certo punto, si accorse che una finestra si scioglieva. I vetri erano di gelato alla fragola, e si squagliavano in rivoletti rosa. - Presto, - gridò la guardia, - più presto ancora! E giù tutti a leccare più presto, per non lasciar andare perduta una sola goccia di quel capolavoro. - Una poltrona! - implorava una vecchiettina, che non riusciva a farsi largo tra la folla, - una poltrona per una povera vecchia. Chi me la porta? Coi braccioli, se è possibile. Un generoso pompiere corse a prenderle una poltrona di gelato alla crema e pistacchio, e la povera vecchietta, tutta beata, cominciò a leccarla proprio dai braccioli. Fu un gran giorno, quello, e per ordine dei dottori nessuno ebbe il mal di pancia. Ancora adesso, quando i bambini chiedono un altro gelato, i genitori sospirano: - Eh già, per te ce ne vorrebbe un palazzo intero, come quello di Bologna.
https://didatticattivablog.files.wordpress.com/2016/11/gianni-rodari-favole-al-telefono.pdf
Gianni Rodari, all'anagrafe Giovanni Rodari (Omegna, 23 ottobre 1920 – Roma, 14 aprile 1980), è stato uno scrittore, pedagogista, giornalista, poeta e partigiano italiano, specializzato in letteratura per l'infanzia e tradotto in molte lingue. Unico scrittore italiano ad aver vinto il prestigioso Premio Hans Christian Andersen nel 1970, fu uno fra i maggiori interpreti del tema "fantastico" nonché, grazie alla Grammatica della fantasia del 1973, sua opera principale, uno fra i principali teorici dell'arte di inventare storie.continua...
Forum dei parchi online
IL 22 OTTOBRE iniziativa delle aree protette delle Prealpi Giulie e del Triglav
Grazie ad una più che ventennale collaborazione, il Parco nazionale del Triglav e il Parco naturale delle Prealpi Giulie sono stati certificati insieme nel 2016 con la Carta europea per il turismo sostenibile (Cets) per l’ecoregione transfrontaliera Alpi Giulie.
La Carta europea per il turismo sostenibile rispecchia le priorità mondiali ed europee espresse dalle raccomandazioni dell’Agenda 21, adottate durante il «Summit della Terra» a Rio nel 1992 e dal 6° programma comunitario di azioni per lo sviluppo sostenibile.
Questa Carta appartiene alla Federazione Europarc, organizzazione pan-europea delle aree protette. Fu sviluppata da un gruppo di lavoro europeo con rappresentanti delle aree protette, del settore turistico e dei loro partner, sotto l’egida di Europarc, e prende spunto dalle raccomandazioni stilate nello studio di Europarc del 1993 dal titolo «LovingThem to Death? Sustainable Tourism in Europe’s Nature and National Parks1».
La Carta è una delle priorità per i parchi
europei definite nel programma d’azione dell’«UICNParks for Life» (1994).
L’importanza crescente di uno sviluppo turistico sostenibile, come tema d’interesse internazionale, è stata sottolineata dalle «Linee guida per il turismo sostenibile internazionale » della «Convenzione sulla diversità biologica». La Carta europea del turismo sostenibile affronta direttamente i principi di queste linee guida e fornisce uno strumento pratico per la loro implementazione nelle aree protette a livello locale. La Carta favorisce la concreta applicazione del concetto di sviluppo sostenibile, cioè «uno sviluppo capace di rispondere ai bisogni delle generazioni attuali, senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai propri».
Questo sviluppo comporta la protezione delle risorse a favore delle generazioni future, uno sviluppo economico vitale, uno sviluppo sociale equo. Ora è in corso la procedura per il rinnovo di tale certificazione e presto gli esiti saranno noti.
Nel frattempo la cooperazione
prosegue come sempre. Dopo il primo Forum congiunto, tenutosi a Trenta, il secondo a Resia, il terzo a Bohinj, il quarto a Lusevera e il quinto a Kobarid, è giunto il tempo di incontrarsi di nuovo per fare il punto sul lavoro realizzato nell’ultimo anno e decidere le azioni per il prossimo.
Quest’anno, purtroppo, la pandemia obbligherà i partecipanti a riunirsi giovedì 22 ottobre in modo virtuale con un incontro online.
Sandro Quaglia
da Vita nei Campi
La “magnifica” trota friulana_