questo blog

questo blog

blog

blog

IVAN TRINKO padre della Benecia

IVAN TRINKO padre della Benecia
IVAN TRINKO padre della Benecia

calendario

GIF

GIF

giulio

#veritàegiustiziaperGiulioRegeni

slide benecia

slide benecia
benecia

profilo di OLga

profilo di OLga
profilo OLga

Translate

Cerca nel blog

Powered By Blogger

gif

gif

follower

Visualizzazione post con etichetta friuli. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta friuli. Mostra tutti i post

5 lug 2022

Sulla prima centralina elettrica della Carnia, a Pusea di Verzegnis. — Non solo Carnia


Questa volta vi presento un altro problema per la Carnia: quello della salvezza delle sue bellezze e dei segni della sua storia antica e materiale. Leggo che sono molte qui le persone, che le forze dell’ordine cercano di identificare, che girano con un metal detector in mano, oggetto che dovrebbe venir vietato. Ma ci sono…

Sulla prima centralina elettrica della Carnia, a Pusea di Verzegnis. — Non solo Carnia

Proverbio friulano


 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Noul rôs la matina la sera plovisulina” ovvero se ci sono nubi rosse al mattino la sera pioggerellina.

4 lug 2022

proverbio friulano

 




Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Quant’ ch’ al cjante il furmiâr cirît sotèt pes bestiis e pal cjâr” ovvero quando canta il torcicollo, uccelletto di passo estivo, cercate riparo per gli animali e per il carro, sottinteso che pioverà.

25 giu 2022

Un angolo di Russia a Trieste

 

da fb

La Casa delle Cipolle, un angolo di Russia a Trieste

Un’insolita villetta dalle cupole dorate in stile russo domina alle spalle della pineta di Barcola a Trieste.

Al civico 229 di viale Miramare a Trieste, proprio di fronte all’affollata Pineta di Barcola – spazzata dal vento in inverno, d’estate presa d’assalto dai cittadini in modalità relax per un tuffo o un aperitivo fronte mare – c’è una casa diversa dalle altre. I triestini la chiamano casa dele zìvole, casa delle cipolle, per via delle cupole dorate a cipolla che la caratterizzano, emergendo in maniera netta dal profilo asburgico degli edifici circostanti. L’effetto è straniante: mura dai colori pastello e finestre di ispirazione veneziana sono dominate da una silhouette inequivocabilmente russa completamente fuori luogo sulle sponde del Mediterraneo settentrionale, tra uno spritz e un tuffo, dando forma a una villetta che sembra planata direttamente da Mosca.

La Villa delle Cipolle

La casa si trova tra le eleganti residenze estive fatte costruire dagli aristocratici della zona sul viale che conduce direttamente al Castello di Miramare, il fiabesco castello di Massimiliano d’Asburgo costruito a picco sull’Adriatico. Ma anziché a un commerciante austriaco o un burocrate dell’impero, la villa delle cipolle – che in realtà si chiama Casa Jakic – fu fatta costruire nel 1896 da Anton Jakic, un ex pope ortodosso dalmata che, secondo la leggenda,  abbandonò la veste talare per diventare una spia per conto dello zar o, secondo altre versioni, per seguire un’amante russa. Ufficialmente direttore della rivista «Pensiero Slavo» («Slavenska Misao»), dopo essere stato proprietario, editore e redattore della rivista «Il Diritto Croato» a Pola, attraverso il suo lavoro Jakić sosteneva l’unità culturale di tutti i popoli slavi e auspicava la liberazione dalle  influenze straniere; a causa della censura e delle multe di cui la rivista fu vittima da parte dello stato asburgico, nel 1895 Jakić si trasferì a Trieste sperando in un clima più tollerante.

Nel libro I Croati a Trieste gli autori riportano le parole di un giovane testimone che frequentava la villa come fattorino: “Nella Villa delle Cipolle abitava un uomo di media altezza, distinto di comportamento signorile e che parlava croato… Di lui si diceva che era stato un pope e dopo aver conosciuto una dama russa lasciò il sacerdozio. Sarebbe stata lei a dargli i soldi per costruire la villa, ma a lavoro finito non era soddisfatta e si lasciarono”.

Sembra, però, che non sia solo la storia di Jakić a essere interessante, ma anche quella dell’edificio stesso: venduta nel 1904, la casa avrebbe attraversato in seguito diverse vite. Sempre che sia diventata anche una casa d’appuntamenti d’alto bordo e un casinò di livello internazionale: il fascino della location si prestava agli utilizzi più fumosi e continua ad alimentare le leggende.

Un’architettura insolita

L’edificio misterioso già allora destò la curiosità e il sospetto degli aristocratici che avevano la propria residenza estiva nei dintorni, come pure di diversi architetti, che ritenevano stonasse con il contesto architettonico. La visione è, in effetti, curiosa:  la villetta, realizzata su progetto dello scultore e architetto Ivan Rendic – nato a S. Pietro Isola di Brazza (Supetar in croato), in Dalmazia, il 27 maggio 1849 morto a Spalato il 29 giugno 1932 – un artista apprezzato per i monumenti funebri e le tombe dei cimiteri ortodosso e cattolico di Trieste, ma noto all’epoca anche soprattutto in quanto autore del monumento commemorativo della dedizione di Trieste all’Austria inaugurato nel 1889, che sarebbe poi stato distrutto dalla furia patriottica nel 1918, al ritorno della città all’Italia.

Il progetto – che vide la luce su un terreno coltivato a vigne e pascoli – comunque, dopo varie vicissitudini fu approvato dal Comune, pur con alcune riserve sull’estetica e in particolare sulle cupole che rimandavano troppo a uno stile ecclesiastico. Le cupole, con la copertura esterna in rame, sono sostenute da una complessa armatura in legno opera dall’artigiano Francesco Gasperini, mentre gli interni della villa vennero decorati dal pittore spalatino Paško Vučetić (1871-1925), autore di motivi geometrici e floreali, di un affresco caratterizzato da figure allegoriche e di stucchi sui soffitti con omaggi alla Russia.

Con questi contributi artistici di rilievo, alla fine l’edificio prese forma e l’eccentrico proprietario poté trasferirvisi nel 1899, abbandonando l’appartamento sul Canal Grande, in centro città, in cui aveva abitato fino a quel momento. Ma non ci rimase a lungo: già nel 1904 a causa dei debiti (compresi quelli contratti per costruire e arredare la Casa delle Cipolle), Anton Jakić fu costretto a svendere la villa, chiudendo anche le due ipoteche che fino a quel momento vi avevano gravato. Da quel momento Casa Jakic cambiò diversi proprietari, pur mantenendo inalterato il suo aspetto complessivo e subendo soltanto delle modifiche interne nei primi anni Cinquanta e nel 1978; dal 1963 è una tranquilla palazzina di quattro appartamenti che continua a emanare intatto il suo fascino russo, riflettendo la luce del Mediterraneo sulle sue cupole dorate.La Casa delle Cipolle, un angolo di Russia a Trieste

https://www.facebook.com/ItaliaNostraTriesteGiovani/posts/sempre-a-barcola-in-tema-di-edifici-curiosi-troviamo-la-villa-delle-cipolle-vial/1708831106034082/


19 giu 2022

Il maestro del re. Un racconto su Paolino II d'Aquileia.

Radio magica in viaggio

 



Siamo orgogliose di allargare il perimetro dell’inclusione partendo dai bambini: il progetto #InViaggioConRadioMagica sostenuto dalla Direzione Cultura e Sport della Regione Friuli Venezia Giulia e da Fondazione Aquileia è arrivato a Gorizia grazie alla professoressa Antonina Dattolo direttrice del Sasweb Lab dell’Università degli Studi di Udine, del Comune di Gorizia - Eventi e del Consorzio per lo sviluppo del Polo Universitario di Gorizia.


2 giu 2022

IL CORNIOLO

 


da Vita nei Campi fb

Il corniolo
di Raffaele Testolin
Oggi vorrei parlare di corniolo. So che il corniolo non si coltiva, ma vedere qualche pianta di corniolo nei giardini – cosa rara - mi dà molta gioia. Innanzitutto perché, povera pianta, è la prima a fiorire e nei nostri boschi, dove cresce spontanea, con quei delicati fiori giallini, in mezzo al brullo invernale che la circonda, riempie il cuore di gioia.
E poi, in agosto quando si girava da ragazzi per i boschi, trovare le corniole mature era una festa. Avevamo imparato a nostre spese a scuotere l’albero e a mangiare i frutti maturi che cadevano, perché quelli rimasti appesi, anche se rossi, erano talmente acidi da scoraggiare anche i più affamati.
Alcuni ristoranti, seguendo la tradizione d’oltralpe, preparano confetture per bolliti, ma in Friuli non si può parlare degli utilizzi del corniolo senza parlare di grappa. Ne parlo perché la distillazione per consumo familiare è autorizzata. La resa è bassa perché il frutto è poco dolce, ma il profumo è di quelli che non si dimenticano.
Del corniolo un tempo si usava tutto. Era un colorante naturale, mentre il legno, tra i più duri che possiamo trovare tra le essenze che crescono in Friuli, era usato, assieme al maggiociondolo, per produrre pipe, denti per rastrelli da fieno e parti di arnesi particolarmente sottoposte ad usura.
Ma vedo che sono scivolato in ricordi di altri tempi e allora vi saluto, dandovi appuntamento ad una prossima puntata.

28 mag 2022

David Maria Turoldo

 


A Milano iniziano le manifestazione per i 30 anni dalla morte di Turoldo.

David Maria Turoldoal secolo Giuseppe Turoldo (Coderno22 novembre 1916 – Milano6 febbraio 1992), è stato  un presbiteroteologofilosofoscrittorepoeta e antifascista italiano, membro dell'ordine dei Servi di Maria. È stato, oltre che poeta, figura profetica in ambito ecclesiale e civile, resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso, di ispirazione conciliare. È ritenuto da alcuni uno dei più rappresentativi esponenti di un cambiamento del cattolicesimo nella seconda metà del '900, il che gli ha valso il titolo di "coscienza inquieta della Chiesa"

Nono di dieci fratelli, Giuseppe Turoldo recepì con intensità le caratteristiche della semplice cultura umana del suo ambiente nativo e prevalentemente contadino. Colse e fece propria la dignità delle condizioni povere della sua terra, che costituirono una solida radice informante tutto lo sviluppo della sua sensibilità e della sua attività futura.

A soli 13 anni fu accolto tra i Servi di Maria nel convento di Santa Maria al Cengio a Isola Vicentina, sede triveneta della Casa di Formazione dell'Ordine Servita: dove trascorse l’anno di noviziato, assumendo il nome di fra David Maria; il 2 agosto 1935 emise la professione religiosa; il 30 ottobre 1938 pronunciò i voti solenni a Vicenza. Incominciò gli studi filosofici e teologici a Venezia. Il 18 agosto 1940 nel santuario della Madonna di Monte Berico di Vicenza venne ordinato presbitero da monsignor Ferdinando Rodolfi, arcivescovo di Vicenza.

Nel 1940 fu assegnato al convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo al Corso in Milano. Su invito del cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo della città, per circa un decennio tenne la predicazione domenicale nel duomo milanese. Insieme con il suo confratello, compagno di studi durante tutto l'iter formativo nell'Ordine dei Servi e amico Camillo de Piaz, si iscrisse al corso di laurea in filosofia all'Università Cattolica di Milano e conseguì la laurea l'11 novembre 1946 con una tesi dal titolo: La fatica della ragione - Contributo per un'ontologia dell'uomo, redatta sotto la guida del prof. Gustavo Bontadini. Sia Bontadini sia Carlo Bo gli offriranno il ruolo di assistente universitario, il primo presso filosofia teoretica a Milano, il secondo presso la cattedra di Letteratura all'Università di Urbino.

Presenza milanese

Durante l'occupazione nazista di Milano (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945) collaborò attivamente con la resistenza antifascista, creando e diffondendo dal suo convento il periodico clandestino l'Uomo. Il titolo testimonia la sua scelta dell'umano contro il disumano, perché «La realizzazione della propria umanità: questo è il solo scopo della vita». La sua militanza durò tutta la vita, interpretando il comando evangelico "essere nel mondo senza essere del mondo" come un "essere nel sistema senza essere del sistema". Rifiutò sempre di schierarsi con un partito.

Il suo impegno nel dialogo senza preconcetti e nel confronto di idee talvolta anche duro, si tradusse in particolare nel far nascere, insieme con Camillo De Piaz, il centro culturale la Corsia dei Servi (il vecchio nome della strada che dal convento dei Servi conduceva al duomo).

Turoldo fu uno dei principali sostenitori del progetto Nomadelfia, il villaggio nato per accogliere gli orfani di guerra “con la fraternità come unica legge”, fondato da don Zeno Saltini nell'ex campo di concentramento di Fossoli presso Carpi, raccogliendo fondi presso la ricca borghesia milanese.

Tra il 1948 e il 1952 si rende noto al grande pubblico con due raccolte di liriche Io non ho mani (che gli valse il Premio letterario Saint Vincent) e Gli occhi miei lo vedranno, presentato nella collana mondadoriana Lo Specchio da Giuseppe Ungaretti.

A seguito di prese di posizione assunte da politici locali e da alcune autorità ecclesiastiche, nel 1953 deve lasciare Milano e soggiornare in conventi dei Servi dell’Austria e della Baviera. . . .continua https://it.wikipedia.org/wiki/David_Maria_Turoldo


25 mag 2022

L’arrivo del Giro d’Italia in Fvg.




È pronto e operativo il piano di gestione della viabilità per l’arrivo del Giro d’Italia in Friuli Venezia Giulia. Venerdì 27 maggio, in occasione della diciannovesima tappa da Marano Lagunare al Santuario di Castelmonte, le strade regionali saranno sotto pressione per le tante interruzioni temporanee, alla viabilità, interessata dall’importante manifestazione sportiva. Gli atleti saranno protagonisti infatti di un lungo percorso lungo 178 chilometri tra strade regionali, ex provinciali e comunali. Per questo è stato attivato un protocollo di presidio e sicurezza ad opera di Fvg Strade e dalla Motostaffetta Friulana.

L’assessore alle Infrastrutture e territorio Graziano Pizzimenti ha spiegato che il piano di monitoraggio nasce dalla consapevolezza di tutti gli attori coinvolti circa lo stress a cui sarà sottoposta la rete stradale afferente alle località interessate dal passaggio del “Giro d’Italia”, nelle fasi propedeutiche alle tappe, durante lo svolgimento delle stesse e in fase di smobilitazione. Le arterie stradali direttamente interessate dalla tappa saranno chiuse al traffico veicolare: questo potrà causare sovraccarichi lungo le strade limitrofe con possibili congestioni e criticità ed è quindi fondamentale offrire all’utenza un servizio di presidio e sicurezza oltre che di informazione coordinata, sempre reperibile tramite app, in merito alla percorribilità delle arterie stradali e a tutti gli eventi che potrebbero modificare la normale circolazione sulle strade di rispettiva competenza.

Diversi i punti critici che saranno sotto osservazione, non solo da parte dell’Amministrazione regionale ma anche da parte delle polizie locali e stradale. Trentadue addetti sotto la diretta responsabilità della Regione saranno dislocati lungo il percorso, quindici dei quali grazie ad un accordo specifico siglato con la Motostaffetta Friulana, che verrà presentato domani al Santuario di Castelmonte, destinazione finale della tappa...continua https://www.friulioggi.it/friuli-venezia-giulia/giro-italia-fvg-piano-regione-viabilita-25-maggio-2022/

Proposte di ForEst

 Newsletter #10/2022 -

PROFUMO D'ESTATE 🌄

Le temperature iniziano a salire, le fioriture hanno ormai preso la strada per i monti. Avremo tutta l'Estate per inseguirle, e simbolicamente Le Api di Laura questo sabato ci indicheranno la strada.

‼ QUESTA SETTIMANA:

🟩


Sabato 28 Maggio

LE CASCATE DI PINZANO E LE API DI LAURA

Escursione tra cascate e sorgenti sul verde Anello di Pinzano, con visita guidata alle "nostre" Api di Laura!

https://www.facebook.com/events/308091061501011/

🟦 Domenica 29 Maggio

IL MATAJUR DA SAN PIETRO

Per il ciclo "Le Otto Montagne", entriamo nel mondo del Matajur partendo dal fondovalle, da San Pietro al Natisone fino a raggiungerne la cima.

Un'entusiasmante esplorazione della lunga dorsale!

https://www.facebook.com/events/335342418625473/

👉 CLICCA QUI per leggere tutte le prossime novità sull'ultima NEWSLETTER:

https://mailchi.mp/e19f0f.../forest-news-10-profumo-d-estate

Un saluto e ci vediamo come sempre tra boschi, prati, vallate.

da fb

A presto! 

18 mag 2022

Rondeau

 


PIERLUIGI CAPPELLO

RONDEAU

Cun cheste lenghe nude e in nissun puest
nì mai viodût in lûs di nissun voli
se no dai miei cjalant i tiei celescj
jo mâr o clamarès chel to celest
tiscjel il lum dal to tasê forest
e primevere il solc lunc dal to pet;
cjalanti , inte buere di me ch’e cres
falchet sarès se no tasès cjalanti
in cheste lenghe nude e in nissun puest.
In nissun puest amôr ma nome in chest
l’amôr ti disarès ch’al è taront
l’insom e il sot ladrîs e zime in rime
e intal clarôr sul fîl da la tô schene
crît il clâr de lune clare compagne
bielece son li’ mans strentis in trece
li’ mês li’tôs e intor il braç de gnot
ch’a si davierç in lûs, nulinti, e in blanc
in nissun puest amôr ma nome in chest.
In nissun puest ma achì ti volarès
niçant adôr sul niçul des peraulis
peraulis come fraulis ti darès
che vite ator ator e je tampieste
jo e te mâr fer tal mieç da la tampieste
e messedant i tiei cui miei cjavei
amôr plui tô la muse tô e sarès
e non il to plui non, cun dut il rest forest
in cheste lenghe nude e in nissun puest.


Con questa lingua nuda e in nessun luogo,
né visto mai in piena luce da alcun occhio,
se non dai miei guardando i tuoi celesti,
io mare chiamerei quel tuo celeste,
castello il lume del tuo tacere straniero
e primavera il solco lungo del tuo petto;
guardandoti, nella bufera di me che cresce,
sarei falchetto se non tacessi guardandoti,
in questa lingua nuda e in nessun luogo.
In nessun luogo, amore, ma soltanto in questo,
l’amore ti direi che è come un cerchio,
il sotto e il sopra, gemma e radice in rima
e nel chiarore sul filo della tua schiena,
grido il chiaro della luna del medesimo chiarore,
bellezza sono le mani strette in una treccia,
le mie, le tue, e attorno il braccio della notte
che si apre in luce, fiutandoti, e in bianco,
in nessun luogo, amore, ma soltanto in questo.
In nessun luogo ma qui io ti vorrei,
cullandoti nel su e giù delle parole,
parole come fragole ti darei,
che la vita attorno è una tempesta,
io e te mare fermo in mezzo alla tempesta
e mescolando i tuoi con i miei capelli,
più tuo, amore, il volto tuo sarebbe,
più nome il nome tuo, con tutto il resto straniero,
in questa lingua nuda e in nessun luogo.

(da Dittico, Liboà, 2004)

.

“Qualche volta mi sforzo e serro le palpebre come di miope o navigante o pittore, ma basta una brezza e dispone un giallo dove prima era verde, con la rètina e, peggio, la penna che in superficie non coglie che crespe, mentre dietro quel muro impassibile sta tutta una peripezia d’elettrone. Tuttavia esiste, quel nome, ed è un atomo anteriore alle cose e ogni colore non còlto si chiama distanza, ogni sguardo che coglie si chiama poesia. È questa l’ebrietudine d’origine, è questo, mi dico, il corso dei poeti, sbarbicare le parole dal silenzio, farle intatte – rosa di Paracelso –, sentirle pesanti sul palmo, come le teste dei re, dentro il cerchio concluso di monete d’oro o di rame”: la poesia è questo vedere, dunque, dice Pierluigi Cappello, è questo sensuale servirsi del linguaggio, farlo vivere per raccontare ciò che vedono gli occhi, ciò che sente la pelle, ciò che i sensi percepiscono e la mente elabora


Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1º ottobre 2017), poeta italiano. La sua vita è stata gravemente segnata da un incidente stradale occorsogli quando aveva sedici anni: dallo schianto della sua moto contro la roccia uscì con il midollo spinale reciso e una perenne immobilità. Ha scritto numerose opere, anche in lingua friulana.


https://cantosirene.blogspot.com/2022/05/in-questa-lingua-nuda.html

.


10 mag 2022

PROVERBIO


 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Se al svinte a San Grivôr ‘i ‘n vin quarante dîs a fa rumôr” ovvero se il giorno di San Gregorio (il 9 maggio) tira vento ce ne sarà ancora per altri 40 giorni a far rumore.

21 apr 2022

Proverbio friulano




 Ogni mês si fâs la lune, ogni dì s’impare une

Ogni mese si fa la luna (nuova), ogni giorno si impara qualcosa.

20 apr 2022

proverbio

 


Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Avrîl frêt: pôc pan e pôc vin” ovvero con un aprile freddo si avrà poco pane e poco vino, andrà male la raccolta del frumento e la vendemmia in vigna.

17 feb 2022

'Pnrr, stretta collaborazione tra Ministeri e Regioni speciali'


 “L’efficacia del Pnrr e dei miliardi che saranno investiti nei prossimi anni sarà determinata dal dialogo e la collaborazione che il Governo centrale e i Ministeri sapranno dimostrare con le Regioni, in particolare con quelle a Statuto speciale come il Friuli Venezia Giulia. Bene ha fatto a sottolinearlo sulla base della propria autorevolezza giuridica la presidente della Commissione Paritetica, Elena D’Orlando, intervenuta oggi in audizione dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali", dichiara in una nota il deputato friulano di Coraggio Italia Guido Germano Pettarin, componente dello stesso organo bicamerale.

"E bene ha fatto a sottolineare la solidità del modello di governo integrato Regione-Wnti locali che caratterizza il Friuli Venezia Giulia e che la nostra Regione intende mantenere anche nella delicata fase di attuazione del Pnrr attraverso la Cabina di regia appositamente creata".

"Le parole della giurista sono inequivocabili gli obiettivi indicati dall’Unione Europa possono essere effettivamente conseguiti solo con un’azione sinergica e coordinata di tutti i livelli di governo e bene ha fatto quindi il presidente Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, a ribadirlo più volte nel confronto con il governo. Il modello top-down adottato dai ministeri rischia non solo di escludere dalle scelte le autonomie locali, ma anche di rendere inefficace un’occasione epocale di rilancio del sistema economico, sociale e culturale del Paese”, conclude Pettarin.

https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/-pnrr-stretta-collaborazione-tra-ministeri-e-regioni-speciali-/3/260704


Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è il piano preparato dall'Italia per rilanciarne l'economia dopo la pandemia di COVID-19, al fine di permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese.

22 gen 2022

Weekend gelido

 

Questo weekend in Friuli Venezia Giulia, il cielo sarà in prevalenza sereno o poco nuvoloso. Gelate notturne diffuse in pianura, locali sulla costa, intense nella zona montana. Inoltre, soffierà vento moderato da nord-ovest in quota. Non si esclude qualche banco di nebbia notturno sulla bassa pianura.

Le temperature oscilleranno tra i -3 e i 9 gradi in pianura e tra -1 e 9 gradi sulla costa.


17 gen 2022

Per non dimenticare

  dal blog di Enrica 

Trieste era stata occupata dalle truppe del Regno d'Italia il 3 novembre 1918, al termine della prima guerra mondiale, e poi ufficialmente annessa all'Italia con la ratifica del Trattato di Rapallo del 1920.

Subito dopo la prima guerra mondiale il Friuli Venezia Giulia risultava una regione colpita duramente.



 Le difficoltà economiche e sociali e il vuoto politico, e la non sentita appartenenza al territorio italiano, hanno disorientato le forze politiche presenti sul territorio.

La mancanza di dialogo tra cattolici e repubblicani e movimenti operai più vicini al partito socialista, hanno creato un vuoto che è stato subito riempito dall’ideologia estremista del nazional socialismo.

L’illusione che questi ideali davano, la sensazione di poter risolvere tutto attraverso la potenza nazionale, risultava affascinante in quella parte della piccola borghesia, che era molto frustrata e arrabbiata con tutti e contro tutti, contro il governo italiano che mancava nell’organizzazione e nella precisione, rispetto al governo austro-ungarico che di Trieste e del Friuli aveva fatto la fortuna, arrabbiata contro i nuovi ricchi, contro i proletari, la piccola borghesia era pronta a difendere uno stato di cose che non esistevano più nella realtà non avevano più nulla da conservare…..

Il programma di uno stato forte e potente, l’espansione economica, la voglia di reprimere le lotte sociali e proletarie, ma soprattutto impedire che la Jugoslavia disponesse di città portuali per evitare qualunque concorrenza economica, furono i temi che convinsero molti cittadini triestini ad aderire al fascio triestino di combattimento, guidati e organizzati da uno dei più esperti e disonesti uomini senza remore morali, chiamato Francesco Giunta. Sotto la guida di questo personaggio iniziano nel 1920 le “nobili azioni risolutive” che divennero il modello per tutto lo squadrismo italiano.

Incendiarono l’albergo Balcan, era la sede della Casa del popolo, spacciando quest’azione come un sacra santa vendetta nazionale, non bastava bruciare, il Balkan venne anche mitragliato, anche altri importanti edifici come quello di Pola vengono danneggiati,



succede così che i fasci di combattimento in Trieste e in Friuli Venezia Giulia danno l’avvio ad un movimento che a parole era di rinnovamento nazionale, ma in realtà lo steso Giunta definiva :

“ Lasciando molti morti sulle strade il fascismo giuliano marcia ognor più speditamente verso la meta”.

Il 20 settembre 1920 Mussolini visita Trieste e ne rimane favorevolmente colpito.


29 set 2021

Šelinka, una tradizionale e antica minestra … afrodisiaca di Roberto Zottar

 


Diffuso in tutto il Mediterraneo, da secoli il sedano è utilizzato sia come pianta medicinale sia in cucina e le varietà più impiegate sono il “sedano da costa”, l’Apium graveolens dulce, di cui si utilizzano i piccioli fogliari lunghi e carnosi, e il “sedano rapa” o sedano di Verona o Apium graveolens rapaceum, di cui si consuma la radice rotonda a polpa bianca. Un tempo si riteneva che il sedano avesse ‘mille’ proprietà ed era apprezzato per il suo intenso aroma che ne ha determinato anche la denominazione scientifica di graveolens, “molto odoroso”. Un antico proverbio recita “Se il contadino sapesse il valore del sedano, allora ne riempirebbe tutto il giardino”. La radice e il succo del sedano, per le proprietà digestive, stimolanti e antireumatiche, figuravano tra i rimedi dell’antica farmacopea. Ippocrate affermava: “Per i nervi sconvolti, il sedano sia il vostro alimento e rimedio”. Achille nell’Odissea lo usa per far guarire il suo cavallo gravemente malato. Selinunte, antica città greca in Sicilia, deve il suo nome di Selinus al sedano selvatico presente nella sua piana e poi anche sull’immagine delle sue monete. Nel Medioevo la badessa e Santa Ildegarda di Bingen lo considerava una panacea contro ogni male, afrodisiaco per eccitare i sensi e allontanare la malinconia. Le sue qualità afrodisiache erano ricordate anche da Michele Savonarola che metteva in guardia le donne caste dal mangiarlo. Nel ‘700 in Francia divenne di gran moda come stimolante erotico, crudo o cotto in un potage cremoso ideato da Madame de Pompadur contro la sua frigidità e per sensibilizzare i sensi. All’inizio dell’Ottocento il famoso gastronomo Grimod de la Reynière scriveva: “Pur perdendo, quando è cotto, una parte delle sue qualità, non si può tuttavia nascondere che il sedano sia una pianta ricca di aromi: corroborante, stimolante, eccitante e di conseguenza fortemente afrodisiaca”. Sarà forse per questo che i conigli ne sono ghiotti?

Per la ricetta che vi oggi propongo quindi è una tradizionale minestra a base di sedano, la sope di sèlino o Šelinka, da ‘šelin’ – ‘sedano’ in Sloveno. Questo minestrone è presente, con ricette anche molto diverse tra loro, nelle Valli del Vipacco, del Natisone, sul Carso e sul Collio. Per realizzarla, secondo una nota Trattoria di San Michele del Carso, ammollate 250 g di fagioli secchi e sbollentate un osso di prosciutto crudo a pezzi. In un pentolone mettete 2 kg di patate, sbucciate e a tocchetti, ½ kg di sedano in foglie, i fagioli e l’osso, una crosta di formaggio, sale e peperoncino. Coprite d’acqua e fate cuocere per almeno 6 ore.
Buon Appetito!



vignetta

vignetta
vauro

io sto con emergency

logotip

logotip
blog