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IVAN TRINKO padre della Benecia

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11 mag 2020

Ta pëjna - Resia/Rezija



Karjë nih šekolöw Rezija jë bila ta-pod abacïjo to tu-w Mužacë. Iso abacïjo jë jo zdëlel naredit patriarka Swatobor, ki an jë znen bojë po jïmano Federico, lëta 1085 dopo, ki grof Kocelj jë bil šinkal patriarkatu tu-w Akwileji rad, ki an mël tu-w Mužacë, ito ki jë nešnji din abacïja, ano pa wso zëmjo, ki an mël, pa Rezijo.
Abbazia di Moggio
Zawöjo isaa pa izdë w Reziji jë wkažïwal te mužaški ćalüni ano fratinavi so skërbali za düšo. Isö to jë bilo pa kar somö bili ta-pod Banïtki (1420-1797) dardo lëta 1773.
Po itin Rezija jë bila ta-pod frančöwzi anu ta-pod tëmi niškimi. Kumün Rezija jë bil norëd lëta 1805.
Nejzad od lëta 1866 Rezija jë ta-pod tëmi laškimi. (Sandro Quaglia)

Dal tardo Medioevo e per tutta l’Era Moderna la vallata di Resia dipese principalmente dalla millenaria abbazia di San Gallo in Mužac/Moggio Udinese. Questa fu fondata nel 1085 dal patriarca di Aquileia Swatobor, più conosciuto con il nome di Federico, a seguito della donazione da parte del conte Kocelj/Cacellino del feudo di Mužac/Moggio, di cui faceva parte il bacino del Fella compresa la Val Resia. Con la fondazione dell’abbazia mosacense anche tutto il territorio della Val Resia fu sottoposto alla giurisdizione della stessa e la cura d’anime fu affidata ai monaci benedettini con a capo un abate residente. Dopo il periodo della Patria del Friuli (1077 – 1420) durante il quale questa unità amministrativa, politico-religiosa era amministrata dai Patriarchi di Aquileia, il feudo di Moggio in epoca veneziana (1420 – 1797) era guidato da un abate non residente, detto commendatario, rappresentato localmente da un governatore. L’abbazia fu soppressa nel 1773 dal Senato Veneto che decretò cosi la fine, in loco, del lungo periodo feudale. In epoca contemporanea, dopo i brevi periodi della monarchia asburgica, del regno napoleonico d’Italia (durante il quale, nel 1805, venne istituito l’attuale Comune di Resia) e dell’impero austriaco, dal 1866, Rezija/Resia, come il Friuli, fu annessa al Regno d’Italia.

10 mag 2020

FESTA DELLA MAMMA

Una cartolina del 1915 edita dalla Northern Pacific Railway per celebrare la festa della mamma

La festa della mamma è una ricorrenza civile in alcuni Paesi del mondo, celebrata in onore della figura della madre, della maternità e dell'influenza sociale delle madri.

Non esiste un unico giorno dell'anno in grado di accomunare tutti gli Stati in cui l'evento è festeggiato: in quasi due terzi di questi Paesi la festa è celebrata nel mese di maggio, mentre circa un quarto di essi la festeggia a marzo.

In Italia la festa cade la seconda domenica di maggio[1].

In gran parte degli Stati europei, negli Stati Uniti, in Giappone, in Australia e in numerosi altri Paesi la festa cade nella seconda domenica di maggio; a San Marino si festeggia il 15 marzo[2]; in Spagna e Portogallo la prima domenica di maggio; nei paesi balcanici l'8 marzo; in molti paesi arabi la festa cade invece nel giorno dell'equinozio di primavera. Per un elenco completo delle date in cui ricorre la festa, si veda il paragrafo festa della mamma nel mondo.

Storia

Ci sono diverse antiche celebrazioni che in qualche maniera possono essere paragonate alla festa della mamma, ma non sono correlate alla celebrazione moderna. Ad esempio, in Italia fu celebrata il 24 dicembre 1933 la Giornata nazionale della Madre e del Fanciullo, nel quadro della politica della famiglia del governo fascista. Nell'occasione vennero premiate le madri più prolifiche d'Italia. La data era stata scelta in connessione con il Natale. Questa celebrazione, però, non può essere vista come l'inizio della festa della mamma in Italia, perché fu una celebrazione una tantum e perché gli intendimenti erano in parte diversi.

Nei capitoli seguenti si dà invece notizia delle possibili origini della festa attuale.

In Italia

La festa della mamma come la si intende oggi è nata invece a metà degli anni cinquanta in due diverse occasioni, una legata a motivi di promozione commerciale e l'altra invece a motivi religiosi.

La prima risale al 1956, quando Raul Zaccari, senatore e sindaco di Bordighera, in collaborazione con Giacomo Pallanca, presidente dell'Ente Fiera del Fiore e della Pianta Ornamentale di Bordighera-Vallecrosia, prese l'iniziativa di celebrare la festa della mamma a Bordighera, al Teatro Zeni; successivamente la festa si svolse al Palazzo del Parco.

La seconda risale all'anno successivo e ne fu protagonista don Otello Migliosi parroco di Tordibetto di Assisi, in Umbria, il 12 maggio 1957. L'idea di don Otello Migliosi fu quella di celebrare la mamma non già nella sua veste sociale o biologica ma nel suo forte valore religioso, cristiano anzitutto ma anche interconfessionale, come terreno di incontro e di dialogo delle varie culture tra loro: il suo tentativo è stato ricordato, in due contributi, anche dal quotidiano vaticano.[3] Da allora, ogni anno, la parrocchia di Tordibetto celebra ufficialmente la Festa con importanti manifestazioni a carattere religioso e culturale. Sempre a Tordibetto è localizzato, unico in Italia, un "Parco della Mamma", progettato dall'architetto assisano Enrico Marcucci intorno ai resti dell'antica chiesa di Santa Maria di Vico, con al centro una statua della maternità, opera dello scultore Enrico Manfrini.

Il 18 dicembre 1958 Raul Zaccari - insieme ai senatori BellisarioBaldiniRestagnoPiasentiBenedetti e Zannini - presentò al Senato della Repubblica un disegno di legge tendente a ottenere l'istituzione della festa della mamma.[4] L'iniziativa suscitò un dibattito in Senato, che si prolungò anche nell'anno successivo: alcuni senatori ritenevano inopportuno che sentimenti così intimi fossero oggetto di norma di legge e temevano che la celebrazione della festa potesse risolversi in una fiera di vanità.[5]

La festa comunque prese ugualmente campo in tutta Italia, e, secondo alcune fonti, fu celebrata inizialmente l'8 maggio (in concomitanza con la Festa della Madonna del Rosario di Pompei) e in un successivo momento la data fu spostata alla seconda domenica di maggio[6]. Secondo altre fonti, invece, la festa fu sempre celebrata, come anche attualmente si fa, nella seconda domenica di maggio[7].

In questa occasione, i bambini offrono regali alle loro madri, come disegni o altri lavoretti, che molto spesso hanno realizzato a scuola; comune è anche l'usanza di recitare poesie dedicate alla mamma, anch'esse studiate a scuola[8].

In altri paesi

Negli Stati Uniti nel maggio 1870Julia Ward Howe, attivista pacifista e abolizionista, propose di fatto l'istituzione del Mother's Day for Peace (Giornata della madre per la pace), come momento di riflessione contro la guerra, ma l'iniziativa non ebbe successo.

Anna Jarvis celebrò la festa moderna Mother's Day (Giornata della madre) per la prima volta nel 1908, sotto forma di un memoriale in onore di sua madre, un'attivista a favore della pace. La celebrazione di Jarvis si diffuse e divenne molto popolare, tanto che fu ufficializzata dal presidente Woodrow Wilson nel 1914, quando il Congresso deliberò di festeggiarla la seconda domenica di maggio, come espressione pubblica di amore e gratitudine per le madri. Con l'andare del tempo questa festività si è evoluta in una festa commerciale, il cui volume di affari è superato solo dalle festività natalizie.

La festa venne introdotta nel 1917 in Svizzera, nel 1918 in Finlandia, nel 1919 in Norvegia e in Svezia, nel 1923 in Germania e nel 1924 in Austria. Successivamente molti altri Paesi introdussero anch'essi la ricorrenza.


https://it.wikipedia.org/wiki/Festa_della_mamma

Silvia Romano è libera

Dopo 18 mesi di sequestro nelle mani degli islamisti somali di al-Shabaab, la cooperante italiana potrà tornare a casa

Silvia Romano è libera!

Silvia Romano è libera! Dopo 18 mesi di prigionia nelle mani degli islamisti somali di al-Shabaab, la cooperate milanese è stata liberata grazie al lavoro di servizi segreti italiani e all'importante collaborazione dell'intelligence turca e somala, come ha annunciato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un tweet. Era stata rapita il 20 novembre 2018 a Chakama, in Kenya, a 80 chilometri da Malindi. Ora si trova a Mogadiscio, in Somalia, da dove dovrebbe rientrare domani a Ciampino.

"Sto bene e non vedo l'ora di tornare in Italia.... sono stata forte e ho resistito...". Sono alcune delle prime parole pronunciate dalla ragazza che, secondo quanto si apprende, sta bene fisicamente e di umore.

La notizia della liberazione è stata festeggiata anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un tweet: La notizia della liberazione di Silvia Romano è motivo di grande gioia per tutti gli italiani. Invio un saluto di affettuosa solidarietà a Silvia e ai suoi familiari, che hanno patito tanti mesi di attesa angosciosa. Desidero esprimere riconoscenza e congratulazioni agli uomini dello Stato che si sono costantemente impegnati, con determinazione e pazienza, tra tante difficoltà, per la sua liberazione. Bentornata, Silvia!

https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/silvia-romano-e-libera/3/219744

MAMMA-Mati-Mutter-Mari


Oggi in Italia è la festa della mamma 

 

Mamma,parola sulla bocca di ognuno

bimbo ed anziano che sia.

Quando il giorno sta per finire

e la luce si affievolisce,

i miei pensieri ritornano indietro,

quando io e te parlavamo come sorelle.

Quanto tempo è passato da quel dì,

quando tu, mamma, in silenzio

te ne andasti senza far rumore.

La tua troppo breve esistenza

è stata difficile, dura,coerente ed onesta.

Oggi ,dopo tanti anni,

capisco più di allora i tuoi insegnamenti.

In una poesia mi  hai raccomandato

di mantenere la mente sana e il cuore puro,

sì cara madre, queste parole sono il tuo testamento

che non sarà mai dimenticato.

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9 mag 2020

Web sul blog: Usa: allarme per i Covid-19 Party

Web sul blog: Usa: allarme per i Covid-19 Party: Articolo da  Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto Venerdì 8 maggio 2020 Negli Stati Uniti è nata una nuova, stravagante moda. Si tra...

Oggi, 9 maggio, è la festa dell'Europa.

🇪🇺 Oggi, 9 maggio, è la festa dell'Europa.

Purtroppo l'emergenza-covid19 ci ha ricatapultati indietro di 20 anni, quando a Gorizia la piazza Transalpina era tagliata in due, come lo è di nuovo oggi. E quando dal lato sloveno non si chiamava ancora Trg Evrope, piazza Europa.

In questo compleanno un po' triste per la nostra amata Europa desideriamo stringerci assieme, purtroppo solo virtualmente, tra italiani, sloveni e tutti i popoli europei nella speranza di tornare presto uniti, insieme a festeggiare la ritrovata libertà di muoverci liberamente, libertà che ci manca tantissimo! 🇪🇺 🇮🇹 🇸🇮

Il museo di Caporetto ha aperto le porte - Kobariški muzej odprl vrata

museo di Caporetto
Di Dani 7C3 - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=716905
 

Dopo 50 giorni di chiusura forzata per il Covid-19 dal 1 maggio il Museo di Caporetto ha riaperto.

L'orario sarà quello normale dalle 9.alle 18.
Per accedervi bisogna avere la mascherina,per i gruppi superiori alle 15 persone si deve prendere l'appuntamento.

Nel museo più visitato in Slovenija che rappresenta il fronte dell'Isonzo nella 1° guerra mondiale per il momento si aspettano molti visitatori sloveni.
Il museo è un'istituzione privata.A differenza dei musei statali o delle comunità museali abbiamo deciso di aprire a scopo promozionale.ha dichiarato Martin Šolar.


Il Museo di Tolmin è stato riaperto il 5 maggio e il giorno dopo a Vrsno la casa natale del famoso poeta sloveno Simon Gregorčič .
traduzione pesonale
casa natale di Gregorcic

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Gregorcic-hisa1.jpg#/media/Datei:Gregorcic-hisa1.jpg


Kobariški muzej po 50 dneh prisilnega zaprtja zaradi epidemije koronavirusa s 1. majem spet sprejema goste.

Muzej bo odprt kakor v normalnih časih vsak dan med 9. in 18. uro, vseeno pa bo zaradi nalezljive bolezni obisk vendarle drugačen. Vstop v muzej bo do nadaljnjega možen zgolj z zaščitno masko. Za ogled skupin nad 15 obiskovalcev je potrebna vnaprejšnja napoved.

Muzej bo odprt kakor v normalnih časih vsak dan med 9. in 18. uro, vseeno pa bo zaradi nalezljive bolezni obisk vendarle drugačen.

 Vstop v muzej bo do nadaljnjega možen zgolj z zaščitno masko. 

Za ogled skupin nad 15 obiskovalcev je potrebna vnaprejšnja napoved.


V najbolj obiskanem slovenskem muzeju, ki predstavlja poglavje soške fronte v prvi svetovni vojni, seveda zaenkrat računajo na domače goste. Kobariški muzej sicer ni javni zavod, temveč zasebna institucija. »Za razliko od državnih muzejev oziroma skupnosti muzejev smo se mi odločili za hitro odprtje tudi promocijsko. Prvi maj je le prvi maj. Glede pogojev se bomo prilagajali. Letos bo težko, ampak smo optimisti,« je povedal direktor muzeja Martin Šolar.

Medtem so iz Tolminskega muzeja sporočili, da bodo vrata odprli v torek 5. maja, Rojstni hiši Simona Gregorčiča na Vrsnem pa dan pozneje.

https://novimatajur.it/attualita/kobariski-muzej-odprl-vrata.html


8 mag 2020

BENEČIJA dove si trova

Nella Regione Friuli Venezia Giulia lungo il confine con la Slovenia, da Tarvisio a Muggia, è storicamente insediata la comunità linguistica slovena, riconosciuta e tutelata da due leggi nazionali (482/1999, 38/2001) ed una regionale (26/2007).

I Comuni della provincia di Udine in cui è presente la minoranza slovena sono: Tarvisio, Malborghetto-Valbruna, Resia, Lusevera, Taipana, Nimis, Attimis, Faedis, Torreano, Pulfero, San Pietro al Natisone, Savogna, San Leonardo, Grimacco, Drenchia, Stregna, Prepotto e Cividale.

In questi comuni la popolazione ha conservato e usa ancora oggi le diverse forme dialettali slovene. Sia pure con una diffusione molto differenziata nelle diverse vallate ed una maggiore incidenza nelle Valli del Natisone ed in Val Canale è presente anche la lingua slovena standard. Il dialetto sloveno è chiamato dai parlanti “po našan” in Val Canale, “po näs” a Resia, “po našin” nella Valle del Torre e del Cornappo, „po sloviensko“ e „po našem“ nelle Valli del Natisone.

Per le Valli del Natisone, del Cornappo e del Torre, si usa anche il termine “Benečija” con un evidente riferimento al periodo dell’appartenenza Repubblica di Venezia.

Molti toponomi di chiara origine slovena nella valle  Raccolana, di Dogna e Canal del Ferro testimoniano la presenza di antichi insediamenti slavi anche in quelle vallate.

https://www.mismotu.it/

dialetti della Benečija













7 mag 2020

Il torrente Torre/Ter

Il 
Torre (la Tor in friulano[1]Ter in sloveno) è un torrente del Friuli orientale, principale affluente di destra del fiume Isonzo.
Drena, insieme all’affluente Natisone, una notevole porzione del bacino dell’Isonzo. Le sue acque, di ottima qualità, alimentano l’acquedotto di Udine, che ha le opere di captazione a Zompitta.
Nasce in una delle zone più piovose d’Europa, ai piedi del monte Sorochiplas (1.084 m).[2] nella catena prealpina dei Musi, ad una altitudine di 529 metri s.l.m.[3]. Inizialmente scorre in una profonda forra[3] che esso ha scavato, e che intaglia la prima catena montuosa delle Prealpi Giulie, ben visibile dalla pianura friulana orientale. All’uscita della zona collinare, dopo Tarcento e presso Nimis, e dopo aver ricevuto le acque del Cornappo, le sue acque vengono, in parte, captate da antiche rogge e da più moderne opere, per usi civili (acquedotti) e per l’irrigazione dell’arida campagna dell’alta pianura.[4]
da https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_(fiume)
Presso Reana del Rojale (rojale in friulano significa roggia) e Savorgnano del Torre, dopo la “presa” delle rogge di Udine e Cividina, le acque tendono a disperdersi nel sottosuolo molto permeabile e per un lungo tratto il letto è normalmente asciutto, salvo dopo le piogge a monte. In questa parte mediana il letto ghiaioso è molto ampio (la larghezza raggiunge anche i 500 metri). Dopo Pradamano e la confluenza con la Malina, nei pressi di Trivignano Udinese riaffiora e riceve le acque del Natisone. Da qui scorre per un brevissimo tratto in provincia di Gorizia, ricevendo da sinistra il torrente Iudrio per poi rientrare in provincia di Udine dove, dopo 70 km.[2], sfocia da destra nell’Isonzo.
Da Zompitta fin oltre Udine sulla riva occidentale fu innalzato un argine per proteggere i paesi e la città da disastrose alluvioni come successe in passato. Su tale argine corre una “strada bianca” ora vietata al traffico autoveicolare. Proprio durante una delle impetuose piene del fiume, nel novembre 1938, successe un disastro ferroviario quando crollarono due arcate del ponte della ferrovia Udine-Cividale a San Gottardo e morirono decine di persone[5].
Il corso del fiume fu da sempre utilizzato come cava di pietrame, ghiaia e sabbia, sia per costruzione di edifici sia per la fabbricazione della calce. In particolare dopo la seconda guerra mondiale ci fu una enorme escavazione del fiume nel tratto udinese, a causa della domanda di inerti per l’espansione edilizia della città. Ciò causò una notevole abbassamento del letto e la conseguente messa in pericolo del ponte stradale di Salt che collega Udine con PovolettoFaedis e Attimis. Fu infatti necessario costruire una briglia per stabilizzare l’altezza del letto del fiume e inoltre si dovette costruire un nuovo ponte a monte del precedente. All’interno della zona arginata, a San Gottardo di Udine, fu realizzata una grande cava di inerti, successivamente usata come discarica di rifiuti. La zona è all’interno del Parco del Torre.
Esiste un curioso detto friulano riferito al fiume: “Nol cjate un clap te Tor!” (“non trova un sasso nel Torre!”) per indicare una persona incapace di fare le cose più semplici.
fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_(fiume)

6 mag 2020

A distanza impariamo così

Il sistema scolastico territoriale ha dovuto adeguarsi in fretta alla nuova situazione portata dalle norme di contenimento del coronavirus. Gli approcci hanno dovuto spostarsi giocoforza dalla didattica frontale a quella a distanza, con tutte le sfide che il procedimento comporta. Come altrove sul territorio italiano, in alcuni plessi scolastici ci si è trovati maggiormente attrezzati di fronte al cambiamento, in altri sono state trovate in fretta le migliori risposte possibili. Sicuramente criticità comuni emergono rispetto alle possibilità di accesso delle singole famiglie ai dispositivi elettronici e, specie in alcune zone, alla scarsità della copertura del segnale internet.

Dall’Istituto comprensivo di Cividale, per il plesso filiale di Prepotto, la dirigente scolastica, Monica Napoli, spiega: «Le maestre gestiscono la didattica a distanza sia tramite il registro elettronico Nuvola, che permette loro di caricare materiale e ai genitori di restituire quello degli alunni per correzioni e feedback, sia tramite audiolezioni e video da siti didattici. Per la quinta, alcune lezioni si svolgono in diretta on line, in presenza dei genitori, con un contatto diretto. Via Skype o Whatsapp, a piccoli gruppi hanno contatti diretti anche i bambini più piccoli, che hanno necessità di sentire la voce della maestra».

In un consiglio d’interclasse a distanza, recentemente è emerso come le reazioni alle nuove modalità siano positive e i genitori soddisfatti. Essendo nella realtà del plesso scolastico di Prepotto meno agilmente inseribili negli schemi della didattica a distanza, al momento le attività in friulano e sloveno sono sospese.

Dall’Istituto omnicomprensivo di Tarvisio, la dirigente Doris Siega spiega come praticamente tutti gli alunni di ogni ordine e grado del sistema scolastico valcanalese e di parte del Canal del Ferro stiano svolgendo didattica a distanza. «Alle scuole d’infanzia si sta cercando di creare attività e video, specie per restare in contatto coi bambini. Ovviamente, parlando d’infanzia, la didattica è un po’ ridotta. Le scuole primarie hanno adottato vari strumenti, a seconda delle possibilità tecnologiche di raggiungimento delle famiglie. Specie nelle classi prime e seconde si forniscono schede, materiali, video e audio lezioni attraverso chat, soprattutto Whatsapp. Terza, quarta e quinta si utilizzano piattaforme per la didattica. Già da anni in tutto l’Istituto lavoriamo con Classroom di Google Suite; con cui forniamo vari materiali audio, video, lezioni registrate e in diretta ».

Alle scuole medie l’utilizzo è ancora più importante e tutte le attività sono effettuate attraverso la piattaforma. Alle scuole superiori si era già molto abituatiagli approcci a distanza, già in uso, ad esempio, con gli studenti dell’indirizzo sportivo. «Al momento le reazioni sono molto positive», nota la dirigente Siega. In questa nuova situazione, che si è venuta a creare, in qualche modo prosegue anche il progetto plurilingue, con le lingue del territorio, sloveno, tedesco e friulano, che diventano anche lingue d’insegnamento.

Anche nel plesso scolastico di Taipana l’anno scolastico prosegue per via telematica. «Si cerca di rispettare il tempo d’ascolto dei bimbi, con quaranta minuti a lezione. I bambini continuano ad esercitarsi con l’apprendimento della lingua slovena e con il violino, mantenendo vivo il progetto della musica», fa sapere l’insegnante Sara Rainone.

Dall’Istituto comprensivo con insegnamento bilingue sloveno-italiano di San Pietro al Natisone, il dirigente, Davide Clodig, spiega che già il registro elettronico permetteva l’invio di documenti.

«Dopo una settimana d’avviamento, abbiamo scelto di avvalerci della piattaforma Edmodo, introdotta subito nella scuola media e poi nella scuola primaria. Lo scambio di lezioni e interazioni tra alunni e docenti è, così, divenuto più semplice. Va detto che nessuno si sarebbe aspettato di trovarsi in una situazione del genere, per cui del tempo è andato nello spiegare, a famiglie, personale docente e non, come si lavori con queste nuove modalità da un punto di vista tecnico e tecnologico».

Dal punto di vista didattico è stato necessario capire come preparare le lezioni, i compiti e analizzare i feedback. Per le lezioni sono in uso diverse modalità, da Powerpoint alle videolezioni su Youtube, importante è anche lo scambio di esperienze tra i stessi docenti.

Gli incontri in videoconferenza con gli insegnanti avvengono a cadenza regolare, con un’analisi continua delle criticità. Da una parte c’è la professionalità del personale docente, dall’altra anche come trasferirla nella didattica a distanza.

Clodig conclude notando che si stanno cercando le migliori modalità per giungere al migliore risultato, cercando di risolvere i problemi che si presentano di volta in volta e di mettere in piedi un sistema che possa operare anche nel caso la didattica a distanza resti l’unica modalità operativa per un periodo prolungato.

Dall’Istituto comprensivo con lingua d’insegnamento italiana di San Pietro al Natisone, dove la didattica a distanza è stata comunque attivata, i dati, seppure richiesti, non ci sono stati forniti.

continua in sloveno https://www.dom.it/tako-izvajamo-pouk-na-daljavo_a-distanza-impariamo-cosi/

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