Dopo aver appurato la corretta scrittura e dizione della voce ‘susine’ nella lingua friulana (sespe al singolare, sespis al plurale secondo la koinè, ma ho raccolto quache versione diversa da dissidenti della koinè), eccomi a parlarvi di questo interessante argomento.
Quello delle susine è un mondo affascinante, ma la confusione regna sovrana e allora, dopo aver cercato qualche anno fa di fare un po’ di chiarezza prima a me stesso e poi a voi, provo a tornare sull’argomento.
Ci sono susine piccole, grosse e molto grosse e per quanto riguarda il colore dei frutti, abbiamo susine gialle, rosa, rosse (rossa può essere anche a polpa), viola, nere con tutte le variazioni che madre natura è stata in grado di creare. Ebbene, né le dimensioni né il colore aiutano a distinguere le diverse specie e varietà botaniche, che sono molte. Se poi aggiungiamo gli ibridi prodotti dal Burbank cent’anni fa, incrociando susine cinesi e selvatici americani, diventiamo matti perché questi ibridi si chiamano ‘Gocce d’oro’, ‘Santa Rosa’ e così via, tanto che molti sono convinti che si tratti di susine italiane. Niente di più errato. Allora, provo, cercando di non far arricciare il naso agli esperti, di darvi due dritte per inquadrare questi meravigliosi frutti:
Punto 1. Se avete a che fare con susine di grosse dimensioni, state certi che sono susine cino-giapponesi o ibridi più complessi, a meno che non siano frutti ovali e con la buccia blu e allora potrebbero essere susine europee, molto apprezzate come prodotto da consumare fresco o essiccato (le famose prugne secche, che zia Maria chiamava ‘provvidenza’ per la capacità - diciamo con un’espressione nobile - di regolare l’organismo).
Punto 2. Se i frutti sono piccoli, giochiamo in casa e se non sono mirabolani o emoli; se non sono le vecchie mirabelle o le damaschine, tutta roba ormai abbandonata o usata solamente come portinnesti, siamo in presenza di sua maestà la sespe. Frutto adorato dai friulani e che l’ERSA ha provvidenzialmente raccolto nel proprio campo catalogo. Si chiamano ‘Čiešpa di Clastra’, ‘Prissica’, ‘Sant’Anna di Trampus’, ‘Zimber bianco’, tanto per ricordare le più interessanti, che si consumano come frutto fresco e che possono essere distillate, producendo uno slivovitz da campionato mondiale dei distillati. Mi devo fermare qui perché agli amici che mi fanno dono di qualche preziosa bottiglia di slivovitz prodotto in casa da loro – tutto legale, si intende – potrebbero venire le lacrime agli occhi. Un abbraccio a questi amici e buona domenica a tutti.
Lunedì 8 aprile 2024 si verificherà l’evento astronomico più atteso dell’anno: una lunga e spettacolare eclissi totale di Sole. Ecco a che ora, dove e come vedere il disco solare oscurato dalla Luna.
A cura di Andrea Centini
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In Friuli in questi giorni abbiamo avuto un caldo anomalo.La temperatura si è avvicinata ai 30 gradi.Domenica c'è stata la corsa alle spiagge di Lignano e alla montagna.Io spero che quest'estate non faccia tanto caldo,perchè non lo sopporto.Buona giornata.
Tra il '42 ed il '43 il nostro esercito internò nel campo di Gonars migliaia di persone: quasi 500 morirono in pochi mesi. Il progetto: ripopolare il territorio sloveno con italiani. Un articolo di Alberto Bobbio pubblicato su Famiglia Cristiana
E' una storia rimossa che emerge oggi, 65 anni dopo, con grande difficoltà dalle pieghe della memoria. E' la storia della pulizia etnica all'italiana, che ha lo stesso linguaggio, nasce dalle stesse intenzioni e procede con le stesse azioni dei signori della guerra nei Balcani dell'ultimo decennio del secolo appena passato. Cambiano i nomi, ma quello dell'alto commissario fascista di Lubiana, annessa al Regno d'Italia nel 1941, Emilio Grazioli, potrebbe essere equivalente a quelli di Milosevic o Karadzic, e a quelli dei generali Mario Robotti e Mario Roatta al generale serbo Ratko Mladic o al croato Ante Gotovina, criminali di guerra.
Ma nessun militare né civile italiano è mai stato processato da un tribunale. L'Italia si è assolta e l'amnistia del dopoguerra non ha permesso neppure di conservare la memoria giudiziaria dei fatti. Ora qualcosa lentamente riemerge e il difetto di conoscenza e di coscienza collettiva è tragico. Alessandra Kersevan, ex insegnante di scuola media in Friuli, ricercatrice a contratto in didattica delle lingue all'Universitа di Trieste, ha pubblicato, con il contributo del Comune di Gonars, uno straordinario studio sul campo di concentramento fascista di quel paese, ricostruendo tutta la storia della "pulizia etnica all'italiana" in Slovenia e in Croazia.
Spiega la Kersevan: "Ho lavorato per 15 anni negli archivi sloveni a Lubiana, all'archivio di Stato di Udine e in quelli dell'Esercito italiano a Roma. Gonars è una faccenda tutta italiana. Tra il 1942 e il '43 vennero internate migliaia di persone, rastrellate dall'Esercito italiano, donne, vecchi, bambini. Quasi 500 morirono in pochi mesi".
Ma Gonars, come le altre decine di campi di concentramento fascisti, rimase invisibile nell'Italia del dopoguerra. Spiega il professor Spartaco Capogreco, docente alla facoltà di Scienze politiche dell'Università della Calabria, il maggior esperto dei campi di concentramento fascisti, di cui a febbraio uscirа per Einaudi il volume I campi del Duce: "E' una storia di minimizzazioni e amnesie, che hanno offuscato gravi e precise responsabilità e che hanno contribuito all'affermazione di un pregiudizio, quello della naturale bontà del soldato italiano. Va anche rilevato il potente effetto assolutorio di Auschwitz nei confronti degli altri campi di concentramento. Ma ciò non giustifica l'oblio, né della politica di internamento fascista né della pulizia etnica all'italiana".
Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 1942, Roatta, Robotti e Grazioli fanno circondare Lubiana con reticolati di filo spinato: la cittа diventa così un immenso campo di concentramento. Robotti spiega al Duce il suo "metodo deciso": "Gli uomini sono nulla", e comunica la sua intenzione di "arrestare in blocco gli studenti di Lubiana". I rastrellamenti sono operati dai Granatieri di Sardegna. Il generale Orlando, comandante della divisione, prevede lo sgombero delle persone "prescindendo dalla loro colpevolezza".
Alla fine di giugno Orlando comunica che con l'arresto di "5.858 persone si è tolto dalla circolazione un quarto della popolazione civile di Lubiana". Scrive il tenente dei Carabinieri Giovanni De Filippis in un promemoria che Alessandra Kersevan ha rintracciato a Roma: "Continua caotico e disorientato il procedimento dei fermi... La popolazione vive in uno stato di vero incubo".
La filosofia della pulizia etnica era stata indicata nella circolare "3C" del generale Roatta: "Internamento di intere famiglie, uso di ostaggi, distruzione di abitati e confisca di beni".
"Internamento di massa"
Il 24 agosto 1942 Grazioli prospettava al ministero dell'Interno "l'internamento di massa della popolazione slovena" e la sua "sostituzione con la popolazione italiana". Robotti spiega ai comandanti: "Non importa se all'interrogatorio si ha la sensazione di persone innocue. Quindi sgombero totalitario. Dove passate, levatevi dai piedi tutta la gente che può spararci nella schiena. Non vi preoccupate dei disagi della popolazione. Questo stato di cose l'ha voluto lei, quindi paghi".continua https://www.balcanicaucaso.org/aree/Slovenia/Pulizia-etnica-all-italiana-25225
Nel 1975, in coincidenza con il suo ritorno in Italia, crea la cagnolina Pimpa[2], uno dei suoi personaggi più riusciti e famosi, pubblicato inizialmente sul Corriere dei Piccoli[6], e che diverrà anche protagonista di alcune serie a cartoni animati (nel 1983 con la regia di Osvaldo Cavandoli e nel 1997 con la regia del napoletano Enzo D'Alò[2][7]) trasmesse non solo in Italia dalla Rai, ma anche in altri paesi europei, e vincitrici del premio "Cartoons on the Bay"[8]. Altan stesso ha poi diretto una terza serie che la Rai ha trasmesso nel marzo 2013 su Rai YoYo.[9] Oltre alla Pimpa ha realizzato altri personaggi per bambini come Kika e Kamillo Kromo. Quest'ultimo, pubblicato da Fonit Cetra, vinse vari premi ed ebbe dedicato un cortometraggio animato sempre con regia di Enzo D'Alò e con musiche di Beppe Crovella.
Altan ha creato anche storie a fumetti per un pubblico adulto come le storie dell'operaio metalmeccanico comunista Cipputi e celebri biografie in chiave satirica di personaggi famosi come Cristoforo Colombo, Giacomo Casanova e Francesco d'Assisi.[10] Inoltre ha realizzato le vignette di alcuni libri scritti da Gianni Rodari.[11]
Decennale è la sua collaborazione con riviste come Linus, L'Espresso, Panorama e ultimamente con il quotidiano La Repubblica per il quale disegna vignette di satira politica.[12] In genere, nelle vignette satiriche di Altan vengono raffigurate persone comuni, mentre quasi mai si trovano personaggi politici,[senza fonte] tranne alcuni come Giovanni Spadolini, Bettino Craxi e un uomo che ricorda Silvio Berlusconi ritratto con in mano una banana oppure più spesso nell'atto di puntare un ombrello contro il sedere di un uomo, gesto quest'ultimo ripreso più volte dal vignettista veneto. da wikipedia
Intal non de Trinitât sante e indivisibil. Indrì, re cul favôr pazient di Diu, [...]o regalìn e o trasferìn al patriarcje Siart, ai siei successôrs e ae Glesie di Aquilee, la contee dal Friûl e la vile clamade Lucinins, cun ducj i derits e i beneficis che al veve il cont Luduì inte istesse contee[...].*
Era il 3 aprile 1077 quando a Pavia l'imperatore Enrico IV, di ritorno dall'umiliazione subita a Canossa, sanciva la nascita della Patria del Friuli, come premio alla lealtà del Patriarca Sigeardo che, durante la guerra civile contro l'Imperatore, si era schierato a suo fianco. Questa data è perciò considerata festa della Patria dei Friulani.
E in questa giornata così importante per il nostro popolo, vi proponiamo una serie di contributi tratti dalle principali riviste friulane, da poter consultare e scaricare liberamente.
Moreno Tomasetig il vignettista delle Valli del Natisone
Il pesce d'aprile indica una tradizione, seguita in diversi paesi del mondo, che consiste nella realizzazione di scherzi da mettere in atto il 1º aprile. Gli scherzi possono essere di varia natura, anche molto sofisticati e hanno sostanzialmente lo scopo bonario di burlarsi delle "vittime" di tali scherzi. La tradizione ha caratteristiche simili a quelle di alcune festività quali l'Hilaria dell'antica Roma, celebrata il 25 marzo, e l'Holiinduista, entrambe ricorrenze legate all'equinozio di primavera., ...da wikipedia
O višarska Mati Božja, že šeststo petdeset let kraljuješ na tej gori, kjer se srečujejo Italijani, Slovenci in Nemci. Ohrani dragoceni mir, hrepenenje src in Božji dar ljudem, ki v srcu dobro mislijo! Blagoslavljaj vse, ki se zatekamo k tebi in te častimo kot Božjo in svojo mater, resda v različnih jezikih, a z isto vero in isto ljubeznijo. Pomoč kristjanov, razsvetli z lučjo vere vse, ki so v zmoti in nam izprosi, da si bomo vsi evropski narodi dobronamerno prizadevali za resnico in ljubezen. Tako bo Kristusova Cerkev, po želji Tvojega Sina, edina, milostna mati rešenja. Višarska Gospa, Kraljica Evrope, prosi za nas!
PREGHIERA
O REGINA DEL MONTE SANTO DI LUSSARI, CHE DA OLTRE SEICENTO ANNI VEGLI DAL LUOGO DOVE S’INCONTRANO I TRE POPOLI D’EUROPA: IL LATINO, LO SLAVO ED IL TEDESCO, CONSERVA IL TESORO DELLA PACE, SOSPIRO DI OGNI CUORE, DONO DI DIO AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ.
FA CHE I POPOLI D’EUROPA S’INCONTRINO IN FRATERNA INTESA NELLA STIMA E RISPETTO VICENDEVOLE, NELLO SVILUPPO DELLA COMUNE CIVILTÀ CRISTIANA. BENEDICI TUTTI COLORO CHE ACCORRONO AI TUOI PIEDI E, NELLE DIVERSE LINGUE, MA CON LA ST…
Il gioco del Truc è un antico gioco cividalese che si gioca nei giorni di Pasqua e pasquetta: i bimbi fanno correre uova colorate lungo un rialzo di sabbia.
Come funziona esattamente il Truc? Consiste nel far correre le uova lungo un rialzo di sabbia lentamente digradante e chiuso all’ingiro, da una sponda concava che, dall’imboccatura sulla quale è è collocata una tegola comune va allargandosi verso il basso ed impedisce l’uscita delle uova per la china del rialzo stesso: le uova, rotolando, vanno ad urtare contro quelle che già si trovano nel Truc.
Le regole del gioco:
Usare solo uova di gallina
L’uovo, al momento del lancio, deve essere posto nella tegola (cop)
L’obiettivo è colpire una o più uova all’interno del Truc
Deve essere lasciato andare senza spinta
Chi colpisce torna subito a lanciare
Il proprietario dell’uovo colpito, per rientrare in gioco, deve riscattarlo e mettersi in coda per rilanciare
Se l’ultimo giocatore non colpisce alcun uovo, il gioco viene ripreso da chi per primo aveva lanciato l’uovo nel Truc (vecjo di Truc)
Chi si ritira deve lasciare il riscatto (una moneta) al posto dell’uovo
Si gioca il 31 marzo e il 1 aprile, dalle 10.30 alle 12 e dalle 15.30 fino a sera nei seguenti luoghi: - Rualis - Piazzetta Santo Stefano - Piazza Paolo Diacono - Piazza Foro Giulio Cesare
- Piazza San Pietro
dalle 14.00 al crepuscolo a Grupignano - presso l'ex scuola Materna in via Premariacco 96
Eventi collaterali -Sabato 30 marzo,10 - 12 e 14 - 16 in Piazza Foro Giulio Cesare,"Laboratorio di realizzazione delle uova colorte per il Gioco del Truc"
-Domenica 31 e lunedì 1, dalle 14 al crepuscolo a Grupignano"Mostra Tecnologia del secolo scorso"
- Lunedì 1 aprile In Piazza San Pietro, ore 17 Estrazione lotteria "Uova di Pasqua"
In Piazza Duomo e Largo Boiani, ore 9 - 19 Mercatino di arti manuali e distribuzione di uova colorate
Organizzato da:
Proloco di Cividale del Friuli, Comune di Cividale, Ass. Amis di Grupignan, Borgate del centro storico
La Pasqua, festività centrale del Cristianesimo, in Slovenia come altrove è legata a tutta una serie di gesti ed usanze che variano da regione a regione, pur con alcune caratteristiche comuni.
I festeggiamenti pasquali entrano nel vivo verso la fine della Settimana Santa. Giovedì e Venerdì Santo le campane delle chiese tacciono: al loro posto, la messa viene annunciata con i “klepetci” o “raglje” (raganelle in legno). In passato, durante la Settimana Santa i bambini si divertivano a girare per il paese facendo risuonare i loro “klepetci”.
Il Venerdì Santo, giorno del ricordo della morte di Cristo, i credenti praticano il digiuno e l’astinenza. In alcuni paesi è ancora viva l’usanza di accendere la “duš’ca” (“piccola anima”), una specie di piccola candela che galleggia in un bicchiere pieno d’olio. La “duš’ca” si accendeva anche in occasione di Ognissanti o quando moriva un membro della famiglia.
Sabato Santo è il giorno della benedizione dell’acqua, del fuoco e delle pietanze pasquali, consumate durante la colazione di Pasqua. Le massaie iniziano a preparare i dolci tipici e gli altri piatti pasquali la mattina presto o già i giorni precedenti.
Sabato pomeriggio si recano in chiesa portando con sé un cesto preparato con cura, in cui non possono mancare la “gubanca” (dolce ripieno di noci e uvetta), la “pinca” (pane dolce), il “menih” o “pup’ca” (dolce a forma di treccia con un uovo sodo colorato inserito nella parte superiore a mo’ di testa) e i “pirhi” (uova colorate). I padroni di casa si dedicano alla preparazione dei piatti salati: il prosciutto cotto, da accompagnare con il “hren” (rafano), e la “žuca” o “žolca”, gelatina preparata con ossa di vitello e vari tipi di carne.
I cibi pasquali hanno una loro precisa simbologia: le uova colorate simboleggiano la resurrezione, la gubanca rappresenta la corona di spine di Cristo e le radici di rafano ricordano i chiodi con cui Gesù fu crocifisso.
La mattina di Pasqua all’alba i credenti prendono parte alla processione chiamata “Vstajenje” (letteralmente: “resurrezione”), che di solito si svolge alle cinque di mattina. Dopo la Santa Messa, al ritorno a casa, la famiglia si riunisce alla colazione pasquale, dove consuma i cibi che il sacerdote ha benedetto durante la messa del mattino o durante il rito del Sabato Santo. Anche gli animali di casa ricevono il loro pezzetto di cibo .
I “pirhi”
Le uova colorate, chiamate “pirhi”, sono un elemento immancabile della Pasqua slovena. Le uova vengono di solito rassodate e colorate, spesso con colori naturali come ad esempio la buccia esterna della cipolla per dare un colore bruno-rossastro e gli spinaci per il colore verde.
Nella regione della Bela krajina i pirhi vengono chiamati “pisanice” o “pisanke” e vengono realizzati con un procedimento particolare. Le uova vengono decorate con cera d’api fusa e poi immerse nel colore. Nei punti in cui è stata applicata la cera il colore non aderisce al guscio. Successivamente, togliendo la cera, sull’uovo rimangono le decorazioni. Le belokrajinske pisanice sono di solito decorate con motivi geometrici, disegni di fiori e piante stilizzati e i monogrammi IHS e MARIA.
I giochi con i “pirhi” I “pirhi”, che una volta venivano regalati ad amici e parenti come dono di Pasqua, sono anche protagonisti di alcuni giochi tradizionali. Alcuni sono simili al gioco delle bocce, dove però le bocce vengono sostituite dalle uova colorate. Nel gioco chiamato “šikanje” o “picanje” ogni giocatore appoggia un uovo sodo a un muro. A turno, si gettano delle monete nelle uova: chi manca l’uovo perde la propria moneta, mentre chi riesce a colpire l’uovo si guadagna le monete e l’uovo stesso.