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IVAN TRINKO padre della Benecia

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1 ott 2022

Gasdotto Nord Stream

Secondo alcune stime, la fuoriuscita di tutto il metano contenuto nelle tubature potrebbe causare fino a 14 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, circa il 32% delle di quelle annuali della Danimarca


 danni subiti negli scorsi giorni dal gasdotto Nord Stream – il principale collegamento energetico tra la Russia e l’Europa – nel tratto di mar Baltico tra Svezia e Danimarca rischiano di avere un impatto piuttosto significativo anche sull’economia dell’Italia. A rivelarlo è una nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def), ovvero il principale dossier di programmazione finanziaria, la cui prima versione era stata presentata dal governo lo scorso aprile e aveva ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri. Si stima una minor crescita del Pil per 2022 e 2023, e una crescita superiore alle aspettative nel 2024 e nel 2025 per via di un “effetto rimbalzo”.Nel corso degli ultimi mesi, il governo guidato da Mario Draghi ha lavorato per sganciarsi il più velocemente possibile dal gas russo, che prima dell’invasione dell’Ucraina di febbraio costituiva circa il 40% degli importi del nostro paese. Secondo alcune stime che sono state condivise da Bloomberg qualche giorno fa da fonti definite vicine alla vicenda, ad oggi siamo dipendenti dal gas russo per il 10%. Inoltre, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha fatto sapere qualche giorno fa che l’obiettivo di riempire gli stoccaggi di gas fino al 90% è stato raggiunto in anticipo rispetto alle aspettative.Nonostante sembri che l'Italia possa resistere all’inverno senza dover temere una carenza di gas, i danni al Nord Stream potrebbero comunque avere un impatto significativo sulla nostra economia. Ciò deriva principalmente dal prezzo del gas sul Title transfer facility (Ttf) di Amsterdam – il mercato di riferimento europeo per il gas – che negli ultimi mesi si è dimostrato piuttosto volatile, e negli ultimi giorni è tornato a scambiare oltre i 200 euro per megawattora dopo che per alcune settimane era rimasto stabilmente sotto tale soglia. Sicuramente meglio rispetto ai quasi 350 euro per megawattora toccati ad agosto, ma comunque più del doppio rispetto allo scorso anno.

Con queste considerazioni in mente, la nota di aggiornamento del Def ha elaborato uno scenario in cui i flussi di gas russo vengono interrotti completamente a partire dal mese di ottobre, e in cui il livello di stoccaggi mensile non possa mai scendere al di sotto della riserva strategica dell’Italia. Nella simulazione effettuata “si è ipotizzato che il completo venir meno degli afflussi dalla Russia porti ad un aumento del 20 per cento dei prezzi medi del gas naturale, dell’elettricità e del petrolio rispetto allo scenario tendenziale nel quarto trimestre di quest’anno e nel 2023. Nel 2024 e nel 2025 i prezzi sarebbero più elevati del 10% e del 5%, rispettivamente”...https://www.wired.it/article/nord-stream-danni-gas-impatto-italia/

30 set 2022

NELLA PATRIA DEL FRIULI - PIEVI CRISTIANE E TEMPLI PAGANI

La castagna


 La castagna è il frutto del castagno a differenza dell'ippocastano che invece è un seme. Le castagne derivano infatti dai fiori femminili (solitamente 2 o 3) racchiusi da una cupola che poi si trasforma in riccio. La castagna è un achenio, ha pericarpo liscio e coriaceo bruno scuro, all'apice è presente la cosiddetta torcia, cioè i resti degli stili, mentre alla base è presente una cicatrice più chiara denominata ilo. La forma dei frutti dipende, oltre che dalla varietà delle castagne, anche dal numero e dalla posizione che essi occupano all'interno del riccio: emisferica per i frutti laterali e schiacciata per quello centrale; i frutti vuoti, abortiti, di forma appiattita sono detti guscioni.La raccolta delle castagne avviene in tempi diversi a seconda delle aree geografiche. In Italia generalmente la castagnatura inizia verso la fine di settembre e in passato questa attività (che copriva un periodo di tempo di circa 10-15 giorni dal mattino alla sera) era considerata uno fra gli avvenimenti più importanti della vita agricola.[senza fonte]

In Garfagnana (LU) i proprietari delle selve che avevano necessità di manodopera si recavano a Castelnuovo Garfagnana, in occasione del mercato settimanale, l'ultimo giovedì di settembre e il primo d'ottobre. Nella piazza principale avveniva il “mercato delle Lombarde” (Lombardi erano chiamati gli abitanti delle province di Modena e Reggio Emilia). Qui si sceglievano le donne e si prendevano con loro accordi circa il trattamento giornaliero, il salario, i giorni di inizio e fine lavoro...continua

https://it.wikipedia.org/wiki/Castagna


C’è un frutto rotondetto,
di farina ne ha un sacchetto:
se lo mangi non si lagna,
questo frutto è la castagna.
La castagna in acqua cotta
prende il nome di ballotta.
Arrostita e profumata
prende il nome di bruciata.
Se la macino è farina:
dolce, fina, leggerina:
se la impasto che ne faccio?
Un fragrante castagnaccio.

Gianni Rodari




29 set 2022

Proverbio friulano


 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei Vita Nei Campi
“San Michêl, la cistine tal fossêl” ovvero per San Michele (il 29 settembre) la castagna è nel fosso, è caduta dall’albero e si può raccogliere

27 set 2022

Minoranze linguistiche del Friuli Venezia Giulia

 


Si può affermare che il friulano soddisfi esigenze comunicative legate alla pratica quotidiana e all’ambiente rurale e tradizionale, mentre più recenti sono gli usi amministrativi e ufficiali: attualmente il rapporto tra italiano e friulano è interpretabile nei termini di un bilinguismo in cui possono intervenire parziali sovrapposizioni e coincidenze funzionali, poiché la marilenghe viene talvolta adoperata nella scrittura letteraria e nella comunicazione pubblica mentre l’italiano, in quanto lingua nativa di gran parte dei parlanti, dilata sempre più il proprio spazio comunicativo anche ai domini informali. Il regresso del friulano è in ogni caso accompagnato dal fatto che esso viene percepito come un vincolo di coesione comunitaria: la storia della regione, la conformazione del territorio, il temperamento degli abitanti poco inclini alle innovazioni, il contenuto processo di urbanizzazione hanno in ogni caso agevolato il delinearsi di una varietà spiccatamente individuale rispetto al resto dell’Italia settentrionale e il mantenimento di un rilevante grado di vitalità. 

Le comunità di lingua tedesca nel territorio friulano 

Le comunità di lingua germanica disseminate lungo le aree alpine del Friuli ( link all’articolo di Marco Caria ) hanno avuto fin dall’inizio caratteri di insediamenti spontanei da parte di gruppi esigui di persone, allontanatisi verosimilmente dalle valli carinziane nel corso del XIII sec. alla ricerca di occupazione nell’estrazione mineraria (a Sappada/Plodn, ora in provincia di Belluno e a Timau/Tischlbong, ca. 700 abitanti, nella valle del But) o di sfruttamento di terre spopolate (a Sauris/Zahre, ca. 500 abitanti, nell’alta valle del Lumiei). Diversa è la vicenda dei tedescofoni della Val Canale/Kanaltal (con i centri principali di Pontebba/Pontafel e Tarvisio/Tarvis) sudditi fino la 1918 dell’Impero Austro-Ungarico. Si tratta di comunità che usano varietà di tedesco o austro-bavarese, talora a stretto contatto con sloveno e friulano in contesto plurilingue. Negli ultimi decenni si osserva, in specie fra i giovani, un progressivo cedimento delle antiche parlate: tale regresso è in parte rallentato dalla riscoperta delle proprie origini e da una più matura consapevolezza linguistica, favorite da molteplici iniziative promosse dalle associazioni culturali e dalle istituzioni locali. 

Le comunità slovenofone del Friuli Venezia Giulia

 Trovano spazio lungo la fascia montuosa e collinare del confine nord-orientale tra Italia e Slovenia. Parte di quest’area (alta valle del Torre e valli del Natisone), appartenente alla provincia di Udine, è anche nota, per l’antica dipendenza dalla Repubblica di Venezia, come Benècija o SlaviaVeneta. Dal punto di vista linguistico, le comunità slovenofone sono suddivise in vari gruppi dialettali da nord verso sud: lo zegliano (zilijsko), propaggine italiana, acquisita dopo il primo conflitto mondiale, del dialetto della valle carinziana di Zeglia, ancora diffuso in alcuni centri della Val Canale (KanalskaDolina), a contatto con dialetti tedeschi e i friulani; il resiano (rezijansko), in uso nei paesi della Val di Resia, che, esibendo tratti conservativi, rappresenta un caso a sé tra i dialetti sloveni del Friuli; il tersko, cioè i dialetti del Torre, sulle Prealpi, con diramazioni verso l’area pianeggiante; il nadiško, ossia i dialetti della Val Natisone (e delle valli contermini), tipo più vitale ed esteso. A questi si affiancano le varietà della provincia di Gorizia (briško cioè del Collio o collinare) e di Trieste (kraško, parlato prevalentemente nei paesi del Carso).Di tale articolata compagine va sottolineato che gli slavofoni della fascia prealpina orientale del Friuli hanno saputo preservare fino ai nostri giorni la loro antica parlata avvantaggiati dal relativo isolamento in cui si sono trovati i loro insediamenti, situati in aree scarsamente popolate, e dal tenace radicamento alle origini etnico-linguistiche. Sul piano del riconoscimento e della tutela, gli sloveni della Provincia di Udine sono stati lasciati un po’ nell’ombra fino all’entrata in vigore della legge 38/2001, che intrducendo “Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della Regione Friuli-Venezia Giulia”, ha promosso una significativa politica linguistico-culturale di sviluppo degli idiomi locali; alla normativa statale si sono poi affiancati provvedimenti regionali. Diverso è stato il trattamento riservato alle altre comunità slovene della regione, che godono della tutela da parte dello Stato, in particolare nel settore scolastico, prevista alla fine del secondo conflitto mondiale dal Memorandum di Londra del 1948 e poi dal Trattato di Osimo del 1975.Gli abitanti delle aree slovenofone non sono concordi nella scelta degli strumenti e del modello linguistico da proteggere e promuovere, che alcuni vorrebbero appiattire sullo sloveno letterario, ritenuto in grado di salvaguardare anche l’identità linguistica delle valli della provincia di Udine. A tale opzione si oppone tuttavia una parte consistente della popolazione, che vi ravvisa un tentativo di imporre una lingua che non percepisce come sua (lo sloveno letterario), a svantaggio delle parlate locali, che sono considerate invece il patrimonio da tutelare. La ragione di tale atteggiamento dipende anche dalla consapevolezza che esiste un forte legame partecipativo con le vicende storiche e culturali del Friuli (e indirettamente, dell’Italia) mentre i rapporti con gli Sloveni dell’opposto versante alpino, seppur mai interrotti, non sono stati mai così stringenti. Fino a qualche anno fa, inoltre, ribadire le relazioni di parentela linguistica coi vicini della ex Repubblica Iugoslava assumeva in alcune comunità il valore di accettazione di un simbolo politico sgradito a molti. 

fonte https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/minoranze/Fusco.html

26/27 settembre giornata delle lingue

 


La Commissione Europea ha scelto il friulano per celebrare la Giornata delle lingue



UDINE\ aise\ - C'è anche il friulano tra le lingue scelte dalla Commissione Europea per celebrare quest’anno la Giornata europea delle lingue. Un appuntamento che si ripete dal 2001, il 26 settembre, e con cui si vuole valorizzare l'importanza della diversità linguistica e promuovere l’apprendimento delle lingue. Nel 2022, Anno Europeo della Gioventù, la Commissione ha scelto di puntare sul web, con uno speciale video, diffuso proprio oggi, dove ha chiamato a raccolta i suoi giovani affinché, in una manciata di minuti, spiegassero che importanza ha per loro la lingua madre e in che modo ne ha influenzato la vita. Ne è uscito un “viaggio” dalla Svezia al Portogallo e dall'Estonia alla Spagna, passando per il Friuli, rappresentato per l’occasione da Federico Benedet, uno degli Youtuber del canale dell'ARLeF, YoupalTubo.
Il 22enne di Fanna spiega nel video come per lui il friulano rappresenti un legame tra le generazioni che lo hanno preceduto e quelle che lo seguiranno. “Nella mia famiglia – racconta in marilenghe, con sottotitoli in inglese - si è sempre parlato la lingua del territorio. Io farà lo stesso con i miei figli, affinché sappiano da dove vengono e abbiano radici forti”.
Entusiasta il commento del presidente dell’ARLeF – Agenzia Regionale per la Lingua Friulana, Eros Cisilino: “non posso che manifestare la grande felicità dell'ARLeF per questa notizia. La scelta della Commissione è un riconoscimento importante che testimonia quanto sia preziosa e considerata la lingua friulana nel quadro delle minoranze europee. Accanto a ciò va sottolineato il valore delle opere video che coinvolgono il team di ragazzi di YouPalTubo, poiché si tratta di un impegno che proprio loro hanno proposto spontaneamente per accrescere il senso di identità friulana, peraltro ben presente nelle nuove generazioni. Le parole di Federico dimostrano quanto il friulano sia vivo, utilizzato quotidianamente, e quante potenzialità abbia la nostra "marilenghe””.
Gli obiettivi generali della Giornata sono quelli di informare il pubblico sull’importanza di imparare più lingue, al fine di accrescere il plurilinguismo e la comprensione interculturale; promuovere, tutelare e favorire la diversità linguistica e, infine, incoraggiare a imparare le lingue lungo tutto il corso della vita, a qualsiasi età e per qualsiasi motivazione. Le competenze linguistiche non sono solo una necessità comune in un mondo globalizzato e in un’economia così in movimento, ma anche un diritto di tutti. Questo è uno dei messaggi principali della Giornata Europea delle Lingue. Si stima che nell’Unione Europea si parlino oltre 80 lingue diverse; di queste, le lingue ufficiali sono 24 e quelle minoritarie oltre 60, parlate da 50 milioni di persone che fanno parte di una minoranza nazionale o di una comunità di lingua minoritaria. Una diversità linguistica e culturale da tutelare e valorizzare, come elemento di base della società multietnica contemporanea. (aise) 



Il testamento di Ivan Trinko

 "Popolo mio amato! Per te ho vissuto, per te mi sono preoccupato, per te ha battuto il mio cuore.Con te ho spartito i giorni belli e quelli tristi, il tuo destino è stato il mio destino (...). 

Popolo mio! Come hai fatto finora, anche in futuro ama la tua terra e conserva la fede dei tuoi padri, affinchè un giorno ci ritroviamo tutti nella patria eterna".


"Ljudstvo moje drago! Tebi sem živel,tebe so spremljale moje skrbi in zate je tuklo moje srce.S teboj sem delil lepe in bridke dneve in tvoja usoda je bila moja usoda (...).
Ljudstvo moje! Kakor do zdaj tudi v bodoče ljubi svojo zemljo in ohrani vero svojih očetov,da se nekoč vsi znajdemo v večni domovini".

Mons. Ivan Trinko detto il padre della Benečija

26 set 2022

Riaperta la strada a Resia

torrente Resia

 Buone notizie per i resiani e i suoi visitatori: finalmente da il 23 settembre, nel pomeriggio, lungo la ex strada provinciale n. 42 è stata riaperta. L'unica strada tra Bilo (Resiutto) ei paesi della val  Resia è stata chiusa per più di due mesi nel tratto tra Povici) e Tigo, dopo che le fiamme hanno avvolto la zona lungo la strada a metà luglio. L'incendio è stato molto esteso e, per questo motivo, il rischio di caduta di sassi sulla strada in questa zona è notevolmente aumentato. Dove sono i punti più critici, hanno scoperto attraverso un'indagine geologica dettagliata, è stato necessario rimuovere pietre e rocce pericolose sopra la strada e l'intera area sarà messa in sicurezza con reti e barriere. Il costo totale di tutti questi interventi ammonterà a ben 4,5 milioni di euro e i lavori proseguiranno nei prossimi mesi. Ciononostante, la riapertura della ex strada provinciale n. 42 notizia di estrema importanza, perché negli ultimi due mesi l'unico percorso possibile è stato quello della tangenziale del torrente Bila, predisposta già nei giorni successivi allo scoppio dell'incendio. La tangenziale è stata chiusa con l'apertura della strada normale, ma per il momento, secondo l'accordo con la protezione civile, sarà preservata per poter essere utilizzata in casi di emergenza, qualora la strada provinciale dovesse essere momentaneamente chiusa anche per motivi di sicurezza nei prossimi mesi.

tradotto dal Novi Matajur

Nuovo governo


 Minimo 5 anni con le braccia alzate,inizia il nuovo ventennio.

Colchico autunnale

 


Il colchico d'autunno (Colchicum autumnale L., 1753) o falso zafferano, è una piccola pianta bulbosa erbacea autunnale, velenosa, dai vistosi fiori color rosa-violetto appartenente alla famiglia delle Colchicaceae.[1] Fiorisce in autunno, è mortale per l'uomo anche se ingerito a basse dosi[2] e non va confuso con il Crocus che invece fiorisce a marzo, sul finire dell'inverno.

Per merito della sua fioritura anomala (in autunno) e quindi facilmente individuabile, il colchico è una pianta conosciuta fin dai tempi più antichi. In effetti il termine colchicum (in greco antico = kolchikònetimologicamente è posta in relazione all'antica Colchide (un regno affacciato sul Mar Nero nell'Asia Caucasica). Questo nome lo si trova già nei trattati di medicina di Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa – 90 circa), medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone e Galeno di Pergamo (129 – 216), medico greco antico ellenista.

Il nome venne ripreso per la prima volta in tempi moderni dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (5 giugno 1656 — 28 dicembre 1708) e consolidato definitivamente come genere nel 1737 da Linneo[3]. L'epiteto specifico (autumnale) fa ovviamente riferimento al periodo di fioritura anche se la stessa può avvenire anche in piena estate e può trarre in inganno chi crede di raccogliere lo zafferano (Crocus sativus) anche con esiti mortali[4].
Il binomio scientifico attualmente accettato (Colchicum autumnale) è stato proposto da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 –Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
In lingua tedesca questa pianta si chiama Herbstzeitlose; in francese si chiama colchique d'automne; in inglese si chiama meadow saffron oppure autumn crocus.


25 set 2022

Nelle Valli del Natisone in arrivo oltre 30 turisti tedeschi

 


La più grande associazione ambientalista della Germania sceglie le Valli del Natisone per i viaggi naturalistici dei suoi iscritti: saranno oltre una trentina – suddivisi in tre turni (17-24 settembre; 1-8 ottobre; 15-22 ottobre) – i turisti tedeschi ospiti della Pro Loco Nediške Doline-Valli del Natisone, che proporrà loro varie escursioni sul territorio tra natura, cultura, storia, tradizioni ed enogastronomia. Si tratta della Bund für Umwelt und Naturschutz Deutschlands, ovvero la Federazione Tedesca per l’Ambiente e la Protezione della Natura, con sede a Berlino, ma fondata a Monaco nel 1913, che conta oltre 550 mila soci. Ha quale braccio operativo un’agenzia turistica che, insieme alla realtà più piccola ma molto dinamica Sento Wanderreisen di Monaco di Baviera, ha organizzato la trasferta friulana.

“Un riconoscimento – ha commentato Antonio De Toni, presidente della Pro Loco con sede a San Pietro al Natisone – al grande lavoro di sviluppo della ricettività turistica che abbiamo compiuto in questi anni insieme a Comuni, ristoratori, albergatori e aziende del territorio, confrontandoci con le comunità nella manutenzione dei sentieri, nella valorizzazione delle chiesette e nella promozione dei sapori tipici locali.”
I turisti d’Oltralpe visiteranno alcune delle tappe del Cammino delle 44 Chiesette Votive (come quella di Cravero), il borgo di Montefosca per conoscere le sue tradizioni sul Carnevale, viaggeranno tra il santuario di Castelmonte e Stregna e ovviamente esploreranno Cividale. Non mancherà l’ascesa al monte Matajur e una visita ai vignaioli dei Colli orientali del Friuli scendendo fino all’Abbazia di Rosazzo.
“Questi turisti – spiega la guida che li accompagnerà, Antonietta Spizzo – sono alla ricerca di mete fuori dai flussi del turismo di massa, nelle quali ci sia uno stretto rapporto tra le persone che vi abitano e la natura circostante. In tal senso le Valli del Natisone sono una meta ideale e anche molto amata, come dimostrato da altri visitatori che hanno partecipato a questi tour negli anni passati e che sono poi tornati da noi in maniera autonoma. Si tratta di cittadini tedeschi che amano l’Italia e che in alcuni casi parlano anche un po’ d’italiano. Con il programma studiato per loro andremo a toccare tutti gli aspetti salienti del nostro territorio.”

dal Novi Matajur

buona domenica


 

Come votare (senza errori) alle elezioni di domenica: il video della scheda

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