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25 mag 2022

L’arrivo del Giro d’Italia in Fvg.




È pronto e operativo il piano di gestione della viabilità per l’arrivo del Giro d’Italia in Friuli Venezia Giulia. Venerdì 27 maggio, in occasione della diciannovesima tappa da Marano Lagunare al Santuario di Castelmonte, le strade regionali saranno sotto pressione per le tante interruzioni temporanee, alla viabilità, interessata dall’importante manifestazione sportiva. Gli atleti saranno protagonisti infatti di un lungo percorso lungo 178 chilometri tra strade regionali, ex provinciali e comunali. Per questo è stato attivato un protocollo di presidio e sicurezza ad opera di Fvg Strade e dalla Motostaffetta Friulana.

L’assessore alle Infrastrutture e territorio Graziano Pizzimenti ha spiegato che il piano di monitoraggio nasce dalla consapevolezza di tutti gli attori coinvolti circa lo stress a cui sarà sottoposta la rete stradale afferente alle località interessate dal passaggio del “Giro d’Italia”, nelle fasi propedeutiche alle tappe, durante lo svolgimento delle stesse e in fase di smobilitazione. Le arterie stradali direttamente interessate dalla tappa saranno chiuse al traffico veicolare: questo potrà causare sovraccarichi lungo le strade limitrofe con possibili congestioni e criticità ed è quindi fondamentale offrire all’utenza un servizio di presidio e sicurezza oltre che di informazione coordinata, sempre reperibile tramite app, in merito alla percorribilità delle arterie stradali e a tutti gli eventi che potrebbero modificare la normale circolazione sulle strade di rispettiva competenza.

Diversi i punti critici che saranno sotto osservazione, non solo da parte dell’Amministrazione regionale ma anche da parte delle polizie locali e stradale. Trentadue addetti sotto la diretta responsabilità della Regione saranno dislocati lungo il percorso, quindici dei quali grazie ad un accordo specifico siglato con la Motostaffetta Friulana, che verrà presentato domani al Santuario di Castelmonte, destinazione finale della tappa...continua https://www.friulioggi.it/friuli-venezia-giulia/giro-italia-fvg-piano-regione-viabilita-25-maggio-2022/

Proposte di ForEst

 Newsletter #10/2022 -

PROFUMO D'ESTATE 🌄

Le temperature iniziano a salire, le fioriture hanno ormai preso la strada per i monti. Avremo tutta l'Estate per inseguirle, e simbolicamente Le Api di Laura questo sabato ci indicheranno la strada.

‼ QUESTA SETTIMANA:

🟩


Sabato 28 Maggio

LE CASCATE DI PINZANO E LE API DI LAURA

Escursione tra cascate e sorgenti sul verde Anello di Pinzano, con visita guidata alle "nostre" Api di Laura!

https://www.facebook.com/events/308091061501011/

🟦 Domenica 29 Maggio

IL MATAJUR DA SAN PIETRO

Per il ciclo "Le Otto Montagne", entriamo nel mondo del Matajur partendo dal fondovalle, da San Pietro al Natisone fino a raggiungerne la cima.

Un'entusiasmante esplorazione della lunga dorsale!

https://www.facebook.com/events/335342418625473/

👉 CLICCA QUI per leggere tutte le prossime novità sull'ultima NEWSLETTER:

https://mailchi.mp/e19f0f.../forest-news-10-profumo-d-estate

Un saluto e ci vediamo come sempre tra boschi, prati, vallate.

da fb

A presto! 

24 mag 2022

Zaporizhzhya: la città simbolo dei profughi ucraini




 Sofiya Stetsenko

Mentre l’Europa sta attendendo l’arrivo dell’estate, il popolo ucraino è fermo ancora a quel 24 febbraio del 2022. La guerra continua e la strada per l’accordo di un cessate il fuoco sembra ancora lontana. Tra tutte le città dell’est ucraino, Zaporizhzhya sembra ricoprire un ruolo di grande importanza, quello dell’accoglienza dei profughi all’interno del paese.

Oltre ai superstiti di Mariupol’, che fino al 1 maggio 2022 si trovavano intrappolati nei bunker e sotterranei dell’acciaieria Azovstal – diventata simbolo della resistenza e la fortezza del Battaglione Azov – Zaporizhzhya ospita i civili della propria oblast’ e delle regioni del sud-est ucraino. Ad oggi il numero delle persone costrette a fuggire dalle proprie case a Zaporizhzhya è imponente. Zaporizhzhya ha accolto circa 122 mila civili, di cui 33 mila sono i bambini.

Sicuramente, la tragedia di Mariupol’ ha tenuto tutta la popolazione ucraina e mondiale con il fiato sospeso. Per cui, quando – il 3 maggio 2022 – i primi 126 civili nascosti all’interno dell’Azovstal sono riusciti a raggiungere il suolo zaporizhzhiyano, la speranza si è fatta strada nei cuori degli ucraini. Fino al 22 marzo 2022, il rifugio principale di Zaporizhzhya era il Circo statale, uno spazio grande che poteva ricevere molte persone, ma – allo stesso tempo – freddo. Per cui, dal giorno 23 marzo, il centro dei rifugiati principale è stato spostato presso il centro espositivo del «Kozak Palats». Oltre agli rifugi principali, che offrono i beni di prima necessità, cantine e posti letto, è stato aperto un centro di sostegno esclusivamente per i rifugiati di Mariupol. Infatti, i volontari qualificati di «Io sono Mariupol» (Я – Маріуполь) forniscono assistenza psicologica, sociale, legale e medica per i nuovi arrivati.

Il giorno 17 maggio 2022 Mariupol è caduta, ma la sua gente continua a vivere una crisi umanitaria drammatica. Tuttavia, è importante ricordare che non è l’unica città a soffrire le conseguenze dell’occupazione russa. Infatti, in seguito ai costanti bombardamenti degli ospedali, asili, scuole e case, le popolazioni di Polohy, Vasylivka, Melitopol, Dniprorudne, Berdyansk, Energodar, Oryhive, Huliaipol – città e villaggi che fanno parte della Zaporiz’ka oblast’ – sono state evacuate presso i centri di accoglienza nel centro di Zaporizhzhya, dove i volontari cercano di farli sentire a casa con la loro costante presenza.

La vita all’interno di questi rifugi è intessuta di lacrime degli adulti, consapevoli di aver perso tutto, e sorrisi dei bambini, coccolati dai volontari. Sarà il sangue ribelle cosacco o semplicemente voglia di libertà su tutti i fronti, ma gli zaporizhtsi preferiscono agire tramite iniziative proprie, piuttosto che seguire le indicazioni delle organizzazioni internazionali. Così, un noto locale – Beluga – ha trasformato il suo karaoke e night pub in cantina per i militari e rifugiati ucraini. Il proprietario del locale, Oleksandr Beluga, rende noto sul suo account Instagram che lui insieme ai suoi 170 volontari preparano più di 3000 razioni giornaliere. Mentre carica il cibo e i beni di prima necessità nella nuova auto blindata – acquistata grazie agli sforzi dei volontari – Oleksandr ride e afferma: «сытый воин, сильный воин» (guerriero ben nutrito, guerriero forte). Il suo umore è sempre positivo e ottimista, spiega che non c’è tempo per demoralizzarsi.

Nonostante la crisi immane che sta fronteggiando la nazione, l’attuale capo dell’amministrazione militare dell’oblast di Zaporizhzhya, Oleksandr Starukh, in un’intervista ha voluto sottolineare lo spirito libero dei cosacchi. Difatti, sin dal primo giorno della guerra, Zaporizhzhya opera su tutti i campi. I civili cercano di contribuire all’economia locale, sforzandosi di condurre lo stile di vita pre-guerra, i militari combattono difendendo la propria terra, mentre la città fa da rifugio per chi scappa da realtà ancor più crudeli. Riusciranno i «cosacchi contemporanei» a difendere ancora una volta la propria terra? Questa guerra si è dimostrata molto imprevedibile. L’unica cosa è certa: il mito dei cosacchi brucerà nel sangue zaporizhzhiyano fino all’ultima goccia di speranza.

fonte Wikimedia commons

https://www.eastjournal.net/archives/125945

Il cane soffre di ansia, il gatto lo consola. Il tenero amore immortalat...

ESTATE AD ANTRO/LANDAR

 


Nella suggestiva cornice della Grotta di San Giovanni d’Antro, da mercoledì 25 maggio alle 19 prenderà vita una rassegna articolata in otto appuntamenti.



IMMAGINE DA FB

23 mag 2022

Il tuo sito ha raggiunto l'obiettivo di 90 clic dalla Ricerca Google


 

Congratulazioni! Il tuo sito ha raggiunto l'obiettivo di 90 clic dalla Ricerca Google negli ultimi 28 giorni.
mag 19, 2022
GRAZIE A TUTTI!!!

Spunti per un'analisi di medio periodo sull'invasione dell'Ucraina da parte della Russia


 La rielaborazione di alcuni spunti di riflessione presentati in eventi pubblici in questi mesi di guerra da Giorgio Comai, ricercatore ad OBC Transeuropa/CCI che da oltre vent’anni frequenta e studia l’area post-sovietica
10/05/2022 -  Giorgio Comai

In questa riflessione, non parlerò delle dinamiche immediate del conflitto, della tragedia umana e umanitaria in corso, né tratterò di soluzioni per il breve periodo. Piuttosto, cercherò di offrire alcuni spunti per comprendere e interpretare quanto sta avvenendo, ragionando sul perché si è arrivati a questa guerra, su cosa le dinamiche che hanno portato all’inizio di questa guerra ci possono dire riguardo ai prossimi mesi, e sugli aspetti che trovo preoccupanti cercando di immaginare scenari di medio periodo.

In questo percorso, parlerò più della Russia che dell’Ucraina. Perché se è vero che la guerra si sta combattendo sul suolo ucraino e a scapito della popolazione ucraina, è a Mosca che si è deciso di iniziare la guerra. Ed è da qui che voglio iniziare: dagli obiettivi che la parte russa si è prefissata fin dall’inizio dell’intervento militare in Ucraina.

Tra gli obiettivi diretti più espliciti, evidenzio in particolare la “denazificazione” dell’Ucraina (questo il termine utilizzato da Mosca), la demilitarizzazione dell’Ucraina, e la difesa della popolazione del Donbas. Mi limito agli obiettivi diretti, e non approfondisco motivazioni politiche più ampie addotte nei mesi scorsi dal Cremlino, come ad esempio l’idea di contrastare l’avanzamento della Nato in Europa centro-orientale, anche perché sostanzialmente incompatibili con il percorso interventista scelto: a maggior ragione se l’invasione si fosse rivelata il grande successo auspicato da Mosca, sembra ovvio che questa avrebbe portato a un rafforzamento della Nato nei paesi limitrofi, non certo a una demilitarizzazione della regione. L’eventualità di un riarmo della Nato sul fronte orientale era presumibilmente ritenuta un effetto collaterale accettabile in cambio di un intervento di successo in Ucraina.

Nei primi giorni dell’invasione, la tutela della popolazione del Donbas era regolarmente presentata come motivazione principale dell’intervento sui principali canali televisivi russi. Si parlava infatti costantemente di “operazione militare speciale per la difesa della popolazione del Donbas” e la retorica dominante era quella da “guerra umanitaria”. Nonostante il grande sforzo mediatico dedicato a promuovere questo aspetto, anche solo considerando il fatto che gran parte dell’avanzata militare russa nelle prime settimane ha avuto luogo a centinaia di chilometri di distanza dal Donbas, pare poco credibile che questo fosse effettivamente il principale obiettivo diretto dell’invasione.

Il secondo obiettivo dichiarato è quello di più difficile interpretazione visto da fuori della Russia, ma è quello che secondo me si può ritenere a tutti gli effetti l’obiettivo diretto principale che ha portato all’invasione, ovvero, la “denazificazione” dell’Ucraina, con tutto ciò che questo comporta.

Immagine della presa di Berlino da parte delle truppe sovietiche - Mosca, Museo della Grande Guerra Patriottica © Igor Lushchay/Shutterstock

Immagine della presa di Berlino da parte delle truppe sovietiche - Mosca, Museo della Grande Guerra Patriottica © Igor Lushchay/Shutterstock

Chi sono i “nazisti”?

Commentando l’idea di “denazificazione”, o della presenza di “nazisti” al governo in Ucraina - questa l’accusa russa - la reazione tipica è quella di cercare di ragionare sulle forze di estrema destra o sull’antisemitismo in Ucraina. C’è ad esempio chi sottolinea che con l’eccezione di una breve fase successiva alla guerra del 2014, l’estrema destra in Ucraina non è mai stata eccezionalmente influente, e da tanti punti di vista è più marginalizzata che in tanti paesi d’Europa. Oppure si dibatte di figure storiche problematiche, come Stepan Bandera, spesso più celebrate che condannate nell’Ucraina di oggi. Si tratta di dibattiti legittimi, ma, nel contesto dell’invasione, effettivamente irrilevanti, perché partono da un fraintendimento su cosa effettivamente voglia dire “nazista” in Russia oggi, un fraintendimento che scaturisce da una diversa memoria della Seconda guerra mondiale e da una diversa interpretazione di cosa rappresenta la fine di quella guerra.

In Russia, la Seconda guerra mondiale, ricordata come “grande guerra patria”, non è ricordata principalmente per l’Olocausto o per le politiche repressive di fascisti e nazisti, ma prima di tutto come una guerra contro l’Unione sovietica, contro la Russia. In Russia, la Seconda guerra mondiale non è stata quindi prima di tutto una guerra contro il totalitarismo (e come potrebbe esserlo, visto che la vittoriosa URSS era guidata da Stalin), o una guerra che ha avuto tra le vittime più riconoscibili gli ebrei d’Europa… prima di tutto, è stata una guerra contro l’URSS. Se nella storiografia sovietica si insisteva anche sull’elemento ideologico (una guerra contro il comunismo), questa tendenza è evidentemente andata a sparire nel periodo post-sovietico. A differenza di come è ricordata in gran parte d’Europa, la Seconda guerra mondiale in Russia, ovvero, la “grande guerra patria” è iniziata nel 1941: ad oggi, è raccontata come una guerra contro l’URSS, contro i russi, per distruggere la Russia.

“Nazista” oggi significa quindi in primo luogo “anti-russo”, in una linea interpretativa che evidenzia orgogliosamente la continuità tra URSS e Russia, insistendo in particolare sulla Russia come forza principale che ha sconfitto il nazismo in Europa durante la Seconda guerra mondiale. Se ci sia o non ci sia l’estrema destra in Ucraina non è rilevante da parte russa, anzi, come è noto, la vicinanza politica tra la leadership russa e varie espressioni di forze di estrema destra in Europa e negli Stati Uniti è stata in passato del tutto esplicita, e parzialmente rinnegata da noti esponenti di partiti di estrema destra solo molto recentemente. Una certa sintonia su varie questioni evidentemente rimane.

Un altro termine percepito come contiguo, anche per assonanza, è quella tra “nazi” e “nazionalista”. Sulle televisioni russe, ad esempio, in riferimento alla leadership o all’esercito ucraino si utilizzano espressioni come “bande di nazionalisti”. Ma da parte russa, il nazionalismo ucraino è problematico solo nella misura in cui è percepito come “anti-russo”: non è infatti problematica la destra nazionalista di Orbán in Ungheria, né quella di Le Pen in Francia. Ciò che è rilevante è la misura in cui queste forze nazionaliste siano percepite come “anti-russe”.

Cosa vuol dire essere “anti-russo”? Nella logica avanzata da Putin nei suoi recenti interventi a tema storico, immaginare una nazione ucraina separata dalla Russia vuol dire essere “anti-russo”, vuol dire voler spezzare la presunta unità dei popoli slavi legati alla Rus’ storica: russi, bielorussi, e ucraini. In questa chiave di lettura, “anti-russo”, e quindi “nazi”, non è solo chi si potrebbe definire un nazionalista in Ucraina, ma in sostanza chiunque creda che l’Ucraina - come stato e come popolo che vi abita - non sia parte indissolubile della Russia, non sia parte del popolo russo. Con queste premesse è possibile capire perché da parte russa si insista su come il governo ucraino sia in mano a nazisti e che l’Ucraina sia piena di nazisti e abbia bisogno di essere “denazificata”.

Questa narrativa, e più in generale la presunta onnipresenza di nazisti in Ucraina, suscita certo perplessità anche tra la popolazione russa. Secondo un’inchiesta pubblicata dal media investigativo russo Proekt  infatti, sondaggi effettuati su richiesta del Cremlino nell’aprile di quest’anno per verificare l’efficacia della comunicazione sulla guerra avrebbero rivelato che l’insistenza sulla “denazificazione” era fonte di incomprensione nel pubblico russo. Il termine è quindi ora meno utilizzato nei media russi, ma rimane nondimeno espressione diretta delle fondamenta ideologiche che hanno portato a questa guerra.

Mi sono dilungato su questo aspetto, per evidenziare come alcune delle dinamiche che hanno portato a questa guerra abbiano bisogno di una traduzione concettuale, più che letterale. Partendo da queste premesse, possiamo però capire come l’Ucraina, l’identità ucraina, l’esistenza di un’identità ucraina, sia effettivamente la questione principale diretta che ha portato a questa guerra. Dal punto di vista del Cremlino, nell’ottica di questa guerra, Nato e Unione europea sono un problema principalmente perché rappresentano strade che portano ad un’Ucraina meno “russa”, meno parte del mondo russo. La minaccia non è quindi evidentemente militare – anche nell’immaginario più paranoico, è difficile ritenere che le repubbliche baltiche o la stessa Ucraina possano un giorno decidere di invadere la Russia - ma in primo luogo identitaria.

C’è ovviamente spazio per ragionamenti più ampi sull’architettura della sicurezza europea, e certo anche per criticare alcune delle politiche dei governi occidentali, l’allargamento della NATO, cose fatte o dette, l’ipocrisia, le mezze promesse, ma tutto questo è, di per sé, poco utile per spiegare o capire gli eventi di questi mesi.

Se ci sono responsabilità di lungo periodo da parte occidentale, ritengo che queste siano di carattere meno diretto e riguardino in particolare gli eventi che hanno portato al fallimento della transizione economica e politica negli anni Novanta in Russia, nonché alcune delle dinamiche che hanno portato al rafforzamento di un regime autoritario in Russia negli anni successivi. Si può anche ricordare il ruolo che vari attori in Europa – in modo più evidente il Regno Unito, ma non solo - hanno avuto nel favorire il reinvestimento in Europa di grandi capitali emersi da corruzione e clientelismo in Russia: un’appropriazione criminale su ampia scala effettuata con il favoreggiamento di entità europee che ha contribuito ha solidificare il sistema di governo di Putin e a impoverire il paese.

Su questi aspetti torno tra poco.

Prima di procedere, voglio però condividere qualche riflessione sul ruolo del presidente della Federazione russa, Vladimir Putin.

continua a leggere https://www.balcanicaucaso.org/aree/Russia/Spunti-per-un-analisi-di-medio-periodo-sull-invasione-dell-Ucraina-da-parte-della-Russia-218007


Mappa dei Paesi Slavi

 


L’Europa slava è formata da terre europee ove si parlano lingue slave e si distingue dalle altre due macroregioni a lingua e cultura germanica e latina. I paesi slavi sono Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica di Macedonia, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ucraina e Transnistria.

La religione predominante è il cristianesimo (Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica), mentre l’islam è ampiamente praticato in Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Russia e Sandžak. https://linguaecultura.academy/2018/05/08/mappa-dei-paesi-slavi-%D0%BA%D0%B0%D1%80%D1%82%D0%B0-%D1%81%D0%BB%D0%B0%D0%B2%D1%8F%D0%BD%D1%81%D0%BA%D0%B8%D1%85-%D1%81%D1%82%D1%80%D0%B0%D0%BD/



Mappa digitale  sul bilinguismo visivo nell'area soggetta a tutela degli Sloveni in Friuli Venezia Giulia


Tramonto


 Quando il sole si corica
il cielo è rosso
un'emozione immensa.

Web sul blog: 23 maggio 1992 – In un attentato mafioso, passato ...

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