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IVAN TRINKO padre della Benecia

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1 mag 2021

La vigna? “Antidoto” naturale contro lo stress da Covid!

 


Luigi Veronelli diceva “Per capire il vino, bisogna camminare la vigna”… oggi potremmo dire “Per capire la vita, bisogna camminare la vigna”. La natura, infatti, con i suoi cicli e stagionalità, è sempre rimasta un indiscutibile punto fermo trasmettendo a tutti noi un senso di sicurezza in questo complicato periodo pandemico. Proprio per questo motivo nasce Vigneti Aperti, la nuova iniziativa organizzata dal Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia che vi permette di respirare aria pura, conoscere le diverse fasi vegetative della vite e scoprire come il vino nasca in vigna, grazie alle esperienze enoturistiche organizzate dalle cantine associate.

A partire da sabato 1° e domenica 2 maggio, e fino a novembre, un ricco calendario di appuntamenti vi aspetta tra visite ai vigneti e/o in cantina, aperitivi in vigna, laboratori sensoriali, picnic, Cene con il Vignaiolo, musica in vigna e tante altre curiosità. Ogni incontro avverrà nel pieno rispetto delle normative igienico sanitarie previste (obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto, distanziamento personale, etc.) e si svolgerà all’aria aperta.

Una valida e originale proposta turistica per scoprire o riscoprire i nostri suggestivi paesaggi, i luoghi di eccellenza del vino, ricordando che tutto il percorso produttivo prende forma proprio dalla terra: potatura, legatura, sfogliatura e vendemmia sono tutti elementi indispensabili per la nascita e la maturazione delle nostre eccellenze enologiche.

L’iniziativa è pensata come una piacevole e rilassante occasione di incontro all’aria aperta, adatta a turisti, appassionati e famiglie (bambini e ragazzi potranno imparare entrando direttamente a contatto con la natura): dopo aver ascoltato i racconti della vigna e conosciuto le diverse fasi di lavorazione del vigneto, gli adulti potranno deliziarsi con una piacevole degustazione dei vini aziendali accompagnata da prodotti tipici locali.

Tutti gli amici enoturisti che vogliono essere informati sulle news della manifestazione e le aziende aderenti nei vari weekend trovano tutte le informazioni sul sito www.cantineaperte.info e sui social media dell’associazione Facebook MtvFVG e Instagram mtv_friulivg.

Per informazioni:
Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia
Via del Partidor 7 – Udine
Tel +39 0432 289540 – 348 0503700

info@mtvfriulivg.it
www.cantineaperte.info

UN BRUSCO RISVEGLIO DOPO 17 ANNI

 Primo maggio, festa del lavoro. Sicuramente una giornata di rilievo mondiale, occasione per confronti, dimostrazioni, celebrazioni e rivendicazioni. Senza lavoro non c’è dignità di vita, non c’è semplicemente vita. Lascio comunque le opportune riflessioni in merito per ricordare un altro primo maggio che, non solo per me, riveste un significato particolare. Mi riferisco al 1° maggio di 17 anni fa. Era un sabato nel 2004 ed in quell’occasione scrissi nella mia lingua materna, lo sloveno, i miei appunti, le mie riflessioni, i sentimenti che quel giorno mi affollavano la mente ed il cuore. Una giornata che risvegliava grandi speranze, sogni, ricche prospettive per le popolazioni d’Europa.

«La notte tra ieri ed oggi – scrivevo – potrebbe divenire, per noi che viviamo al confine di Stato, come una notte di Pasqua, festa di resurrezione, di rinascita, come se qualcosa si risvegliasse da un profondo sonno secolare nel nostro piccolo angolo di mondo. Sento nel petto un’aria nuova, dolce; aria che ammorbidisce le dure zolle fresche d’aratro, aria che visita come memoria storica i nostri paesi disseminati sui monti e nelle valli, dimore di gente speciale, custodite dalle innumerevoli chiesette come sentinelle, alle cui soglie cresce incolta l’erba spontanea. Aria mai ancora sentita, quasi neppure sognata. Erano le ore 17.30 di quel 1° maggio 2004 quando a Dublino si celebrava l’evento dell’anno: Cipro, Estonia, Lettonia, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria sono state incluse nell’Unione Europea. Così l’Unione da una popolazione di 370 è salita a 500 milioni; le lingue ufficiali riconosciute si sono moltiplicate a 20, tra le quali anche la slovena, quella cui è legata la nostra storia e, magari così fosse, anche il nostro futuro. Uniti 24 Stati democratici, che si sono impegnati,tra l’altro, al rispetto dei diritti umani, dei diritti delle minoranze, nello sforzo comune per il benessere dei popoli uniti d’Europa».

«Un avvenimento singolare nella storia – proseguivo – il fatto che si riuniscono popoli già in lotta fra loro in tempi non lontani, il miracolo della caduta di ancestrali confini; si dissolvono recinti e barriere, si sgretolano muri. E ciò succede non al rombo di conquiste a cannonate, non perché un esercito invade un territorio non suo, non con la violenza e la sopraffazione dei popoli vinti. Ma rappresentanti dei popoli che si accordano nel dialogo, che si danno la mano nella prospettiva di procedere in consonanza di intenti, di metodi e di mezzi».

«Ora – concludevo le mie riflessioni – possiamo stringere la mano al vicino, possiamo abbracciarci con fiducia, perché di là del confine caduto non c’è gente cattiva, nemica; noi non abbiamo più la pretesa manichea di sentirci i buoni, i bravi, superiori, i fortunati, i belli per discriminare coloro che parlano una lingua diversa, che hanno diversa foggia, altre usanze, valori più o meno marcati dei nostri, ma soprattutto valori. Siamo semplicemente vicini, dirimpettai, possibilmente amici e collaboratori. Intendo riferirmi soprattutto a noi, sloveni di qua del vecchio confine. Noi, più fortunati di altri nostri concittadini, perché la vecchia Cortina di ferro può finalmente diventare un ricordo; perché noi, magari con un piccolo sforzo, abbiamo una marcia in più: noi ci possiamo intender col nostro vicino ed oltre, perché abbiamo le stesse radici linguistiche, lo stesso retroterra culturale e valoriale. Ancora un po’ di sforzo ci serve, una scuola aperta a quel mondo in parte messo in oblio, maggiori contatti e collaborazioni transfrontaliere… E così potremo abbandonare i vecchi pregiudizi, le diatribe linguistiche, i postumi traumatici della guerra fredda, le diversità linguistiche, politiche, ideologiche o religiose. Oggi è un giorno di festa. Tutti insieme, in fiaccolata nella notte, a segare le sbarre ai valichi. È un giorno di primavera, di rinascita, di speranza in un futuro migliore».

Questi i sogni di allora. Oggi con alle spalle il percorso tortuoso della storia europea di questi 17 anni, mi sveglio dal sogno e rimango un po’ disorientato osservando l’involuzione, l’offuscamento di quel sogno europeo. In modo particolare oggi, quando la pandemia, il malessere e la morìa mondiale mettono in ginocchio popoli, Stati e continenti, dovrebbe rinascere per forza di natura una solidarietà concreta, uno sforzo comune e unitario per salvare il salvabile. Ma se già nel nostro piccolo mondo italiano rimane difficile la solidarietà, la comune volontà di ognuno per sconfiggere il vero nemico di tutti, come pretendere la solidarietà esterna? Come costruire valide difese e strutture per poter tornare tutti a quel diritto sacrosanto su cui si fonda la nostra Costituzione – il lavoro –, se nella politica divisa e rissosa coloro che cercano di costruire trovano pronti all’opera demolitori e sabotatori?

Sì, qualche strada positiva europea è stata percorsa, ma molti dei sogni e speranze di 17 anni fa si sono rivelati per quel che effettivamente sono ancora: sogni e speranze. Intanto la pandemia, presa alla leggera, aiutata dall’insipienza umana prosegue il suo corso come se la gente fosse ormai in preda ad un vuoto fatalismo alla manzoniana: «a chi la tocca, la tocca!» o alla Bolsonaro e alla No-vax nostrano.

dal dom del 30 aprile 2021

TOMAŽ ŠALAMUN

 


Poeta sloveno (Zagabria 1941). Nelle raccolte poetiche Poker (1966), L'inseguimento di Maruška (1971), Arena (1973), Le stelle (1977), I quattro problemi della malinconia (1997) Šalamun rompe con la tradizione poetica slovena, cercando nuovi modi di espressione. Già nella sua prima raccolta Šalamun, ignorando la metrica e lo stile tradizionali, è andato alla ricerca di un divertimento intellettuale. In fondo a questo atteggiamento sta la consapevolezza dell'assurdità dell'esistenza umana: anche la poesia ha un significato solo se si trasforma in gioco, unica forma in cui l'uomo conserva la propria libertà.

da https://www.sapere.it/enciclopedia/%C5%A0alamun,+Toma%C5%BE.html


ACQUEDOTTO

 

Sarei dovuto nascere nel 1884 a Trieste,
in Acquedotto, ma non ho potuto.
Mi ricordo una casa rosa di tre piani,
al pianterreno c’era il salotto arredato,
e il mio bisnonno, mio padre,
che come ogni mattina leggeva attento
le notizie della borsa, soffiava in aria
il fumo del sigaro e in un lampo
faceva i conti. Quando
ero già da tre mesi nel grembo della
mia bisnonna, ci fu una riunione
che ha rimandato il mio arrivo di due generazioni,
ha messo per iscritto la decisione,
ha messo il foglio bianco in una busta
e l’ha spedito all’archivio viennese.
Mi ricordo che dopo ho viaggiato a ritroso
verso la luce e lì, disteso sulla pancia
Ho visto un uomo alto, non più giovane,
che brontolando ispezionava gli scaffali,
prendeva qualcuno dallo scaffale vicino
e lo spingeva a forza con la testa
verso uno scivolo d’aria.
Avevo la sensazione di avere sette anni,
e che il mio sostituto, mio nonno,
fosse un po’ più vecchio, sui nove o dieci.
Ero rassicurato. Anche se tutto questo
mi commuoveva. Ricordo che per un po’
ero come malato, probabilmente per la luce
troppo forte, poi i polmoni, come delle borse,
sono tornati normali. Quando
raggiunsi il tono giusto mi addormentai.
Sapevo che avevo là sotto il mio corpo
e nel sonno l’avevo visto spesso. Era
un uomo dai movimenti lenti, coi baffi,
un sognatore che era stato banchiere tutta la vita.

 

Traduzione di Jolka Milič

https://www.potlatch.it/poesia/la-poesia-della-settimana/tomaz-salamun/

SLOVENIA-FESTA DEL LAVORO

 

Festa del lavoro e rituali pagani

Il primo maggio (prvi maj in sloveno) è una festa molto amata in Slovenia, tant’è che gli sloveni hanno ben due giorni di vacanza, il 1 e il 2 maggio. Ufficializzata a Parigi nel 1889 durante la Seconda Internazionale, la festa fu istituita in ricordo dei gravi incidenti accaduti durante lo sciopero dei lavoratori di Chicago nel 1886.

In Slovenia il prvi maj è festa nazionale dal 1948. Fino a circa metà degli Anni Ottanta questo giorno aveva un forte significato politico, con cortei di operai che portavano all’occhiello un garofano rosso, raduni e comizi. Ma era anche un giorno dedicato al divertimento, con canti e balli.

Manifestazione per il 1° Maggio ai tempi della Jugoslavia - Prvi maj
Manifestazione per il 1° Maggio ai tempi della Jugoslavia – (c) Muzej Novejše Zgodovine Slovenije

In realtà, al di là dell’istituzione della Festa del lavoro, i festeggiamenti per il primo maggio affondano le loro radici nei riti prepagani diffusi in tutta Europa, collegati con il culto della primavera e delle divinità femminili legate alla fertilità.

Usanze tradizionali

In Slovenia sono ancora vive usanze antiche legate al primo maggio, con varianti leggermente diverse nelle varie regioni. Una delle usanze più diffuse è l’accensione di un grande falò, di solito sulla sommità di una collina, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio. Nel pomeriggio i giovani accatastano ramaglia e legno di scarto per preparare il falò che verrà acceso non appena si fa buio. Intorno al fuoco si radunano persone di ogni età, cantano, bevono e condividono il cibo.

I festeggiamenti si protraggono fino a notte inoltrata. I falò vengono accesi anche nella notte di San Giovanni, il 24 giugno, a testimonianza delle radici pagane di quest’usanza, legata al culto del fuoco e del sole.

Il Kries (falò) di San Giovanni, ancora in uso nei paesi di minoranza slovena in Italia
Il Kries (falò) di San Giovanni, ancora in uso nei paesi di minoranza slovena in Italia

In alcuni paesi, soprattutto nella Dolenjska, il primo maggio la mattina presto (verso le 4 o le 5), la banda locale fa il giro del paese suonando marce e canzoni popolari. Quest’usanza viene chiamata “budnica”, da “buditi” che significa “svegliare”. A differenza di quanto si possa pensare, i paesani accolgono con gioia la banda e offrono ai musicisti cibo e bevande.

La budnica della banda di Trebnje
La budnica della banda di Trebnje

Uno tra i simboli più caratteristici del primo maggio sloveno è sicuramente il “mlaj”: un albero (di solito abete o betulla) a cui vengono tagliati tutti i rami tranne quelli sulla cima, che viene poi decorata con ghirlande intrecciate di rami e foglie, nastri colorati e a volte una bandiera: quella slovena o la bandiera rossa, simbolo del movimento operaio.

L’innalzamento del “mlaj” ha caratteristiche che per certi versi ricordano antichi riti di iniziazione: in origine erano i ragazzi appena diventati maggiorenni che si occupavano di preparare il mlaj e il rituale avveniva di notte. Anche il “mlaj” stesso ha un’evidente simbologia legata al culto della Madre Terra.

Innalzamento del mlaj vicino a Maribor - (c) maribor24.si
Innalzamento del mlaj vicino a Maribor – (c) maribor24.si

In alcuni paesi in Italia dove vive la minoranza slovena, come ad esempio Doberdob-Doberdò del lago (GO), la notte in cui si erigeva il “mlaj” veniva sfruttata dai giovani anche per esprimere le loro preferenze riguardo alle ragazze del paese. Se a un giovane piaceva una ragazza, raccoglieva un grande fascio di fiori e li deponeva davanti al portone dove la ragazza viveva. Le ragazze “facili” si ritrovavano davanti al portone mucchi di rovi, mentre quelle altezzose e piene di sé venivano “omaggiate” di rami di sambuco.

La “Trnovska furenga”

Da qualche anno, nel paesino di Trnovo (sopra Nova Gorica) gli abitanti e i membri dell’associazione culturale “Doli” di Lokavec fanno rivivere l’antica tradizione della “furenga”, il trasporto del “mlaj” dal bosco di Trnovo fino a Nova Gorica con un carro trainato da quattro cavalli.

Trnovska furenga
Trnovska furenga

Il 29 aprile uomini e ragazzi si recano nella selva di Trnovo e scelgono un bell’abete, lo tagliano e tolgono la corteccia. Poi trasportano l’albero con un carro fino al paese di Trnovo, dove le donne preparano le decorazioni per il mlaj e intrecciano le ghirlande con i rami dell’abete.

La mattina presto del 30 aprile i “furmani” partono con il loro carro verso Nova Gorica. Vi arrivano solo nel primo pomeriggio, perché durante il tragitto si fermano nelle varie osterie dove viene loro offerto da bere e da mangiare. Una volta a Nova Gorica, il “mlaj” viene eretto sul prato davanti al municipio e la festa continua con musica, canti e balli.

Živel prvi maj! Viva il 1° maggio! » SLOvelyIl mlaj a Nova Gorica - (c) novagorica-turizem.com

Forte nostalgia per la Triajur, manca per il secondo anno

 


Gli appuntamenti in Regione per gli amanti del pedale: il 16 maggio si terrà la tappa nelle valli del Natisone e del Torre del Gran fondo per Haiti; il 23 maggio sarà in Fvg il Giro d’Italia

Bepo Qualizza

Dal lontano 1997 e fino al 2019 il 1° maggio le pendici del Matajur erano protagoniste della classica staffetta di corsa in montagna conosciuta come «Triajur». Il percorso era diviso in tre frazioni: la prima, in bici, da Savogna all’abitato di Montemaggiore; la seconda, a piedi, fino alla chiesetta del Redentore posta in cima al Matajur; la terza, attraverso la Val Polaga, fino al traguardo posto nell’abitato di Masseris.

Com’è noto quella dell’anno scorso, che sarebbe stata la ventiquattresima, non si è tenuta, come accadrà per quella di quest’anno, causa Coronavirus.

Così la Polisportiva Matajur dava la notizia del mancato svolgimento di questa competizione: «Dall’anno 1997 ad oggi, neve, pioggia, grandine, vento non ci hanno fermati. La voglia di stare insieme, divertirsi stringendo i denti… abbiamo avuto modo di far vedere quello che siamo, un gruppo di amici che amano lo sport e le valli del Natisone. Senza dubbio i ricordi della «Triajur» rimarranno nei nostri cuori, pensando alla prossima edizione di questa corsa. Nel frattempo, la Polisportiva Matajur, gli abitanti del comune di Savogna porgono sinceri saluti e un caloroso arrivederci».

Chiaramente, l’auspicio di tutti è che per il prossimo anno, ci siano le condizioni per poter vedere gli appassionati di questo sport arrampicarsi su queste pendici, con lo stesso vigore e impegno dimostrati nelle edizioni degli anni passati.

Certo, in questo periodo di limitazioni dell’attività sportiva, il ciclismo ne ha sofferto, sia a livello locale, con tante gare annullate, sia a quello internazionale, con modifiche nei programmi di svolgimento. Per esempio, il «Giro d’Italia» e il «Tour» sono stati programmati in mesi diversi da quelli tradizionali. Che dire poi della «Vuelta» che si è protratta fino a inizio novembre dello scorso anno?!Per quanto riguarda il nostro ambito locale, si entrerà nel vivo, per gli amanti del pedale, il prossimo 16 maggio, quando le valli del Natisone e quelle del Torre saranno percorse dai ciclisti del «Gran fondo per Haiti »; inoltre il Giro d’Italia tornerà in Friuli il prossimo 23 maggio e si spingerà fino al Collio goriziano, sconfinando poi in Slovenia e, dopo aver percorso un circuito cittadino di alcuni chilometri nel cuore di Nova Gorica e Gorizia, l’arrivo di tappa è previsto in quest’ultima località.


dal Dom del 30 aprile 2021

MAGGIO

 

GIOCONDA BELLI

MAGGIO


Non appassiscono i baci
come i fiori dell’albero di fuoco,
né mi crescono baccelli sulle braccia;
ma sempre rifiorisco
con questa pioggia interna,
come i cortili verdi di maggio
e rido perché amo il vento e le nuvole
e il passo degli uccelli canori,
e sebbene io resti impigliata nella rete dei ricordi,
coperta d’edera come le antiche muraglie,
continuo a credere nei sussurri serbati,
nella forza dei cavalli selvaggi,
nel messaggio alato dei gabbiani.
Credo nelle radici innumerevoli del mio canto.

.
.

FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA
.https://cantosirene.blogspot.com/search?updated-max=2012-05-03T08:01:00%2B02:00&max-results=7

FESTA DEL LAVORO IN ITALIA


 In Italia, appena si diffuse la notizia dell'assassinio degli esponenti anarchici di Chicago nel 1888, il popolo livornese si rivoltò prima contro le navi statunitensi ancorate nel porto, e poi contro la Questura della stessa città, dove si diceva che si fosse rifugiato il console degli Stati Uniti. Soltanto dopo decenni di battaglie operaie e lotte sindacali, le otto ore lavorative verranno dichiarate legali soltanto con il Regio decreto legge n. 692 del 1923 (Governo Mussolini). La decisione in Europa in merito alla festività del 1º maggio, ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889, fu ratificata in Italia soltanto due anni dopo. La Festa dei lavoratori in Italia si celebrò dunque, per la prima volta, il 1° maggio del 1891 per essere poi sospesa dal 1924 e per tutto il ventennio fascista. Questo perché venne sostituita dalla Festa del Lavoro del 21 aprile, giorno del Natale di Roma. La Festa dei lavoratori tornò a essere festeggiata di 1° maggio qualche anno più tardi, subito dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale. La festa nazionale è tale dal 1° maggio 1947.https://www.ilgiorno.it/cronaca/primo-maggio-1.6308859

BUON PRIMO MAGGIO

 


Rifiutate di accedere a una carriera solo perché vi assicura una pensione. La migliore pensione è il possesso di un cervello in piena attività che vi permetta di continuare a pensare usque ad finem, fino alla fine.
(Rita Levi Montalcini - Neurologa, accademica e senatrice)

Citazione di U.Saba

 Il meglio del vivere sta in un lavoro che piace e in un amore felice.


(Umberto Saba - Scrittore)

29 apr 2021

La bussola del direttore

 


Luigi Bergamin, ai tempi militante dei Proletari Armati per il Comunismo è uno dei tre terroristi sfuggiti alla cattura stamane, martedì 28 aprile, nell'operazione della polizia francese, ha una pena definitiva da scontare di 16 anni e 11 mesi di reclusione in quanto ideò l'omicidio del maresciallo Antonio Santoro, il capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti.  Arrestati invece altri sette ex terroristi tra cui Pietrostefani. 

Shaurli: Risorse UE anche a Valli del Torre e del Natisone


 “In maniera chiara e con norma di legge, le Valli del Torre, del Natisone e anche una parte di montagna pordenonese sono inserite tra le aree interessate dall’Obiettivo 5 ‘Europa più vicina ai cittadini’ della prossima programmazione europea”.

Lo rende noto il consigliere regionale Cristiano Shaurli (Pd), in merito all’approvazione in Consiglio regionale del suo emendamento al disegno di legge 130 “Legge multisettoriale 2021”.

“Almeno il 6 % delle ingenti risorse del FESR disponibili a livello nazionale devono essere dedicate ad aree con specifici problemi di marginalità – spiega Shaurli – e con la mia norma si chiarisce che ciò riguarda tutta la montagna regionale, comprese le Valli del Torre e le Valli del Natisone, che non erano ricomprese nella prime aree strategiche sperimentali. Ciò significa avere nuove e importanti risorse europee per lo sviluppo di strategie integrate, sostenibili, più vicine ai cittadini e con il coinvolgimento attivo di popolazione e operatori del nostro territorio. L’assessore Zannier, che già stava interloquendo con il Governo, ha colto il rilievo di una norma di legge che chiarisce volontà e scelta della Regione e dà un messaggio di fiducia ai nostri territori”.

“L’obiettivo ‘Europa più vicina ai cittadini’ significa non sono solo importanti nuove risorse per il territorio ma – precisa il consigliere dem – è anche un metodo di pianificazione delle politiche pubbliche basato sulle comunità locali che nella nuova programmazione UE sarà fondamentale per promuovere lo sviluppo sociale, economico di aree periferiche come quelle della montagna friulana e delle nostre vallate e nel contempo contrastare fenomeni di spopolamento migliorando la qualità della vita delle comunità locali.

“Anche grazie agli uffici regionali – conclude Shaurli – posso esprimere soddisfazione perché dalle parole passiamo finalmente a fatti concreti”.

https://novimatajur.it/attualita/shaurli-risorse-ue-anche-a-valli-del-torre-e-del-natisone.html

inizia il processo


 Il giorno è arrivato. Da oggi inizia una fase nuova e importante e delicata per la #veritapergiulioregeni . Inizia il processo. Sarà uno solo, sarà in Italia, Paese dove la società civile non si è mai arresa e compromessa alla menzogna di comodo della dittatura egiziana.

da twitter Barone Marco

TRIGLAV-TRICORNO

 


Questa foto non passerà certo alla storia, e non ha nessuna pretesa estetica…

… ma beccare il profilo del Triglav è sempre e inspiegabilmente emozionante!
Forse è una cosa ingenua e di poco conto, ma è bello emozionarsi per così .. poco..

Ma è davvero “poco”? 2864 metri di calcari e dolomie (affioranti.. e chissà cosa c'è un migliaio di metri sotto!) lavorate da milioni di anni di carsismo, erosione, tettonica, orogenesi.. rocce dell'età di 200 e fischia milioni di anni.. leggende sul suo conto.. divinità che ne abitano la vetta.. camosci con le corna d'oro nei paraggi.. una mole che quando lo incontri da vicino capisci perchè è il simbolo di una nazione..
Davvero è un'emozione “da poco”?

Re Triglav dalle Malghe di Porzus

UNA CARTOLINA DA...CIVIDALE

 

Cividale-Čedad il Natisone-Nadiža

Cividale del Friuli sorge ai piedi dei colli del Friuli orientale sulle sponde del Natisone, a 17 km da Udine, sulla strada che collega la pianura friulana alla media e alta valle dell'Isonzo, in territorio sloveno. Si estende su una superficie di 49,50 km², dall'altitudine minima di 97 metri alla massima di 508 metri.

Origini del nome

La città, ai tempi dei romani, era chiamata Forum Iulii. La tradizione la indica come fondata da Giulio Cesare: «Forum Iulii ita dictum, quod Iulius Caesar negotiationis forum ibi statuerat». Il toponimo "Forum Iulii" potrebbe, invece, aver avuto origine dalla gens Iulia, che ha lasciato nella zona diverse altre testimonianze nei nomi attribuiti ai luoghi della regione. Tra il VII e l'VIII secolo venne chiamata Civitas Forum Iulii. Alla fine dell'VIII secolo Paolo Diacono la citava come Civitas vel Castrum Foroiulianum. Nel X secolo, essendo allocata nella parte orientale del regno di Lotario, cominciò a chiamarsi Civitas Austriae. Abbreviando il nome ufficiale, la popolazione la denominò Civitate(m), da cui discesero i nomi locali di SividàtZividàtCividàt e successivamente, intorno al XV secolo, prima in ambito letterario, quello di Cividale.

Epoca romana

La presenza umana nella zona dove oggi sorge Cividale risale a epoche piuttosto antiche, come attestato dalle stazioni preistoriche del Paleolitico e del Neolitico trovate appena fuori della città; ad esse si aggiungono abbondanti testimonianze dell'Età del Ferro e della presenza veneta e celtica risalenti sino al IV secolo a.C. La strategica posizione di questo primitivo insediamento indusse i Romani a stabilirvisi, fondando forse alla metà del II secolo a.C. un castrum, di ovvia natura militare, il quale fu in seguito elevato da Giulio Cesare a forum (mercato) e per tale motivo la località assunse il nome di "Forum Iulii" poi divenuto identificativo di tutta la regione. Successivamente la località fu elevata a municipium, venendo ascritta alla tribù romana Scaptia e assurse infine al rango di capitale della Regio X Venetia et Histria allorché Attila rase al suolo Aquileia nel V secolo.

Epoca longobarda

Nel 568 giunsero dalla Pannonia i Longobardi, di origine scandinava, il cui re Alboino elesse subito la romana Forum Iulii a capitale del primo ducato longobardo in Italia e ponendovi duca il proprio nipote Gisulfo. Ribattezzata la propria capitale Civitas Austriae, ossia "Città dell'Austria" (da cui il nome moderno), i longobardi vi eressero edifici imponenti e prestigiosi e nei dintorni fondarono strutture fortificate assegnate alle fare, ossia le stirpi nobili di quel popolo germanico; nel 610 Cividale venne saccheggiata e incendiata dagli Avari, chiamati dal re longobardo Agilulfo (allora con sede a Milano) per punire la riottosità del duca "friulano" Gisulfo II. Nel 737, durante il regno di Liutprando e per sfuggire alle incursioni bizantine, il patriarca di Aquileia Callisto decise di trasferire qui la propria sede, così come già fece il vescovo di Zuglio che venne scacciato dallo stesso Callisto. La città ebbe così aumentato il suo ruolo anche grazie a quest'importante presenza ecclesiastica; già pochi decenni più tardi, nel 796, qui si tenne il concilio che riconfermò l'indissolubilità del matrimonio

CONTINUA QUI https://it.wikipedia.org/wiki/Cividale_del_Friuli#cite_note-8

28 apr 2021

UN PUNTO TRANQUILLO A TOLMINO

 


Durante la festa nazionale slovena nel giorno della rivolta contro l'occupante, estranei hanno posizionato 23 manifesti di cartone nel centro di Tolmino, con i quali ovviamente richiamano l'attenzione sui problemi attuali.

Lunga vita a, Respiriamo, Tutti in bicicletta, L'acqua è il nostro popolo, questo popolo proclama, Per l'acqua potabile, tra le altre cose, tenere striscioni silenziosi "manifesti", che sono più del numero consentito di raccogliere, ma mantengono  distanza l'uno dall'altro e indossare maschere.

"Almeno qualcosa. Penso che sia giusto ”, ci hanno detto i passanti nella mattinata di festa, quando le foto erano già circolate sui social e attiravano i curiosi. "Questa protesta è fantastica per me e sono d'accordo con tutto ciò che dice perché sono un po 'deluso da tutto quello che sta succedendo", abbiamo sentito. Ad alcuni apparentemente mancava lo spirito ribelle dopo il grande Tolmin Punt nel 1713: "Secondo me, i manifestanti stanno segnalando un barchino silenzioso, destinato anche a misure contraddittorie, poiché potrebbero esserci 50 persone sull'autobus e meno di dieci nella piazza . " Ma tutto è andato senza la minima scintilla: "Niente è aggressivo, ma bello e calmo con messaggi profondi".

tradotto con translate da Novi Matajur

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