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IVAN TRINKO padre della Benecia

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12 ago 2022

Tutti nella Benecia per le sagre


 Kobilja glava propone una serie di appuntamenti estivi a Drenchia. Si parte venerdì, 5 agosto, alle 18, a Clabuzzaro con un concerto di fisarmoniche. Venerdì, 12 agosto, alle 20, a Solarie conferenza sui riti pagani. Sabato 13 agosto, alle 20.30, a Clabuzzaro musica con gli Ostajki. Domenica, 14 agosto, alle 16, a Solarie preparazione dei fascetti di fiori ed erbe per la benedizione della Rožinca.

Vernasso/Barnas. Festa ancora in forma ridotta

Torna dopo due anni di sosta forzata la festa di Vernasso. Ma sarà un’edizione ridotta a causa di problemi tecnici con le strutture utilizzate da decenni.

Il programma sarà concentrato in tre giorni (5, 6 e 7 agosto) con i consueti ingredienti musicali ed enogastronomici. Ci saranno i tornei di calcio e pallavolo. Da segnalare le escursioni organizzate dalla pro loco Nediške doline: sabato 6, alle 15, Una passaggiata tra chiesette, cimiteri e alture; domenica 7, alle 9 trekking con visita allo Smo, salita ai monti Roba e Barda, con chiesette votive.

Canebola/Čenijebola. A Bocchetta S. Antonio il 7

L’associazione «Val Grivò », in collaborazione con la pro loco «Lipa» di Canebola/Čenijebola e il circolo «Cas’Aupa», domenica, 7 agosto, organizza la seconda edizione del «Joanaz meja festival» a Bocchetta San Antonio. La mattina sarà dedicata al territorio con camminate storico-naturalistiche e trekking, dalle 14 concerti live sopra al bunker della Guerra fredda: si alterneranno 4 gruppi musicali diversi. Sarà un festival che parla lingue minoritarie diverse ma vicine, nel luogo dell’antico limes tra cultura latina e slava.

Scrutto/Škrutove. Cinque giorni con San Rocco

Ricco programma per la festa di San Rocco, a Scrutto di San Leonardo, dal 12 al 17 agosto.

Ci saranno tanta musica per tutte le età, ecursioni in e-nike e a piedi.

Sabato, 13 agosto, alle 19 concerto di musica classica del gruppo «Gli archi dei patriarchi», domenica, 14 agosto, alle 10.30 90° del gruppo Ana di San Leonardo, lunedì, 15 agosto, alle 13 fisarmonicisti «Kremenjak», alle 20 sfilata dei barbuti e baffuti, martedì, 16 agosto (San Rocco), alle 24 chiusura con spettacolo pirotecnico.

Montemaggiore/Matajur. San Lorenzo e Rožinca

Dopo due anni, la pro loco Matajur ripropone la sagra di San Lorenzo e della Rožinca.

Sabato, 13 agosto, alle 20 si balla col Trio 3 e Draja.Domenica, 14 agosto: alle 14 giochi per bambini, alle 15 composizione dei mazzi di fiori ed erbe che saranno benedetti alle 18 alla S. Messa; alle 19 concerto del coroNaše vasi e alle 20 ballo con il gruppo Kolovrat. Lunedì, 15 agosto, laboratorio sulle erbe spontanee (alle 15) e sull’arte casearia (alle 16), giochi per bambini (alle 17) e ballo con Ansambel Hopla (alle 20).

22 lug 2022

Travolta da un albero, muore volontaria impegnata nella lotta agli incendi


Nulla da fare per Elena Lo Duca, capogruppo 56enne della Protezione civile di Prepotto, che stava coordinando le operazioni. "Si è sacrificata per il bene della comunità"

Travolta da un albero, muore volontaria impegnata nella lotta agli incendi

Il Friuli Venezia Giulia conta la prima vittima tra gli uomini e le donne impiegate contro gli incendi che stanno devastando la regione.

Elena Lo Ducacapogruppo 56enne della Protezione civile di Prepotto, è morta dopo essere stata investita da un albero che stava andando a fuoco.

La tragedia è avvenuta nella frazione di Cialla, durante le operazioni per spegnere un rogo esploso nel territorio comunale. Lo Duca stava facendo una ricognizione ai limiti del bosco quando un arbusto è improvvisamente precipitato, travolgendola.

Sul posto sono immediatamente accorsi i sanitari, anche con l'elisoccorso, con il supporto dei Vigili del fuoco. Inutili, purtroppo, gli sforzi per salvare la vita alla volontaria friulana, nata pochi giorni dopo la scossa del maggio 1976 e morta durante un'altra tragedia che sta stravolgendo la nostra regione.

Lascia il marito e una figlia. Proprio lo scorso dicembre, era stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella per i meriti conseguiti come Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato di Cividale.

La notizia ha destato profondo cordoglio. La Protezione civile regionale ha listato a lutto i suoi profili social.

Il Questore di Udine Manuela De Bernardin, esprime cordoglio e vicinanza ai familiari della vittima: “Tutta la Polizia di Stato è addolorata per la tragica scomparsa dell’Assistente Capo Coordinatore Elena Lo Duca. Elena, poliziotta, moglie, madre e volontaria della Protezione Civile, una vita spesa con entusiasmo e impegno per gli altri, si è sacrificata per il bene della comunità".

Massima vicinanza e cordoglio sono stati espressi dal governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga e dal vicegovernatore con delega alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, ai familiari della coordinatrice del Gruppo comunale di Protezione civile di Prepotto che questo pomeriggio ha perso tragicamente la vita mentre era impegnata in attività di supporto nella bonifica di un'area interessata da un rogo.

Il vicepresidente ha raggiunto immediatamente il luogo della disgrazia insieme al sindaco di Prepotto, Mariaclara Forti, per testimoniare la sua vicinanza ai parenti della vittima, all'amministrazione municipale e ai colleghi del Gruppo comunale di Protezione civile.

Il cordoglio e vicinanza sono stati espressi dal governatore e dal vicegovernatore della Regione anche agli agenti della Polizia di Stato. La vittima, Elena Lo Duca, 56 anni, di Prepotto, era infatti assistente capo coordinatore in forza al Commissariato di pubblica sicurezza della Polizia di Stato di Cividale del Friuli.

"Una tragedia che ci tocca da vicino in queste giornate travagliate per il Friuli Venezia Giulia e tante aree del Paese. Il nostro cordoglio e la vicinanza va alla famiglia, alla Protezione civile di Prepotto e alla comunità dei volontari della regione. A loro va ancora il nostro ringraziamento, come ai Vigili del Fuoco anche della vicina repubblica di Slovenia, a tutti i volontari e alle istituzioni locali che si stanno così fortemente mobilitando", così la presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani.

"Esprimo il mio profondo cordoglio e la vicinanza alla famiglia della volontaria della Protezione Civile, Elena Lo Duca, scomparsa nel corso delle operazioni di spegnimento e bonifica di un'area interessata da un incendio nel comune di Prepotto in provincia di Udine. Un drammatico episodio che racconta del ruolo prezioso che svolge la nostra Protezione Civile nella gestione delle emergenze, fino all'estremo sacrificio". Lo dichiara il capogruppo al Senato di Fratelli d'Italia, Luca Ciriani.

"Una tragedia che colpisce la grande famiglia del volontariato con cui siamo perennemente in debito". Queste le prime parole di Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. "In giorni d'emergenza come questi, la generosità dei volontari, il loro altruismo e la loro disponibilità - ha proseguito Zanin - costituiscono risorse preziose e alleati insostituibili. Pensare che uno di loro possa aver perso la vita durante il proprio turno di servizio, nell'intento di aiutare gli altri, lascia ancor di più senza parole".

"Proprio per questo motivo, non vorremmo mai imbatterci in drammi simili - ha concluso il presidente dell'Assemblea legislativa Fvg - che ci spingono a riflettere anche sul tema della sicurezza sul lavoro. Un argomento, considerate le vicende di varia entità registrate sul territorio regionale, su cui dobbiamo attuare provvedimenti tempestivi. Ora, però, il pensiero va a questa donna, ai suoi parenti e alla Protezione civile, ai quali esprimo le più sentite condoglianze da parte mia e del Consiglio regionale".

"Come gli infermieri e i medici sono stati gli eroi durante la pandemia, i Vigili del Fuoco e i volontari anti-incendio sono a pieno titolo gli eroi di questa estate segnata da roghi devastanti, come quello che da giorni sta colpendo il Carso e altre zone del Fvg",  scrive il deputato di Forza Italia Roberto Novelli. "Uomini e donne giustamente amati dalla popolazione per la loro fondamentale presenza a difesa del territorio e dei cittadini. Purtroppo ci accorgiamo dell’importanza di questi servitori dello Stato solo nel momento dell’emergenza e non in condizioni di normalità quando, come pure per i professionisti della sanità, non si è fatto abbastanza per incrementare gli organici e garantire l’apertura di tutte le caserme. O ancor peggio quando, come accaduto oggi a Cialla, una volontaria della Protezione civile regionale ha perso la vita durante le operazioni di spegnimento è morta, colpita da un albero. Alla sua famiglia e alla comunità umana della Protezione civile il mio cordoglio e la mia vicinanza”.

“Un esercito che, assieme a Protezione civile, Forestale e altri soggetti, sta cercando di domare le fiamme che stanno devastando una parte consistente della nostra regione, così come della confinante Slovenia. Una regione, la nostra con una vasta estensione boschiva, e conseguentemente a rischio di propagazione di incendi. Eppure, alcuni distaccamenti, come quello della mia Cividale. continuano ad essere chiusi, privando il territorio di un presidio di sicurezza di grande importanza. In questi anni, sia da parlamentare di opposizione che di maggioranza, ho sollecitato il governo a potenziare l’organico e riaprire le caserme. Continuerò a farlo anche in questo scampolo di legislatura: vogliamo continuare a ritenerli eroi ogni giorno, non solo in momenti drammatici come questo. Così come sostenere il mondo del volontariato, oggi tragicamente colpito”, conclude Novelli.

"Esprimiamo profondo dolore per la morte di Elena Lo Duca, volontaria antincendio boschivo della Protezione Civile. Siamo profondamente commossi, toccati e riconoscenti per il suo generoso impegno fino all'estremo. In un momento tanto drammatico per la nostra regione per i numerosi incendi, questa tragedia che deriva dall'instancabile servizio alla comunità ci unisce. Esprimiamo vicinanza alla famiglia di questa esemplare cittadina”, così si è espresso Furio Honsell di Open Sinistra Fvg.

"La tragica notizia della morte della volontaria della Protezione civile di Prepotto, Elena Lo Duca, ci colpisce e ci addolora. La generosità di persone come lei è qualcosa di impagabile e prezioso, ma pensare a tragedie come queste gela il sangue. Esprimiamo il nostro cordoglio e la vicinanza alla sua famiglia". Lo afferma il consigliere regionale Franco Iacop (Pd). "In questi momenti di inquietudine e forte preoccupazione per le famiglie e cittadini che vivono nei territori del Carso, colpiti dagli incendi, il pensiero va anche ai volontari della Protezione civile ai Vigili del fuoco italiani e sloveni, agli agenti del corpo forestale regionale che grazie al loro grande lavoro stanno cercando di contenere i roghi. Non smetteremo mai di ringraziare queste persone che mettono la sicurezza di tutti noi prima della loro incolumità".

Il Gruppo consiliare del MoVimento 5 Stelle esprime “profondo cordoglio per la morte di una volontaria antincendio boschivo della Protezione Civile”, impegnata nelle operazioni di spegnimento dell’incendio che ha interessato la zona di Prepotto. “Una morte che fa male per il modo in cui è avvenuta – aggiungono i consiglieri M5S -. In una circostanza così dolorosa, non possiamo che esprimere vicinanza alla famiglia della vittima”.

“Esprimiamo il nostro cordoglio per la morte di Elena Lo Duca e vicinanza alla sua famiglia: una tragedia che colpisce l’intera comunità regionale”. Lo afferma il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Giuseppe Nicoli, appresa la notizia della scomparsa della coordinatrice comunale della Protezione civile di Prepotto.

“In questi giorni drammatici in cui il Fvg è colpito dagli incendi – aggiunge Nicoli – non possiamo che essere infinitamente grati ai volontari della Protezione civile, ai vigili del fuoco e a tutte le altre forze in campo. Un impegno senza sosta che Elena Lo Duca dimostrava in modo esemplare: la sua perdita ci tocca nel profondo e il suo esempio resterà vivo nella comunità di questa regione”.https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/travolta-da-un-albero-muore-volontaria-impegnata-nella-lotta-agli-incendi/2/269432


23 giu 2022

Il testamento di mons.Ivan Trinko

 

Ivan Trinko-Zamejski
1863-1954
"Popolo mio amato! Per te ho vissuto, per te mi sono preoccupato, per te ha battuto il mio cuore.Con te ho spartito i giorni belli e quelli tristi, il tuo destino è stato il mio destino (...). 
Popolo mio! Come hai fatto finora, anche in futuro ama la tua terra e conserva la fede dei tuoi padri, affinchè un giorno ci ritroviamo tutti nella patria eterna".


"Ljudstvo moje drago! Tebi sem živel,tebe so spremljale moje skrbi in zate je tuklo moje srce.S teboj sem delil lepe in bridke dneve in tvoja usoda je bila moja usoda (...).
Ljudstvo moje! Kakor do zdaj tudi v bodoče ljubi svojo zemljo in ohrani vero svojih očetov,da se nekoč vsi znajdemo v večni domovini".

Mons. Ivan Trinko detto il padre della Benečija

fonte immagine  http://sl.wikipedia.org/wiki/Ivan_Trinko


18 giu 2022

Roberto Dapit "La Slavia friulana - Beneška Slovenija "

 



Roberto Dapit "La Slavia friulana - Beneška Slovenija" Lingue e culture: Resia, Torre,Natisone Bibliografia ragionata

E' possibile che al linguista non slavista il titolo non dica gran che. Eppure, per merito anche del linguista polacco Jan Baudouin de Courtenay, il dialetto sloveno di Resia, del Torre e del Natisone, queste parlate slovene sono fra le più studiate, anche dai linguisti stranieri: De Courtenay, poi, più recentemente Gian Battista Pellegrini, Giuseppe Francescato, Giovanni Frau, Antonio Maria Raffo da parte italiana e friulana; per la parte slovena possiamo ricordare Karel Štrekelj, Fran Ramovš, Tine Logar, Pavle Merku, Neva Godini, Liliana Spinozzi-Monai, Rado Lenček. E' doveroso, poi, citare l'americano Bric Hamp e l'olandese Han Steenwijk. Un posto a parte spetta a Milko Matičetov perchè congiunge gli interessi linguistici con quelli etnologici.
Roberto Dapit è un giovane studioso, oriundo di Gemona, vissuto nella Val Canale,laureatosi a Udine, che da alcuni anni concentra la sua attività scientifica appunto sulle lingue e le tradizioni popolari di questo territorio.
Friulano di nascita, bilingue italo-friulano,si è impadronito anche della lingua slovena: non ha difficoltà nello svolgere minuziose inchieste delle parlate slovene nella regione Friuli-Venezia Giulia, anzi del suo estremo lembo orientale, dove si incontrano il mondo romanzo e quello slavo. Difatti,
questo territorio è un raro esempio in tale senso. Se si escludono la Romania, immersa nel mondo slavo, l'Istria e alcune isole del Quarnero, non c'e che questa regione italiana dove, tutt' oggi, si incontrano gli slavi e i romani. Se si pensa ai contatti tra la Germania e la Romania, ci si rende conto che una contropartita alla grande opera di Gamillscheg, Romania germanica, non può essere nemmeno immaginabile. E' pero sempre degna di interesse la situazione linguistica, il che comporta, senza dubbio alcuno,lo studio delle reciproche influenze linguistiche. E' ovvio che l'interesse dei più sarà rivolto a constatare e valutare le influenze romanze, vale a dire, friulane e italiane,nelle parlate slovene. Non va dimenticato tuttavia che, se i contatti diretti, durante secoli,ebbero luogo tra i parlanti friulano e i parlanti sloveno, l'italiano, soprattutto dall'unificazione dell'Italia, si fa sempre più importante: e la lingua della vita pubblica,della scuola; in pratica, chi aspira ad una ascesa sociale deve conoscere e servirsi dell'italiano. Aggiungerei che gli sloveni di questo territorio non hanno mai avuto scuole nella propria lingua. Anche questo rende le loro parlate cosl indipendenti dallo sloveno letterario. Inoltre, più di ogni altra parlata slovena, sono state e sono tuttora esposte all'influsso linguistico friulano e italiano.L'opera del Dapit non vuol essere altro che un'accurata bibliografia dei lavori sulle parlate slovene che si trovano, amministrativamente, nella Provincia di Udine e più precisamente nella cosiddetta Slavia Friulana. Però, si tratta di una bibliografia ragionata,critica: l' Autore non solo dà indicazioni bibliografiche delle singole opere - il che sarebbe già un lavoro degno di lode - ma aggiunge a ogni opera indicata una succinta presentazione, spesso critica. Dà, insomma, una valutazione quando è necessario e sotto questo aspetto il lavoro e una assoluta novità.Il Dapit non ha potuto sottrarsi al problema del resiano. E' nota la leggenda dell'origine dei resiani in base alla quale sarebbero discendenti dei russi. La leggenda l'aveva trovata sul luogo già Baudouin de Courtenay (si vedano i suoi Materialien zur sudslavischen Dialektologie und Ethnographie, I, 800 e 801); egli dunque non ne ha colpa. Però, il grande linguista polacco ebbe l'idea sbagliata di vedere nell'armonia vocalica del resiano un fenomeno assimilabile a quello presente nel turanico.
Come ha dimostrato il Ramovš, il fenomeno non è sorprendente e s'inquadra bene nel sistema del vocalismo in sloveno, tenendo conto del legame originario del resiano con i dialetti carinziani, fatto che a De Courtenay non poteva essere noto. Del resto, il linguista polacco,ottantenne, si ricredette sulle proprie idee di molti decenni prima in una lettera a Carlo Tagliavini, il quale gli chiese il suo parere quando stava preparando per l'Enciclopedia italiana il lemma in questione. Si veda Dapit, a pag. 33.L' elenco delle opere inizia con le fonti antiche dove primeggiano i manoscritti quattrocenteschi di Castelmonte (Stara gora), di Cergneu e di Udine, seguiti dall'elenco degli studi che questi manoscritti suscitarono. In seguito, l' Autore ha riunito le opere che riguardano le parlate slovene della Slavia friulana in vari capitoli: lessico,toponomastica, onomastica, contatti di lingue, dove c'entra anche il tedesco carinziano.Questo territorio, non certo sotto la dominazione diretta austriaca, salvo la Val Canale,come ad esempio il goriziano o il triestino, è stato nel periodo dei patriarchi ghibellini, e più tardi, nei tempi a noi più vicini, anche per la secolare emigrazione, linguisticamente influenzato dal tedesco. L' Autore constata con ragione e con un po' di rammarico che l'interesse dei linguisti è stato rivolto soprattutto ai problemi di fonetica: gli studi cominciarono in piena epoca dei neogrammatici. Tuttavia, nel quadro degli studi sui tre rami (Resia, Torre, Natisone, pp. 25-41) si trovano anche opere che includono nell'analisi i problemi sintattici. Basti pensare ai lavori del Pellegrini, dello Steenwijk, della Benacchio.
Parecchi lavori sono stati dedicati alla situazione sociolinguistica (pp. 65-76); vi
sono elencati anche i periodici che appaiono, per lo più bilingui, in italiano e in sloveno.Bisogna inoltre precisare che gli scritti in sloveno appaiono in lingua letteraria o in dialetto locale (così i quindicinali o settimanali Dom, Matajur e alcuni bollettini parrocchiali).
Alla parola stampata è legato il problema di come scrivere il resiano: l'elenco
degli studi sulla codificazione della lingua resiana si trova alle pp. 77-78. Rappresenta una assoluta novità il panorama delle opere che fanno parte della tradizione popolare.
Panorama ricchissimo, pp. 86-120, prezioso per l'etnologo, non meno importante per il dialettologo e il linguista: personalmente considero gli scritti di stampo folkloristico genuini, autentici e, soprattutto per una ricerca sintattica, degni di fede. Chiude il libro il capitolo dove sono menzionati gli strumenti di lavoro, vale a dire, bibliografie e cataloghi,dizionari, atlanti linguistici ed enciclopedie. Per mettere in luce l' acribia dell' Autore, sia menzionato a questo punto che vi è indicato anche l'Atlas linguistique pour servira l'etude du duel en slovene di Lucien Tesniere, opera pubblicata nel 1925.
Vi sono comprese, infatti, le aree di Resia e della Benecia.
II nostro giudizio su questo lavoro non può che essere entusiasticamente positivo.L' Autore ha raccolto i titoli di certe opere che appena si conoscevano e di altre difficilmente reperibili. Ha elencato anche le tesi di laurea, discusse presso le Universita di Padova, Udine e Ljubljana, le quali, spesso, ahimè, giacciono sepolte nell' armadio del professore, ha spogliato giornali e riviste che, in parte almeno, si occupano di questo territorio, ha facilitato e per certi aspetti addirittura reso possibile il lavoro sui problemi linguistici di un importante territorio plurilinguistico.
Mitja Skubic

fonte http://revije.ff.uni-lj.si/linguistica/article/viewFile/4172/3871

10 giu 2022

«Ojceta», la festa del matrimonio sanciva l’unione tra uomo e donna


BENECIA, RESIA E VALCANALE

Il progetto dell’associazione don Eugenio Blanchini «Tradizioni comuni e particolari degli sloveni in Italia»

La descrizione delle nozze di fine ‘800 in Benecia. L’elemento costitutivo del matrimonio è il libero consenso che, in passato, gli sposi manifestavano anche senza la presenza di testimoni

Giorgio Banchig

Nel giorno delle nozze «gli sposi di famiglie facoltose si recano in chiesa con un grande numero di invitati. Gli uomini camminano in bell’ordine, due a due, uno dietro l’altro, alla fine arriva lo sposo alla destra del suo compare. Dietro di loro le donne sono allineate allo stesso modo, segue la sposa con la comare alla sinistra. Alle volte il corteo è accompagnato dai suonatori che eseguono motivi popolari sia all’andata che al ritorno dalla chiesa. Al termine della celebrazione del matrimonio, durante la quale gli sposi e tutti gli invitati partecipano al bacio della pace o, come si dice comunemente, all’oufar / offerta, deponendo sull’altare il loro obolo, viene cantata la messa perché il Signore benedica quell’unione. Alla fine, in mezzo alla chiesa, recitano il Miserere, il De profundis ed altre preghiere in suffragio dei defunti delle famiglie degli sposi e di nuovo ognuno dà al sacerdote una piccola offerta. Usciti di chiesa, tutti fanno gli auguri alla coppia poi, con lo stesso ordine con cui erano arrivati, si avviano verso casa dove è pronto il pranzo di nozze, cui segue il ballo».

È questa la più antica narrazione scritta di una festa di nozze nella nostra Slavia. Risale alla fine del XIX secolo e la troviamo nel volume di Simon Rutar Beneška Slovenija, pubblicato a Lubiana nel 1899 (p. 80).

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti del Natisone e dei suoi affluenti: i modi di celebrare il matrimonio in Benecia sono cambiati affatto ed hanno poco in comune con lo scenario descritto dallo storico sloveno. Ciò è dovuto agli straordinari cambiamenti sociali e culturali, verificatisi dal secondo dopoguerra in poi, che hanno inciso profondamente nella celebrazione del matrimonio e degli altri riti di passaggio nella vita delle persone e in genere nelle tradizioni legate al mondo agricolo e religioso. Inoltre, la frequente introduzione di consuetudini estranee al nostro territorio ha fatto perdere di vista la trama originaria dei riti che accompagnavano l’unione dell’uomo e della donna nel matrimonio. Ma è esistita davvero una trama originaria? E in cosa consisteva?

Proviamo a capire qual era l’elemento costitutivo del matrimonio e qual era l’originale modello della sua celebrazione nel nostro territorio compreso nel vastissimo contesto geografico, storico, culturale e religioso di questa parte d’Europa, caratterizzata da incontri di popoli e lingue. Iniziamo proprio dai termini con i quali viene denominata in sloveno l’unione tra uomo e donna. Comunemente il matrimonio è chiamato zakon, nel linguaggio ecclesiastico sveti zakon, come leggiamo anche nel Katekizem per i fedeli sloveni dell’arcidiocesi di Udine del 1928. Il significato originario di zakon, presente in altre lingue slave, è ‘inizio, principio, origine’ e deriva dal verbo začeti / ‘iniziare, cominciare’.

Zakon significa, inoltre, ‘legge’ emanata dagli organi dello stato (Snoj, Etimološki slovar).

La cerimonia, con cui viene celebrato il matrimonio, è chiamata poroka, termine che deriva dal verbo

poročiti ‘affidare, dare, consegnare qualcosa con la mano’ / roka. Si può quindi pensare che poroka significhi la consegna, l’affidamento da parte del padre della propria figlia allo sposo (Snoj, Etimološki slovar). Ma poroka potrebbe essere interpretato anche come ‘unione delle mani’, gesto ancestrale, metafora dell’intimo legame tra l’uomo e la donna, che gli sposi compiono ancora oggi mentre pronunciano la formula del matrimonio.

Nei dialetti della Slavia la festa che accompagna la celebrazione del matrimonio è chiamata ojceta (plurale), in lingua slovena ohcet (singolare). Il termine deriva dal tedesco Hochzeit, festa di nozze ed è composto dall’aggettivo hoch / alto, importante, e dal sostantivo Zeit / tempo. Hochzeit, ojceta, ohcet, quindi, significano ‘tempo alto / cerimonia festiva importante’, che si adattano bene ad indicare metaforicamente le nozze.

Dopo questa veloce divagazione

etimologica, veniamo al nocciolo della nostra ricerca. Qual è l’elemento costitutivo del matrimonio?

Il giurista latino Ulpiano (180-228 d.C.) scrive: Sufficit nudus consensus ad constituenda sponsalia: è sufficiente il reciproco consenso a fondare il legame tra un uomo e una donna. Il resto è sovrastruttura, tradizione, consuetudine. Il latino sponsalia deriva dal verbo spondere con il significato di promettere, da cui consegue che gli spo(n)si sono i fidanzati, l’uomo e la donna che hanno promesso di sposarsi.

Oggi il fidanzamento non ha l’importanza e il significato, anche giuridico, che ha avuto lungo i secoli. Prima del Concilio di Trento (1545-1563) perché un matrimonio fosse valido bastava il libero consenso degli sposi. Nei secoli XII e XIII «i canonisti introdussero la fondamentale distinzione fra verba de futuro e verba de praesenti, parole per il futuro e parole per il presente. Il contratto per

verba de futuro costituiva una promessa, un impegno per l’avvenire, il vero fidanzamento. Questo rapporto si trasformava automaticamente in matrimonio se i due promessi sposi andavano ad abitare insieme e avevano rapporti sessuali. Ma, se questo non avveniva, il fidanzamento era revocabile e coloro che l’avevano stipulato erano liberi di sposarsi con un’altra persona. Il contratto per verba de praesenti, con il quale i due fidanzati si scambiavano, di fronte a testimoni, formule come ‘io prendo te in moglie’ e ‘io prendo te per marito’, costituiva il matrimonio e non era dunque revocabile. Fino alla metà del XVI secolo era questa cerimonia, e non quella in chiesa, che creava l’obbligo legale vincolante» (www. treccani.it). Gli eventuali rituali, la benedizione da parte del sacerdote e le solennità della celebrazione erano elementi accidentali che non influivano sulla sacramentalità e sulla giuridicità dell’istituto. Pertanto, il vincolo era considerato valido già al momento del primo scambio del consenso. Poi, la difficoltà di provarlo in caso di contestazione da parte di uno degli sposi spinse i contraenti e i loro congiunti a rendere pubblico il legame alla presenza di testimoni.

In Friuli alcuni sposalizi si celebravano davanti al notaio, altri, e questi erano in numero maggiore, davanti a testimoni non rivestiti di alcuna pubblica autorità. Il matrimonio si riteneva concluso dopo che uno dei testimoni aveva interrogato i fidanzati sulla loro volontà di contrarlo e aveva ricevuto risposta affermativa. Gli sposi si davano la mano, si scambiavano l’anello, si abbracciavano davanti ai testimoni, per dimostrare che il matrimonio era stato ratificato e che essi erano uniti ormai per l’eternità. «Fra i testimoni non rivestiti di nessuna autorità dallo Stato o dalla Chiesa erano i chierici. Per quella speciale attrattiva, che esercitano sul volgo le persone più colte che sanno di latino, i preti nelle celebrazioni erano ricercati come testimoni. Un po’ per volta fecero prevalere la loro ingerenza nella celebrazione del matrimonio, il quale, benché restasse un atto puramente civile e privato, poiché la chiesa era luogo naturale di riunione, si celebrava in facie ecclesiae. I matrimoni non celebrati in faccia alla chiesa erano riprovati come clandestini, ma ritenuti validi. La domanda di assenso, che poteva esser fatta dal chierico o da qualunque testimonio, poteva anche esser fatta direttamente dagli sposi. Invece della domanda si faceva qualche volta già l’affermazione: “Io accetto te per mio legittimo marito secondo le lodevoli consuetudini della terra. – Io accetto te per mia legittima moglie secondo le lodevoli consuetudini della terra”» (Sachs 1915: 13).

Nel Patriarcato di Aquileia non ci fu un rituale ufficiale per la celebrazione del matrimonio fino al 1575, quando fu introdotto quello redatto sulla base delle disposizioni del Concilio di Trento e valide per tutta la Chiesa cattolica.

(54– continua) Sachs A., Le nozze in Friuli nei secoli XVI e XVII, Memorie storiche forogiuliesi, XI (1915), pp. 73-138.

Nella foto: dettaglio dello «Sposalizio della Vergine» dipinto da Raffaello.


9 giu 2022

MERSINO (SL. LOC. MARSIN) i luoghi del giovedì

 

Tipo percorso: escursione veloce lineare

Tappe: borghi ed edifici di culto

Taglio album: descrittivo

Finalità principale: presentare la località in autunno verso il tramonto

Area linguistica toponimi: italiano e sloveno

Data: 31/10/2021

Numero foto: 51


MARSEU (MARSIELI)

–CONTINUA  Mersino (sl. loc. Marsin) – ottobre 2021 – Forum Julii Project(si apre in una nuova scheda) forumjuliiblog.wordpress.com/2022/06/07/mersino-sl-loc-marsin-ottobre-2021/

10 apr 2022

Uova decorate per Pasqua

 


Un po’ ovunque, per Pasqua si preparano uova colorate e decorate, in genere nel pomeriggio del Sabato Santo. Nei paesi di lingua slava e in Slovenia le uova colorate si chiamano pierhe, pirhi, pisanice o pisanke.

Nella domenica delle Palme, il 10 aprile, il circolo Kobilja glava di Drenchia mostrerà come decorare le uova con la tecnica del graffio. Alle 15.00 potrete vederlo in videoconferenza al link: https://m.facebook.com/kobiljaglavait


UNA DELLE USANZE PASQUALI  RADICATE E VIVE ANCORA OGGI IN ALCUNI PAESI NELLA BENEČIJA È, OLTRE ALLA BENEDIZIONE DELL’ULIVO, LA BENEDIZIONE DEL PANE,DEL VINO,DELLE UOVA COLORATE CON LE ERBE E DEI DOLCI PASQUALI (GUBANA NELLE VALLI DEL NATISONE).
A ZAVARH/VILLANOVA DELLE GROTTE DEI PANINI DOLCI,APPOSITAMENTE PREPARATI, VENGONO BENEDETTI ALLA FINE DELLA MESSA E POI OFFERTI AI PARTECIPANTI.
GRAGIULA 001

gragiula o raganella

Una volta,durante la settimana Santa,quando le campane non suonavano,i bambini andavano per il paese e suonavano con”la gragiula” o “raganella”dal quindicinale dom.http://www.dom.it/velikonone-navadeemle-tradizioni-di-pasquaem/La Pasqua è la festa cristiana più antica e più sentita, in cui si commemorano la passione, la morte e la resurrezione di Gesù. Non si tratta, però, solo di una commemorazione: nella liturgia della Settimana Santa partecipiamo ai misteri della fede. Cristo è risorto di notte, o meglio, all’alba del primo giorno della settimana, che venne per questo chiamato «giorno del Signore. Quella notte è stata fondamentale per tutto il genere umano: in quella notte è iniziata una nuova era della storia dell’uomo.È interessante notare che gli sloveni chiamano la Pasqua «Velika noč», ovvero «grande notte». Quest’espressione deriva dalla liturgia aquileiese. La cerimonia antica, infatti, prevedeva una lunga vigilia notturna che terminava al mattino con una processione al sepolcro di Gesù. Questa processione viene effettuata ancora in alcuni luoghi della Slovenia con la statua del Cristo Risorto.Anche nelle Valli del Natisone si sono conservate ancora oggi molte tradizioni. In questa zona, alcuni dei simboli di questa festività sono le uova dipinte e le colombine che si portano a benedire il Sabato Santo.

16 mar 2022

Il legno,nuovo oro della Slavia

 Il conflitto in Ucraina ha portato alle stelle i prezzi del gas naturale, del petrolio e, di conseguenza, dato che le centrali italiane sono alimentate in gran parte da questi due combustibili, dell’energia elettrica. Ma già prima dello scoppio delle ostilità, i costi dell’elettricità, dei carburanti e del metano erano aumentati considerevolmente.

Il sindaco di San Leonardo, Antonio Comugnaro, ha ordinato lo spegnimento dell’illuminazione pubblica alle ore 23 e ad analoghe misure volte al contenimento dei consumi di eletticità e gas sta pensando anche l’amminstrazione di San Pietro al Natisone.

La crisi energetica sta portando un sempre maggiore numero di famiglie a prendere in considerazione il legno per riscaldare le proprie abitazioni.

Per la legge del mercato, di fronte a una maggiore richiesta, si è registrato anche un aumento del prezzo della legna da ardere e del pellet, tuttavia i due tipi di combustibili provenienti dal bosco risultano sempre più convenienti rispetto al metano.

Nei prossimi mesi si prevede, pertanto, una richiesta crescente e così il bosco diventa un patrimonio sempre più prezioso. In Benecia di legname da ardere ce n’è in grande quantità, perché nel secondo dopoguerra, a causa dell’abbandono delle attività agricole, il bosco ha progressivamente inghiottito pascoli, prati e campi. Ecco, allora, che l’impennata dei prezzi dei combustibili fossili rappresenta una nuova bella opportunità di crescita dell’economia locale.

Di aziende forestali sul territorio ce n’è una ventina e tutte godono di buona salute e hanno ottime prospettive, visto ce già attualmente hanno difficoltà a soddisfare le richieste. C’è, quindi, una forte probabilità che il loro numero aumenti e con esse cresca, grazie anche ai singoli che fanno legna per soddisfare il fabbisogno famigliare (chi nelle valli non ha un pezzo di bosco in proprietà?), anche la cura del territorio, tramite uno sboscamento costante delle aree abbandonate e una corretta coltivazione del bosco vero e proprio.

Tornando ai vantaggi dell’uso di legna o pellet per il riscaldamento, bisogna sottolineare che essi possono essere acquistati in qualsiasi periodo dell’anno e poi conservati, senza intaccare le loro proprietà. E si sa che in primavera legna da ardere e pellet costano meno, per cui si può risparmiare in modo significativo nei successivi autunno e inverno.

C’è poi un risvolto ecologico. A detta degli esperti, oggi legna da ardere e pellet rappresentano una delle più importanti risorse per combattere il cambiamento climatico e una delle soluzioni più avanzate per «scaldarsi senza scaldare il pianeta».

Tutti sanno che per combattere il cambiamento climatico è necessario passare dalle energie fossili (petrolio, carbone, gas) alle energie rinnovabili. In pochi però sanno che il legno è di gran lunga la prima tra le energie rinnovabili con il 34 per cento, seguita da energia idroelettrica (18 per cento), pompe di calore (12 per cento), fotovoltaico (9,5 per cento) ed eolico (6,7 per cento).

In Europa e nel mondo la percentuale di energia rinnovabile prodotta dal legno è ancora più alta.

Ciò significa che dai boschi nasce una fonte di energia senza la quale combattere quella che viene chiamata «emergenza climatica» sarebbe impossibile.

Molti pensano che usare la legna come fonte di riscaldamento danneggi il patrimonio boschivo, ma è vero il contrario. In Italia i boschi sono in costante aumento (dal 1936 al 2015 la crescita è stata del 72,6%). Ma per valorizzarli bisogna gestirli e non abbandonarli. Una foresta gestita determina un risparmio di CO2 dieci volte di più di una non gestita.

In Italia il legno è la seconda fonte di riscaldamento dopo il metano (21%). La ragione è anche nei costi: legna, pellet e cippato già prima della guerra tra Russia e Ucraina avevano un costo medio di quasi la metà del metano e un terzo del gasolio. (R. D.)

https://www.dom.it/drva-so-nase-zlato_il-legno-nuovo-oro-della-slavia/

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